Le mille avventure di Luciano Gaucci
La storia dell’ex presidente del Perugia raccontata da un estratto di 91° minuto, libro di Giacomo Giubilini da poco uscito per Minimum Fax.
Gaucci diventa sempre più ingestibile, forse consapevole del tracollo imminente e ormai esaltato dal suo nuovo ruolo di inventore di situazioni azzardate e inaspettate per mantenere se stesso al centro di un bulimico sistema dei media in cui è un rimasuglio di un mondo andato. Tutto ha un prezzo maggiore di prima, bisogna avere soldi da sperperare e un gigantismo che Gaucci può solo imitare. Siamo ormai nei primi anni Duemila e il presidente è una figura improponibile nell’universo valoriale berlusconiano, in cui decisiva è una narrazione basata su assiomi aziendali: i progetti industriali, i margini di crescita, le plusvalenze, gli sgravi fiscali, le sinergie. Le squadre stanno diventando entertainment company e Gaucci è rimasto per il Perugia l’intrattenitore unico: presidente, esperto di mercato, paternalista che punisce, iracondo che perdona. Non è il distaccato spettatore delle proprie ricchezze e il moltiplicatore delle stesse attraverso una rete di banche compiacenti. È invece sempre più isolato. La sua strategia è domestica, è fatta di colpi di mercato, sceneggiate, un tripudio di assurdità, una cortina di fumo di scelte che almeno gli hanno consentito una visibilità. Decide, dopo che il figlio del dittatore l’ha deluso lasciandolo a bocca asciutta, di assoldare due donne. Per una squadra femminile della sua galassia di proprietà? No, per il Perugia. Prima ci prova con la svedeseHanna Ljungberg e una sua compagna di squadra, poi fa un’offerta che ritiene irrinunciabile di un milione di euro per diciotto mesi di contratto a Birgit Prinz, numero uno della classifica Fifa e migliore giocatrice al mondo. «Nemmeno la Fifa potrà impedire di far giocare una donna in una squadra di uomini, visto che non esiste alcun espresso divieto e in questo caso dovrebbe esserci una legge chiara a impedirlo, che però non esiste da nessuna parte».
Birgit Prinz rifiuta il trasferimento. La stagione va sempre peggio e Gaucci cerca la soluzione finale: ritirare la squadra dal campionato per presunti torti arbitrali. Il sindaco di Perugia e Cosmi cercano di farlo ragionare. Il Perugia ha in sospeso con il fisco italiano trentotto milioni di euro di Irpef non pagata. Come il Perugia si trovavano nella stessa situazione almeno altre venti squadre. Il calcio è al tracollo strutturale. Da qui l’esigenza di fare una legge ad hoc per gli evasori fiscali ma dispensatori di circo e permettere loro di rateizzare tutto. Ma Gaucci non ha i soldi nemmeno per le rate. La squadra intanto rialza la testa e incredibilmente conquista nove punti in tre partite e va a giocarsi lo spareggio salvezza. La gara di andata con i viola al Curi finisce in una sconfitta e il ritorno in un pareggio. Il Perugia è di nuovo in B. Gaucci dà fiato alle sue ultime macumbe: «Per quanto mi riguarda la squadra deve andare a morire in qualche postaccio, diciamo che sceglieremo un ritiro per farli sudare tutta l’estate». Poi prova a far ripescare la squadra perché nel frattempo il Parma è fallito e infine, in preda al delirio pokeristico, si gioca tutto e prova a comprare il Napoli. È stato Cirino Pomicino, racconta, a promettergli che quella squadra sarà sua, ma nessuno gli dà i soldi per comprarla.
Lascia il Perugia ai figli Alessandro e Riccardo e parte per una lunga vacanza a Santo Domingo. Sarebbe costretto a tornare perché convocato in un processo: i giudici lo accusano di essere stato negli anni 1996-97 il presidente occulto dell’Ancona Calcio che, infatti, era affidata al direttore sportivo del suo Perugia. Dopo essere stato vicepresidente della Roma, aver avuto la Viterbese, il Catania e il Perugia, forse si era dimenticato l’Ancona. Suo fratello e i due figli firmano la sanatoria con lo Stato ma non hanno i soldi per pagare e sono condannati e arrestati per bancarotta fraudolenta, associazione per delinquere e reati finanziari. Gaucci da Santo Domingo si vuole vendicare e scrive un dossier in cui svela i retroscena del potere del calcio italiano. L’unica cosa in comune tra lui e i veri padroni del vapore sono i figli. Il familismo criminale di vittime e carnefici. Da una parte Geronzi e gli altri, che creano per i figli gea, la società monopolistica formata dai figli di Geronzi, Moggi, Tanzi, Cragnotti e Lippi che gestisce il 90% dei trasferimenti di giocatori e allenatori in Serie A. Dall’altra Gaucci, che i figli li ritrova invece in carcere al posto suo.
Nel dossier, che è una requisitoria senza speranza per chiedere una cifra di cento milioni di euro per danni, ci sono verità assodate. Ma è l’ingenuità paesana delle richieste di Gaucci che lo rende innocuo. Nella requisitoria c’è anche l’elenco dei regali fatti a Geronzi, alla moglie e alla figlia, che Gaucci rivorrebbe indietro: buoni benzina, cesti natalizi, rifornimenti di pesce, olio, tartufi, caviale, champagne e piante. Intanto a Santo Domingo, per rispettare la sacra istituzione della famiglia, dopo che in Italia si era sposato anni prima con una compagna di scuola del figlio e dopo aver mandato i figli in carcere al posto suo, non rinuncia a una nuova paternità. Un altro figlio a settantun’anni.
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