Mazzarri vs Ranieri
di Francesco Lisanti
Già durante la prima conferenza stampa inglese di Walter Mazzarri l’attenzione si è spostata su Claudio Ranieri. La seconda domanda rivoltagli chiedeva subito degli eventuali consigli che il tecnico romano potesse avergli dispensato, ma Mazzarri ha sorvolato sulla curiosità del giornalista e si è detto semplicemente fiero di allenare in un campionato con tanti allenatori fenomenali. Quello che Mazzarri in realtà non poteva dire è che non avrebbe nulla da chiedere a Ranieri, perché lo sta studiando da oltre un anno per ripeterne il miracolo: ha frequentato tutte le migliori pizzerie di Leicester, ha imparato a memoria il suo articolo per The Players’ Tribune e sta cercando da mesi di assegnare nomignoli ai suoi giocatori, o di dar loro almeno una consistenza fumettistica.
Per adesso Troy Deeney è diventato “La Sponda Umana”, sugli altri sta ancora lavorando, ma confidandosi in privato si è detto emozionato di poter schierare un’ala destra dribblomane di origini nordafricane. L’incontro tra Mazzarri e Ranieri sarà pieno di affetto come quello tra due immigrati di vecchia generazione, senza internet, al bar a giocare a scopa probabilmente.
Mazzarri vs Conte
di Marco D’Ottavi
Antonio Conte e Walter Mazzarri non si sono mai amati, anzi si odiano al tal punto che esiste addirittura una pagina Facebook solo su questa faida. Dopo diversi anni di silenzio dovuti a differenti scelte di vita, i nuovi incarichi li metteranno di nuovo uno di fronte all’altro e noi non possiamo essere più contenti. Il motivo della loro rivalità si può ritrovare in tre semplici cifre: il 3, il 5 e il 2 o come le vedono loro 3-5-2. Dal loro lavoro passa infatti la rinascita di questo modulo che il calcio moderno aveva ben nascosto in soffitta ritenendolo obsoleto e difensivista. Mazzarri non manca mai di rivendicarne la paternità a livello mondiale avendone tratto per primo benefici e successi col suo Napoli e più volte ha accusato Conte di avergli rubato sia il modulo che le idee alla base di esso. Tanto più che la prima volta che Conte ha usato il 3-5-2 in carriera è stato proprio per affrontare il Napoli di Mazzarri e da quel giorno in poi non si è più fermato.
Dal canto suo Antonio Conte non ha mai accettato questa subalternità e non ha mai mancato di sottolineare la superiorità della sua Juventus sul Napoli prima e sull’Inter poi. Non solo, Conte è sicuro della superiorità del suo credo tattico, fatto di possesso palla e inserimenti, rispetto a quello di Mazzarri basato su recupero palla e transizioni veloci. L’episodio che più racconta questa rivalità risale alla Supercoppa Italiana del 2012, con Mazzarri che manda delle spie nel ritiro della Juventus e con Carrera (che faceva le veci di Conte squalificato) che una volta scoperto commenta con ironia: «Se lo abbiamo copiato perché ci spia?».
La loro è proprio una bella faida all’italiana, fatta di frecciatine e tattica di alto livello, e fortunatamente dovremo aspettare solo pochi giorni (i due si sfidano il 20 agosto) per scoprire definitivamente, e si spera una volta per tutte, chi ha inventato il 3-5-2.
Wenger vs Mazzarri
di Daniele V. Morrone
Il vero momento clou di Watford-Arsenal, lo scontro di andata, arriverà a fine gara, quando gli ignari reporter britannici proveranno a domandare in maniera innocente come mai il francese si sia rifiutato di stringere la mano a fine partita al collega. Magari sarà arrabbiato per lo 0-0? Wenger scuoterà la testa, con gli occhi bassi e vitrei di chi non riesce a capacitarsi di come si possa chiedere una cosa del genere. Ed è ovvio perché il francese non sia andato a stringere la mano Mazzarri: lui rispetta tutti sia chiaro, ma se gli avversari vogliono fare solo anti calcio allora c’è poco da salutare a fine gara. Il rispetto bisogna guadagnarselo sul campo e ha poco da sorridere Mazzarri solo perché ha ottenuto quello che voleva.
Inaccettabile che qualcuno venga a fargli la morale, questo sarà il messaggio di Mazzarri attraverso il suo traduttore, anche Wenger ha mandato più volte i suoi scagnozzi a parlare col quarto uomo, ci vuole proprio coraggio a venire a casa degli altri e fare il signore ad inizio partita. Facile fare i maestrini da “intoccabili” con una squadra che naviga nell’oro. Il Watford non è mica una squadra del sofisticato Nord di Londra, a Watford c’è solo lui che manda avanti la baracca e se gioca così è perché questo può fare. E poi il Watford avrà battuto ben sette calci d’angolo, due in più dell’Arsenal, quindi potrà ritenersi soddisfatto. Vedremo al ritorno, a Londra, se Wenger riuscirà a produrre lo spettacolo che dice.
Guidolin vs Guardiola
di Fabrizio Gabrielli
Nel 2015 Guidolin ha avuto un sacco di tempo libero: non ci era abituato. Abbandonata la panchina dell’Udinese prima, e poi – in rapida successione – i progetti di diventare una specie di amministratore, anzi testimonial, anzi factotum-al-quale-dai-le-chiavi-della-casa-al-mare della famiglia Pozzo, si è rilassato leggendo Indro Montanelli e concedendosi dei week-end di Erasmus calcistico in giro per l’Europa. È andato a trovare anche Guardiola, a Monaco, che lo ha accolto con calore, come si dice: memore della stagione monstre del Vicenza nella Coppa delle Coppe 1997-98 (un’annata sciapa per il Barcellona nelle Coppe europee), Pep non ha neppure avuto bisogno di googlarlo. Si ricordava addirittura di Mimmo Di Carlo.
Guidolin ha osservato Guardiola da vicino, e ha afferrato una verità imprescindibile, cioè che “le grandi squadre vanno verso quella direzione là”, intendendo dire moduli fluidi e un 3-6-1, lasciando carpire tra le righe, con un sentimento vicino al bulleggio, che è un qualcosa che è stato lui ad aver provato per primo.
Quella tra i due non potrà mai essere una faida vera e propria: c’è troppa ammirazione. E poi certi moments of being come quelli che vivranno quando si affronteranno come fai a impiastricciarli con un sentimento così poco nobile come l’odio? A fine settembre, nell’aria tersa del Galles, ci sarà solo pulviscolo benevolo: il Maestro sfiderà l’Allievo. Basta che Guidolin abbia ben in testa, per quell’allora, chi sia chi.
Mourinho vs Guidolin
di Federico Aqué
Mourinho, il leader carismatico abituato a manipolare l’ambiente circostante per trarne il massimo vantaggio; Guidolin, il lavoratore silenzioso di cui si è sempre detto che il carattere introverso ne abbia precluso una carriera di livello ancora più alto. Manchester United e Swansea partono con obiettivi molto diversi e Guidolin nei due precedenti con Mourinho (stagione 2009/10, Guidolin con il neopromosso Parma portato all’ottavo posto e abbandonato a fine campionato in aperta contestazione con tifosi e dirigenza; Mourinho con l’Inter del triplete, ovviamente) non ha mai vinto. Lo Swansea ha già rovinato la festa dello United più di una volta nel recente passato, sarebbe bello se Guidolin si prendesse anche questa soddisfazione.
Wenger vs Guardiola
di Daniele V. Morrone
Quella tra Arsenal e City sarà una delle sfide di cartello della stagione, e sarà difficile parlare di una vera e propria faida tra Wenger e Guardiola, dato il rispetto reciproco che c’è tra i due dei tecnici. In Europa la sfida tra i due è stata un classico, giocata sia quando Guardiola ha guidato il Barça, sia quando allenava il Bayern (Wenger non l’ha mai eliminato, comunque) e in nessun caso sono mai venute meno parole di stima e rispetto. I due tecnici sono convinti assertori di un modo “giusto” di giocare e pur mettendo in campo idee diverse dal punto di vista tattico, entrambi ritengono che un calcio proattivo sia quello che una squadra deve provare a giocare, cosa che li pone dalla stessa parte della barricata. Wenger alla prima sfida si comporterà sicuramente da padrone di casa, evitando polemiche in caso di sconfitta e dissimulando l’entusiasmo in caso di vittoria. Forse promettendo addirittura un bicchiere di bianco alsaziano negli spogliatoi al momento dei saluti.
Nonostante ciò, è possibile che la fiammella dello scontro possa nascere in Wenger nel caso in cui le cose dovessero andare tremendamente bene al suo collega catalano e continuare ad andare tremendamente male per lui. Nel caso in cui Guardiola dovesse riuscire non solo a vincere, ma anche ad avere un impatto rivoluzionario sulla Premier League allora è possibile che in Wenger scatti qualcosa, che lo porti magari ad un commento palesemente sarcastico su una decisione arbitrale o ad un atteggiamento palesemente passivo-aggressivo davanti alle telecamere. Con Guardiola che invece potrebbe finire con abbozzare e somatizzare, aumentare il proprio stress e avvicinarsi sempre di più alla prospettiva del crollo in diretta per burnout.
Ranieri vs Mourinho
di Angelo Pisani
Le storie di Mourinho e Ranieri sono progredite in opposizione, a cominciare dal 2004, quando l’arrivo del portoghese sulla panchina del Chelsea è coinciso con la bocciatura di Ranieri ad alti livelli. Negli anni seguenti, mentre uno diventava lo Special One, l’altro si faceva una fama da normalizzatore. La distanza è diventata conflitto con l’arrivo del portoghese in serie A: i due sono diventati perfetti antagonisti, definendo la propria immagine in opposizione all’altro: lo straniero esotico contro l’italiano verace, il vincente presuntuoso e il perdente simpatico.
L’esperienza comune all’Inter li ha riavvicinati, e l’inversione di ruoli della scorsa stagione ha stemperato le differenze. Mourinho, addirittura, è passato dal non rispondergli al telefono a fare il tifo per lui. Oggi sembrano aver dimenticato i motivi del loro originale conflitto; c’è stata grande cordialità anche in Community Shield, nella gara in cui Mourinho ha dato il primo dispiacere a Ranieri da quando è allenatore del Leicester. Non è detto, però, che una scintilla non possa riaccendere il vecchio fuoco.
Pochettino vs Conte
di Francesco Lisanti
Pochettino e Conte hanno molto in comune, e lo capiranno immediatamente al primo incrocio di sguardi, come prevede il canone dei duelli che si rispettino. Ad esempio, l’allenatore argentino ha approfittato della prima riunione al completo del pre-campionato per ricordare ai suoi giocatori l’umiliante 5-1 subito dal Newcastle nell’ultima partita della passata stagione, e ha utilizzato parole concilianti: «Gli ho detto solamente: ‘Se avessi avuto l’opportunità di uccidervi, vi avrei uccisi tutti’». Una frase riportata alla stampa con quel tono pacato e quell’elegante accento argentino, che però suona più o meno come quel «vi ammazzo! vi ammazzo!» urlato da Conte dopo un errore a centrocampo contro il Belgio (che ancora mi fischia nelle orecchie, nonostante ne abbia solo visto il labiale).
Aggiungerci il passato da calciatori di discreto successo, con l’abitudine alla fascia da capitano, alla leadership dentro e fuori dal campo, e soprattutto l’ossessione coltivata poi da allenatori verso determinati giocatori. Come Wanyama, che Pochettino aveva prima portato al Southampton, poi chiesto a tutti i costi al Tottenham l’estate scorsa, quindi finalmente ottenuto quest’anno; così come i vari Giaccherini e suoi emuli succedutisi nella carriera di Conte. Un anno e mezzo fa, Conte era stato ospite del Tottenham «per osservare come lavorano le squadre inglesi» e si era detto impressionato da Pochettino e dai suoi allenamenti, in grado di tirare fuori il meglio dal potenziale dei suoi giocatori (un’altra costante delle carriere di entrambi). Si ricorderanno di quell’incontro, e probabilmente in fondo si apprezzeranno, prima di voltarsi di spalle e iniziare a contare fino a dieci.
Klopp vs Mou
di Flavio Fusi
Tutto è partito da una domanda rivolta a Jurgen Klopp riguardo l’acquisto di Pogba: «Se spendi 89 milioni di sterline per un solo giocatore e lui si infortuna, va tutto in fumo. Il giorno in cui il calcio funzionerà così, io non avrò più un lavoro. A me piace fare le cose in maniera differente, non spenderei quelle cifre nemmeno se le avessi a disposizione». Ovviamente Mourinho non è rimasto indifferente ai commenti del tedesco e ha subito risposto: «Non mi piace sentire i colleghi parlare della mia squadra. Non è etico. Ci sono cose che quando le faccio io non sono etiche, ma quando le fanno gli altri è tutto normale».
Non so a voi, ma a me sentir parlare Mourinho di etica fa un effetto abbastanza strano, ma a parte ciò, questo scambio pre-stagionale passato un po’ troppo in secondo piano, è il perfetto prologo di un duello che si protrarrà almeno fino a gennaio, quando si disputerà la gara di ritorno tra Manchester United e Liverpool. Per ora l’ex tecnico del Borussia Dortmund ha evitato di controbattere, ma appena Mourinho parlerà dei “Reds”, e certamente lo farà, Klopp potrà cogliere la palla al balzo per ricordare al portoghese la sua lezioncina di etica agostana, scatenando un escalation che vedrà i due andare sempre più sul personale. I redattori dei peggiori tabloid inglesi si stanno già fregando le mani.