A forza di ripeterlo suona come un luogo comune: il tiro da tre punti è la nuova tendenza dominante nel basket NBA. Nella stagione attuale la frequenza del tiro da fuori è ai massimi storici (32 tentativi a partita, dieci anni fa erano 18.1), ma è un copione che si ripete ogni anno in versione riveduta e corretta, con record che finiscono continuamente ritoccati – quello per maggior numero di triple di squadra segnate in una partita, ad esempio, oggi in possesso dei Rockets con 27. Basti pensare poi che Steph Curry è ad oggi terzo nella classifica all-time per numero di canestri realizzati; insegue Ray Allen a 500 triple di distanza, ma con metà delle partite giocate.
Qualcuno lamenta che si viva ormai in una make or miss league, ma quando l’azione si allontana dal canestro, i giocatori godono di maggiori spazi per esprimere la propria creatività dopo i tre punti segnati, mentre si rientra con tutta calma in difesa. Le esultanze diventano così ritagli strappati all’azione in uno sport che di pause non dovrebbe averne. Il risultato è iconico, come confermano quelle discipline dove invece di tempi inattivi ce ne sono in abbondanza: il ridondante pugnetto + come on! nel tennis, per dirne una, o le coreografie del football dopo un touchdown.
L’NBA detta le mode ramificandosi in tutti i livelli del basket, anche questa è cosa nota. Ci sentiamo dunque pienamente autorizzati a replicare l’abuso di tiri da tre punti anche nel campetto sotto casa o nelle palestre minors: emulare l’esultanza di un campione NBA col giusto tempismo sarà il modo migliore per nascondere le percentuali al tiro – verosimilmente infime. Viceversa, un tentativo raffazzonato ci esporrà al pubblico ludibrio. Per trarre ispirazione abbiamo raccolto le dieci esultanze più belle che abbiamo visto recentemente, accompagnate da un pratico schema di voti.