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Valerio Coletta
Le migliori case dei calciatori
25 feb 2016
25 feb 2016
Case coatte, alienanti, immature, case Erasmus. I calciatori vivono in luoghi davvero strani.
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Valerio Coletta
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Quando guardo le foto dei calciatori su Instagram le studio per capire quello che il campo e le interviste ufficiali non mi dicono. Cerco dettagli, nel tentativo di conoscerli, di indovinare i loro gusti, di avere l'illusione di essergli un po' più vicino. Chi sono queste persone? Come impiegano il loro tempo e i loro soldi? Non mi accontento di sapere che stanno bene e che si divertono un mondo: voglio scavare nella loro personalità, nella loro quotidianità, e ho scoperto che posso farlo osservando i luoghi in cui vivono.

 

Le case dei calciatori sono veramente strane, questo perché una casa non è una macchina o un orologio, una casa contiene, o dovrebbe contenere, un vissuto, degli oggetti, delle scelte. In questo senso le case dei calciatori sono qualcosa di totalmente inedito. Ho stilato per voi una lista di case di calciatori, suddividendole in categorie. Ho cercato anche di spiegare il perché di alcuni ambienti, magari viaggiando un po' troppo con la fantasia, ma senza mai accontentarmi, spero, di una lettura superficiale. Perché la conoscenza è un fuoco che ci brucia dentro, anche quando guardiamo Instagram.

 



 



 

Ciao Samir, ti abbiamo preparato alcune gradazioni di colore dalle quali vorremmo partire per arredare la tua nuova casa. C'è l'albicocca chiaro, bianco di zinco, carta da zucchero, lavanda, limone crema, lino, magnolia, uovo di pettirosso chiaro, o un classico verde menta chiaro.

 

Argento.

 

Come?

 

Voglio la casa colorata di argento.

 

... ok.

 

Questo nella mia mente è il primo confronto con gli stylist scelti per curare gli interni di casa Nasri, che infatti, nella sua prima versione, è niente meno che una discoteca, dove però c'è solo lui. Potete osservare i neon viola e blu che perimetrano le linee del soffitto, gli scalini e il tavolo. Il divano, i cuscinoni e la moquette sono argentati e poi, sul tavolo (argentato) c'è una tazza bianca e nella tazza: una penna. Una penna! Questo sì che non me lo aspettavo. Perché una penna? Non mi dite che firma i contratti a casa, non mi dite che si appunta i numeri di cellulare su carta o che si appunta una qualsiasi cosa, allora perché? Vi lascio con questo mistero.

 



 

Questo qui sopra invece è il bagno di casa di Samir. Ispirato a delle terme romane. Una scelta strana per una persona che sembra tremendamente sola. Quella cosa luminosa in fondo potrebbe essere un camino, o un camino per la pizza, vallo a sapere. Sotto c'è uno di quei puff moderni senza forma, per sdraiarsi. Il fatto che ce ne sia uno solo conferma l'idea della solitudine terribile di Samir. Chissà se è un autoscatto con il timer o se ha pagato qualcuno per fargli la foto.

 



 

Poi, nel novembre 2015 Samir cambia casa, o ne cambia gli interni, o cambia semplicemente stanza ma è come se fosse la stanza di una casa diversa. Insomma ci siamo capiti. Qui c'è uno stile più adulto, classico, niente più neon, niente più penne, un quadro di iperrealismo astratto con uno spruzzo di latte platinato che si libera nella notte, ma il vecchio caro argento non è dimenticato, a Nasri non c'è modo di levarglielo dalla testa (eheheh). La solitudine qui sembra diventata una scelta consapevole.

 



 



 

La presenza di bambini mi sembrava il fattore determinante per dare a una casa un po' di umanità e disordine, ma poi è arrivato John Terry a dirmi che no, non è vero, shut the f*** up. La casa di Terry è glaciale, perfino a Natale. Il pavimento tirato a specchio, l'accostamento oro-bianco-argento ti catapulta nell'illustrazione di uno di quei biglietti di auguri troppo costosi. Mi sorprende che non ci sia della neve artificiale in qualche angolo, o neve vera rinnovata di continuo da qualche magazziniere dei blues. La carta dei pacchi regalo è intonata al gambo e ai petali dei fiori, questo significa che non sono veri regali, quantomeno non sono regali genuini, fatti di corsa da parenti e amici, ma studiati e brutalizzati da istruzioni arrivate dall'alto.

 


 

I bambini a piedi nudi finiscono l'albero, indossando la divisa del Chelsea, una renna di porcellana inarca il collo sotto le corna barocche, niente cibo, niente bevande, niente giocattoli scartati, probabilmente niente aria, ma questo non possiamo dirlo dalle foto.

 



 



 

Casa Sanchez è incantevole, regale, luminosa, e non è aliena e fredda come quella di Terry, è semplicemente principesca, animata da questi due splendidi cagnoni, con i soffitti alti e i fiori bianchi, sembra quasi un omaggio a

della compatriota Isabel Allende. Alexis Sanchez sembra solo un ventottenne pieno di soldi pazzo dei propri cani, in una casa che non sembra la sua. Anzi, in una casa che non sembra di nessuno. Complimenti per il quadro fatto al computer sullo sfondo. A proposito, Alexis, dove li compri i fiori?

 



 

Ma la foto che inchioda Sanchez alle sue messa in scena è quest'altra. Siamo in un angolo privato di casa Sanchez, dove l'attaccante può mostrarsi per quello che è veramente. Eccolo in mutande (guardate bene), dopo aver fatto indossare le sue magliette ai cani. Sotto al televisore un... che diavolo è? Un camino piatto col vetro, o uno schermo che simula un camino, o una teca dove Alexis conserva del fuoco. Tipo acquario, solo per il fuoco. Dietro l'albero un altarino incassato nella parete e chissà a quale culto spaventoso e arcaico è dedicato. Forse un culto alieno.

 



 



 

Soggiorno letteralmente vuoto, nonostante una bambina che dovrebbe essere sinonimo di sano casino. Due pouf su cui nessuno si siederebbe mai, poiché lontani dal divano e rivolti verso il nulla. Niente videogiochi, tantomeno dvd o telecomandi o che ne so. Una fonte di luce un po' sospetta, nel senso che sembra una lampadina, ma la sensazione è che esca dal muro in modo innaturale. E comunque disturba la visione del cartone animato. Candele. Ma più di tutto un tavolo dalla superficie rotonda. Questo si che mi fa salire un brivido per la schiena. Il tavolo rotondo è veramente uno smacco alla praticità. Questa foto mi fa pensare che Özil torni dall'allenamento, si sieda su un pouf per sette ore, ad occhi aperti, senza fiatare né mangiare, aspettando che il suo metabolismo si riconfiguri e poi scatti una foto per noi, cercando di sentirsi veramente umano.

 



 



 

Se fossi uno di quei matti fissati con gli Illuminati e i complotti planetari questa foto mi farebbe scattare in piedi sulla sedia. Badate bene al contenuto simbolico e ai dettagli sistemati ad arte in questa immagine. Un giardino interno circondato da una teca a rappresentare un mondo chiuso, sotto controllo, in questo caso il mondo del calciatore. La scritta CR7 composta con dei sassi e illuminata di blu, stesa sul terreno, ad indicare il fatto che debba essere vista dal cielo. In alto, sopra la scritta, varie luci rotonde e una più grande dalla forma allungata. Un albero spoglio e scheletrico a rappresentare la fine della natura come la intendiamo noi, svuotata dei suoi impulsi originari, ormai usata come mero strumento estetico. Poi c'è Cristiano Ronaldo, con lo sguardo spento e la posa rigida di un automa. Uno strano simbolo sulla cintura e, ciliegina sulla torta, la manica del cappotto sinistro infilata dietro l'orologio (cosa totalmente innaturale ed evidentemente concettuale) per ricordarci la nostra mortalità. Che dite, può reggere? Ma il vero colpo di scena arriva dopo, non smettete di leggere perché la risoluzione del mistero di CR7 non è ancora conclusa.

 



 



 

Tutti i calciatori hanno la Playstation. Gervinho ha il biliardino, in salone. Curioso che Gervinho ami un gioco dove i calciatori sono inchiodati fermi ad una stecca di ferro quando per la sua idea di calcio è quella di un sasso piatto lanciato sulla superficie di un lago. Possiamo inoltre dedurre che Gervi ami ricevere amici a casa e che abbia vicini di casa tolleranti. Mi colpisce che davanti al televisiore ci sia una poltroncina da un posto. Probabilmente lì è dove riguarda religiosamente le sue partite, o i cartoni come la figlia di Özil. In conclusione la casa di Gervinho è quella dove organizzerei con più piacere la mia festa di compleanno.

 



 



 

Francisco Romàn Alarcòn Suàrez, detto Isco, 23 anni, tantissimissimi soldi, un figlio, cosa fare? Fare finta di essere adulto e addobbare la casa come un confetto specchiato, o comprarsi cose divertenti a caso? Abbiamo accesso solo ad una stanza della casa di Isco e probabilmente è una stanza speciale, dedicata allo svago, ma nella mia mente tutta la casa di Isco è dedicata allo svago (perché non dovrebbe essere così tra l'altro?), quindi prima dei divani, delle tende dorate, dei vasi di fiori, delle anfore e delle colonne doriche, magari è giusto acquistare una piscina di palline. E una chitarra per cantare fino a notte tarda con la propria progenie.

 



 

La casa di Isco è grandiosa perché non vi si percepisce nessun tipo di tensione o alcuna sottile paranoia di dover apparire elegante o fico, o dover giustificare i propri soldi costruendo una casa dignitosa e magniloquente, semplicemente se voglio comprare una vespa a mio figlio gliela la compro e la metto in casa e se voglio quel cane-amplificatore con gli occhiali da sole lo compro, semplice. Però la chitarra elettrica è giusto che la prenda di una marca ignobile, non posso mica buttare via soldi e comprarmi una Fender, visto che sono solo un principiante. Adoro il dettaglio della chitarra infilata dietro lo schermo del computer, come per guadagnare spazio. Immagino non ci sia altro spazio nella casa di Isco per appoggiare quella chitarra.

 



 




 

Come per un grande dipinto esposto al Louvre guardiamo questa foto in modo trasversale, dall'angolo in basso a sinistra a quello in alto a destra, per godere di tutti i dettagli, senza perdere però la dimensione complessiva. Un carica batterie non attaccato, ma poggiato per terra. Questo ci porta subito in un ambiente familiare, accogliente, fatto di pigrizia e di gesti un po' a caso. Poi. Boateng che si fomenta per delle scarpe che gli ha regalato la Nike. Anche qui entriamo nella dimensione ludico-giovanile della vita di Boateng, senza troppi fronzoli o pagliacciate kitsch, trasparente e onesta anche se sponsorizzata. Poi. Una struttura dall'utilità dubbia, composta da uno scaffale quasi vuoto e da un bancone. Poi. Nello scaffale, poggiati come prima era poggiato il carica batterie, dei bicchieri mai usati e una Coppa del Mondo. Saluti da casa Boateng.

 



 

Estate italiana.

 



 



 



 

Ciao sono Cavani e abito a casa dei vostri nonni, al paese.

 



 



 

Nel 1922, dopo la sensazionale scoperta della Tomba di Tutankhamon da parte degli archeologi britannici Howard Carter e Lord Carnarvon, la fascinazione per l'antico Egitto diventa definitivamente una mania occidentale e nello specifico inglese. Per questo motivo il vaso di fiori sul tavolo della camera da pranzo di Rooney ha le fattezze di un faraone. Almeno questa è la prima spiegazione che mi è venuta in mente.

 

Ad ogni modo la casa di Wayne Rooney è abbastanza umana, questo perché ci sono dei bambini e i bambini vogliono cose inutili e sporcano, ingredienti per rendere una casa normale, come le nostre. Questa è una delle poche case che mi ha dato una sensazione di calore, di vissuto e di accoglienza. Bravo Wayne.

 



 



 

È uno scherzo? Sterling ha il triplo dei dvd che ho io. E a giudicare dagli scaffali vuoti non ha intenzione di smettere. Sterling and chill.

 



 



 

Dopo la spaventosa analisi di Ronaldo nella categoria "alieni", osserviamolo adesso mentre pranza. Evidentemente la situazione è completamente diversa. Il portoghese sorride verso la camera, pronto a tagliare una bella bistecca, affiancata da un piatto di verdura. La stanza è illuminata dal sole, non sembra neanche una stanza della stessa casa di prima. Dietro Cristiano campeggia una celebre tavola di Corto Maltese a Venezia, che libero e tranquillo se ne va all'avventura. Questa situazione è fin troppo rilassata per essere costruita e poi c'è il dettaglio della doppia forchetta, a cui un alieno non avrebbe mai pensato, solo un maniaco del controllo come Ronaldo, o la cameriera maniaca di Ronaldo, potevano pensarci.

 

Ma quindi? Che cosa significa? Semplice, ci sono due Cristiano Ronaldo, quello vero e il clone. Quello vero è un ragazzo tranquillo, un po' vanitoso e un bel po' pieno di soldi, che pensa al figlioletto e a fare 30 gol a stagione. L'altro è un clone-automa-alieno, inserito in un sistema malato di autocelebrazione, che non pensa a nulla se non alla sua stessa immagine e a fare 30 gol a stagione. Il risultato è quello che vediamo noi da fuori: 60 gol stagionali, slanci di umanità e debolezze, impulsi innaturali e prestazioni inumane.

 

 

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