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Alfredo Giacobbe
Le chiavi di Juventus - Torino
22 set 2017
22 set 2017
Preview del derby della mole.
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Alfredo Giacobbe
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Sabato sera Juventus e Torino si sfideranno all’Allianz Stadium, in una partita che sarà per una volta d’alta classifica, ma che è da sempre ad alta tensione. Basti pensare che gli ultimi 6 Derby della Mole hanno fatto registrare 31 cartellini gialli e 3 rossi. Abbiamo racchiuso in 4 quesiti fondamentali i tanti temi tattici della partita tra due squadre che, a dispetto dei punti in classifica, arrivano allo scontro diretto con stati d’animo piuttosto diversi.

 


Al netto del primato in classifica, a punteggio pieno e in coabitazione, la Juventus sembra lontana dalla sua forma definitiva. Sappiamo ormai che è abitudine di Allegri sperimentare in campo ogni possibile soluzione solo dopo che gli è stata consegnata la rosa completa a fine mercato. Nella scorsa stagione Allegri riuscì a trovare la quadratura solo a gennaio, quando schierò la Juve con un allora inedito 4-2-3-1 contro la Lazio, nella seconda giornata del girone di ritorno.

 

Gli infortuni a Chiellini e Howedes hanno impedito al tecnico toscano di provare la difesa a tre; o quanto meno di impostare dei meccanismi che potessero portare da un sistema di gioco all’altro, in maniera fluida a seconda della fase di gioco. Anche l’assenza obbligata di Sami Khedira ha ridotto la gamma di soluzioni a disposizione del tecnico livornese. Insomma, quasi certamente la Juventus che va ad affrontare il Torino scenderà in campo ordinata secondo il 4-2-3-1. Se Allegri dovesse temere molto l’aggressività del Torino nella fase di prima impostazione, potrebbe virare dal 4-2-3-1 al 4-3-3, già provato in partita quest’anno in due occasioni: nei primi 61 minuti di Juventus-Chievo e negli ultimi 13 di Juventus-Fiorentina.

 

Attraverso i triangoli che si creano tra le posizioni del 4-3-3, il pallone circola con più facilità che nel 4-2-3-1, perché banalmente il portatore di palla ha più di una scelta a sua disposizione. Per contro, il 4-3-3 sconta un uomo in più al di sotto della linea del pallone, e il numero di soluzioni offensive nella trequarti avversaria è inferiore rispetto all’altro modulo.

 

 

In caso di 4-3-3, solo la casella della mezzala sinistra può essere assegnata con certezza: Blaise Matuidi, che da mediano davanti alla difesa si muove con la circospezione dell’elefante in cristalleria, in questo ruolo può sfruttare la sua gamba e le sue doti in inserimento, oltre ad offrire ampiezza alla manovra quando Mandzukic va a riempire l’area di rigore. È invece difficile fare una previsione per gli altri due ruoli: contro il Chievo Pjanic ha agito da vertice basso, con Sturaro a fare la mezzala destra; contro la Fiorentina invece Bentancur si è messo davanti alla difesa, col bosniaco posizionato più in alto.

 

Allegri potrebbe pensare di piazzare Pjanic dietro l’unica punta Higuain, allargando Dybala a destra. Questo gli permetterebbe di iniziare la partita con un certo atteggiamento e virare sull’altro, più conservativo, nel caso le cose si mettessero male. Ma ciò comporterebbe la rinuncia a Juan Cuadrado, uno degli uomini che appare più in forma in questo momento, e che è comunque un grimaldello ineguagliabile per aprire le difese chiuse nelle fasi di attacco statico.

 


Uno dei punti di forza della Juventus è saper interpretare registri diversi di partita in partita. Addirittura all’interno dello stesso match, i bianconeri possono alternare fasi in cui prediligono controllare gli spazi e chiudere la zona centrale del campo, abbassando la linea di difesa e compattando le linee, a fasi in cui controllano il pallone avanzando con tutti gli effettivi al di sopra della linea di metà campo. In generale però si può dire che la Juventus preferisca attaccare in spazi stretti, ed è particolarmente vero in questa fase della stagione nella quale il solo Cuadrado sembra in grado di portare a termine con successo una transizione positiva, con Higuain e Alex Sandro che sono invece apparsi in ritardo di condizione.

 

Cercare di impedire alla Juventus di campeggiare in una sola metà campo, attraverso una pressione alta aggressiva soprattutto ad inizio match, può essere una strategia vincente. Anche perché questa Juventus sta mostrando qualche difficoltà nella prima costruzione e una qualche evidenza emerge anche dai numeri di queste prime 5 partite: rispetto alla passata stagione, i bianconeri stanno giocando un maggior numero di passaggi nella propria metà campo (87 in più in media a partita), seppur con una precisione superiore (87,4% di passaggi riusciti contro il precedente 86,8%), e con una preferenza maggiore per le soluzioni a corto raggio (la lunghezza media dei passaggi che attraversano la linea di metà campo è scesa da 19,1 a 17,6 metri).

 

Dani Alves e Bonucci assumevano le maggiori responsabilità - oltre a maggiori rischi, ma questi comportavano anche dividendi più alti - nell’impostazione dal basso, con una capacità di calcio che permetteva loro di trovare una soluzione semplice nella testa e nel fisico di Mario Mandzukic, quando gli avversari riuscivano a limitare le altre soluzioni a loro disposizione.
Oggi la Juve non ha nel settore destro della difesa un uomo che può ricorrere al lancio lungo in diagonale per riportare l’azione immediatamente nei pressi dell’area avversaria. Il trasferimento di responsabilità, in fatto di costruzione del gioco, che sta investendo difensori e mediani non è ancora completo: da un lato Barzagli & co. stanno adottando soluzioni troppo conservative; dall’altro la presenza di Pjanic o Bentancur in regia sta crescendo di partita in partita.

 

Il Torino potrebbe cercare di dirigere, attraverso il pressing, il gioco della Juve verso la fascia laterale e cercare, con un forte orientamento all’uomo, di recuperare palla. Un po’ come ha fatto il Genoa un mese fa a Marassi, che ricavò 10 ripartenze in contropiede dalle 24 palle recuperate in totale.

 


Una parte consistente delle chances di vittoria del Torino passano dai piedi di Adem Ljajic. La conversione sulla via Filadelfia di Mihajlovic al 4-2-3-1 ha trovato la sua giustificazione nel mettere il serbo al centro di tutto. Partendo alle spalle di Belotti, Ljajic può muoversi da vero regista a tutto campo: lo si vede spesso abbassarsi per prendere palla al di qua della linea di pressione avversaria, e ricevere il pallone dai mediani. A quel punto Ljajic ha a sua disposizione una vasta gamma di soluzioni: può convergere centralmente provando a vincere col dribbling un duello individuale; può provare a servire l’attaccante sulla corsa ai lati del centrale difensivo avversario con una palla filtrante; può provare a risalire il campo dialogando nello stretto con gli uomini di fascia.

 

Sarà cruciale per la Juventus chiudere gli spazi davanti alla difesa che creerà Ljajic quando si muoverà incontro alla palla. E sarà altrettanto importante assorbire i tagli dell’ala sul lato debole, quando Ljajic si muoverà verso la fascia per creare superiorità numerica. In particolare sulla sinistra, antica zona di predilezione del serbo, dalla quale Ljajic può trovare anche il tiro. Ljajic sta tirando di più sia da fuori che dall’interno dell’area di rigore: 3,8 tiri ogni 90 minuti in questo inizio di stagione, quando la sua media della scorsa stagione era di 3,4 conclusioni/p90. Ljajic tenta il dribbling meno spesso (2,6 tentativi/p90 contro i 3 dello scorso anno), ma mette più spesso un compagno in condizione di tirare verso la porta avversaria (2,8 passaggi chiave/p90 contro i precedenti 2,1/p90).

 


Uno dei primi assist di questa stagione di Ljajic. Parte da sinistra, converge verso il centro in conduzione e a quel punto le due punte attaccano la profondità, con Iago Falque che va a ricevere con i tempi giusti e segna di sinistro.


 

I numeri insomma raccontano di un giocatore in fiducia. È pur vero che, talvolta, alcune scelte o alcuni momenti in cui Ljajic decide di piazzare la giocata raffinata o rischiosa sembrano ancora scriteriati. Ma il serbo è davvero fondamentale per dare qualità allo sviluppo di gioco del Torino. E lo sarebbe ancor di più sabato se Mihajlovic decidesse di fare a meno del fosforo di Baselli per aggiungere muscoli in mezzo al campo. Ljajic è prezioso per il Torino nelle situazioni più disparate: dalle palle inattive, alle conduzioni di palla in transizione, passando per gli scatti senza palla sempre più frequenti. Se c’è un’annata che può consacrare definitivamente Adem Ljajic è questa. E se c’è un palcoscenico sul quale provare a brillare di luce propria, è quello di sabato.

 


La Juventus dà l’idea di una squadra esuberante dal punto di vista atletico, oltre che superiore dal punto di vista tecnico. Accadeva già ai tempi della Juve di Fabio Capello e questa squadra ricalca quel solco: i giocatori del Torino pagano in altezza agli avversari quasi 2 centimetri di media, se confrontiamo tutti gli elementi della rosa delle due squadre. Lo scontro per aria tra i difensori della Juventus e Andrea Belotti sarà uno dei temi della partita. Nella scorsa stagione, il Gallo ha segnato 10 dei suoi 24 gol grazie ad un colpo di testa,

contro la Juventus alla sedicesima giornata: la corsa lungo linea di Zappacosta, nello spazio alle spalle di Alex Sandro, servì a spostare la difesa della Juve da un lato; Lichtsteiner, scalato in marcatura su Belotti al centro dell’area di rigore, nulla potè contro lo strapotere fisico dell’avversario, che colpì di testa praticamente senza staccare, con i piedi ben piantati nel terreno. Belotti non è più alto dei suoi avversari di sabato - arriva al metro e ottantuno d’altezza - ma ha uno stacco notevole e una frustata di testa violenta. E si sta riproponendo già sui livelli della scorsa stagione, perché nelle prime 5 partite ha vinto 2,6 duelli aerei sui 5,4 tentati ogni 90 minuti.

 

Emanuele Atturo

che Belotti ha bisogno di alzare l’intensità del suo gioco per affinare la qualità delle scelte tecniche e tenere una presa mentale sulla partita costantemente per 90 minuti. E dal punto di vista emotivo e motivazionale, la partita contro la Juventus per il capitano del Toro si prepara praticamente da sé. Belotti nelle ultime due uscite contro Samp e Udinese ha risposto al richiamo di Mihajlovic ed ha alzato l’intensità del pressing in fase di non possesso. Contro la Juventus, il “Gallo” dovrà guidare i compagni alla pressione alta, dettare i tempi dell’uscita e trovare un rimedio all’inferiorità numerica che probabilmente subirà tra i due centrali juventini. Belotti è una minaccia anche in campo aperto: la sua velocità di punta, così come quella di Niang, ha sfiorato i 32 km/h in sprint nelle ultime uscite. Potremmo perciò ipotizzare un reimpiego di Benatia, forse il centrale più rapido tra quelli a disposizione di Allegri.
Belotti può conferire alla gara un’influenza mistica che può cambiare i destini della sfida stracittadina.

 

 

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