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Foto di Nick Laham/Getty Images
Classificone Davide Casadei 27 luglio 2016 6'

Le 7 migliori schiacciate di Amar’e Stoudemire

Cosa ci ha lasciato in eredità il lungo che si è appena ritirato.

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La tua destra, Signore,

è gloriosa per la potenza,

la tua destra, Signore,

annienta il nemico

Es 15,6

 

Wikipedia stima tra i 20.000 e i 200.000 gli afro-americani di religione giudaica in America, per lo più acquisiti in seguito a matrimoni misti. Il numero comprende sia i praticanti attivi che quelli che semplicemente hanno dei “cultural upbringings” ma conducono un’esistenza secolare. È una comunità relativamente piccola di persone di cui non conosco né usi né costumi, tanto meno so da dove partire per avere un quadro d’insieme. È una storia curiosa e lontana su cui magari mi sarebbe poi capitato di leggere un piccolo saggio o guardare un video su YouTube, se non che certe porte sono fatte per essere sfondate.

 

Vedere Amar’e Stoudemire indossare uno yarmulke è stato per me uno squarcio nella tela, quel genere di cortocircuito mentale che ti porta ad aprire link dopo link nel cuore della notte in cerca di risposte. Lo chiamano clickhole o mind-wandering ed è un’esperienza spesso infruttuosa che tange la sindrome depressiva. Spesso non è sempre però, e alla fine la mia Verità – se pure non assoluta – l’ho trovata: Stoudemire in realtà non è ebreo di formazione e si definisce più una persona spirituale che un religioso, ha studiato la Bibbia, visitato Israele, ma al contempo è convinto che Gesù Cristo sia il vero Messia. È una persona molto difficile da inquadrare, Amar’e. Forse segue la fede giudaica perché la ritiene la più vicina e coerente al suo sistema di valori morali e spirituali tipo farsi il bagno nel vino – e a noi sta benissimo, caro Amar’e. È rassicurante di questi tempi sapere che ci sono persone che riescono a tenere questa linea su un tema delicato come l’etica religiosa.

 

Stoudemire è indubbiamente un personaggio interessante che ieri ha chiuso la carriera con una manovra talmente inconsueta da mettere tenerezza. Ha chiesto a James Dolan, proprietario dei Knicks, di metterlo sotto contratto per un solo giorno in modo da poter lasciare l’NBA “as a New York Knick” (aaawww!). Un atto di grazia non si capisce bene da chi e verso chi, un atto di fedeltà che nessuno aveva percepito come tale, una storia strana e sbagliata, una stranger thing che alla fine il cuore ti scioglie ma non ti spieghi come ma soprattutto perché.

 

Raccontare Amar’e per quello che è fuori dal campo richiederebbe un pool di sociologi, rabbini, scienziati, psicologi e seminaristi – per questo meglio far parlare il campo, come sempre. Lì troviamo le risposte alla maggior parte delle domande della vita. Per tutte le altre, quantomeno stando a Stoudemire lo Spirituale, avremo tempo dopo.

 

 

7) Stefano Protomartire

 


Secondo la Chiesa Cattolica, Santo Stefano è stato il primo cristiano a dare la vita per testimoniare la fede in Cristo. Secondo tantissimi tifosi NBA Amar’e Stoudemire dovrebbe spartire i suoi cospicui guadagni (più di 167 milioni secondo BBall Reference) con Mike D’Antoni e quel cinnetto col caschettino così inizio-anni-2000 che gli alza la palla con la testa di nome Steve Nash. La cristianità è condivisione. L’NBA va promulgando un ammodernato “Sharing is Caring”. Tutto benissimo, ma un attimo. Questa schiacciata viene da un contest, quello del 2005, di una certa tristezza. L’ultima schiacciata di Amar’e è sorniona: Nash gli ha alzato una decina di palloni con qualche trick con i piedi e nessuno ormai ne poteva più di vederlo sbagliare, compreso lo stesso STAT (soprannome che sta per “Standing Tall And Talented”, non esattamente indimenticabile). Qui però c’è ancora motivazione e la butta giù con una discreta ferocia. Ricordo che quando feci vedere questo video a un mio amico che non segue l’NBA mi chiese chi fosse quel bambino che aveva alzato la palla al gigante nero. Il “bambino” era un due volte MVP della Lega, ma io al mio amico non lo dissi.

 

 

6) Profeta

 

 

Su YouTube c’è essenzialmente un solo mixtape decente di highlights di Amar’e al liceo, fatto abbastanza sconvolgente considerando l’hype che lo circondava. Il video è allucinante nel senso che per i primi tre minuti si vede questo Godzilla alato stoppare e bloccare palloni in aria a gente bianca alta un terzo di lui con “What a wonderful world” di Louis Armstrong di sottofondo. Poi si passa a “Express Yourself” degli NWA, non si capisce bene con quale criterio, e si inizia a vedere qualcosa di lui in attacco – ovvero un Godzilla alato che oblitera bianchi la metà di lui. Da qualche parte attorno ai tre minuti c’è la schiacciata che intendevo mettere ma non vi saprei dire esattamente dove perché penso ancora agli NWA e a Louis Armstrong.

 

 

5) Caino e Abele

 

 

Non mi vergogno di dire che, dopo il primo mese da record ai Knicks, comprai la canotta di Stoudemire. Era il mio modo ingenuo di farmi beffe di chi diceva che senza il sistema dei Suns sarebbe stato un giocatore “normale”. Ma uno che va mezzo metro sopra il canestro in che continente si può definire normale? Credo che Blake Griffin sia l’erede anti-nostalgia di Stoudemire, quel genere di giocatore che secondo una parte di appassionati sanno saltare-e-basta. Con questa schiacciata è avvenuto sicuramente il passaggio del testimone, che come ogni rito di iniziazione che si rispetti fa malissimo.

 

 

4) Sul Moriah

 


Questa è stata semplicemente una delle partite più belle che io abbia mai visto e uno dei motivi per cui Stoudemire andrebbe ricordato con più dignità. La schiacciata scelta in sé è spettacolare, ma non unica: il fatto è che dal post basso contro chiunque non si chiamasse Tim Duncan tirava fuori sempre questo tipo di soluzioni. Non voglio dire che il prime offensivo di STAT sia stato quello di Hakeem Olajuwon, ma catalogarlo come un robotico esecutore di pick and roll mi sembra a dir poco ingiusto, visto che possedeva anche un rispettabilissimo tiro dalla media (43% in carriera tra i 5 metri e la linea da tre) che lo rendeva pressoché immarcabile, considerando anche chi gli passava la palla. Per tanti anni è stata l’arma più devastante della NBA in determinate situazioni e noi eravamo i Fabricio Oberto del caso: si guardava e basta. Gli dei del basket hanno chiesto troppi tributi di sangue a quei Suns di metà anni 2000, mai ripagati. Nessuno riporterà indietro il loro Isacco. Ma per favore non dimentichiamoci di cosa siano stati, alla luce poi delle spaziature del basket di oggi.

 

 

3) God’s Sledgehammer

 


C’è stato un periodo storico in cui dare la palla ad Amar’e con lo spazio per azionare il detonatore inserito nelle sue gambe equivaleva a generare un sonic boom. In verità, in verità vi dico, era un tempo in cui triple sbagliate di mezzo metro da Steph Curry facevano partire mezze transizioni, come in questo caso. Stoudemire avrebbe dovuto essere messo al bando come i Concorde, ma le leggi umane – si sa – sono fallibili, e il martello di Dio invece notoriamente è implacabile. Anthony Tolliver è ancora oggi un giocatore di rotazione in NBA: quello che nessuno sa è che da questo momento in poi della sua vita è rimasto bloccato in una quarta dimensione tipo retro della libreria di Interstellar e sta cercando di mandarsi messaggi che lo convincano in qualche modo a non saltare, a starsene lì buono ad aspettare il suo giudizio universale casalingo. Da ciò che risulta sui nostri database non ci è ancora riuscito in nessun universo possibile. Le poster dunk sono l’unica cosa in grado di trascendere lo spazio e il tempo.

 

 

2) Dacci oggi il nostro pane quotidiano

 

 

Vorrei deformare le narrative per non arrivare mai al momento di doverne parlare, ma bisogna farlo: le palle nella “tasca” di Steve Nash. Sono esistite, e in quanto tali vanno preservate. Senza quei palloni fiabeschi cosa sarebbe stato della carriera di Amar’e Stoudemire? Non ci sarà mai dato saperlo. Intanto qui espongo il manifesto artistico del movimento, la quasi irripetibile perfezione del gesto. Il fatto che l’antagonista sia Richard Jefferson mi lascia una puntina amara di malinconia. Quanto bisogna soffrire a volte per arrivare al Paradiso. Spero che anche Nash e Stoudemire, a loro modo, troveranno la via.

 

 

1) Non avrai altro Dio all’infuori di me

 

 

Questo è il tipo di schiacciata che se non conoscete, io non vi voglio conoscere. Non avrei voluto nemmeno mettere il video dell’atto di potenza in sé perché rappresentare Dio in forme umane è blasfemia, e io sono tallmente iconoclasta che il concilio di Nicea mi fa ancora male. Avrei voluto lasciare tutto il commento alla faccia di Stephon Marbury, che è più o meno la cosa più bella si sia mai vista su un campo da basket, in ogni epoca storica.

 

 

In quel rush adrenalico c’è tutto ciò che Amar’e lascia alla NBA. Un sei volte All-Star che ha tenuto col fiato sospeso le difese grazie alla sola possibilità di schiacciargli sulla testa con spazi minimi per poter caricare il salto. Avere nelle fibre muscolari quel pugno da KO per volare sopra le teste degli avversari però non ha mai davvero mandato KO nessuno, visto che in Finale NBA non ci è mai arrivato. È un’eredità scarna forse, ma densa di momenti e di una storia, la sua, che davvero non ha eguali.

 

Amar in sanscrito significa immortale. Così sia.

 

 

Tags : miami heatnew york knicksphoenix sunsritiri

Davide Casadei, cesenate, classe 1992. Studente di lettere con la passione per la palla a spicchi. Se gli parli delle ginocchia di Brandon Roy entra in crisi spirituale per una decina di giorni. Scrive anche per il Buzzer Beater Blog.

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