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Le 50 cose da tenere d'occhio nel 2016
02 gen 2016
02 gen 2016
Le grandi questioni che sono già sul menù del nuovo anno.
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Il Federer visto nel 2015 è stato il più competitivo da molti anni a questa parte, sia da un punto di vista tecnico che mentale. Come un cieco è costretto a sviluppare maggiormente gli altri sensi per colmare il suo difetto, Roger Federer è stato costretto da un leggero calo atletico ad acuire il proprio senso del gioco. La versione iper-aggressiva ammirata quest’anno ha rappresentato un inedito assoluto nel tennis contemporaneo, uno strano caso di crasi storica: come se un tennista degli anni ‘70 provasse ad applicare il proprio gioco al 2015, con un materiale tecnico in grado di generare una velocità che non può che metterlo in difficoltà. È chiaro che solo il talento di Federer poteva riuscire a elaborare un progetto di gioco simile, solo la sua superiore coordinazione mano-occhio e il suo surreale senso dell’anticipo.

 

Per questo sarà ancora intrigante vedere Federer in questa stagione, capire se proporrà ulteriori aggiustamenti tecnici. Ma una vittoria dello slam ormai non dipende più di tanto da lui: quest’anno Roger è arrivato al suo picco della forma al torneo che preferisce, sulla superficie che preferisce, e in finale ha perso da Djokovic in 4 set, in una partita che non è mai realmente cominciata. Posto che Federer non potrà alzare ulteriormente il suo livello di gioco, allora dipenderà dal

, dalla sua fame agonistica, se qualcun altro potrà vincere dei tornei quest’anno. Magari Federer preferirà concentrarsi sull’oro olimpico, che gli permetterebbe di completare il Career Slam.

 



 



 

Noi ci auguriamo un gran ritorno al Real, dove i tifosi lo stanno già aspettando a braccia aperte con i fazzoletti bianchi nel taschino della giacca. Ma anche se finisse allo United sarebbe affascinante vedere come i "Red Devils" reagirebbero al secondo allenatore integralista—anche se in un modo completamente diverso—dopo van Gaal.

 

E poi è sempre affascinante osservare come Mourinho interagisce con un ambiente nuovo. Come gioca con la sua identità mediatica e storica: lo United in questo senso è davvero un monolite, ancora fortemente condizionato dall’eredità di Ferguson. Di sicuro Mourinho non potrà mai autodefinirsi “il miglior manager della storia del club”. Quindi forse tanto vale sperare in una piazza meno ingombrante.

 



 



Recuperare la terza posizione del ranking non dipende solo dai piazzamenti finali, ma anche da come i passaggi (o le eliminazioni) vengono ottenute. L'Italia deve recuperare circa 3.5 punti ranking all'Inghilterra, a cui ne ha invece concessi sin qui 0.3. Abbiamo il vantaggio di dividere i punti ottenuti dalle nostre squadre per 6 invece che per 8 (che sono il numero di squadre iscritte alle coppe a inizio stagione), ma dovremo probabilmente rimandare alla prossima stagione.

 

Una proiezione molto ottimista potrebbe vedere il Napoli vincente di Europa League, Fiorentina e Lazio eliminate ai quarti e la Juventus che supera almeno il Bayern; mentre le inglesi si fermerebbero tra ottavi (Chelsea, Arsenal) e quarti (tutte le altre tranne il Tottenham, eliminato dalla Fiorentina ai sedicesimi). In quel caso, solo ottenendo i passaggi dei turni con più vittorie possibile, l'Italia potrebbe finire la stagione di pochissimo davanti. Ma sarebbe più realistico badare a non perdere altro terreno, così che all'inizio della prossima stagione potremo partire con un leggero vantaggio, in quanto ai fini del ranking la stagione 2011/2012 (a noi sfavorevole) non verrebbe più conteggiata. Una precisazione: recuperare il terzo posto nel ranking a fine stagione 15/16 significherebbe che la Serie A 16/17 eleggerebbe quattro squadre nella Champions 17/18.

 



 



 

L’anno scorso Suárez, Messi e Neymar riuscirono a segnare complessivamente 122 gol, che è il record attuale di gol segnati da un tridente nella Liga. Per adesso i tre sono a quota 55 gol in tutte le competizioni.

 



Perché sembra aver già preso la rincorsa per il prossimo Pallone d’oro.

 



Probabilmente già lo è. La questione, più che altro, è se il 2016 sarà l’anno in cui tutti se ne accorgeranno. Un morso, in questo senso, potrebbe non aiutare.

 



 



 



 

L’altalena dei risultati che sta vivendo il Liverpool è il prevedibile sintomo di una squadra che sta assimilando nuovi concetti tattici e sta mutando il proprio atteggiamento in campo. Klopp inizia a capire chi, nell’attuale gruppo, ha le qualità per far parte del Liverpool del futuro: ha restituito dignità a Lovren, sta plasmando Henderson e Can per trasformarli nei nuovi Bender e Gündogan, sta valutando se uno tra Origi e Firmino ha la stoffa da campione. Non potrà dipendere tutto dal lavoro di campo, Klopp avrà bisogno del mercato e le due sessioni del 2016 saranno fondamentali.

 

Bisognerà sistemare mezza difesa, quella di sinistra; così come ci sarà bisogno di aumentare il tasso tecnico sulla trequarti, dove ora c’è la foga incontrollata di Lallana e i muscoli di Milner. Senza dimenticare la necessità di trovare una nuova collocazione per gli esuberi della gestione Rodgers. Se dovesse riuscire nel suo intento, Klopp può diventare il fattore scatenante di una rivoluzione tattica che stenta a farsi largo in Inghilterra. Il caso contrario, potrebbero essere i principi di gioco dell’allenatore tedesco a perdersi in un campionato intenso, ma con poca tecnica, trasformando l’organizzazione in confusione e spingendolo a… boh, venire in Italia?

 



 

Potrebbe essere il 4° trofeo vinto dalla Francia sui 4 ospitati dal secondo dopoguerra (per ora: Europeo ‘84, Mondiale ‘98, Confederations Cup ‘03) ma potrebbe anche essere il torneo della definitiva consacrazione della Germania, che con la doppietta Mondiale-Europeo prenderebbe ufficialmente il posto della Spagna della generazione d’oro nel dominio calcistico degli anni ‘10. Noi, però, speriamo che i mille possibili incroci ci regalino anche le seguenti partite:

 

Spagna - Portogallo (la vendetta di Ronaldo)

Spagna - Svezia (la vendetta di Zlatan)

Francia - Croazia (back to 1998)

 

https://www.youtube.com/watch?v=VAw8ZqAe-eQ

 

Italia - Germania (per l’occasione la trasmetterebbero su Rete 4 per la serie Grandi Classici presentati da Emanuela Folliero)

Italia - Francia (emoticon della testata di Zidane)

Islanda - Spagna (hipster alla riscossa)

Belgio - Turchia (Arda Turan contro tutti)

Austria - Germania (Alaba campione d’Europa)

Germania - Spagna (passaggio del testimone)

Italia - Spagna (rivincita ‘12)

 



 

Dopo gli attentati del 13 novembre scorso durante Francia - Germania è lecito chiedersi se l’ISIS abbia puntato il calcio come palcoscenico privilegiato per mettersi in mostra (anche se allo Stade de France gli attentatori hanno fallito nel loro piano). Sarà un Europeo sotto tensione.

 



 



I numeri magici sono due: 33 e 72. 33 sono le vittorie consecutive per una squadra e il record è dei Lakers di inizio anni ‘70. Gli Heat di James ci sono andati vicini nel 2013 con 27, gli Warriors li hanno superati considerando le ultime vittorie della scorsa stagione (4) e le prime 24 di quest’anno, ma si sono fermati contro i Milwaukee Bucks. Ci riproveranno?

 

72 sono invece le vittorie in stagione dei Bulls 1995-96. Sono il gioiello della corona della miglior squadra della storia. Sembra incredibile, ma questi Warriors sono in una situazione in cui possono pensare di arrivarci, visto che hanno vinto 29 delle prime 31 partite, mentre Jordan e gli altri ne avevano già perse 3 nello stesso numero di gare.

 



 

Per una squadra che vince (quasi) tutte le partite, ce n’è un’altra che le perde (quasi) tutte. I 76ers nell’ultimo mese hanno deciso di dare una sterzata a “The Process”, assumendo il rispettatissimo Jerry Colangelo per la presidenza della squadra e mettendo Mike D’Antoni in panchina di fianco a coach Brett Brown, prendendo un giocatore più adatto al run & gun d’antoniano come il velocissimo Ish Smith.

 

Basterà per evitare il peggior record della storia della NBA, detenuto dagli stessi Sixers del 1972-73? Quella squadra vinse 3 delle prime 33 partite disputate, aprendo la stagione con una striscia di 15 sconfitte consecutive, a cui se ne sono aggiunte un’altra da 14, una da 20 e le ultime 13 della stagione. Con la recente vittoria a Sacramento gli attuali Sixers si sono riportati in pareggio, ma hanno già all’attivo una striscia da 18 sconfitte per aprire la stagione (la seconda consecutiva dopo quella dello scorso anno, mai nessuno ci era riuscito nella storia NBA) e un’altra da 12 interrotta una settimana fa proprio nella Phoenix di Colangelo e D’Antoni. Si compierà la storia?

 



 



 


Ciao.



 

Presupponiamo che ci siano tutti i nomi più grossi, perché le Olimpiadi sono un richiamo troppo forte per prestigio, fama e sponsor. Quindi niente forfait, niente infortuni, niente “voglio concentrarmi sulla stagione NBA che sta per arrivare”.

 

I sicuri del posto e probabili partenti in quintetto sono Chris Paul, Steph Curry, LeBron James, Kevin Durant e Anthony Davis. Altri cinque che difficilmente verranno lasciati a casa sono Russell Westbrook, James Harden, Paul George, Kawhi Leonard e Carmelo Anthony (che ha ancora un’influenza enorme e da 4 in area FIBA è l’arma definitiva). Mancherebbe un lungo “di peso” (Andre Drummond? DeMarcus Cousins?) e un ultimo spot al più meritevole tra Draymond Green, Blake Griffin, Kyrie Irving, John Wall, LaMarcus Aldridge, Kevin Love, Klay Thompson, Damian Lillard, Jimmy Butler e Mike Conley. E si potrebbe andare avanti ancora per molto, visto che i “convocabili”

.

 

Discreto casino, vero? Ecco, aggiungete che tutti questi ultimi nomi potrebbero essere tagliati fuori dalla convocazione “alla carriera” di Kobe Bryant, che ha già fatto intendere che l’idea di chiudere a Rio con un ultimo oro olimpico non gli dispiacerebbe.

 

Non è che si può invitare anche la squadra B, giusto per vedere l’effetto che fa—e dare una medaglia d’argento a questi giocatori, che hanno il solo demerito di essere nati in un momento d’oro per il talento USA?

 



 



 

Mentre il “Kobe Farewell Tour” fa il pienone in tutte le arene d’America, il Tim Duncan Show continua ad andare avanti esattamente come negli ultimi 20 anni: sotto traccia, sotto silenzio, in maniera estremamente efficace e vincente. Ancora oggi Timmy, pur essendo ai minimi storici per punti (solo 12.2 su 36 minuti), è ai massimi per assist (4.1 su 36’) e recuperi (1.1), con una percentuale reale del 55.4%, del tutto in linea con la media in carriera.

 

La squadra non è più sua (“usa” solo il 17.3% dei possessi mentre è in campo, dato peggiore della carriera), e non potrebbe essere altrimenti visto l’arrivo di Aldridge e l’esplosione di Leonard, ma ciò nonostante TD—alla soglia dei 40 anni—rimane uno dei lunghi più affidabili della NBA e guida col silenzio che lo contraddistingue la più credibile minaccia al dominio dei Golden State Warriors. E se chiudesse con il sesto titolo NBA a giugno?

 



 

È probabile ma non scontato. Le ultime notizie ufficiali risalgono al 2 dicembre, quando venne

la compatibilità del progetto con le caratteristiche geotecniche e sismiche dei terreni di Tor di Valle. Per ora, comunque, il progetto è ancora impantanato tra le questioni burocratiche del comune di Roma e della regione Lazio e poco trasparenti

.

 



 

Tutti dicono Manchester City, ma noi spereremo fino all’ultimo in un colpo di teatro. Magari pensionando con un anno di anticipo Wenger all’Arsenal.

 



 



 

Al momento non sembrano esserci i presupposti. Conte non fa che lamentarsi dei limiti che gli impone il ruolo: bisognerà capire se si tratta solo del suo solito modo un po’ passivo-aggressivo di comunicare con l’ambiente circostante (e magari ottenere qualche libertà in più) oppure è il preludio al suo abbandono post-europeo—forse anche a prescindere dal risultato finale della Nazionale. A quel punto probabilmente cercherà di accasarsi in Premier, l’unico campionato dove potrebbe soddisfare le proprie ambizioni di potere assoluto. Si porterà Giaccherini al Manchester UTD?

 



 

Scommettiamo che sarà il primo a dire che il nuovo

è brutto?

 



 



 

Molto è legato alla questione del rinnovo contrattuale del capitano della Roma, questione che a Trigoria fuoriesce periodicamente come i protocolli di Sion. Totti sembra veramente voler continuare a giocare fino a 40 anni, come

ha dichiarato, ma la dirigenza americana forse non è d’accordo. Quando gioca fa ancora il suo, a una certa età Roma però diventa un posto difficile più per le coronarie che per eventuali limiti tecnici. Capitano, ma chi te lo fa fare?

 



 

Sulla questione regna l’incertezza più totale. Con Platini e Blatter fuori gioco, la campagna presidenziale è aperta quanto la Serie A. Lo scorso 9 novembre il comitato elettorale della FIFA ha accettato cinque candidati: il principe giordano Ali Al Hussein, Sheikh Salman Bin Ibrahim Al-Khalifa (membro della famiglia reale del Bahrain e presidente della confederazione asiatica di calcio), l’ex diplomatico francese Jérôme Champagne, il segretario generale della UEFA Gianni Infantino e Tokyo Sexwale, imprenditore sudafricano e simbolo della lotta all’apartheid. Le elezioni si terranno il 26 febbraio.

 



 

Per adesso la FIFA sembra voler dare l’immagine dell’organizzazione che si redime ed è intenzionata a fare grandi passi verso la trasparenza. Il 14 dicembre ha annunciato di aver chiesto al professore di Harvard John Ruggie di stilare degli standard relativi ai diritti umani da applicare ai paesi che ospiteranno i Mondiali a partire dal 2026 e agli sponsor. Nella realtà molto dipenderà dalla risposta alla domanda 17.

 



 

Il videogioco manageriale Football Manager ha

che i Mondiali del 2022 verranno spostati in Cina il 29 giugno del 2017. In realtà è molto difficile. L’eliminazione di Blatter non ha certo cancellato gli interessi dietro questi Mondiali.

 



 

Mr Bee non esiste.

 

https://youtu.be/SHviHcF_qzw

 



 

E cioè i possibili successi della prima, le probabili delusioni della seconda. Ma non si sa mai, no?

 



 

Probabilmente sì. Il Portogallo potrebbe uscire agli ottavi, magari contro l’Italia se si qualifica seconda, e Cristiano finirebbe il torneo litigando con Armando Izzo che lo anticipa su ogni pallone.

 



 



 

Magari però al Belgio non interessa vincere. Se il Belgio è la squadra più hipster della storia, l’Europeo è una competizione troppo mainstream. Le uniche medaglie che la Federazione Belga Giuoco Calcio potrebbe esporre sono quelle della Coppa Benelux.

 



 

Il Manchester City potrebbe anche pensare di comprare in blocco la Juventus e usarla per le coppe, ad esempio.

 



 

Quanto fatto dalla banda di Simeone nel 2014 rimane un risultato di cui parleremo ancora per anni, ma ripetersi stavolta, vincendo la Liga davanti alla MSN (senza Diego Costa, Arda Turan, Courtois…), sarebbe un risultato ancora più grande. La cosa bella è che dopo i primi mesi di assestamento la squadra sembra aver trovato l’assetto giusto, guidata dalla stella Griezmann e con un mercato di riparazione fatto bene (che vada a completare l’arrivo già ufficiale di Augusto Fernández del Celta per sostituire l’infortunato Tiago a centrocampo) nulla vieterebbe a questo Atlético di tenere il passo del Barcellona e di giocarsela nelle ultime giornate.

 

https://www.youtube.com/watch?v=Xld7dPqN7hA

 



 

Nonostante la rinnovata competitività, vedere facce nuove sul palco in mezzo ai coriandoli è meno probabile di quanto si pensi. Napoli e Inter sono rivali credibili, ma i bianconeri mantengono la rosa più profonda del campionato. Sicuramente i neutrali (se davvero esistono) si divertiranno.

 



 

Se facciamo una proiezione del numero dei gol di Higuaín a fine stagione se tenesse questa media arriveremmo a 36, senza rigori (!). Vorrebbe dire record di reti in Serie A nella singola stagione (1 in più di Gunnar Nordahl nella stagione 1949-1950). Vorrebbe dire la metà esatta dei gol che sono serviti lo scorso anno alla Juventus per vincere la Serie A con il migliore attacco. Basterebbero a portare il tricolore a Napoli?

 

https://www.youtube.com/watch?v=hrAkIOTCFPE

Gonzalo annata 2015.



 



 

Difficile da prevedere per uno che è chiamato "El Loco". I rumor giornalistici hanno associato il suo nome a (in ordine cronologico dall’indiscrezione più vecchia a quella più fresca): Nazionale messicana, Roma, Swansea, Athletic Bilbao, América di Città del Messico.

 



 

Il più grande

del calcio moderno che prende il posto del più grande

. L’esperienza, tattica e di spogliatoio, di Ancelotti potrebbe esaltare le individualità del Bayern Monaco tanto quanto i moduli di Guardiola. Ammesso che Guardiola non vinca Bundes e Champions (che avrebbe senso, considerato che un destino simile era toccato proprio a Guardiola dopo Heynckes), Ancelotti rischia di poter fare anche di meglio sul lungo periodo. Ma sarà interessante vedere come se la caverà inizialmente, su quali giocatori punterà per dare il giusto equilibrio che hanno tutte le sue squadre. La buttiamo lì: Douglas Costa nel terzetto del Pallone d’oro 2017... nel frattempo nel comunicato ufficiale dei bavaresi la prima rivoluzione: Carletto è il primo allenatore con un proprio logo personale.

 


Hype.



 



 

La speranza è il Gent. La realtà sarà il Benfica finalista e perdente (Béla Guttmann is definitely amused).



 



 

Con la scadenza del contratto a giugno 2017, il francese potrebbe sorprendere tutti e lasciare la squadra della sua vita dopo la vittoria della Premier a giugno 2016. Magari lasciando festeggiare i giocatori alla consegna del trofeo per andarsi a godere un ottimo vino alsaziano dal box dello stadio che lui ha aiutato a rendere realtà.

 



 



David Beckham ha detto che il primo giocatore che vorrebbe portare al suo Miami FC è Zlatan Ibrahimovic. La franchigia della Florida, però, non parteciperà ancora alla MLS 2016, e la quasi irripetibile coincidenza di vedere Zlatan svincolato (il suo contratto con il PSG scade al termine della stagione 2015-16) rende improbabile il suo trasferimento negli States a breve termine, forse anche sul lungo periodo. Si parla di Diego Forlán, di Radamel Falcao, ma finora il solo affare quasi concluso è l’ingaggio di Ashley Cole da parte dei LA Galaxy. Il cambio di prospettive del calcio yankee mostra più di un punto di interesse: per la prima volta verranno introdotte le free agency; allo stesso Cole è stato proposto un contratto NON da Designated Player. Come ha dimostrato il caso Giovinco, la MLS può trasformarsi da Cimitero Degli Elefanti in Centro di Ozonoterapia per Carriere Stanche. L’America come antidoto al Calo del Desiderio. Ci vedrei bene Aquilani o Pepito Rossi.

 



 



 

NON può fallire per nessuna ragione al mondo.

 



 

Non nell’ufficio di Benítez, immaginiamo. Ma, soprattutto, Zidane avrà imparato ad allenare rispetto a quando ha preso in mano la Segunda del Madrid?

 



 

Romperà il motore tutto insieme o lentamente comincerà a farsi raggiungere, un po’ alla volta?

 



 

L’ultimo è stato Juan Martín del Potro agli US Open del 2009, l’anno prima era stata la volta di Djokovic al suo primo Australian Open. Tutti hanno voglia di nuovi campioni con un lungo futuro davanti, ma è difficile immaginare chi potrebbe fare il grande salto tra gli attuali Under-21. Nessuno, probabilmente.

 



 

Considerato come si è chiusa questa stagione ci aspettiamo un anno di "Valentino against the world": l'hype è alle stelle.

 

https://www.youtube.com/watch?v=2cjv7hEAytU

 



 

Noi ovviamente lo speriamo. Anche solo per dare un effimero segno a una Premier League che ha ormai venduto anima e cuore.

 



 

È molto improbabile. L’olandese ha iniziato a mourinhizzarsi attaccando la stampa e i giocatori, continuano a ripetere ossessivamente che all’interno dello spogliatoio VA TUTTO BENE. L’impero totalitario di van Gaal sembra avere le ore contate.

 



 



Tra i due, la parte più difficile spetta a Fabio Aru, che correrà il Tour per la prima volta e che quindi gareggerà con corridori di primissimo livello: Chris Froome, Nairo Quintana e, ancora una volta, Alberto Contador. Quasi impossibile immaginare che il sardo possa ambire alla vittoria al suo esordio, più raggiungibile invece un piazzamento nelle prime cinque posizioni, magari l’ultima che permette di salire sul podio.

 

Vincenzo Nibali dovrebbe partecipare al Tour come gregario di Aru per aiutarlo a gestire l'intera corsa e sarà interessante vedere quante energie avrà intenzione di spendere per il sardo. Il Tour servirà infatti al siciliano soprattutto per rimanere in forma dopo il Giro e prepararsi per le Olimpiadi di Rio. Diciamo che tre fattori giocano a favore di Aru per disputare un buon Tour: un percorso su misura per gli scalatori, un gregario di lusso come Nibali e l'esperienza accumulata nel 2015 con la vittoria alla Vuelta.

 

https://www.youtube.com/watch?v=_k5CfwxjrpE

Inno italiano e bandiera sarda per Fabio Aru sul podio della Vuelta.



 

Per Nibali la stagione dipenderà molto dal tipo di preparazione. Quella del 2015 è stata completamente sbagliata e questo è stato anche uno dei motivi che non gli hanno consentito di bissare la vittoria al Tour del 2014. Per il 2016 Nibali invece ha deciso di puntare tutto su Giro d'Italia e Olimpiadi. Per quanto riguarda il Giro bisognerà aspettare la lista finale dei partecipanti, ma le indiscrezioni danno per certa la partecipazione di Mikel Landa—arrivato terzo nel 2015—e Alejandro Valverde. È soprattutto il primo che potrebbe ostacolare la ambizioni del siciliano, che resta comunque uno dei favoriti per la vittoria finale.

 

Per quanto riguarda le Olimpiadi, Nibali ha dalla sua un percorso adatto alle proprie caratteristiche. A differenza delle Olimpiadi di Londra, è stato programmato un circuito più duro, dove gli scalatori possono competere per la medaglia d'oro. Considerando che la gara in linea maschile si disputerà il 6 agosto, tutto dipenderà ancora una volta dalla preparazione: riuscirà a mantenere uno livello di forma fisica adeguato?

 


di Gianluca Ciucci

 



 

Avere vent’anni ed essere re del mondo, va bene si può. Sognare la Nba e svegliarsi bagnati, succede ma non sempre si tratta di incubo. Qual è la distanza tra Carpi e l’Olimpo? Tutto questo e molto di più è Gregorio Paltrinieri, Greg per amici e cronisti giovanilisti. Che da piccolo voleva giocare a basket del mito MJ ma era imprendibile in acqua, molto più che sul legno. Lo stile libero è il suo regno e ora a nemmeno 22 anni se ne sta con la corona in testa. Però. A Kazan è diventato campione del terracqueo senza detronizzare il vecchio re. Sun Yang, l’imperatore con gli occhi a mandorla diede forfait a pochi istanti dal via della gara dei 1500. Doveva essere la resa dei conti dopo il lungo inseguimento e si risolse nel «momento più brutto della mia carriera», Gregorio dixit. Insomma ti prepari per la guerra del trono e poi lo trovi vuoto, il re non lo difende. Ma i campioni sanno essere concreti anche nei sogni: Paltrinieri vince la gara, la destabilizzazione del piano sconvolto dura solo una manciata di vasche. Il più forte vince, quasi sempre. Stavolta sì. Poi è arrivato il record mondiale in vasca corta di Antalya, i titoli dei giornali e la fama. Ma è già domani. Il 2016 significa Rio de Janeiro, Giochi Olimpici. Il ragazzo partito da Carpi arriva al culmine del suo viaggio, ma non è lo United Center o il Madison Square Garden dell’altro mito Carmelo Antony. Stadio del nuoto carioca, Olimpia. Dove mettersi in testa la corona d’alloro dell’immortalità e cancellare l’impero di Sun.


 



 

È possibile. La FIFA ha

che a gennaio l’IFAB

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