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Le 10 maglie più belle dei 120 anni della Juventus
07 nov 2017
07 nov 2017
Bianco, nero, rosa, giallo, blu e le loro migliori combinazioni.
(articolo)
10 min
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In occasione dei suoi 120 anni la Juventus è scesa in campo contro il Benevento con indosso una divisa celebrativa archetipica: undici strisce bianche e nere rigide, fini, e il rettangolo dorato classico sopra il cuore per contenere le stelle degli scudetti. Nonostante i richiami alla storia bianconera la maglia aveva però i tratti caratteristici di un kit contemporaneo: lo slim fit estremo da supereroi Marvel disegnati da Rob Liefeld o da Giroud all’Arsenal, lo sponsor tecnico (nascosto elegantemente in nero su nero), oltre ad una disponibilità limitata per il pubblico (1897 pezzi 😏) e quindi un prezzo da collezionismo. La Juventus da qualche anno è all’avanguardia nel tentativo di valorizzare il proprio brand, cercando di diventare spendibile nella vita di tutti i giorni anche dai giovani più hip, fargli indossare la maglia sotto le felpe di riviste di skate. Una delle cose più difficili però dell’essere davvero fico è che non devi provare a diventare fico: devi esserlo. Per questo i tentativi di fighettaggine del brand devono essere bilanciati. Nonostante questa maglia celebrativa sia indubbiamente bella, abbiamo pensato di riunire quelle più cool della storia bianconera, in modo che per i 125 anni siano pronti a fare un patchwork splendido di queste e creare una maglia-Frankenstein che sarà mega di moda nel 2022.

Away 2011-12

A chi sta meglio: Matri

Quando indossarla: in casa, ogni volta che si vede giocare la Juventus

Prima di diventare cool si passa attraverso delle fasi bruttissime. Quella della Juventus 2011/12 è un’adolescenza, uno sbocciare deciso foraggiato dagli ormoni di Antonio Conte e accompagnato da un’estetica diciamo acerba, come tutte le adolescenze che si rispettino. La seconda maglia di quell’anno, portata anche la stagione successiva, è particolarmente indicativa di questa tendenza: il rosa acceso, non leggero come da classico Juve, accompagnato da una ENORME stella dal contorno nero (ma dall’interno dello stesso rosa aggressivo) e lo sponsor Balocco con l’ovale rosso e la scritta bianca. Ma la conoscete tutti, sapete benissimo di cosa stiamo parlando. Visti i successi di quell’anno il kit con la stella è diventato quasi un feticcio, simbolo di rinascita: un indumento a cui, prima di tutto, si vuole bene. Ricorda quelle magliette dei gruppi musicali che si usavano spesso per uscire in qualsiasi occasione durante l’adolescenza, e che poi vengono lentamente declassate a maglia-per-il-mare o maglia-del-pigiama, ma per cui si prova un affetto grosso e che alla fine non butterete, come la vostra maglia dei Darkthrone.

Home 2002-03

A chi sta meglio: Del Piero

Quando indossarla: al campetto, ma rigorosamente tarocca

C’è invece una certa fanciullezza nella Juventus 2002-2003, nella sua maglia, nella sua annata stratosferica finita con un tonfo clamoroso all’Old Trafford, ai rigori contro il Milan, nelle partite storiche giocate quell’anno e nell’aver superato facilmente Barcellona e Real Madrid ai quarti e in semifinale di Champions, con gol bellissimi. Forse è questa fanciullezza, forse è lo sponsor tecnico Lotto oggettivamente bruttino che però è riconoscibilissimo, sarà la custodia nera del bianconero all’interno, la sua vestibilità larga e goffa che ricorda i fisici non iperatletici del calcio contemporaneo (Emerson sei tu?) e il taglio lungo, ma questa maglietta è di un cool ingenuo, che trasuda un po’ di misticismo.

Away 2015-16 Rosa con striscia fucsia

A chi sta meglio: Drake.

Quando indossarla: nelle stories su Instragram tutto il tempo

Avete presente tutta la difficoltà di essere cool senza provarci? Ecco, avendo Paul Pogba in squadra veniva molto più facile. Pogba è praticamente un enorme brand con grandi leve e un talento nel pallone sovrannaturale, e forse anche grazie a lui alcuni accostamenti cromatici per la Juventus sono invece sembrati naturalmente audaci, con un’attitudine che se ancora fosse il 2014 chiamerei swag. Insomma, mi piace pensare che alla creazione di questa divisa che richiama il colore classico della squadra con il twist di fucsia e dettagli bianchi, abbia partecipato proprio lui, Pogba; ne è venuta fuori una delle maglie più casualmente cool della Juventus.

Home 1992/93

A chi sta meglio: Moreno Torricelli nei panni di Bobby di Twin Peaks.

Quando indossarla: va bene per l’ufficio con le sue strisce austere, laboriose, con un contrasto deciso.

La maglia è elegante, Baggio ha il Pallone d’Oro e lo mostra nelle foto con quell’imbarazzo umile che lo rende amato da tutti, Conte e Vialli hanno ancora i capelli e i portieri indossano divise psichedeliche che ora se le compra Kevin Parker su eBay e se le mette per suonare. La bellezza di questa maglia sta anche nel dettaglio degli omini spalla a spalla della Kappa colorati di verde scuro, che spezzano il bianconero come se fossero un monile prezioso.

Juventus away 2012/13

A chi sta meglio: Claudio Marchisio.

Quando indossarla: sotto un giaccone pesante al prossimo festival di musica elettronica.

Lo sponsor Jeep che capeggia sulla bocca dello stomaco non è solo sponsor, è anche una dichiarazione abbinata al colore della T-shirt: passiamo sopra tutto. L’elegante total black, che sta bene con tutto, si scontra un po’ con l’inizio di stagione e le polemiche totalmente non cool che riguardano la scritta “30 sul campo” e le squalifiche dell’allenatore in carica Antonio Conte e del suo secondo Alessio; però vanno a braccetto con una certa sicurezza in campionato, con un’annata che ha confermato che quello dell’anno precedente non era solo un suicidio del Milan ma anche un’invenzione di Conte e del gruppo Juventus fatta di gente che, vestita tutta di nero, era fica. Pirlo con la barba, Pogba, Vidal, Vucinic: vedere una piccola armata di undici uomini vestiti del nero lucido del kit di cortesia, come degli androidi di ossidiana agli ordini di Conte, faceva paura.

Home-Away: 1899

A chi sta meglio: Enrico Canfari, presidente ed attaccante

Quando indossarla: quando ci si ritrova tutti tra uomini a giocare a canasta in locali fumosi, si discute della supremazia dei pantaloni alla zuava sugli altri tipi di calzoni, si ripensa con nostalgia all’avventura coloniale e si fuma l’oppio.

Prima che Savage, nel 1903, facesse il colpo di telefono al suo amico di Nottingham per farsi inviare quelle curiose divise a strisce bianche e nere, il Football Club Juventus ha cambiato colori societari: dal bianco con cravattino nero a rosa col cravattino nero a cavallo tra i due secoli, per distinguersi dalle altre società che giocavano a pallone. La compostezza con quel pizzico di originalità e le storie che girano sulle vere motivazioni del colore bianco e nero, insieme ad un amore forte per la tradizione e per quel colore inusuale hanno fatto il resto della storia. Resta comunque una grande divisa, sicuramente scomoda, ma essere cool non sempre è comodo.

Away 1981/82

A chi sta meglio: Paolo Rossi

Quando indossarla: quando incontri i genitori della tua fidanzata, perché è seria ma non serissima, si sposa benissimo con le Clarks e i jeans chiari e tra l’altro è perfetta per giocare a golf quando il padre di lei ti porta al country club.

Il blu tenue di questo kit della Juventus ricorda le foto degli anni ’70 e ’80, con quella retromania nostalgica per un mondo in cui anche i colori sembravano più belli. E forse era vero: guardate che bella l’erba, le macchine fotografiche, o anche il sole del Friuli (quando mai c’è stato questo sole a Udine?!). Il resto lo fa il design del kit di cortesia della Juventus di quell’anno: il blu pervade tutto e lascia spazio solo agli sponsor, rigorosamente in bianco, e allo scudetto con la stella; i dettagli bianchi e neri dell’elastico nelle maniche e del colletto fanno il resto, misti al colletto avveniristico da divisa dell’Enterprise.

Home 1976-77

A chi sta meglio: Boninsegna o Benetti, a seconda di che tipo siete: più vedo-non vedo Boninsegna, casto ma deciso; o più disco come Benetti. Pregevole interpretazione anche di Cabrini.

Quando indossarla: sul set di un film porno o nel remake di Boogie Nights.

Queste belle maglie classiche ma chiaramente cult si differenziano da quelle delle annate adiacenti, anteriori e successive, perché non presentano il gagliardetto col tricolore simbolo della vittoria del campionato. Restano quindi un po’ minimaliste, il che gioca a favore dell’essere fichi senza fare i prepotenti (come un gagliardetto un po’ prepotente che urla “siamo i campioni d’Italia” può fare ad una maglia a strisce bianche e nere verticali). Il colletto è quasi uno scollo per anni sessualmente liberi, con però il tocco di classe del bottoncino per nascondere il proprio petto villoso da occhi indiscreti, se proprio ti senti pudico. Notevole anche la divisa di cortesia con un blu notte minimo con dettagli bianchi mai eguagliato davvero.

Away 1983-84

Who wore it better: Cabrini.

Quando indossarla: nelle belle giornate d’estate.

La maglia blu e gialla della Juventus è bella da sempre: è un grosso cambiamento dal kit usuale, è legata alla città di Torino, è sempre riconoscibile. Negli ultimi anni abbiamo assistito a continue riproposizioni della divisa gialla: già per la stagione 2017-18 il giallo con dettagli blu va a rilevare quella vagamente più casual ma rovinata dai dettagli bianconeri del 13-14. A loro volta loro sono state dei pudici remix in confronto al kit che provò a cambiare tutto. Infatti nel 1994 la Kappa propose il suo celeberrimo kit stellato, con la doppia stella sulla spalla: il blu elettrico è bello ed è la prima apparizione dello stemma societario sulla maglia dei bianconeri, ma le stelle gialle sulle spalle sono abbastanza tamarre, bisogna dirlo, per non parlare di tutto l’armamentario attaccato alla maglia: due stelle sul petto oltre a quelle sulle spalle (IN CASO NON FOSSE CHIARO), e quell’aggressività sintetica delle maglie degli anni ’90 che non poteva che peggiorare la situazione. Io la amo, capiamoci, ed è una maglia cult, ma è cool solo per chi è juventino.

L’approccio più elegante e vincente è quello del debutto del giallo della stagione 1983. Il colore acceso è bilanciato dal blu solito della divisa di cortesia nel bordino della manica (strisciolina a maniche corte, polsino raffinato con le maniche lunghe), negli sponsor e nel finto colletto a V. In particolare, la più bella è quella della finale di Coppa delle Coppe col Porto, vinta dai bianconeri per 2 a 1, senza lo sponsor Ariston, che la rende una maglia semplice e cool, con dei segni misterici come i due uomini schiena a schiena e il cerchio tricolore sovrastato da due stelle, come di una loggia massonica per nulla timida.

Home 82-83 (Coppe)

A chi sta meglio: Platini, che si protegge del rigido clima torinese solo con una catenina d’oro zarra mentre Tardelli, Cabrini e Brio erano timorati di Dio e si mettevano la maglia della salute.

Quando indossarla: nelle discoteche degli anni 80, rigorosamente senza maglietta della salute sotto.

Il primo posto va ad una maglia particolare di un’annata importante. Prima di tutto c’è da fare una distinzione: quell’anno la Vecchia Signora aveva due kit differenti per campionato e coppa. La premiata è la versione della coppa, per le grandi occasioni, che nella mise regolamentare differiva per la riga centrale bianca, decisamente cheap – anche se c’è chi lo portava bene, come Boniek con la collanina comprata in spiaggia più un’altra in cui non voglio capire cosa c’è scritto. Per le coppe la Juventus sfoggiava l’abito importante, con una striscia nera centrale che si divide nel colletto a V che è uno spettacolo. Il logo Ariston inoltre, già futuristico di suo, nella versione di coppa acquisisce una grandezza maggiore, contribuendo al forte contrasto voluto in origine dagli sceglitori dei colori societari tra purezza e austerità, volontà di comando. Di quell’anno esteticamente fecondo è anche la misteriosa maglia celeste, mai utilizzata prima e mai utilizzata dopo, unicum portata solo nella trasferta di semifinale di ritorno contro i polacchi del Widzew Lodz.

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