
Mentre in Italia si consuma la diatriba tra nostalgici e anti-nostalgici, il corso degli eventi scorre come al solito indifferente alle nostre manie. Certi processi scorrono al di sotto della nostra consapevolezza, e le vecchie mentalità spariscono per far posto a quelle nuove senza che riusciamo a rendercene conto.
Nonostante il mondo del calcio faccia di tutto per rendersi impermeabile, anche i calciatori stanno cambiando. Mentre la lotta di classe si appropria di simboli sempre più immateriali, anche il modello di calciatore interessato solo alle borse e alle macchine veloci sta diventando anacronistico. Si sta ridimensionando infatti l’esigenza di dover dimostrare il proprio status attraverso dei simboli materiali molto appariscenti.
Forse non è un modello che sta davvero sparendo - i calciatori continuano a preferire una Lamborghini Diablo gialla a una Tesla, e a spendere una quantità di tempo ridicola a sistemarsi i capelli - ma possiamo dire che a questo si sta affiancando un nuovo paradigma. Un gruppo di giocatori meno insicuri e più consapevoli del proprio status. Che quindi non hanno bisogno di simboli troppo appariscenti e di uno stile di vita vistoso per dare l’idea a chi li circonda di avercela fatta. Giocatori che sono a proprio agio con il loro essere belli, ricchi e in forma, e che ci tengono ad avere gusto nell’esprimere il loro far parte di un’élite scelta di esseri umani. Solo con più possibilità e consapevolezza degli altri, disinteressati alle guerre su chi sta più in alto nella classifica di Forbes.
Il monarca assoluto di questo paradigma è Paul Pogba. Il francese è il contrario del modello del calciatore ricco e dal gusto estetico grossolano, pieno di ansia di dimostrare la propria condizione sociale. Pogba è perfettamente a suo agio con la sua notorietà, al punto di essere diventato il primo artefice del proprio brand. Un universo estetico preciso, fondato sull’idea di un calciatore che celebra la propria fama inventando balli e schifando gli haters come un rapper.
Parlando dei problemi del rendimento di Paul Pogba, Mourinho ha usato una frase strana: «Dovrebbe pensare più al campo e meno alle emoticon». Non ha detto «Dovrebbe pensare di più al campo e meno alle donne». Non ha detto «Dovrebbe pensare più al campo e meno alla discoteca». Ha detto che Pogba passa troppo tempo sui social, a scegliere l’emoticon che lo faccia sembrare più disinvolto. Pogba è così perfetto per la cultura millennials che Twitter gli ha consacrato un’emoticon, ed è forse per questo che attira l’odio di chi vorrebbe calciatori più semplici, capaci di confermare visioni del mondo passate.
In questo universo estetico anche lo stile di gioco ha il suo peso. Ho già scritto di come il modo di giocare di Paul Pogba incarni bene il concetto di swag, cioè una coolness raggiunta senza sforzo, aderendo semplicemente a quello che si è. Ma se stiamo parlando di un nuovo modello di calciatore - di un movimento di calciatori millenial - allora Pogba non può essere l’unico esempio: bisogna essere capaci di andare oltre.
Lo stile fuori dal campo
Per il nostro ciclo dedicato ai giocatori swag, questa puntata è dedicata a Dele Alli. Alto 1 metro e 88, un fisico longilineo e strano in modo interessante, capigliatura afro che taglia due volte a settimana (“per rinfrescarla” dice). Alli ha un gusto ricercato in fatto di sneakers; quando si fa male al ginocchio indossa dei tape etnici di bellezza sartoriale ed è uno dei pochi a potersi permettere di esultare con la camminata di Conor McGregor senza risultare ridicolo. Come ogni giocatore del nuovo movimento millennials possiede una propria articolatissima stretta di mano e ha un suo gusto anche quando si parla di esultanze: «La mia preferita è il robot di Peter Crouch. Ha classe e rispecchia il suo stile».
In un’intervista ha candidamente confessato di maltrattare chi si presenta nello spogliatoio del Tottenham vestito male. Ma in un mondo del calcio comunque ancora machista e che apprezza l’eleganza solo quando prende la forma della virilità neoclassica di Xabi Alonso, essere attenti allo stile può essere interpretato come segno di inautenticità, che si sta pensando più alla moda che al campo.
Per questo Alli ha dovuto innanzitutto togliere ogni perplessità sul suo valore. A 21 anni, finora, è stato coinvolto in 40 gol in Premier League (26 gol e 14 assist): alla sua età, per dire, Cristiano Ronaldo - che deteneva questo record in precedenza - aveva contribuito a 25 reti. Al suo debutto con la maglia dell’Inghilterra, contro la Francia a Wembley, ha segnato tirando sotto l’incrocio dei pali dando l’impressione di usare solo una piccola percentuale del suo impegno. E tutto questo senza nemmeno rinunciare allo stile, distruggendo ogni record di precocità dando l’impressione di non versare neanche una goccia di sudore.
“How to announce yourself as an England Player” dice il telecronista.
Quest’anno è stato votato miglior giovane della Premier League. Insomma, la cosa fondamentale per potersi permettere di giocare con stile senza essere considerare un montato è essere forte per davvero, e nessuno ha dubbi sul talento di Dele Alli. Ad esempio:
- “Dele Alli è il miglior centrocampista inglese dai tempi di Paul Gascoigne”.
Sir Alex Ferguson
- “È un giocatore fantastico. È un combattente, è bravo, è uno che attacca l’area. È uno dei migliori giocatori mai visti in vita mia”.
Pep Guardiola
- “Il cielo è l’unico limite per Dele Alli”.
Graheme Souness
Per Dele Alli però il come è più importante del quanto. In un’epoca in cui fatichiamo ad entusiasmarci per qualcosa, il talento di Alli è qualcosa di unico: «È leggermente diverso da tutti i giocatori della sua età. Credo sia un giocatore unico. È diverso da qualsiasi altro ed è difficile fare paragoni». ha dichiarato Pochettino. Aggiornando in senso millennial la frase di Nereo Rocco «Si gioca come si vive», anche Dele Alli sembra giocare con la stessa ricercatezza rilassata con cui sta al mondo. Il video tributo animato che gli ha dedicato il Tottenham è il più raffinato ed elegante tra questo genere di video, di solito un po’ ingessati.
Ho selezionato i suoi dieci tocchi più swag che vi faranno venire voglia di stamparli in 3D.
Pausa e cambio gioco vs Manchester UTD
Per giocare con stile bisogna, innanzitutto, non avere fretta. Come nel sesso, il ritmo è più importante di qualsiasi cosa: bisogna essere in controllo della situazione. Alli viene circondato appena stoppa il pallone, e non prova neanche ad abbassarsi al livello degli avversari. Dribbla a rientrare, poi fa una piccola pausa scenica - solo per far capire a tutti che 6 giocatori che gli mettono il fiato sul collo non gli mettono nessun tipo di ansia - e cambia gioco per Walker con la facilità di chi si sta accendendo una canna.
Tunnel con l’interno vs Monaco
Guardate con quanta sufficienza Alli si avvicina al pallone, sembra un pavone che si prepara ad aprire la coda. Poi si attacca la palla all’interno piede come fosse un magnete e la sposta sotto le gambe di Raggi con una violenza passivo-aggressiva davvero irrispettosa verso un onesto operaio della difesa come Raggi. Questo in realtà riesce a frapporre il corpo tra lui e la palla, e nel resto dell’azione che non vediamo magari riesce anche a toglierla. Ma la busta è presa: il giorno dopo Raggi avrà pensato, almeno per qualche minuto, di dover smettere per il calcio. Poi ci ha ripensato e si è andato a giocare la sua semifinale di Champions League.
A volte i difensori di Premier League sembrano davvero troppo inadeguati per affrontare Dele Alli. Due tunnel consecutivi in 10 metri di spazio sono la prova più imbarazzante della superiorità di Alli, che se avesse a disposizione una palla più piccola proverebbe a farla passare tra le orecchie dei difensori.
Il dettaglio migliore è il modo in cui Alli snobba il minimo contatto fisico con i difensori a cui fa il tunnel, come se gli potessero attaccare qualche malattia.
Tunnel sulla fascia vs Crystal Palace
Dele Alli non è certo l’unico ad avere un talento particolare nel tunnel, ma pochi come lui lo trasformano in un gesto che mette così in chiaro la propria superiorità sugli avversari. Per dire, in questa occasione il tunnel su un giocatore in ginocchio, in una zona pericolosa del campo, risponde solo al puro gusto di farlo. In questo modo Alli non sembra uno che prova a essere superiore agli altri, ma che è superiore agli altri.
Nella gif sopra c’è la classica situazione di Alli che si allarga sulla fascia mentre tanti uomini goffi cercano di inseguirlo come le orde di zombie nei videogiochi. Alli evita il primo uomo, poi fa un tunnel su un secondo che sembra andare in pezzi come qualcuno picchiato da Bud Spencer. Poi esagera e perde palla, quando gli ritorna per appoggiarsi all’indietro fa un colpo di tacco per Eriksen bello come tutte le cose effimere.
La coolness di Alli consiste anche nel far sembrare gli avversari un branco di persone con problemi motori.
Giuro, questo è l’ultimo tunnel. Guardate un ballerino fatto di mercurio danzare in mezzo a nuvole di gente ubriaca, che non riesce a reggersi in piedi. Questo è il mio tunnel preferito. La situazione è sempre quella della fascia sinistra, il posto in cui è più semplice beccare un tunnel da Dele Alli. Il rientro di un difensore lo costringe a tornare indietro, girando su se stesso già una volta, Alli invece di rassegnarsi a quel punto a una giocata più conservativa si gira ancora con la suola e, in un unico movimento, fa un tunnel a Fletcher e riparte con un doppio tocco di interno.
Qual è il tocco più swag del gioco del calcio? Non il tacco, che costa comunque uno sforzo intellettuale controintuitivo molto alto. Piuttosto l’esterno, che è il colpo che si può mascherare fino all’ultimo, dando l’impressione di impegnarsi in uno sforzo davvero minimo. Qui Alli passa la palla come uno che ha la pressione troppo bassa, ma riesce comunque a prendere in contropiede tutto l’Arsenal, andando direttamente sul binario della corsa di Harry Kane. Un ottimo esempio dell’eleganza che si unisce all’efficacia.
Rifinitura semplice vs Turchia
Alli ha una grande visione di gioco. In quest’azione chiama palla e, mentre si prepara a ricevere, ha già visualizzato la giocata da fare. L’unico movimento con cui controlla, si ricava lo spazio per il passaggio e l’esecuzione del filtrante comunica il calcio come un’arte della semplicità. Alli è tra i pochi giocatori a raggiungere un equilibrio incantato tra il fare né più né meno quello che va fatto, e farlo però con la maggiore eleganza possibile.
Scavetto per Kane vs West Bromwich Albion
Il piede di Delle Alli non ha la dolcezza classica del numero 10, non ha la sensibilità per giocare in verticale dentro micro-tasche di spazio. Eppure è un ottimo rifinitore, proprio per il senso dei tempi nel suo gioco di passaggi, oltre che per la sua capacità di coordinarsi anche in spazi stretti nonostante le gambe lunghe e fini da fenicottero. In quest’azione vediamo entrambe queste qualità in questo lancio per Kane, dove fa un primo controllo difficile col sinistro e poi lancia di destro oltre la linea difensiva senza lasciar rimbalzare la palla.
Nella gif sopra, invece, Alli si immobilizza circondato da avversari, poi fa uno scavetto da futsal che serve il movimento di Kane.
Alli dribbla senza toccare il pallone vs Chelsea
Ricapitolando: la coolness sul campo è inversamente proporzionale allo sforzo. E l’assenza di sforzo risalta di fronte a quanto vengono messi in affanno gli avversari. Qui l’arte del dribbling di Alli arriva a una specie di sublimazione immateriale. Azpilicueta prova ad anticiparlo, e a lui basta alzare leggermente la gamba - quasi stesse tenendo ferma una porta - per mandarlo a vuoto. Poi parte nella solita, letale, conduzione nel corridoio centrale e fa un tunnel a David Luiz. Se guardiamo il replay ravvicinato, il suo tocco d’esterno è impercettibile: un leggero battito d’ali, ma stava bastando per mandarlo solo davanti a Courtois, prima che Kanté lo stendesse.
Ricapitolando: Dele Alli ha dribblato due giocatori del Chelsea quasi non toccando il pallone.
«È uno che attacca l’area ed è uno dei più fantastici giocatori visti in vita mia», con questo misto di enfasi e semplicità Pep Guardiola ha parlato di Delle Alli. “È qualcuno che attacca l’area”: non è una descrizione particolarmente precisa di un calciatore, eppure riesce a rendere l’idea che Alli lo faccia in maniera unica, con un tempismo e una grazia tutte sue.
Di questo gol molti hanno, giustamente, sottolineato il lancio di Eriksen dietro le spalle di David Luiz. Bisognerebbe però anche sottolineare che la finalizzazione di Alli non è per niente banale. Innanzitutto perché è Alli a chiamare la palla ad Eriksen, e la corsa è fatta con i tempi perfetti. Alli si coordina con il piede non suo, mette il piatto per colpire di controbalzo, e per controllare l’impatto con la palla si stende con una scivolata così elegante che sembra fatta su un tappeto di petali di margherita.
Rendere semplici le cose difficili è paragonabile a una forma d'arte, come scrisse Bruno Munari: «Complicare è facile, semplificare è difficile. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare».