Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
Sarri sta cercando soluzioni per la Lazio
01 nov 2021
01 nov 2021
La partita con l'Atalanta ha mostrato i correttivi del tecnico.
Dark mode
(ON)

Atalanta-Lazio è una partita che raramente lascia delusi. Potremmo citare il 3-3 del dicembre 2017, o l’assurdo 3-2 con cui Malinovsky aveva ribaltato la squadra di Inzaghi in una delle prime partite post lockdown. Senza dimenticare l’altro 3-2, quello dello scorso anno in Coppa Italia a Bergamo, o la partita dell’Olimpico nel 2019 in cui la Lazio aveva rimontato dallo 0-3 al 3-3. Insomma, un vero classico della storia recente della Serie A, dove abbiamo potuto ammirare il meglio di Luis Alberto, Ilicic e Gomez, giocatori unici, che forse avrebbero faticato a sopravvivere in un contesto diverso dal nostro campionato.

Alla sfida di sabato, né Atalanta né Lazio arrivavano nel proprio miglior momento. I bergamaschi, al solito, sono partiti un po’ a rilento – occupano la quarta posizione, ma hanno perso punti contro le piccole e hanno mostrato squilibri preoccupanti – mentre la Lazio nella vittoria con la Fiorentina ha riassestato un po’ di pezzi, dopo il disastroso 4-1 subito dall’Hellas. Il 2-2 finale non sposta di molto il giudizio sull’Atalanta, padrona in maniera indiscussa della partita ma sotto nel punteggio fino ai secondi finali a causa di errori già noti. Per la Lazio, invece, rappresenta un segnale di crescita, non solo dal punto di vista emotivo, ma soprattutto da quello tattico.

I correttivi nel pressing di Sarri

Nelle ultime settimane si è parlato con una certa delusione della qualità del gioco espresso dalla Lazio: possesso palla lento, combinazioni di fascia troppo ancorate agli spunti di Felipe Anderson e Pedro, costruzione bassa timorosa ai primi accenni di pressing. Insomma, se guardiamo le squadre di Sarri per divertirci, ancora di spettacolo se n’è visto poco. Le incertezze col pallone, però, derivano forse da quelle senza. Fino alla partita con la Fiorentina, agli avversari è bastato un minimo di organizzazione sul primo possesso per lasciare i biancocelesti in balia degli eventi. La Lazio pressava senza troppa convinzione: Immobile rimaneva in inferiorità numerica contro i difensori, i terzini rimanevano bassi e in ogni azione la Lazio si ritrovava a correre all’indietro. Anche col baricentro basso, l’atteggiamento passivo portava a far arrivare troppi palloni nella propria area.

La Lazio non è mai stata padrona del contesto, neanche alla prima giornata contro l’Empoli. Troppo facile farla ballare da una corsia all’altra del campo, da lato forte a lato debole, fino a raggiungere il fondo e riempire l’area. L’Inter ci stava guadagnando una vittoria pulita, l’Hellas ci ha costruito addirittura un 4-1. Nessuna squadra muove la palla da una fascia all’altra meglio dell’Atalanta di Gasperini, un potenziale incubo per Sarri. Eppure la Lazio, stavolta, non è rimasta succube della circolazione di palla avversaria ed è riuscita a sporcare quasi ogni possesso, fino a sfiorare la vittoria. Sarri ha trovato i correttivi giusti per il suo pressing, ed è così che, senza timori reverenziali, la Lazio ha giocato una partita al livello di una squadra esigente come l’Atalanta.

Sin dall'inizio, la squadra di Sarri ha pareggiato gli avversari in prima costruzione, con le uscite in pressing modulate sugli scambi di posizione dei giocatori nerazzurri. Gasperini, vista l’emergenza in difesa, schierava Demiral da centrale, Lovato da terzo di destra e de Roon da terzo di sinistra. Insieme a loro, si occupavano della prima costruzione i due mediani Koopmeiners e Freuler e gli esterni Zappacosta e Mahele. Pur con la palla come stella polare, negli scivolamenti della Lazio stavolta l’uomo ha avuto più rilevanza del solito. I riferimenti un po’ più semplici e precisi e una maggior aggressività dei terzini hanno reso finalmente operativo il pressing biancoceleste. Il confronto con la sconfitta di Verona, contro una squadra figlia della scuola di Gasperini, che come l’Atalanta imposta 3+4, è abbastanza esplicativo.

Questo in basso è un fermo immagine tratto dalla partita del Bentegodi. Dal difensore centrale arriva un passaggio a Faraoni, l’esterno destro. Vicino a lui c’è Barak, in posizione di mediano. Nello scivolamento, di loro si dovrebbero occupare Felipe Anderson e Akpa Akpro, ala e mezzala di sinistra. I due però sono confusi sul da farsi. Felipe forse si aspettava un passaggio intermedio sul terzo di destra Dawidowicz – aveva abbozzato uno scatto su di lui – e rientra su Faraoni senza coprire la linea di passaggio per Barak. Akpro, addirittura, parte dal centro per farsi quindici metri di scatto e occuparsi anche lui di Faraoni. Hysaj, terzino sinistro, è rimasto trenta metri più indietro per marcare Ilic, senza rischiare di alzarsi e far scalare il centrale sinistro Radu. Senza pressione alle spalle, Faraoni gioca facilmente per Barak. A catena, ne nasce una combinazione che, con l’intervento di Ilic, porta l’Hellas a trovare il lato debole.

[gallery columns="8" ids="75057,75056"]

Per mantenere Hysaj basso e ostacolare Faraoni e Barak, sarebbe servita miglior coordinazione tra Felipe Anderson e Akpa Akpro. Contro l’Atalanta il discorso cambia.

Le due mezzali – Milinkovic a destra e Luis Alberto a sinistra – si orientano sui mediani, mentre le tre punte escono sui tre centrali (Immobile su Demiral, Pedro su Lovato e Felipe su de Roon). Uno dei pattern più ricorrenti del gioco di Gasperini prevede l’avanzata dei terzi centrali – che diventano praticamente dei terzini – con i mediani che si abbassano al fianco del centrale di difesa. I movimenti difensivi dei giocatori della Lazio, quindi, dipendono dalla posizione della coppia atalantina terzo centrale-mediano. Nel primo tempo la squadra di Gasperini manovra soprattutto a destra, lato di Lovato e Freuler, su cui peraltro preferisce collassare Ilicic. Se Lovato si allarga e Freuler prende la sua posizione, allora Luis Alberto si alza sulla stessa linea di Immobile per pressare lo svizzero, mentre Pedro si apre su Lovato (tra i due mediani, Koopmeiners si abbassa in difesa più di Freuler, per questo Milinkovic difende molte volte alla stessa altezza di Immobile).

[gallery columns="8" ids="75059,75058"]

Se, come accade più spesso, Freuler rimane in mediana e si avvicina alla fascia per formare il solito quadrilatero laterale di Gasperini, allora Luis Alberto scivola in orizzontale su di lui (e lo stesso vale per Milinkovic con Koopmeiners sul lato opposto). I terzini Marusic e Hysaj, invece, si alzano aggressivi su Zappacosta e Mahele non appena gli arriva palla. I difensori centrali Acerbi e Luiz Felipe, senza paura, scivolano verso la fascia per controllare le punte Ilicic e Zapata.

Per l’Atalanta è difficile avere una costruzione pulita. L’unico giocatore in grado di far saltare il banco e garantire un primo possesso fluido, almeno nel primo tempo, è Josip Ilicic. Lo sloveno non sarà più quello del 2019/20, ma attraverso esecuzioni tecniche minimali riesce a eludere il pressing laziale. Se Acerbi lo pressa, lui indietreggia con un controllo orientato e si crea lo spazio per cambiare gioco. Nel primo tempo Cataldi e Luis Alberto non sempre sono puntuali a raddoppiarlo in aiuto ad Acerbi. Nel secondo, con Ilicic che si sposta più spesso verso sinistra, il sistema di aiuti della Lazio migliora, Cataldi raddoppia più spesso e anche l’influenza di Ilicic sulla partita scema.

[gallery columns="7" ids="75062,75061"]

Vista l’applicazione e la precisione dei giocatori della Lazio senza palla, non è un caso, forse, che il gol del pareggio atalantino nasca nell’unica occasione in cui gli attaccanti di Sarri neanche ci provano a pressare il primo possesso – anche se Zapata brutalizza Marusic come poche volte si vede in Serie A, e forse neanche Reina è esente da colpe. Dopo una spazzata di Hysaj, Pedro dal centro sinistra prova a pressare Musso che blocca il pallone. Immobile, al centro, sembra avere un problema con i parastinchi e non fa partire il pressing. Musso serve velocemente Lovato libero di avanzare quasi fino a centrocampo e di lanciare verso Zapata. Marusic prima prova a intercettare il passaggio, poi cerca il corpo a corpo col colombiano, che se lo lascia indietro senza neanche avvertirne la presenza.

[gallery columns="6" ids="75064,75063"]

Cataldi ha mandato in tilt la difesa della profondità dell'Atalanta

Se senza palla il passo in avanti sembra evidente, il prossimo step per la Lazio è dimostrarsi più vicina alle idee di Sarri col pallone tra i piedi. Ai microfoni, l’allenatore toscano ha parlato di come sia difficile creare occasioni contro la Dea. La Lazio, in effetti, non ha mai occupato con costanza la metà campo avversaria e le migliori occasioni sono nate da transizioni lunghe o da verticalizzazioni immediate. Già contro il Manchester United, la squadra di Gasperini aveva sofferto nella difesa della profondità. Bruno Fernandes a volte si abbassava anche vicino ai difensori per giocare a palla scoperta e lanciare immediatamente su Rashford, abile a muoversi alle spalle di Demiral. La Lazio, grazie a Immobile, ha potuto adottare una strategia simile. Il gol dell’1-0 nasce da una verticalizzazione di prima di Cataldi per l’attaccante della nazionale. Il lancio è splendido, un colpo di katana, ma i movimenti della catena di destra della Lazio creano le condizioni per mandare Immobile in porta. Mahele segue Hysaj in possesso, il mediano sinistro Koopmeiners controlla Milinkovic. Entrambi sono vicini alla fascia. Più avanti, Felipe Anderson si allarga e attrae il centrale sinistro de Roon lontano dal centro. Hysaj scarica all’indietro per Cataldi che di prima, in diagonale, innesca il taglio di Immobile alle spalle di Demiral.

Felipe Anderson si apre, de Roon abbocca e si allontana dal cuore della difesa, rendendo più chiara per Cataldi la linea di passaggio verso Immobile. Il lancio è così improvviso che l’attaccante e Demiral restano fuori inquadratura.

Il turco sembra guardare solo la palla al momento del lancio, senza preoccuparsi di Immobile. Demiral, come gli era successo contro Rashford, prova invano a recuperare con una scivolata. Lovato sembra confidare nella spaccata del compagno e reagisce in ritardo per assorbire il taglio. Musso para, ma sulla respinta arriva il gol di Pedro.

Cataldi esegue la giocata decisiva nel gol e, in generale, gioca una partita di alto livello in entrambe le fasi. Leiva è uno dei metodisti migliori del campionato, ma Cataldi sembra avere alcune caratteristiche particolarmente favorevoli per il calcio di Sarri. Il tecnico, a fine gara, ne ha elogiato il dinamismo e in effetti nelle scalate verso la fascia sembra coprire meglio il campo. Oltre alle verticalizzazioni improvvise, è superiore al brasiliano in quelle giocate corte di prima, verticali o diagonali, che irrorano la fase di possesso dell’allenatore toscano. Cataldi è più efficiente anche a proporsi con movimenti in orizzontale: con la palla che gli arriva dal terzino, sa mettersi davanti all’uomo per giocare di prima o proteggere il possesso, anche con finte di corpo con cui la fa scorrere e si gira.

Vista la stima del suo allenatore, che a fine gara ha dichiarato di averlo cercato già ai tempi di Empoli, c’è la curiosità di vedere come si comporterà con lui la Lazio contro squadre che, al contrario dell’Atalanta, le lasceranno la palla; come detto, i biancocelesti non hanno giocato attacchi posizionali e il secondo gol è nato da una transizione lunga – per contrappasso al gol dell’1-1, Immobile con grande generosità è tornato nella sua metà campo per rubare palla a de Roon e innescare la ripartenza.

Dopo la vittoria contro la Fiorentina, Sarri ha detto che i suoi hanno giocato una «partita seria», definizione calzante per una squadra forse non troppo brillante in possesso ma mai preda degli avversari. In Serie A non c’è nessuno che possa dettare il contesto contro l’Atalanta, tanto meno la Lazio di queste settimane. Il merito dei biancocelesti, però, è di aver accettato la superiorità della squadra di Gasperini senza mai andare in affanno, senza correre in maniera disperata dietro agli avversari per coprire buchi sempre più grandi passaggio dopo passaggio. Per la nostra idea platonica di Sarri ci aspetteremmo altro, ma al momento non è poco.

Gasperini, invece, deve assolutamente migliorare la difesa dello spazio alle spalle dei propri difensori. Soffrire così tanto i palloni scoperti può essere un grave handicap contro attaccanti abili a tagliare come Rashford o Immobile. D’altro canto, la capacità intimidatoria dell’Atalanta sembra immutata e Ilicic sta ritrovando un buono stato di forma. Ancora una volta, Atalanta-Lazio non ci ha fatto annoiare.

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura