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Foto di Marco Iacobucci
Serie A Alfredo Giacobbe 18 gennaio 2021 7'

Qual è la vera Lazio?

Analisi di una stagione ambigua.

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Quando ho iniziato a scrivere questo articolo, la Lazio aveva 22 punti in classifica in 15 partite, 11 punti in meno dell’anno scorso. Poi sono arrivate tre vittorie consecutive, tra le quali c’è la stracittadina romana di venerdì scorso, dominata non solo nel punteggio. Ciononostante, la Lazio ha ancora 11 punti di distanza rispetto al ruolino dello scorso anno, quando era una pretendente allo scudetto, prima dell’esplosione dell’emergenza sanitaria. Qual è dunque la vera Lazio? Dove sono oggi, se ce ne sono, le potenzialità inespresse nella squadra di Simone Inzaghi? 

 

Nello scorso campionato, alla ripresa di giugno, la Lazio ha avuto difficoltà a mantenere un’elevata competitività principalmente a causa degli infortuni. Questi hanno riguardato sia i titolari, sia uomini che sarebbero entrati poi nelle rotazioni. In pratica Simone Inzaghi non ha potuto gestire le forze dei pochi calciatori a disposizione, in un periodo in cui il calendario era particolarmente congestionato.

 

In questo inizio di stagione, l’incidenza degli infortuni è stata forse inferiore, ma gli impegni di calendario non hanno lasciato scampo alla Lazio, divisa tra Serie A e Champions League. Nessun allenatore tra quelli impegnati in Europa ha mancato di sottolineare quanto sia stato difficile recuperare, da un punto di vista mentale oltre che fisico, dagli impegni nelle coppe in settimane consecutive, che è la vera eccezione di questa stagione. Se in Europa hanno brillantemente passato il turno restando imbattuti, i biancocelesti in campionato hanno avuto maggiori difficoltà.

 

Fig-1

 

Le prestazioni misurate attraverso gli Expected Goals mostrano quanto la Lazio sia in difficoltà sia dal punto di vista difensivo che dal punto di vista offensivo, anche se un certo rimbalzo, dovuto alle buone ultime prestazioni, è stato registrato da entrambe le statistiche. È soprattutto in attacco che la Lazio registra il crollo della maggior parte degli indicatori statistici. In questo momento, i biancocelesti sono solo la nona per gli xG prodotti su azione manovrata. 

 

Giustificare una prestazione così scadente con quello che si vede sul campo, non è un’operazione semplice. Questo perché, da un punto di vista strutturale e strategico, la Lazio non è così tanto diversa da quella vincente dell’anno scorso. La Lazio di Inzaghi è ancora una squadra che preferisce di gran lunga attaccare in campo largo e difendere in campo stretto. Ovvero siede bassa quando non ha la palla o, quando ce l’ha, prova ad attirare l’avversario presso la propria area, in modo da creare spazio da attaccare con veloci verticalizzazioni alle spalle della difesa avversaria.

 

Fig-2

 

Si sottolinea spesso l’importanza di Lucas Leiva per questa Lazio e, quando lo si fa, si tende a rimarcare l’impegno del mediano brasiliano in fase di non possesso. È vero che il dinamismo e le letture di Leiva rendono sostenibile l’impiego di due mezzeali offensive, come Luis Alberto e Sergej Milinkovic-Savic; ma è altrettanto importante l’impiego di Leiva in fase di possesso. Contro la Roma, Leiva si spostava in moto perpetuo per tutta la sua metà campo, facendo perdere le sue tracce al marcatore Veretout. Leiva arrivava sempre con i tempi giusti in zona palla e le sue rifiniture non erano mai barocche. Leiva è una sponda sicura per una triangolazione che mette in inferiorità numerica un avversario, e permette al pallone di procedere. La Lazio, soprattutto quando ha Leiva in campo, riesce a giocare palla in zone basse con calma, invitando l’avversario alla pressione, aspettando il momento buono per la verticalizzazione.

 

Per il gioco che fanno i biancocelesti, sono fondamentali calciatori che hanno le doti tecniche e le qualità atletiche per risalire il campo velocemente, e la Lazio ne ha tanti. Sergej Milinkovic-Savic è uno dei pochi a cui si può dare un pallone su ogni parte del corpo. Per il suo strapotere fisico e tecnico, il centrocampista è in grado di controllare ogni tipo di passaggio, anche un pallone buttato male in avanti dalla difesa. Dopo il controllo può girarsi e trovare un compagno, o portare palla in prima persona. SMS ha una tale sensibilità nei piedi, da riuscire a servire in profondità l’esterno di fascia Manuel Lazzari d’interno o d’esterno, di destro o di sinistro. Lazzari punta la profondità a prescindere, perché sa che la palla in qualche modo gli arriverà.

 

A proposito di Lazzari, è necessario un personalissimo mea culpa: quando era alla SPAL, a me sembrava un giocatore con qualità superiori alla media, ma molto legato al sistema. Cioè uno di quei giocatori che, se calati in un contesto tattico differente da quello creato dall’allenatore Leonardo Semplici, avrebbero avuto delle difficoltà. Invece Lazzari alla Lazio, istruito con meno rigidità, in un contesto meno “blindato” dai meccanismi e dalle situazioni di gioco, sta brillando per la qualità delle scelte, oltre che per la loro esecuzione.

 

Quando però si tratta di incidere nella trequarti offensiva, la Lazio è soprattutto ai piedi di Luis Alberto, che in questi anni ne è stato il giocatore più influente e il centro creativo. Luis Alberto è ancora uno dei migliori giocatori del campionato per la sua capacità di risalire il campo con un passaggio o una corsa (terzo dietro allo juventino Danilo e al sassolese Locatelli per la somma di progressive passes e progressive runs), oltre che per il numero di passaggi serviti in area di rigore (dietro a Domenico Berardi e Lorenzo Insigne). Ma la sua prestazione è stata, ad oggi, complessivamente inferiore a quella dello scorso anno, per vari motivi.

 

 

Le squadre avversarie studiano strategie particolari per escludere Luis Alberto dal gioco della Lazio. Il Milan, ad esempio, ha messo in piedi un doppio meccanismo di salvaguardia. Quando la Lazio costruiva dal basso, Pioli ha tenuto Saelemaekers più stretto per cancellare la linea di passaggio tra il difensore centrale sinistro e Luis Alberto. Su altezze di campo diverse, il fantasista laziale era preso da Tonali. Luis Alberto non può ricevere un pallone centralmente dietro la prima linea di pressione, nella prima delle due immagini è Immobile che arriva in soccorso del portatore di palla. Quando, sullo sviluppo dell’azione, il pallone arriva tra i suoi piedi, Luis Alberto è costretto ad una giocata veloce in profondità che risulterà in un possesso perso.

 

La Lazio ha più difficoltà a trovare Luis Alberto al centro del proprio gioco, le responsabilità della costruzione del gioco sono ora diffuse tra gli altri giocatori in campo e non più accentrate nel fantasista spagnolo. Per i piedi di Luis Alberto ora passa il 9% di tutti i passaggi giocati dalla Lazio, questa percentuale l’anno scorso era del 12%. È ancora il giocatore più coinvolto della Lazio, ma non quanto lo era l’anno scorso.

 

Per effetto delle strategie avversarie, Luis Alberto sta subendo ora più falli che l’anno scorso (un incremento del 15%), e sta ricevendo in zone di campo mediamente più basse e più esterne. In questo contesto tattico più ostico, lo spagnolo è costretto a forzare certe scelte, e la precisione dei suoi passaggi è scesa dall’84% dello scorso anno al 79% di quest’anno. La statistica che fa più rumore, che è rimbalzata spesso nelle cronache pre-derby, è quella per cui Luis Alberto non ha ancora un assist in stagione, mentre lo scorso anno a questo punto della stagione ne aveva messi a segno 11 dei 15 totali. Secondo gli Expected Assists, un giocatore con le sue stesse occasioni oggi avrebbe dovuto avere almeno 3,5 assist. La media di Expected Assists di Luis Alberto è inferiore a quella dell’anno scorso, però ricordiamoci sempre che un assist è un ballo a due tra il trequartista e l’attaccante.

 

Fig-4

Il gol dell’1-0 contro la Fiorentina dopo 5 minuti nasce da un’incursione profonda senza palla di Acerbi, con Immobile che porta via il terzino dalla sua zona.

 

Inzaghi ha portato in campo una novità. Soprattutto contro le “piccole”, che preferiscono il controllo degli spazi rispetto al controllo della palla, la Lazio sta provando più spesso a muovere il difensore centrale di sinistra in zone di campo diverse. Sia Acerbi che Radu, entrambi mancini, seguono l’azione alzandosi fino alla linea degli attaccanti. In questo modo provano a togliere pressione a Luis Alberto, effettuando una sovrapposizione interna, oppure si allargano in fascia permettendo al centrocampista esterno di inserirsi in area di rigore. Questo frangente tattico sta avendo l’effetto di polarizzare la manovra della Lazio verso sinistra ancor di più che l’anno scorso, un’azione della Lazio si sviluppa da questo lato nel 42% dei casi (era il 38% una stagione fa). Per la presenza di più giocatori, gli spazi si riducono soprattutto per le giocate di Luis Alberto.

 

Con meno Luis Alberto nel motore, la Lazio fatica a entrare in area di rigore, fa più affidamento che in passato al cross, forzando la giocata anche dalla trequarti campo. Le medie realizzative di Immobile e Caicedo sono eccellenti, sono invece le occasioni per mostrare le loro doti che si sono ridotte. Immobile ha una media di 0,61 gol ogni 90 minuti, rigori esclusi, che è identica a quella dell’anno scorso; la sta tenendo così alta nonostante abbia avuto meno occasioni a disposizione (ovvero i suoi xG sono calati del 17%). Caicedo, già su medie buone, è salito ancora di livello e ora ha una media gol di 0,70/p90. Il problema della Lazio è che riesce a servire poco i suoi due attaccanti in area di rigore: Immobile ha recuperato nelle ultime tre giornate ma ha ancora il 5% in meno di tocchi palla in area rispetto ad un anno fa, Caicedo ne ha addirittura il 40% in meno.

 

C’è poi tutta una sfera di intangibilità che i numeri non possono raccontare. La Lazio, fino al derby, era sembrata una squadra stanca, la stanchezza la portava a essere nervosa. Le cose che prima riuscivano con semplicità, da un certo punto in poi sembravano tremendamente complicate, lo ha sottolineato anche Simone Inzaghi in una delle conferenze stampa post-partita. Troppi errori nell’ultimo terzo di campo hanno pregiudicato l’effetto finale della manovra. Tra le prime otto squadre del campionato, la Lazio ha ruotato gli uomini meno delle altre. I minutaggi degli undici titolari biancocelesti sono in media più alti degli undici delle squadre che stanno loro davanti in classifica. Probabilmente la Lazio è la squadra che ha beneficiato del mercato estivo meno di altre.

 

La Lazio ha bisogno di questo periodo, prima che riprenda l’impegno europeo, per ritrovarsi e consolidarsi in campionato. C’è anche una sessione di mercato aperta, Inzaghi potrebbe augurarsi che la sua dirigenza trovi sul mercato risorse di qualità per iniettare nuova linfa nella squadra. Oppure, più semplicemente, potrebbe bastare un derby vinto in maniera brillante, dopo aver dato fondo a tutte le proprie energie e aver fatto appello a tutte le proprie qualità, per dare alla Lazio il propellente per la seconda fase della stagione.

 

Tags : lazioluis albertosimone inzaghi

Alfredo Giacobbe è nato a Napoli, dove vive e lavora. Ingegnere come Manuel Pellegrini, ha dipinto l’area tecnica attorno al suo divano.

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