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Daniele V. Morrone
La notte più fredda del Milan
25 gen 2023
25 gen 2023
Dove finiscono i demeriti del Milan e iniziano i meriti della Lazio?
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Daniele V. Morrone
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IMAGO / Insidefoto
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A Roma fa un insolito freddo, la Lazio è in forma, mentre il Milan che arriva all’Olimpico è una squadra che forse avrebbe preferito non giocare quella partita. Viene dalla trasferta nel deserto mediorientale, dove ha raccolto una brutta sconfitta, a livello simbolico e di campo. Una sconfitta che coronava, a sua volta, un periodo difficile, di scarsi risultati e di scarsa brillantezza nel gioco.La Lazio ha vinto la partita 4-0, dominando sui Campioni d’Italia, e ha aperto una crisi inquietante per i rossoneri, mai in difficoltà dall’inizio della loro fase magica con Pioli. La stessa notte fredda per il Milan è stata una notte di rivelazione per la Lazio, anche a detta di Sarri: «A livello tecnico tattico questa è stata forse la migliore prestazione da quando sono qua». In questa cornice è difficile stabilire dove finiscono i demeriti di una e iniziano i meriti dell’altra.Per il Milan ci sono i periodi negativi dei singoli, come Leao che fatica a entrare nelle partite, e Calabria che sembra aver perso brillantezza fisica; ci sono le assenze pesantissime di Maignan in porta e Theo sulla fascia sinistra, in generale c’è una squadra a cui non riescono quelle cose che prima erano i cardini del progetto. Di contro c’è una squadra che sa quello che deve fare e che lo fa con leggerezza. Una squadra confusa e scarica che affronta una squadra con le idee chiare: sappiamo come finiscono incroci così nel calcio.

Le migliori partite della Lazio con il pallone quest’anno sono arrivate contro l’Atalanta e il Milan, con Felipe Anderson al centro dell’attacco. Questo però non significa che Immobile sia meno utile di prima. La manovra della Lazio però raggiunge vette più alte quando può disordinare gli avversari con meno punti di riferimento grazie al movimento del brasiliano, più naturalmente adatto a venire incontro, svariare il gioco. Questo succede con più facilità se l’avversario è abituato a difendere in alto e a seguire il pallone (come appunto Atalanta e Milan). Contro una squadra più bassa e passiva, come per esempio la Juventus, con i difensori attenti a non rompere la linea e seguire il pallone, si è visto che il trucco non riesce (e infatti contro i bianconeri Felipe Anderson era stato quasi nullo).Immobile è un attaccante formidabile nel creare profondità centrale, nel funzionare proprio contro squadre che quella profondità normalmente non la concedono, ma la Lazio di Sarri è al meglio quando il contesto permette di esaltare due cose: la presenza di Felipe Anderson al centro e la costruzione del rombo nella fascia centrale. Il gioco di Sarri offre il meglio di sé quando le distanze sono ravvicinate e il pallone può essere giocato costruendo triangoli tra le linee avversarie. Una situazione che il Milan ha finito per facilitare, sia per la scelta del piano partita che per la sua interpretazione. Avere Brahim a uomo su Cataldi, Tonali su Milinkovic-Savic e Bennacer su Luis Alberto, funziona se si vincono i duelli individuali, e se queste marcature e non vengono manipolate dal centrocampo della Lazio con l’aggiunta della superiorità numerica grazie a Felipe Anderson.Quando questo succede, come si è visto in questa partita, il gioco per la squadra di Sarri è più semplice. Controllando il pallone controlla il ritmo della partita, decide quando rallentare e quando accelerare, decide quando tornare indietro e quando andare in profondità. Decide, insomma, in che modo smontarti mentre sei confuso, in balia delle scelte da prendere contro giocatori squisitamente tecnici come Luis Alberto, Milinkovic-Savic, Pedro e Felipe Anderson.

Le parole di Zaccagni a fine partita evidenziano questo aspetto: «Il mister mi ha migliorato tanto sotto l'aspetto delle conclusioni, dell’attaccare meglio lo spazio. Sto trovando continuità di gol, sono molto contento. Quando giochi partite come quelle di stasera ti diverti, poi giocare con grandi giocatori come Felipe Anderson, Luis Alberto e Milinkovic-Savic è più facile». Il vero successo di Sarri è stato capire che la Lazio ha delle grandi individualità a disposizione, e sono individualità che si conoscono a memoria ormai. Quello che doveva fare, quindi, era solo trovare il modo di rendere più probabili e immediate le associazioni tra loro, restringere il campo di interazione così da fargli scambiare il pallone il più possibile. In questo contesto nasce la posizione più slegata rispetto al resto della squadra di Zaccagni, quasi fisso sulla linea laterale per lavorare sul taglio interno-esterno. Un modo per sfruttare il suo talento, ma anche per bilanciare i movimenti incontro di Felipe Anderson: «Con Sarri attacco meglio la profondità della porta, mi ha trasformato da centrocampista offensivo ad attaccante puro» ha detto sempre Zaccagni. Senza il suo lavoro per offrire la profondità ai compagni, anche le ricezioni di Felipe Anderson non sarebbero state tanto efficaci. «Era uno degli aspetti su cui abbiamo preparato la partita. Ogni tanto tra un difensore e l'altro aprono degli spazi, i movimenti di Felipe Anderson potevano farli aprire anche di più e ci si poteva inserire a grande velocità» ha detto Sarri. Questi meccanismi hanno portato i loro frutti dopo appena quattro minuti di partita, quando la Lazio è passata in vantaggio al primo affondo.Forse per alleviare l’assenza di Theo Hernandez a sinistra, e per avere la squadra meno spezzata tra chi si occupa dell’uscita da dietro e il fronte offensivo, Pioli ha pensato a un meccanismo tattico ad hoc per la partita: Dest messo a sinistra, ma chiedendogli di posizionarsi all’altezza dei centrocampisti, mentre Calabria rimaneva bloccato all’altezza dei due difensori centrali. A Messias allora veniva chiesto di rimanere più basso, così da formare a tutti gli effetti un 3-4-2-1 con Leao e Brahim nei mezzi spazi dietro alla punta Giroud.

Questa scelta del Milan in realtà ha aiutato la Lazio, che ha trovato spazio da poter sfruttare a proprio vantaggio tra i centrali e gli esterni del Milan. E in quello spazio Sarri ha portato le due sue ali, Zaccagni e Pedro, lasciando Felipe Anderson libero di svariare al centro della trequarti. Il gol che ha aperto la partita arriva proprio con un movimento di Felipe Anderson che viene seguito da Kalulu. La Lazio è da due minuti che sta gestendo il pallone, partendo dai piedi di Provedel ha alternato palla avanti e palla indietro, così da chiamare la pressione del Milan. Chi riceve scarica subito e poi si muove dietro la linea di pressione. Con pazienza il Milan viene sempre più compattato, fino a quando le due mezzali Milinkovic-Savic e Luis Alberto non sono in linea con il tridente offensivo, così da formare una linea a cinque. Proprio in quel momento scatta la trappola, con Felipe Anderson che si muove incontro a centrocampo e chiama il passaggio in verticale di Romagnoli.

Il movimento di Felipe Anderson pone il centrale Kalulu nella situazione di dover scegliere, se seguirlo in marcatura fino dentro il campo, o lasciarlo andare per mantenere la linea a tre intatta. Già questo di per sé dà un vantaggio per la squadra di Sarri, «I primi due gol subiti non sono dati dalla distanza. Abbiamo sbagliato letture e questo succede da un po' di partite» ha detto Pioli, riferendosi ai due gol presi contro l’Inter da una punizione nella metà campo avversaria. Quando Kalulu sceglie, è già troppo tardi, perché Felipe Anderson ha già ricevuto spalle alla porta e scaricato in orizzontale sulla fascia per Zaccagni.

Come detto, lo spazio tra Calabria e Messias è il punto debole del Milan. Con Kalulu fuori dalla linea, il terzino rossonero è costretto a rimanere su Luis Alberto, lasciando Zaccagni libero di ricevere. Ha spazio e tempo sufficienti per crossare al centro dell’area di rigore. In teoria lì c’è parità numerica, ma in realtà la Lazio ha un vantaggio non da poco, potendo attaccare l’area di rigore mentre i difensori del Milan sono fermi. Inoltre il contro movimento in profondità di Felipe Anderson, più veloce del rientro di Kalulu, rende difficili gli accoppiamenti. L’azione è poi nobilitata dal velo di Luis Alberto che mette in condizione Milinkovic-Savic di poter calciare di prima.Nel gol che solo tre giocatori della Lazio hanno toccato il pallone, ma ben cinque hanno manipolato la difesa avversaria con i loro movimenti, costruendo gli spazi e i tempi.

Con Felipe Anderson da “falso nove” la Lazio gioca meglio se l’avversario le permette di giocare meglio. È anche vero, però, che il Milan le ha reso la vita facile perché ha interpretato male la partita. Come detto da Pioli: «Il problema non è con la palla, ma senza: stiamo diventando una squadra con poche coperture, poca lucidità e quindi dobbiamo fare un lavoro più preciso, con una comunicazione più chiara tra i giocatori in campo». Il Milan è una squadra offensiva, che quando non ha il pallone tra i piedi vuole recuperarlo velocemente, difendendo in avanti, tenendo una linea difensiva alta per avere la squadra corta e pressare fin da subito più facilmente. Quando questo non avviene, come ieri sera, le scelte individuali sbagliate dei giocatori pesano ancora di più, come successo in tutti e quattro i gol subiti.Anche quando, tra il primo e il secondo gol, il Milan è riuscito a portare il pallone nella trequarti della Lazio, non ha trovato alcuna ispirazione da Leao o Brahim; non è riuscito a dare una palla giocabile a Giroud in area di rigore. Al contrario, le azioni della Lazio erano sempre pericolose: prima un tiro di Zaccagni su cross di Milinkovic-Savic, poi un tentativo di Felipe Anderson salvato da Dest, sempre muovendo la palla lungo tutto il fronte offensivo per preparare l’imbucata giusta. È così che arriva il secondo gol: di nuovo la Lazio manipola il Milan, disordinandone la struttura ancora una volta con una discesa di Felipe Anderson. Questa volta però la Lazio sovraccarica la fascia sinistra di giocatori, al termine di una lunga fase di possesso, col pallone che si è mosso sempre in verticale o indietro come vuole il suo allenatore.

Da una situazione in cui il campo viene stretto il più possibile, in cui i giocatori sembrano associarsi tra loro per il gusto di farlo, esce invece un rapido cambio di gioco che in tre passaggi porta la palla a Pedro sulla fascia opposta. Lo spagnolo punta Dest, mentre la corsa di Marusic in sovrapposizione crea un un due contro uno improvviso. Dest non può fare nulla più che ritardare il momento del passaggio sperando che alle sue spalle qualcuno venga in soccorso, ma Tonali non c’è.

La copertura di Tonali è blanda, il passaggio di Pedro è misurato e Marusic può calciare in porta prima dell’intervento di Dest. Il palo gli nega il gol, ma il taglio rapace di Zaccagni viene premiato, col pallone che gli sbatte addosso ed entra in rete. Non si può dire neanche che Pioli non abbia provato a fare qualche aggiustamento tattico: nel secondo tempo Tonali alza la sua posizione e la pressione del Milan diventa più decisa. Se negli ultimi minuti del primo tempo aveva dato l’idea di poter subire il terzo, nei primi minuti del secondo si intuisce la volontà di accorciare il risultato. Tolta una sponda di Giroud, tuttavia, il Milan in area di rigore non è riuscito a combinare nulla, tanto che Pioli al 60’ ha provato a cambiare tutto il fronte offensivo tranne Leao. Lo stesso Leao che pochi minuti dopo potrebbe sfruttare una brutta palla persa dalla Lazio - a dimostrazione di come la leggerezza della squadra di Sarri abbia anche dei lati ombrosi quando l’altra squadra è più aggressiva. Ma Leao non segna, né fa il passaggio giusto, e la Lazio può chiudere la partita poco dopo grazie al rigore segnato da Luis Alberto.L’azione è confezionata da Hysaj, che trasforma un anticipo su Saelemaekers fermo sulla fascia ad aspettare che gli arrivi il pallone, in un lancio in profondità perfettamente attaccato da Felipe Anderson. Il brasiliano ha il tempo per alzare la testa, guardare l’arrivo di Pedro e servirlo al centro dell’area di rigore, con lo spagnolo che subisce fallo da Kalulu mentre prova a calciare. Dieci minuti dopo il terzo gol arriva anche il quarto, con il Milan che ha ormai staccato la spina. È un'azione che mostra bene quanto la squadra di Pioli fosse sconnessa dalla partita: Zaccagni batte ancora una volta Calabria sulla verticalizzazione di Luis Alberto, lo stesso centrocampista spagnolo ha poi il tempo e il modo di ricevere il pallone di ritorno in area indisturbato e servire a Felipe Anderson un cioccolatino che il brasiliano deve solo scartare, per aggiungere un gol alla sua ottima partita.La vittoria con il Milan inserisce ancora di più la Lazio nella corsa per un posto in Champions League, l’unica corsa che al momento sembra veramente aperta, vista la distanza in doppia cifra che separa il Napoli dalle altre pretendenti allo Scudetto. Ci sono invece cinque squadre in tre punti che si giocheranno gli altri posti disponibili (senza considerare la Juventus, al momento penalizzata in classifica). Tra queste la Lazio sembra quella che sta entrando nella momento di forma migliore, nonostante l’assenza di Ciro Immobile. Al contrario, il Milan, pur conservando un punto di vantaggio, è una squadra ufficialmente in crisi. Se la scorsa stagione nel girone di ritorno iniziava la splendida cavalcata culminata con lo Scudetto, dopo questa sconfitta è anche difficile dare per scontato uno dei primi quattro posti. Vero, manca tutto un girone di ritorno, e non si possono dimenticare le fondamenta su cui il Milan ha costruito i propri successi. I giocatori di talento, le scelte acute del tecnico che li guida, la forza mentale che ha aiutato la squadra nei momenti di difficoltà. Ora manca tutto questo e su Pioli grava la responsabilità più grande, quella di invertire la rotta al primo momento di vera difficoltà.

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