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Foto di Filippo Monteforte / Getty Images
Calcio Serie A Flavio Fusi 26 novembre 2018 6'

Il quarto posto è ancora senza padrone

L’uno a uno ha confermato le difficoltà di rossoneri e biancocelesti.

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Il campo ha stabilito che in questo primo terzo di campionato Lazio e Milan sono state inferiori non solo alla Juventus sempre più lanciata, ma anche a Napoli e Inter, le due più dirette inseguitrici dei bianconeri.

 

Il solco che si è aperto tra le prime tre e le due squadre che si sono affrontate nella sfida domenicale delle 18, dipende in larga parte proprio dagli scontri diretti (tre sconfitte per entrambe contro Juventus, Napoli ed Inter), tanto che al fischio d’inizio Inzaghi e Gattuso erano separati solo da un punto.

 

Lazio – Milan poteva quindi stabilire la quarta forza del campionato, a maggior ragione dopo l’ennesimo passo falso della Roma ad Udine, superata al sesto posto anche dal Parma vittorioso sul Sassuolo, oltre alla sconfitta dell’Atalanta sconfitta ad Empoli.

 

I biancocelesti dovevano rinunciare solo a Leiva e Durmisi: l’unico dubbio concreto di Inzaghi riguardava allora il ballottaggio tra Luis Alberto, che per ora non si è confermato sugli stessi straordinari livelli della passata stagione, e Caicedo, che però partiva in svantaggio dopo che in settimana aveva partecipato a solo “un allenamento e mezzo”, secondo le parole del tecnico.

 

Davanti a Strakosha, Wallace, Acerbi e Radu hanno costituito la linea difensiva a tre. Badelj ha rimpiazzato Leiva, affiancando Parolo e Milinkovic-Savic a centrocampo, con Marusic largo a destra e Lulic a sinistra. In avanti l’ha spuntata Luis Alberto, che ha preso posto alle spalle di Immobile.

 

Se gli indisponibili della Lazio erano solo due, il Milan e Gattuso hanno dovuto fare i conti con una lista interminabile di infortunati, oltre che con l’assenza di Higuaín, squalificato dopo l’espulsione con la Juventus. L’emergenza riguardava soprattutto la difesa, dove Zapata, se si esclude il mai impiegato Simic, era l’unico centrale arruolabile, tanto che l’allenatore rossonero ha optato per la difesa a tre con Abate e Rodriguez da centrali di fascia. Nel 3-4-3 (ma forse sarebbe più corretto definirlo 5-4-1) di Gattuso, Calabria e Borini hanno giocato sulle fasce a cavallo tra difesa e centrocampo, presidiato da Bakayoko e Kessié. Suso e Calhanoglu sono stati impiegati ai lati dell’unica punta Cutrone.

 

Problemi di compattezza

Anche per l’assenza di Biglia e Romagnoli, fondamentali nello sviluppo del gioco dal basso, il Milan non è riuscito a proporre il possesso di palla basso che ha caratterizzato sin dall’inizio della sua avventura la squadra di Gattuso. Come accaduto nelle ultime due partite contro Betis e Juventus, i rossoneri hanno ceduto il controllo del pallone agli avversari, rintanandosi nella propria metà-campo con Calabria e Borini in linea con i difensori, Suso e Calhanoglu a centrocampo e Cutrone lasciato solo in avanti.

 

In teoria, uno schieramento difensivo di questo tipo avrebbe potuto creare non pochi problemi agli sviluppi offensivi della Lazio, che si esprime al meglio in spazi più ampi e in transizione. Invece la compattezza del Milan, soprattutto in verticale, ha lasciato a desiderare fin da subito.

 

La Lazio costruiva dal basso con Strakosha che cercava spesso uno tra Wallace e Radu, su cui usciva in pressione l’esterno offensivo rossonero sul lato forte, mentre Cutrone controllava Acerbi. Il pressing del Milan era però tutt’altro che insuperabile e la Lazio riusciva ad evaderlo con troppa facilità, utilizzando anche il proprio estremo difensore. Bastava un cambio di gioco tra i centrali, oppure un’iniziativa palla al piede di Radu per superare la prima linea di pressione rossonera e spaccare lo schieramento difensivo di Gattuso con i due centrali di centrocampo che, in inferiorità numerica, indietreggiavano in attesa del ripiegamento Suso e Calhanoglu.

 

In zone medie di campo, il Milan rinunciava alla pressione, lasciando al solo Cutrone il compito di disturbare l’azione dei biancocelesti. Ciò permetteva a uno tra Acerbi e Badelj di avere libertà di manovra e di avanzare fin quando non si apriva una linea di passaggio verticale. Allo stesso tempo, la superiorità numerica guadagnata dalla Lazio liberava Milnkovic-Savic e Parolo in avanti, tanto che i due si facevano trovare quasi sempre alle spalle del centrocampo degli ospiti, così come Luis Alberto.

 

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Acerbi non viene pressato, avanza e trova Parolo alle spalle del centrocampo del Milan, troppo distante dalla linea difensiva. La mezzala biancocelesti combina con Milinkovic creando un’azione pericolosa.

 

La situazione si è fatta subito complessa per il Milan, che non riusciva a trovare stabilità e il cui centrocampo veniva sistematicamente superato dalle verticalizzazioni biancocelesti, che innescavano combinazioni di prima sempre di alto livello. Quello che è mancato è lucidità nell’ultimo terzo di campo, dove i rossoneri mantenevano comunque densità ed attenzione.

 

Lo spazio tra difesa e centrocampo rossonero e il mismatch fisico tra i difensori del Milan e i giocatori offensivi della Lazio favoriva i biancocelesti nella conquista delle seconde palle (Zapata e Rodriguez hanno vinto solo due duelli aerei a testa, Abate nessuno).

 

A sua volta però, la Lazio aveva qualche problema di compattezza e il fatto che il pressing della squadra di Inzaghi fosse orientato sull’uomo determinava scompensi difensivi ogniqualvolta uno dei giocatori di Gattuso riusciva ad un uscire in dribbling dalla pressione.

 

D’altronde, il Milan si è fatto più pericoloso proprio in eventualità di questo tipo, quando o con uno degli strappi di Kessié o con un dribbling di Suso (4 su cinque riusciti, tutti sulla fascia) o Calhanoglu (3 su 4, soprattutto in zone centrali) trovava spazio per rendersi pericoloso in fase offensiva. Anche l’azione più pericolosa del primo tempo era cominciata proprio con un’iniziativa personale di Suso in fascia e si era conclusa con il palo del turco dopo che i difensori della Lazio non erano riusciti a spazzare via il pallone.

 

La maggior parte delle azioni offensive del Milan sono nate dal lato destro di Suso (43%), così come quelle della Lazio sono arrivate dalla sinistra, dove come al solito la catena Lulic, Milinkovic-Savic e Luis Alberto ha calamitato la metà della mole di gioco offensiva dei biancocelesti (47%).

 

2-1

L’importanza della catena di sinistra nella pass-map della Lazio.

 

I cambi che hanno smosso la partita

La svolta della gara è arrivata con i cambi della Lazio: Inzaghi ha cercato di dare una scossa alla squadra togliendo in un colpo solo il serbo ammonito e il fantasista spagnolo. Purtroppo per lui però, è stato il Milan a trovare il vantaggio grazie ad un tiro di Kessié su cui la deviazione di Wallace è stata determinante, tanto che il brasiliano si è visto assegnare un autogol nel tabellino della gara. Tra l’altro l’azione si era sviluppata nuovamente sul lato destro dell’attacco del Milan, con Lukaku, entrato proprio al posto di Milinkovic, sorpreso da un pallone diagonale per Suso, che aveva ricevuto battendo il fuorigioco della Lazio.

 

All’78.esimo di una partita di sofferenza assoluta, la squadra di Gattuso vinceva 1-0, era quarta in solitaria e stava guadagnando punti sia sulla Lazio – scavalcata in classifica – che su Roma e Napoli. Uno scenario quasi impronosticabile prima di questa giornata, ma che è venuto meno al 93.esimo, quando Correa, entrato in contemporanea a Lukaku, ha effettuato un complicato controllo con il destro, prima di infilare Donnarumma con un tiro al volo a pelo d’erba.

 

Probabilmente, proprio in occasione del gol subito, i rossoneri hanno pagato il fatto di avere un solo centrale di ruolo, nonché il fatto di non avere alternative in panchina: i mancati cambi di Gattuso sono persino stati oggetto di un botta e risposta tra il Ministro dell’interno Salvini e l’allenatore del Milan.

 

Il pareggio finale non accontenta nessuno: di sicuro non il Milan, visto la posizione privilegiata in cui si era messo nonostante le avversità, ma nemmeno la Lazio, che ha ampiamente meritato il pareggio e che forse complessivamente ha giocato meglio degli avversari.

 

3-1

Gli expected goals della partita sottolineano quanto la Lazio, pur non avendo costruito tantissimo, avrebbe forse meritato qualcosa di più.

 

Se I tifosi delle due squadre si aspettavano delle risposte dalla gara dell’Olimpico, le loro aspettative sono rimaste sicuramente deluse. I rossoneri continuano a essere una squadra con poche alternative di gioco e l’emergenza in infermeria non permette certo nuove sperimentazioni di gioco. La Lazio attende ancora che i suoi giocatori più rappresentativi migliorino il proprio stato di forma per poter competere con le grandi del campionato. Eppure entrambe sono in piena lotta per il quarto posto che, vale la pena ricordarlo, per la qualificazione alla Champions conta tanto quanto un posto sul podio.

 

Tags : gennaro gattusolaziomilansimone inzaghi

Flavio Fusi è nato nel 1993 e vive ad Arezzo. Laureato in Management, lavora per una startup tech e collabora anche con il sito di analytics StatsBomb.

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