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La Juve alle porte
06 dic 2015
06 dic 2015
Una Lazio in piena crisi ha incrociato la traiettoria ascendente della squadra di Allegri.
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Nell’ultimo periodo ho lavorato a un approfondimento sulla crisi della Lazio (che potrete leggere a breve) e, dopo aver seguito molte partite della squadra di Stefano Pioli, ero curioso di vedere come se la sarebbe cavata contro la Juventus di Allegri. Una vittoria avrebbe contato più dei semplici tre punti: la Lazio in questo momento è soprattutto una squadra senza fiducia, incapace di reagire alle difficoltà, contestata e abbandonata dai tifosi (allo stadio, contro la Juventus, c’erano solo 25mila spettatori e molti erano bianconeri). Un risultato di prestigio avrebbe potuto far scattare una reazione ed essere, chissà, l’inizio di una rimonta più lunga, che avrebbe potuto portare la Lazio a esprimere nuovamente le qualità viste lo scorso anno. Invece, all’Olimpico è arrivata un’altra conferma, quella della Juve, tornata nella lotta, come minimo, per uno dei primi tre posti in classifica: i bianconeri sono di nuovo una squadra solida, che concede pochissimo e sa sfruttare le occasioni che crea. Certo, la partita contro la Lazio non vale come metro di paragone: è difficile pensare che anche in futuro la Juve conceda così tanto possesso palla agli avversari, mantenendo questa precisione sotto porta. Fa impressione notare come la Juve sia riuscita a vincere 2-0 praticamente con un solo tiro in porta e il 36,9% di possesso palla. D’altra parte, però, i bianconeri hanno concesso solo 3 tiri nello specchio a una squadra che l’ha attaccata, in pratica, per tutta la partita. Fluidità Probabilmente l’assenza per squalifica di Paul Pogba ha avuto il suo peso nella scelta di Massimiliano Allegri di schierare Alex Sandro e tenere Cuadrado in panchina. In questo modo, la Juve non ha perso la sua pericolosità sulla sinistra, che anzi è stata la fascia preferita per gli attacchi bianconeri (259 eventi da quel lato, contro gli 87 totalizzati sulla destra, per chiarire la netta sproporzione). Allegri ha schierato la sua squadra con un sistema fluido, che disegnava due moduli diversi a seconda della fase di gioco: 3-5-2 in quella offensiva, 4-4-2 in quella difensiva.

Il 4-4-2 della Juve con la Lazio in possesso palla. Le linee non sono strette, ma l’aggressività di Sturaro farà tornare indietro i biancocelesti.

È una soluzione che Allegri ha adottato spesso quest’anno, ma stavolta ha cambiato gli interpreti: se finora il doppio modulo era stato scelto soprattutto per coprire le lacune difensive di Cuadrado e permettergli di stare sempre alto sul campo, contro la Lazio sulla destra ha giocato Lichtsteiner, con Alex Sandro a scalare in difesa dall’altra parte. Lo svizzero ha spinto poco (nessun cross), ma ha giocato una gara tatticamente impeccabile in fase difensiva. Con la Lazio che manovrava sull’altra fascia, Lichtsteiner stava in una posizione intermedia tra difesa e centrocampo, pronto a uscire in caso di un cambio di gioco oppure a scalare in difesa (disegnando in questo modo una difesa a 5). La Juve, così, non si scopriva mai sul lato debole.

Lichtsteiner scala in difesa per marcare Klose, coprendo l’uscita di Barzagli.

A sinistra, invece, la Juve ha potuto contare sulla spinta costante di Alex Sandro, autore di 2 cross e capace di creare due occasioni, il migliore dei bianconeri da questo punto di vista. Confusione La Lazio ha sofferto soprattutto per le imprecisioni del suo pressing: i biancocelesti hanno aggredito sempre molto in alto la Juve (17 palle recuperate nella metà campo avversaria, contro le 9 dei bianconeri), ma spesso in maniera confusa. Durante la partita si è sentito Pioli incitare i suoi ad alzarsi e andare ad attaccare il portatore di palla: il problema era quello che avveniva alle spalle di chi andava a pressare. Ai suoi attaccanti (i due esterni, Kishna e Candreva, più il centravanti, Klose) Pioli chiedeva di andare ad attaccare i 3 centrali bianconeri, mentre Milinkovic-Savic, schierato da trequartista, doveva occuparsi di Marchisio. Ma è bastato che quest’ultimo si abbassasse per iniziare l’azione per mandare in tilt il pressing biancoceleste dopo pochi minuti.

Klose lascia impostare Bonucci e non chiude la linea di passaggio verso Asamoah. Kishna e Candreva stanno dentro il campo per evitare verticalizzazioni dalla loro parte ed essere pronti a uscire sui centrali di fascia bianconeri. Parolo esce su Sturaro.

Biglia segue Dybala, Asamoah riceve e Basta, in ritardo, è in inferiorità numerica per l’arrivo di Alex Sandro.

Alex Sandro arriva sul fondo, con la Lazio che non è neanche posizionata troppo male in area: Gentiletti e Radu marcano Mandzukic. Mauricio copre bene l’area piccola lasciando Dybala a Biglia, che però è in ritardo. Proprio il centrale difensivo laziale sbaglierà il rinvio regalando palla all'argentino, che causerà l'autogol di Gentiletti.

Non si è trattato di un caso isolato, anzi si può dire che la Juve ha vinto la partita sfruttando le ricezioni ai lati di Biglia e Parolo. Fondamentali in questo caso i movimenti di Asamoah e Dybala.

Klose è in ritardo su Bonucci, Kishna e Candreva si alzano per andare a prendere Chiellini e Barzagli. Asamoah è libero di ricevere di fianco a Biglia.

Dybala si abbassa alle spalle di Parolo, Asamoah lo serve, permettendogli di puntare la difesa laziale fronte alla porta. L’argentino arriverà al limite dell’area, ma calcerà alto.

Sotto questo aspetto arriva una delle migliori notizie di giornata per Allegri: Asamoah ha giocato la sua prima partita stagionale dal 1’ e l'impressione è che, se recuperato completamente, possa diventare un’alternativa molto preziosa per la Juve. È stato proprio un altro suo movimento alle spalle del centrocampo della Lazio a dare il via all’azione del 2-0.

La Lazio difende schierata su 3 linee. Candreva chiude il possibile passaggio verticale a Chiellini, che lo scavalca lanciando lungo verso Asamoah, scattato dietro a Biglia. Basta è alto per chiudere tempestivamente su Alex Sandro, Mauricio è distante, ma il lancio di Chiellini non è preciso e il brasiliano può colpire di testa.

Il colpo di testa di Mauricio, però, serve proprio Asamoah, che appoggia a Mandzukic. Il croato viene circondato, ma riesce comunque a tenere palla e a servire Dybala, solo e con tutto lo spazio per tirare in porta. Radu non lo attacca e anche Marchetti non è esente da colpe: 2-0 e partita chiusa.

Problemi nella costruzione Errori individuali, pressing confuso, ma anche una certa difficoltà a creare occasioni. La Lazio ha fatto fatica a disorganizzare il sistema difensivo della Juventus, un problema che partiva da dietro: né Gentiletti né Mauricio hanno avuto la personalità per avanzare palla al piede e attirare fuori posizione i giocatori bianconeri. Pur avendo lo spazio per salire si sono sempre rifugiati nell’appoggio laterale o nel lancio lungo (7 lanci riusciti per Mauricio, il dato più alto insieme a Parolo, 6 per Gentiletti, che però ha sbagliato 11 passaggi, il peggiore insieme a Radu). Biglia e Parolo si abbassavano per iniziare l’azione, ma spesso finivano a giocare sulla stessa linea, trovandosi a essere facilmente controllabili e incapaci di far avanzare la squadra. Milinkovic-Savic, invece, è sembrato molto in difficoltà a ricevere spalle alla porta, risultando quindi inadatto a fornire una linea di passaggio verticale che consentisse di sviluppare la manovra in maniera pulita, palla a terra. La Lazio era così costretta a giocare lungo per cercare le sponde di Klose e Milinkovic-Savic o a sperare nelle giocate dei suoi esterni. Candreva si abbassava molto per andare a prendersi la palla, ma forse non stava bene ed è uscito all’intervallo, Kishna, invece, si è mosso poco e ha toccato pochi palloni: 24 palle giocate, contro le 32 di Keita e le 45 di Felipe Anderson, entrati nel secondo tempo. Con Keita e Felipe Anderson la situazione è migliorata, seppur di poco: il primo, se non altro, ha cercato spesso l’uno contro uno, completando 3 dribbling (il migliore dei suoi); mentre il brasiliano si è proposto con continuità, sia largo che tra le linee, forzando spesso la giocata, però, e sbagliando molto (ben 15 palle perse).

Un esempio delle difficoltà della Lazio nella costruzione della manovra. Basta, Biglia e Parolo sono sulla stessa linea. Centrocampo e attacco della Juve possono gestire la situazione senza problemi: Asamoah esce su Basta, Dybala su Biglia, mentre Sturaro controlla sia Parolo che Radu. Marchisio non deve preoccuparsi di nessun laziale: può restare a fare da schermo alla difesa o può alzarsi per aiutare il pressing dei compagni. La Lazio sarà costretta a tornare indietro.

Attesa e ripartenza Abbandonato l’atteggiamento aggressivo con cui aveva iniziato la partita, la Juventus si è progressivamente abbassata (il baricentro alla fine si è attestato in basso, sui 44,1 metri, contro i 52,3 della Lazio), coprendo alla perfezione gli spazi e concedendo solo un paio di lanci alle spalle della difesa e qualche conclusione da fuori. Da sottolineare che il giocatore che ci ha provato di più nella Lazio è stato Parolo. Nella ripresa la Juve ha giocato a tutti gli effetti con una difesa a 5, prima con un 5-3-2, poi con un 5-4-1 una volta entrato Cuadrado: il piano di contenere i biancocelesti e poi colpirli in contropiede è parso molto evidente.

Alex Sandro affronta Felipe Anderson e gli toglie la palla. Asamoah è attento a seguire Basta e a scalare nella posizione del compagno. Da notare che i tre centrali sono stretti nel mezzo e Lichtsteiner si sta abbassando. In questo modo diventa a tutti gli effetti una difesa a 5.

Alex Sandro serve immediatamente Dybala, scattato in mezzo a Mauricio e Gentiletti. La “Joya” arriverà in area, ma calcerà sul fondo.

La Juve è tornata? Con la quinta vittoria di fila la Juventus ha quasi raggiunto la Roma, distante solo un punto. Visti i momenti delle due squadre, il sorpasso sembra a portata di mano e chi aveva fatto fuori i bianconeri troppo in fretta dovrà forse ricredersi. Il merito è soprattutto di una fase difensiva di nuovo solida (la Juve non ha subito reti nelle ultime 4 partite tra campionato e Champions) e di un Dybala sempre più decisivo. La “Joya” non è stato solo determinante con il pallone tra i piedi (oltre al gol e all’autorete provocata, 6 dribbling riusciti, più di tutti), ma si è mosso in maniera intelligente, dando un contributo fondamentale nel disorganizzare il sistema difensivo della Lazio. Mandzukic ha giocato invece una partita di puro sacrificio, di quelle che fanno felici i propri allenatori. Primo a pressare, è fondamentale a palla persa, perché non si tira mai indietro se c’è da aggredire l’avversario, anche ripiegando in zone profonde del campo. Alla fine il croato è stato il giocatore più falloso con Marchisio (4 falli fatti) e ha vinto 2 contrasti, gli stessi di Sturaro e solo uno in meno del miglior bianconero da questo punto di vista, Chiellini. La Lazio invece conferma di essere davvero in crisi, un momento esemplificato bene dalle lacrime a fine partita di Lucas Biglia. Probabilmente solo il mercato di gennaio potrà riuscire a raddrizzare una stagione davvero difficile e sorprendente in negativo. Ringraziamo per i dati Opta (che potete anche seguire su Facebook e Twitter)

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