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Dario Pergolizzi
Le responsabilità di Inzaghi e i meriti di Sarri
27 ago 2022
27 ago 2022
Una partita da cui la Lazio esce meglio non solo per il risultato.
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Dario Pergolizzi
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Foto di Ivan Romano / Getty Images
(foto) Foto di Ivan Romano / Getty Images
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Curiosamente, l’Inter ha perso per il secondo anno di fila la partita di andata contro la Lazio all’Olimpico per 3-1. La partita è stata per lo più equilibrata, ma alla lunga la squadra di Inzaghi ha ceduto contro una Lazio sorprendente, che ha trovato tre gol splendidi, frutto dell'enorme talento individuale di alcuni dei suoi giocatori offensivi. Sempre gli stessi da anni, ma sempre capaci di scioccarci. Eppure per la Lazio l'inizio era stato faticoso.Le scelte di Inzaghi e un’Inter a due facceLa squadra di Inzaghi ha iniziato la partita con grande intensità e voglia di accamparsi nei pressi dell’area di rigore della Lazio, che per i primi 5 minuti di gioco ha fatto una fatica immensa a venire fuori. La difesa della porta della squadra di Sarri è stata in realtà solida e attenta, così come per il resto della partita, e questo ha consentito di reggere l’onda d’urto. Eppure ogni palla vagante che veniva fuori dal marasma di corpi veniva nuovamente inghiottita da un uomo con la maglia nerazzurra, che fosse Barella, Brozovic, persino Skriniar. Insomma, in avvio di gara sembrava fosse solo una questione di tempo prima che l’Inter trovasse sfogo a questa furia offensiva, con un gol su azione o un piazzato decisivo.

Due fotogrammi per raccontare l’avvio dell’Inter: attacco dell’area con tanti uomini, aggressione efficace sulle palle vaganti.

La strategia difensiva della Lazio era attendista sulla prima costruzione avversaria, solo Immobile accennava una pressione nella zona centrale e il solito gioco di elastici avanti e indietro di ali e mezzali quando il pallone viaggiava verso la loro zona di competenza. In questo contesto l’Inter non ha avuto problemi nella primissima impostazione, anche se non riusciva a trovare lo spazio centrale che Inzaghi, soprattutto con l’inserimento di Lukaku, sembrava voler sfruttare anche nelle partite precedenti. [gallery columns="6" ids="83520,83521"] Questo contesto per la prima parte di gara non è stato troppo problematico per l’Inter, che è comunque riuscita a trovare sfogo con combinazioni laterali o soluzioni più dirette, soprattutto verso Dumfries. Alla lunga però le due punte sono rimaste tagliate fuori, ritrovandosi isolate in mezzo a tanti uomini e senza la possibilità di fraseggiare tra loro, non sono riuscite a incidere e ad alzare il baricentro della squadra. Questa difficoltà può essere legata anche alla scelta di Inzaghi di rinunciare a Calhanoglu, che è sempre un supporto prezioso per trovare varietà nelle uscite dalla difesa, nonché un’arma quando può ricevere alle spalle del centrocampo avversario. Gagliardini, scelto al posto del turco in funzione della sua maggiore fisicità e capacità di reggere il confronto contro Milinkovic-Savic, ha parzialmente influenzato il modo di giocare della Lazio, che inizialmente ha cercato il suo numero 21 più con soluzioni dirette, fino a quando col passare dei minuti lo stesso Savic ha iniziato a muoversi più lontano dalla sua zona iniziale, per allontanarsi da Gagliardini. [gallery columns="5" ids="83522,83523"]

La strategia in non possesso dell’Inter prevedeva un pressing abbastanza intenso, in cui Dimarco e Barella uscivano verso l’esterno (con Dumfries basso su Zaccagni), Brozovic centralmente, e Gagliardini che aveva come riferimento diretto Sergej.

L’apporto di Gagliardini, sebbene generoso e anche utile nel generare un paio di ripartenze nel primo tempo, si può dire che non sia servito. Non solo perché col passare del tempo la Lazio ha cambiato il modo di arrivare a Milinkovic-Savic, ma anche per un paio di imprecisioni in situazioni che avrebbero potuto essere decisive per creare un’occasione da gol da posizioni più convenienti. [gallery columns="5" ids="83526,83527"]

In due immagini, il perché Gagliardini era in campo e il rovescio della medaglia.

L’Inter è comunque riuscita a creare un buon volume di occasioni e di tiri, sfruttando soprattutto l'intraprendenza di Dumfries, che in questa formazione si è dimostrato essere l’unico giocatore capace di creare un’occasione anche con l’uomo davanti, riuscendo a scoprire il pallone per arrivare al cross o semplicemente sfruttando le sue lunghe progressioni senza palla, che consentivano all’Inter di arrivare sulla trequarti avversaria anche con soluzioni più dirette e con più campo da attaccare. Certo, allungarsi troppo non è l’ideale per l’Inter, che rimane una squadra orientata a salire in maniera collettiva e collaborativa, anche per avere una riaggressione più efficace. Non è un caso, forse, che il primo gol della Lazio sia arrivato proprio negli immediati sviluppi di una ripartenza lunga dell’Inter, in cui Bastoni aveva verticalizzato per Lautaro. Si stavano anche creando i presupposti per un’azione interessante, ma l'Inter l'ha sfruttata male ed è risultata decisiva in negativo.Il gol di Felipe Anderson e la crescita della LazioQuando la Lazio ha recuperato il pallone, l’azione è proseguita in maniera paziente sulla zona sinistra del campo, dove si era portato Milinkovic-Savic (come accaduto già qualche volta nei minuti precedenti) sia per aiutare nel possesso sul lato forte, sia per allontanarsi da Gagliardini, che comunque in quel tipo di situazione aveva il compito di ricomporre la linea al fianco di Brozovic per compensare la scalata aggressiva dei suoi due compagni in mediana verso l’esterno. [gallery columns="6" ids="83528,83529"]

Intermezzo: in questa azione del 15’, terminata con un bel tiro di Immobile fuori di poco, si vede sia la scalata dei centrocampisti con Gagliardini che rientra in linea, sia la posizione di Sergej, in questo caso compensatoria rispetto ai movimenti dei compagni, ma comunque leggermente defilata verso sinistra e arretrata.

Con questo assetto, il coinvolgimento di Milinkovic-Savic nella manovra della Lazio tende più alla regia che alla rifinitura; il serbo rimane spesso a protezione quando i compagni spingono, ed è Vecino a buttarsi in area in un paio di occasioni. Anche nella scorsa stagione Milinkovic-Savic ha spesso avuto questa funzione, riuscendo comunque a chiudere l’annata con un numero impressionante di assist e occasioni create, grazie a letture come quella che ha avuto nell’occasione del gol di Felipe Anderson. [gallery columns="5" ids="83530,83531"] Questa azione non è solo interessante per il suggerimento di Milinkovic-Savic e per il movimento arcuato da fuori a dentro di Felipe Anderson, a infilarsi tra Bastoni e Dimarco, ma anche perché denota una certa pigrizia nel ripiegamento da parte di tutta l’Inter. I nerazzurri hanno lasciato a Milinkovic-Savic troppo tempo e spazio col pallone, e non sono nemmeno riusciti a difendere l’inserimento di Anderson (abbastanza evidenti le responsabilità di Dimarco). Questa passività nel recupero delle posizioni e in generale nel rallentare il portatore è un aspetto che sicuramente sarà fonte di studio da parte di Inzaghi, anche perché si era presentata una situazione simile una decina di minuti prima del gol.

Zaccagni ha tempo di mettere la palla dentro, c’è una separazione tra la difesa dell’Inter e il resto della squadra; Dimarco, sebbene Vecino fosse già in mezzo a due compagni e Felipe Anderson sotto controllo, dunque non in errore nel caso specifico, dimostra anche qui una certa rilassatezza nel rientrare.

Così, una Lazio che fino a quel momento era riuscita ad attaccare principalmente in ripartenza (corta o lunga) o con combinazioni laterali a sinistra non concretizzate, è riuscita a trovare il vantaggio e per certi versi a cambiare il volto della gara. Anche se al rientro dall’intervallo l’Inter era riuscita a pareggiare sugli sviluppi confusionari di una punizione, alla lunga è sembrato che la Lazio avesse trovato più convinzione nel risalire il campo. Sarri avrà pensato di cogliere l’attimo e lo ha fatto inserendo finalmente Luis Alberto al posto di Vecino, e Pedro al posto di Zaccagni. Con i due spagnoli in campo, non solo la Lazio ha trovato due marcatori, ma anche tutt’altro modo di sfruttare il possesso, approfittando della tendenza di entrambi a venire incontro, a volere il pallone, a rendersi soluzioni credibili per fraseggiare e risalire anche andando quasi in braccio ai propri difensori. Questo, ovviamente, oltre a portare una certa qualità di palleggio contro un’intensità calante dei nerazzurri, ha avuto anche l’effetto di consentire a Milinkovic-Savic di portarsi un po’ più spesso a ridosso della trequarti, e non solo come riferimento per una palla lunga. [gallery columns="8" ids="83533,83534,83535,83536"] Nelle fasi preliminari dell’azione che ha poi portato al grande gol di Luis Alberto vediamo proprio un’esempio della diversa natura della Lazio. Luis Alberto viene incontro, si allarga, scambia con Pedro che a sua volta si era abbassato. L’azione prosegue poi sul lato opposto, potendo contare su Milinkovic-Savic nel mezzo spazio, con Bastoni preso in mezzo tra lui e Hysaj. La raffinata lettura con cui il serbo serve Pedro anziché crossare direttamente per Immobile, forse è pari al tentativo sfacciato di Luis Alberto che ne è scaturito. Da questa partita, dal punto di vista della Lazio, si possono trarre delle riflessioni interessanti in chiave futura. Innanzitutto, è emblematica la capacità di ribaltare campo e risultato attraverso le sostituzioni, un aspetto che forse la scorsa stagione era stato carente. È anche vero però che Pedro e Luis Alberto non possono essere considerati “delle riserve” o dei cambi spacca partita; anzi, forse è la loro stessa assenza dagli undici titolari a poter essere argomento di discussione. Il fatto che Sarri non voglia rinunciare al suo sottile gioco di equilibri e compensazioni tiene fuori Luis Alberto più della sua capacità di immergersi nel palleggio richiesto. Soprattutto oggi che Lazzari è ormai titolare, Sarri non si sente sicuro di non bilanciare con una mezzala meno offensiva dall'altro lato. (E Luis Alberto e Pedro sono entrati quando Lazzari è uscito ed è entrato Hysaj).Ma una delle note più incoraggianti per i tifosi della Lazio può essere la prestazione maiuscola di Cataldi, il suo lavoro intenso nel coprire il campo davanti ai difensori centrali, contribuendo a ridurre i palloni giocabili verso Lautaro e Lukaku, ma al contempo anche abbastanza sicuro e preciso nel muovere il pallone. Forse è dalla sua crescita che passa la possibilità di rivedere nuovamente in pianta stabile dal primo minuto Milinkovic-Savic e Luis Alberto.La partita dell’Inter, invece, nonostante le imperfezioni e le criticità, non è stata particolarmente negativa dal punto di vista offensivo. Il volume di gioco della squadra di Inzaghi è rimasto di alto livello, contro un avversario che ha superato le aspettative per solidità e capacità di ribaltare il gioco. Si sta discutendo molto in queste ore sulle responsabilità di Inzaghi, in particolare sulla scelta di schierare Gagliardini dal primo minuto e sui cambi. Di certo questa partita deve far riflettere sul peso di Calhanoglu nell'Inter (in attesa, magari, di Mkhitaryan). L'impatto delle sostituzioni, poi, non è stato positivo, e ha messo in evidenza come Dumfries sia un altro a cui difficilmente si può rinunciare, soprattutto nelle partite in cui latitano i tentativi di rompere gli equilibri con giocate individuali. All'Inter mancano giocatori in grado di saltare il diretto avversario: l'anno scorso è stata terzultima per dribbling tentati, e nel mezzo ha perso Perisic. La stagione è ancora lunga, il 3-1 dello scorso anno non fu particolarmente di buon auspicio per la Lazio, né seppellì le potenzialità dell’Inter, dunque è presto per trarre conclusioni affrettate. Però è anche giusto evidenziare come la Lazio è uscita meglio dell’Inter, questa volta sì, al di là del risultato.

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