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Fondamentali: Lazio-Inter 1-1
05 ott 2020
05 ott 2020
L'Inter sembrava avere la partita in mano, ma la Lazio è un osso duro.
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L’ultima partita giocata all’Olimpico contro la Lazio, lo scorso febbraio, aveva evidenziato le criticità dell’Inter 19/20, e che probabilmente le sono poi costate la possibilità di competere davvero per lo Scudetto. Al ritorno dal lockdown, però, Conte è sembrato voler muovere qualcosa per dare una scossa a una squadra che, seppur efficiente, si era forse appiattita troppo sullo strapotere della sua coppia di attaccanti, rinunciando a una maggiore complessità del gioco in mediana e soprattutto tendendo ad abbassarsi più del previsto senza palla in alcune partite. La Lazio di Inzaghi, insomma, era stata uno degli avversari peggiori per l’Inter, con la sua capacità di tagliare i rifornimenti verso le punte e la qualità nella risalita del campo abbinata ai giusti movimenti nello spazio, e per questo la partita di domenica era interessante.

L’Inter ha pareggiato una partita che sembrava aver vinto, e nel primo tempo ci ha mostrato tutte le peculiarità delle ormai consolidate scelte tattiche di Conte, oltre che l’apporto decisivo dei nuovi arrivati Vidal e Hakimi. Dall’altra parte la Lazio ha mostrato ancora una volta di aver raggiunto un grande livello di maturità, rimettendo in sesto una partita sciagurata. La squadra di Inzaghi fino al secondo tempo aveva combinato poco, e aveva prodotto pochi pericoli oltre ad essere costretta ad effettuare ben tre sostituzioni per infortunio sulla catena di sinistra.

La disposizione del centrocampo dell’Inter

Per l’Inter ormai è praticamente la normalità costruire l’azione offensiva con il 3-4-1-2. La squadra di Conte porta uno dei centrocampisti alle spalle di Lukaku e Lautaro, mentre gli altri restano due più bloccati, davanti alla difesa. Devono preoccuparsi di creare superiorità numerica contro le prime linee di pressione, sia ricevendo alle loro spalle, sia attraverso rotazioni frequenti tra il mediano di parte e il difensore centrale sul centro-destra. Finora quest’ultimo compito veniva svolto, con buoni risultati, da Nicolò Barella, che però è stato spostato dietro le punte nella partita dell’Olimpico, con Vidal a sostituirlo in mezzo. Al fianco dell’ex Barcellona, Gagliardini è stato preferito a Brozovic, probabilmente per ragioni di utilità difensiva contro una delle armi più fruttuose della Lazio, la palla lunga su Milinkovic-Savic e, più in generale, tutte le combinazioni sul lato destro del campo che coinvolgono anche Lazzari.

Così, il cileno poteva sia sfruttare la sua qualità col pallone quando doveva abbassarsi sulla linea dei difensori (non senza il costante reminder di Conte dalla panchina) nello scambio di posizione con Skriniar, sia concentrarsi sui movimenti di Luis Alberto, che tanti guai avevano causato all’Inter in occasione dell’ultimo scontro diretto dell’anno scorso. Barella avanzato, invece, controllava in maniera asfissiante Lucas Leiva e si muoveva in orizzontale per sovraccaricare la zona palla, defilando anche sulla fascia, al bisogno.

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Vidal ad abbassarsi sulla linea, Gagliardini che si porta immediatamente alle spalle del centrocampo, Barella galleggiante a supporto degli esterni e delle punte.

In fase di non possesso, tutti e tre i centrocampisti dell’Inter avevano un forte orientamento al diretto avversario in fase di marcatura, talvolta anche portandosi fuori dalla propria zona di competenza, consentendo così ai difensori centrali di focalizzarsi nei movimenti a elastico delle due punte di Inzaghi. Per buona parte della gara né Correa né Immobile sono riusciti a trovare ricezioni pulite o a sfruttare le loro solite corse nello spazio per allungare le linee dell’Inter. Gagliardini, sul centro sinistra, doveva controllare SMS ma anche uscire in pressione sul terzo centrale della Lazio in occasione del giro palla da sinistra a destra, dato che Perisic veniva tenuto basso dalla posizione di Lazzari. Questa piccola criticità, causata dal delicato cambio di marcatura su Milinkovic-Savic (con Bastoni a sganciarsi) e il potenziale mismatch Perisic-Lazzari, è stata sfruttata dalla Lazio solo nei primi minuti, ma per il resto l’Inter ha mantenuto una buona compattezza.

Dopo un inizio sostanzialmente equilibrato, in cui l’Inter riusciva a mantenere il possesso e costruire in maniera pulita (anche grazie allo stile conservativo del pressing della Lazio) ma non a sviluppare nell’ultimo quarto di campo, il gol di Lautaro ha incrinato ulteriormente le convinzioni della Lazio nella risalita del campo e fomentato, dall’altro lato, la ricerca della porta avversaria per l’Inter. In fase offensiva, la squadra di Conte prediligeva l’uso della catena di destra, non solo per la rotazione che portava Skriniar ad allargarsi in fascia, ma anzi soprattutto per l’influenza di Lukaku che, dividendosi il campo in orizzontale con Lautaro, poteva ricevere spalle alla porta tagliando all’indietro dalla destra e gestire i tempi di scarico.

L’accampamento offensivo dell’Inter nel primo tempo si è retto anche grazie alla capacità di gestione delle transizioni difensive, con Vidal che aveva tutto il tempo di valutare il modo migliore di intervenire per spezzare la ripartenza.

La prima riaggressione dell’Inter va a vuoto, la Lazio riparte con Luis Alberto in campo aperto, Vidal piomba inesorabilmente su di lui.

Fra i centrocampisti dell’Inter il più coinvolto nella fase finale delle azioni è stato Barella, sia attraverso i movimenti a supporto della catena di destra, sia con le corse nello spazio ben coordinate con le due punte. All’inizio del secondo tempo, dopo il gol della Lazio e qualche incertezza nell’uscita del pallone, Conte ha deciso di inserire immediatamente Sensi per Gagliardini (che aveva pochi secondi prima sbagliato una verticalizzazione causando un contropiede) e arretrare Barella, tenendolo però sul centro sinistra e deputandolo al controllo di Sergej.

La Lazio ha bisogno di certezze

Le migliori azioni della Lazio nel primo tempo erano concentrate nei primi venti minuti e sono arrivate, come di consueto, sull’asse di centro-destra, sfruttando la spinta di Lazzari, pescato due volte da Milinkovic-Savic con il lancio morbido sulla corsa - ormai un classico della coppia - e una da Correa. Con un po’ di precisione in più la Lazio sarebbe anche potuta passare in vantaggio e magari avremmo assistito a uno sviluppo diverso.

L’ordine dell’Inter nel pressing e nella riaggressione ha reso però discontinua la manovra dei biancocelesti che, a un certo punto, erano diventati troppo frettolosi nel voler ricercare la profondità senza prima creare dei presupposti posizionali vantaggiosi. Chiaramente, il controllo a uomo su Leiva e Luis Alberto ha tolto due risorse decisive nella gestione dei tempi di gioco, e la squadra di Inzaghi ha sostanzialmente buttato buona parte della prima metà gara.

Due azioni esemplificative della tensione sulla costruzione bassa della Lazio. Strakosha lancia due palloni imprecisi verso l’esterno, dove peraltro non sembrava esserci una struttura di supporto adeguata per la seconda palla.

I problemi atletici della Lazio sulla sinistra, con l’infortunio di Radu (non al meglio già dal primo minuto) e del suo sostituto Bastos, oltre a Marusic sulla fascia, probabilmente non sono strettamente correlati con la grande dinamicità dei diretti avversari, ma sicuramente restituiscono un’immagine fedele di alcune delle difficoltà dei padroni di casa, che si sono poi riflesse anche sul neo entrato Fares, parso un po’ nervoso con il pallone tra i piedi e spesso fuori tempo negli interventi difensivi. È evidente che buona parte della creatività della Lazio sul lato sinistro del campo passi da Luis Alberto, l’unico che ha sia la capacità di vedere linee di gioco più rapidamente degli altri, sia quella di creare superiorità numerica con una conduzione. Contro Vidal, però, lo spagnolo non ha avuto vita facile, e dunque sono emersi i limiti del resto della catena. Le volte che Immobile ha provato ad abbassarsi per riciclare le verticalizzazioni spalle alla porta e fare da terzo uomo per un compagno, è stato impreciso, anche a causa delle marcature aggressive di De Vrij/Skriniar.

La fatalità, che ha portato Parolo a subentrare come centrale dei tre dietro, ha voluto che il gol arrivasse proprio dalla sinistra: Acerbi, spostatosi da quel lato, si è ritrovato nella posizione migliore per sfruttare il suo mancino in occasione del traversone per il gol di SMS. In generale, la Lazio della ripresa è sembrata aver ritrovato un controllo dei tempi di gioco più consono alle sue idee, e prendendosi qualche pausa in più è riuscita a ordinarsi e a riempire l’area. L’espulsione di Immobile è arrivata nel momento clou per la Lazio, con l’Inter che aveva iniziato a perdere qualche pallone di troppo in fase di impostazione e trovarsi quindi lunga in transizione, e a difendere un po’ di più di posizione. Con più spazio e tempo a disposizione, le combinazioni dei giocatori offensivi di Inzaghi assumono un altro ritmo.

In definitiva è stata una partita che ha detto poco di nuovo su virtù e debolezze della Lazio, che è sembrata ritrovarsi soprattutto da un punto di vista mentale dopo l’intervallo, ma che nel computo della partita si è forse lasciata trascinare dall’esasperazione, sia nella costruzione del gioco che nella gestione dei falli. Alla fine, ritrovare a livello di squadra la lucidità dopo questi momenti è comunque un buon segnale, ma in vista di una stagione che si preannuncia ben diversa dalla precedente, forse Inzaghi avrà bisogno di trovare qualche soluzione nuova.

Dall’altra parte, grazie soprattutto all’assortimento del centrocampo e alla ritrovata imprevedibilità sugli esterni, il 3-4-1-2 dell’Inter sembra sempre più definitivo. I compiti di Lautaro, in questo assetto, sono abbastanza diversi dal periodo del 3-5-2 puro, e infatti l’argentino si ritrova a toccare meno palloni e ad associarsi poco con Lukaku e il trequartista, anche a causa della predilezione per la fascia destra nello sviluppo delle azioni. I movimenti di Lautaro sono fondamentali per dare equilibrio agli attacchi dell’Inter, ma sembrava aver patito questa diversificazione, al rientro dal lockdown. Nell’avvio di stagione, però, il gol non gli è mancato, e questo potrebbe essere un segnale positivo.

Infine, basarsi su questo assetto può garantire un inserimento a gara in corso più agevole per le caratteristiche di Sanchez e/o Eriksen. Certo, il fatto che Conte abbia iniziato a utilizzare un sistema con un trequartista “puro”, continuando però a non trovare spazio per l’ex Tottenham, non lascia presagire un grande futuro per lui in questa stagione, soprattutto alla luce dell’intensità chiesta dal mister in entrambe le fasi. In questo senso, sarà curioso vedere se Vidal troverà più spazio nella coppia di mediani o alle spalle delle punte, nel corso dei mesi. La soluzione scelta contro la Lazio ha avuto i risultati sperati, ma nonostante l’applicazione di Barella, l’Inter ha sprecato qualche occasione decisiva di troppo anche a causa delle sue imprecisioni negli ultimi metri. Nel corso degli anni, Vidal ha accentuato la componente offensiva del suo gioco, dando forse i migliori segnali quando ha potuto giocare più a ridosso delle punte, ma sicuramente si tratta di un giocatore che sarà fondamentale per Conte anche nella coppia, in attesa di vedere se Brozovic ritroverà centralità nelle gerarchie.

Contro una difesa posizionale l’Inter ha mostrato alcuni limiti offensivi che non erano venuti fuori nelle prime partite, mentre dall’altra parte la Lazio ha dimostrato ancora una volta - se ce n’era bisogno - l’importanza di Luis Alberto nell’economia del proprio gioco. Questa partita ci ha mostrato però anche quanto Vidal possa essere importante per la squadra di Conte; e dall’altra parte quanto la Lazio riesca a gestire bene i momenti delle partite, non crollando neanche nei momenti di maggiore difficoltà e contro avversari di alto livello.

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