Nella formazione con cui la Lazio ha sfidato il Borussia Dortmund, alla prima partita in Champions League dopo un’assenza di tredici anni, Lucas Leiva era il giocatore più esperto. Quello più in là con gli anni (33) e con più presenze in carriera in Champions (25). Da un paio di stagioni Leiva è sempre meno affidabile dal punto di vista fisico. A togliergli continuità negli ultimi tempi è stato il ginocchio, operato ad aprile, un infortunio dal quale il brasiliano non si è ripreso del tutto. Nella scorsa stagione ha saltato quasi tutte le partite dopo il lockdown, e anche in questa appena iniziata ha faticato a trovare la condizione, tanto da essere uno dei giocatori più discussi della Lazio, che ha iniziato male il campionato, raccogliendo appena 4 punti in 4 giornate.
A tre giorni dalla brutta partita contro la Sampdoria, giocata male dalla Lazio e in particolare da Leiva, impreciso e in difficoltà a livello fisico, il centrocampista brasiliano è stato invece tra i migliori in campo nella vittoria per 3-1 sul Borussia Dortmund. Forse il migliore in assoluto, pur senza fare nulla di appariscente, senza segnare o creare un’occasione, e senza nemmeno farsi notare per una distribuzione illuminata della palla.
Le due cose più importanti della sua partita sono due recuperi del pallone, due tocchi minimali allungando la gamba per anticipare l’avversario che però hanno creato i presupposti per il primo e il terzo gol, segnati da Immobile e Akpa-Akpro. Nel primo caso Leiva è a sinistra vicino al vertice dell’area del Borussia Dortmund, in una delle rare occasioni in cui la Lazio ha pressato in alto, su una rimessa dal fondo di Hitz. Inizialmente Leiva si guarda indietro per controllare la situazione alle sue spalle e forse non è molto convinto di alzarsi a pressare Bellingham. Poi avvicinandosi al giovane inglese cambia traiettoria di corsa un paio di volte, provando a leggere in anticipo il passaggio di Meunier, e infine, sul passaggio sciatto in orizzontale del terzino belga, gli basta fare un piccolo scatto e allungare la gamba sinistra per anticipare Bellingham. La palla finisce a Correa, che dal lato sinistro dell’area serve un assist al centro per Immobile, rapido a controllare e a calciare col sinistro mettendo il pallone alle spalle di Hitz.
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All’inizio Leiva si volta indietro, mentre Fares si sta già alzando su Meunier. Quest’ultimo è lento e impreciso a liberarsi della palla, Leiva avanza e anticipa Bellingham.
In occasione del gol segnato da Akpa-Akpro, invece, Leiva è a centrocampo dopo una rimessa dal fondo battuta da Strakosha e finita sul petto di Meunier. Per un paio di secondi la palla vaga a in mezzo al campo, dopo che Fares intercetta il passaggio di Meunier ma a sua volta viene fermato dal contrasto di Brandt, e a mettere ordine è Leiva, che fa qualche passo a sinistra e anticipa Haaland col destro, con un tocco con cui non solo recupera la palla ma la fa arrivare a Luis Alberto, libero sulla sinistra vicino alla linea laterale. Lo spagnolo, da quella zona del campo, si inventa un meraviglioso passaggio con l’esterno del destro servendo il taglio in profondità di Immobile, che dal lato sinistro dell’area spalanca la porta ad Akpa-Akpro crossando all’indietro.
Il momento in cui Leiva anticipa Haaland e propizia il terzo gol della Lazio.
Sono due giocate-manifesto dello stile di Leiva e della sua importanza per il gioco della Lazio. Leiva è l’equilibratore ma in un senso più ampio rispetto al fatto che sia il centrocampista più abile a recuperare la palla, che copre e permette al sistema di sostenere due mezzali offensive come Luis Alberto e Milinkovic-Savic. Certo, è un compito fondamentale, come ha mostrato l’azione conclusa con il gol di Akpa-Akpro. Leiva ha recuperato la palla e ha messo Luis Alberto nelle condizioni di fare la differenza, con quel passaggio stupendo dosato sulla corsa di Immobile. Alla fine il centrocampista brasiliano è stato il migliore in campo nei recuperi della palla, e in particolare negli intercetti (7), eguagliando da solo il numero totale degli intercetti del Borussia Dortmund.
Ma Leiva, quando è in forma, tiene in equilibrio il gioco della Lazio in ogni fase, è il giocatore che collega il blocco arretrato e quello più avanzato e li tiene uniti facendosi trovare sempre vicino alla palla. Quando la Lazio imposta, Leiva è un appoggio sicuro che, in modo semplice ma con una precisione e una varietà di passaggi non banale, sa scegliere la soluzione giusta per avanzare. In fase difensiva, invece, Leiva tappa i buchi, rammenda le scuciture nello schieramento scivolando per coprire le mezzali e abbassandosi se i difensori centrali sono portati fuori posizione dai movimenti degli attaccanti avversari. In transizione a palla persa è poi il giocatore che protegge la difesa e che, se è abbastanza vicino alla zona in cui i compagni hanno perso il pallone, si occupa per primo di recuperarlo.
È per questo che le prestazioni della squadra spesso riflettono le sue. Detta in un altro modo: quando Leiva è in forma e fa funzionare il sistema, è più facile per la Lazio giocare e vincere in modo brillante come contro il Borussia Dortmund.
Certo, hanno contribuito in modo decisivo il contesto e i problemi della squadra di Favre. La Lazio ha segnato presto e ha potuto lasciare per la maggior parte del tempo la palla agli avversari. In un blocco unito ad altezze medio-basse, Leiva ha cioè potuto muoversi in spazi corti e limitare le situazioni in cui vengono esposti i suoi limiti fisici. D’altra parte anche il Dortmund ha faticato ad aprire lo schieramento e allungare le distanze tra i reparti della Lazio con il palleggio.
Specie nel primo tempo, l’organizzazione difensiva della squadra di Simone Inzaghi riusciva a tenere il possesso del Borussia Dortmund lontano dall’area, complicando l’accesso alla trequarti e le ricezioni dei giocatori di maggiore talento, Reus e Sancho, schierati dietro Haaland. I due attaccanti della Lazio, Immobile e Correa, lasciavano giocare i tre difensori avversari e restavano bassi a schermare i due centrocampisti centrali, Witsel e Bellingham. Le mezzali, Luis Alberto e Milinkovic-Savic, presidiavano i corridoi interni per impedire verticalizzazioni taglia-linee e Leiva si muoveva in mezzo a loro, pronto a coprirli o ad abbassarsi in area se le combinazioni esterne del Dortmund facevano scivolare lateralmente i difensori.
In questo caso Witsel si è spostato per ricevere davanti a Immobile, Bellingham invece è dietro Correa. Dentro allo schieramento della Lazio c’è solo Reus, ma è difficile raggiungerlo.
Confinato al di fuori del blocco della Lazio, il possesso del Dortmund riusciva ad avanzare solo con un’iniziativa personale, come ad esempio la conduzione di Piszczek che ha creato i presupposti per l’occasione avuta da Guerreiro al 21’, oppure con le rotazioni sulle fasce, soprattutto quando, sul finire del primo tempo, Sancho è stato portato a sinistra e poteva associarsi con Guerreiro, in teoria schierato da esterno a sinistra e in realtà libero di muoversi per tutto il campo a dare soluzioni tra le linee. Solo una volta, nel primo tempo, Leiva si è fatto sorprendere da una verticalizzazione nello spazio alle sue spalle, quando al 28’ Witsel si è alzato per ricevere dietro di lui e poi ha allargato a sinistra per Haaland, che ha crossato trovando Meunier da solo vicino al dischetto. Il tiro del belga è comunque finito fuori.
Qui Leiva ha Reus alle spalle e Meunier davanti a lui, e non riesce a intercettare il passaggio verso Witsel.
L’eccessiva prudenza dei due centrocampisti centrali del Dortmund, bloccati dietro Immobile e Correa e incapaci di creare linee di passaggio all’interno dello schieramento biancoceleste, ha ridotto la pericolosità della squadra tedesca nel primo tempo. Favre ha risolto il problema all’intervallo, quando ha inseritoReyna al posto di Bellingham, aumentando la presenza dei suoi giocatori tra le linee della Lazio e lasciando il solo Witsel davanti alla difesa.
Dopo una ventina di minuti del secondo tempo Favre ha sbilanciato ancora di più la sua squadra, togliendo un difensore (Piszczek) per un trequartista (Brandt). La Lazio si era ormai abbassata e difendeva vicino alla sua area, e l’idea di Favre era probabilmente di alzare la qualità del possesso nella metà campo avversaria e rendere ancora più fluido lo schieramento della sua squadra.
Alla fine, però, questi cambiamenti hanno più che altro aggiunto confusione e reso più vulnerabile il Dortmund a palla persa. Quasi tutti i suoi giocatori hanno iniziato a muoversi liberamente, in ampiezza, tra le linee o al di fuori dello schieramento della Lazio, senza posizioni fisse ma senza nemmeno aprire il blocco biancoceleste per innescare scambi veloci al suo interno. All’inizio l’aumentata presenza di avversari intorno a lui ha creato qualche problema in più a Leiva, ma presto il Dortmund ha iniziato ad accumulare giocatori ai lati del campo e per il centrocampista brasiliano le cose sono diventate più semplici.
In questo caso Leiva non ha avversari nella sua zona, scivola verso destra e toglie la palla a Reyna.
Nel secondo tempo la squadra di Favre ha avuto due occasioni in cui ha potuto attaccare in spazi ampi in ripartenza, concludendo sempre con Haaland. La prima al 50’, quando il centravanti norvegese ha calciato forte ma centrale, e il suo tiro è stato parato da Strakosha. La seconda quando invece Haaland ha segnato il 2-1, dopo un passaggio sbagliato di Patric su un calcio di punizione battuto nella sua metà campo. Leiva aveva anche recuperato la posizione, ma Reyna gli ha messo il pallone alle spalle con un cross basso molto bello che Haaland ha girato in porta calciando fortissimo sotto la traversa.
Non sono stati molti, quindi, i momenti in cui la velocità e la fisicità dei giocatori del Dortmund hanno fatto soffrire Leiva. Anche quando aveva la palla, il centrocampista brasiliano si è spesso trovato nelle condizioni di giocarla liberamente. La squadra di Favre lo lasciava libero di ricevere senza pressione, senza mettergli vicino un giocatore della prima linea o facendo alzare un centrocampista, e, anche se la Lazio lo ha spesso saltato in uscita dalla difesa appoggiandosi a Luis Alberto o cercando di raggiungere subito la trequarti offensiva, Leiva poteva usare la libertà di cui godeva anche durante lo sviluppo dell’azione, per farsi trovare quando c’era bisogno e dare una soluzione sicura.
Senza avversari attorno, Leiva scambia con Acerbi e poi cambia gioco a destra.
A tredici anni dall’ultima partita, il cammino della Lazio in Champions League è iniziato nel migliore dei modi, con un successo contro l’avversaria più forte del girone. A vincere sono stati l’ordine, la disciplina, l’abilità nel mostrare le debolezze avversarie contro un Borussia Dortmund che ha reagito alle difficoltà in modo sempre più confuso. Forse allora non è un caso che a spiccare e imporsi come simbolo della vittoria sia stato Leiva, quello che più di tutti ordina e tiene in equilibrio il gioco della Lazio.