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Dario Pergolizzi
Come Kimmich ha mandato in tilt la Lazio
24 feb 2021
24 feb 2021
Il Bayern Monaco è sembrato di un altro livello.
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Dario Pergolizzi
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Nonostante dovesse fare a meno di Pavard, Gnabry, Tolisso, Douglas Costa e Müller, Hans-Dieter Flick aveva comunque a disposizione diverse opzioni per modellare il Bayern Monaco per la partita contro la Lazio, anche grazie alla poliedricità di molti dei suoi giocatori. Alla vigilia della partita, ad esempio, si era arrivati a ipotizzare una mediana Alaba-Kimmich con il contestuale avanzamento di Goretzka, fresco di rientro dopo la positività al coronavirus, alle spalle di Lewandowski. L'allenatore tedesco, invece, ha deciso di confermare tutto il blocco difensivo che aveva utilizzato nella brutta sconfitta contro l’Eintracht di pochi giorni prima, ritrovando così la mediana Kimmich-Goretzka e utilizzando Musiala, giovane trequartista classe 2003, sulla trequarti. Insomma, il Bayern arrivato all’Olimpico dava l’impressione di attraversare una comprensibile fase di incertezza che forse avrebbe potuto favorire un’impresa della Lazio di Inzaghi, una squadra che per indole e caratteristiche aveva le carte in regola, teoricamente, per sfruttarne i punti deboli.


 

E invece, come spesso accade nel calcio, la squadra più forte ed esperta ha tirato fuori tutto il suo valore nella partita che conta, proprio come fanno le squadre forti ed esperte. Con l'1-4 di ieri il Bayern Monaco ha indirizzato nettamente la qualificazione mettendo in chiaro che, nonostante le assenze e gli aggiustamenti forzati, neanche quest’anno sarà facile eliminarlo. A fare le spese di questa dimostrazione è stata una Lazio forse un po’ troppo rispettosa - di sicuro meno brillante del solito nello sfruttamento delle potenziali occasioni concesse in campo aperto, che pure si sono presentate.


 

Il ruolo di Kimmich


Una delle soluzioni offensive più ricorrenti della Lazio in questa stagione vedeva Acerbi sganciarsi in avanti, partendo dalla posizione di centrale difensivo di sinistra, per dar modo a Marusic di stringere verso l’interno e creare densità sia per le seconde palle, sia per poter sfruttare il piede forte nel corridoio intermedio. L’uscita palla della Lazio, migliorata anche grazie all’apporto qualitativo di Pepe Reina, è diventata nelle ultime settimane piuttosto elaborata, dando una nuova linfa al gioco di Inzaghi. Contro il Bayern, forse per non lasciare troppe libertà a Lewandowski, l’allenatore biancoceleste ha invece deciso di riportare Acerbi al centro e utilizzare Musacchio alla sua sinistra, in vista di una partita che li avrebbe plausibilmente visti tenere il pallone molto meno dell’avversario.


 

Di fronte, il Bayern si presentava con una catena destra non ideale, con Süle adattato a terzino e Sané di fronte a lui. Una coppia che, qualora la Lazio fosse riuscita a portare palla con maggior continuità sulla sua fascia sinistra sfruttando le rotazioni da quel lato, sarebbe potuta andare in difficoltà. Invece è stato il Bayern ad assicurarsi il dominio di quella lingua di campo fin dai primi minuti, grazie anche all’atteggiamento sorprendentemente offensivo dello stesso Süle.



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Tre situazioni in cui Musiala, Sané e Süle hanno attaccato con tempi e scambi precisi la fascia sinistra della Lazio.


 

La Lazio ha provato a opporre resistenza nella propria metà campo, ma la qualità delle azioni difensive, singole e collettive, contro il Bayern è stata più scarsa del solito, anche per via dell'alto livello tecnico e atletico degli avversari. A questo bisogna aggiungere anche la partecipazione dei due mediani agli attacchi sulla trequarti, che hanno mandato in tilt la struttura difensiva dei biancocelesti. Schierato come mediano al fianco di Goretzka, soprattutto Kimmich si è mosso parecchio per andare a supporto delle combinazioni di catena sia a destra che a sinistra. Questi movimenti ricorrenti non avvenivano solo sulla trequarti, in fase di attacco posizionale, ma anche sulla mediana, quando il Bayern provava ad uscire con il pallone dal basso.



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Qui, per esempio, nella prima azione è Kimmich ad abbassarsi alla sinistra di Alaba per impostare, mentre Goretzka si porta alle spalle del centrocampo laziale. Nella seconda azione, invece, Kimmich attacca la linea andando a riempire la zona lasciata libera da Lewandowski, mentre Goretzka rimane bloccato.


 

Anche se forse il concetto di “reparto” può essere limitante, l’intesa raggiunta da Kimmich con Goretzka a centrocampo dà una dimensione diversa alle proiezioni offensive della squadra di Flick: i due si interscambiano con una naturalezza disarmante e accompagnano l’azione con un’inesorabilità che, a lungo andare, risulta logorante per gli avversari. La partecipazione di Kimmich sulla trequarti è stata più accentuata rispetto a quella del compagno, e col passare dei minuti si è proposto sempre di più a supporto della catena di destra nonostante partisse nominalmente come mediano di sinistra.


 


 

Questa, pochi istanti prima del primo gol, è stata la prima occasione (con l’eccezione di una sugli sviluppi di un corner pochi minuti prima) in cui Kimmich si è sovrapposto a destra propiziando una triangolazione con Sané, che riceveva da Süle. La palla verso Kimmich è stata poi intercettata da Leiva e sugli sviluppi successivi c’è stato l’errore di Musacchio, ma a partire da questo momento il Bayern è sembrato fiutare il vantaggio di questo tipo di rotazione su quel lato del campo, e infatti ne sono arrivate altre.



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Nella prima immagine Kimmich si proietta in avanti attirando Leiva, permettendo a Musiala di smarcarsi alle sue spalle. Nella seconda, Kimmich va in sovrapposizione a Sané arrivando poi al cross.


 

Ma non va trascurato l’apporto di Goretzka, che oltre a entrare nell’azione del gol di Musiala con un passaggio elegantissimo, è stato prezioso soprattutto con le sue azioni di recupero palla, in un contesto che gli chiedeva di coprire una zona gigantesca di campo.



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Alcuni esempi della buona partita di Goretzka in situazioni che potevano generare o prevenire ripartenze.


 

Oltre a muoversi in armonia tra di loro, Goretzka e Kimmich sono stati determinanti anche per togliere pressione a Musiala che, grazie all’autorevolezza dei compagni nel portare su il pallone, ha potuto dedicarsi tranquillamente all’occupazione degli spazi che si svuotavano di volta in volta. Così il Bayern, anche senza l’apporto del suo cosiddetto Raumdeuter, "l'investigatore di spazi" Thomas Müller, ha avuto vita facile nel tenere in apprensione la linea arretrata della Lazio.


 

La Lazio non è riuscita a rialzarsi


Nonostante non abbia mai tentato convintamente di andare in pressing alto, la Lazio allo stesso tempo non è mai riuscita ad assorbire in maniera convincente le rotazioni avversarie in zone avanzate, né con l’avvicinamento di Lucas Leiva né con il ripiegamento di una punta. La pressione esercitata dal Bayern sul lato sinistro ha minato ulteriormente le certezze di Musacchio, protagonista in negativo anche sul primo gol.


 

Inzaghi, che non è certo nuovo alle sostituzioni in difesa già nel corso dei primi tempi, ha cercato di correre ai ripari al 31’ inserendo Lulic al posto dell’ex difensore del Milan e spostando, sorprendentemente, Marusic al fianco di Acerbi. Forse l’intenzione di Inzaghi era quella di avere un giocatore più abile nel partire palla al piede da lontano per venir fuori dal pressing asfissiante del Bayern e puntarne così la linea difensiva in campo aperto, per poi cambiare gioco su Lazzari o sfruttare le corse in profondità delle punte. Insomma, visto il risultato di 2-0 dopo mezz’ora di gioco, le premesse cautelative di inizio partita erano diventate relativamente secondarie, ma Inzaghi probabilmente non se l’è sentita di riportare Acerbi a sinistra utilizzando un altro centrale (Hoedt) per marcare Lewandowski, e così ha optato per una mossa ambiziosa, che però non ha dato frutti dal punto di vista offensivo.


 

Purtroppo per la Lazio, la nuova posizione di Marusic ha subito creato un’ambiguità letale nell’azione che ha portato al terzo gol. Il difensore montenegrino, dopo aver preso in consegna Lewandowski da Acerbi, lo ha seguito in profondità senza poi risalire per alzare la linea del fuorigioco, tenendo così in gioco Sané sul rimpallo, senza nemmeno però accorciare su di lui. Le responsabilità nel caso specifico probabilmente sono da condividere con Leiva, che è stato un po' pigro nel leggere l'azione e non si è portato preventivamente sull’ex attaccante del Manchester City. La Lazio, comunque, è sembrata a quel punto insicura e spaventata, come si era visto d'altra parte anche nel modo in cui è nata la ripartenza (con Leiva e Patric che si sono scontrati a centrocampo).


 

In generale, il piano frenetico su cui il Bayern ha spostato la partita è sembrato togliere lucidità alle letture dei giocatori di Inzaghi, che così hanno sprecato diverse occasioni interessanti non arrivando mai a impensierire concretamente Neuer.



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Tre ripartenze sprecate dalla Lazio. Nella prima, Milinkovic sceglie di cambiare gioco verso Immobile (in fuorigioco) anziché cercare Correa tra le linee. Nella seconda, preferisce un complicato passaggio verticale verso Immobile (assorbito da Boateng) anziché appoggiarsi in diagonale a Correa o Luis Alberto. Infine, Correa che riceve da Leiva e invece che appoggiarsi su Immobile (che avrebbe potuto sfruttare la corsa di Lazzari in tempo) si gira e fa dissipare l’inerzia positiva dell’azione.


 

Anche quando la Lazio riusciva a superare il primo scoglio di pressing o riaggressione, Immobile e Correa non sono sembrati a loro agio nel combinare rapidamente, né tra di loro né appoggiandosi a Milinkovic o Luis Alberto. Così la manovra della Lazio si è presto spenta e non è riuscita a sfruttare a suo favore l’atteggiamento spregiudicato della linea difensiva del Bayern, che spesso esaspera il fuorigioco anche in situazioni rischiose, insomma un comportamento che per la miglior Lazio sarebbe stato un’opportunità golosa.


 

Ci sono state poi anche alcune occasioni in cui la Lazio ha avuto la possibilità di sfruttare il forte accentramento dei terzini avversari sul lato debole in azioni di palleggio più avanzate, senza però riuscire a concretizzare per mancanza di tempismo o intesa.



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Nella prima immagine qui sopra, ad esempio, Musacchio spreca una facile apertura a destra verso Lazzari, che forse è anche in leggero ritardo. Nella seconda, Leiva non nota la corsa di Lulic, che avrebbe potuto sfruttare lo scivolamento esasperato a sinistra della linea del Bayern. Infine, un’azione in cui Immobile nota il vantaggio posizionale di Lulic ed effettivamente lo serve sulla corsa, ma il bosniaco aveva leggermente frenato la sua corsa perdendo così un attimo prezioso che ha lasciato che la traiettoria del pallone si defilasse, arrivando poi al cross da una zona complicata. Proprio dalla ripartenza di quest’ultima azione nasce poi il contropiede di Coman che porta al terzo gol.


 

In definitiva, per la Lazio è stata una partita complicatissima sin dai primi istanti, e la squadra di Inzaghi non è mai riuscita a contrapporre un livello tecnico e atletico sufficiente a fronteggiare gli avversari. L’approccio ultra-offensivo del Bayern non ha del tutto chiuso le porte alla Lazio: gli spazi che la squadra di Flick lasciava in transizione o sugli esterni in situazioni di difesa posizionale sono stati letti con fatica dagli uomini di Inzaghi, che hanno così sprecato anche le migliori opportunità per riaprire la partita. Nei primi minuti, ad esempio, Lazzari è sembrato in grado di mettere in difficoltà Alphonso Davies sul lungo, ma il modo in cui l’esterno è stato servito non gli ha consentito di far fruttare questo confronto. Le difficoltà nel trovare Lazzari puntualmente in campo aperto, probabilmente, hanno radici anche nella variazione sul tema del palleggio sul lato opposto del campo, con una partecipazione minore del centrale di sinistra che rendeva abbastanza lineari le letture difensive degli esterni avversari. È anche vero che il pressing ultra-offensivo del Bayern aveva proprio lo scopo di sporcare l’uscita palla dalla metà campo della Lazio, e ci è riuscito con buoni frutti.


 

Insomma, la Lazio non è stata semplicemente all’altezza di un avversario che, nonostante le assenze e gli adattamenti, ha dimostrato tutta la sua superiorità. Nonostante le assenze, la squadra di Flick ha capito le difficoltà dell'avversario, sfruttando i vantaggi sulla catena di destra e aggiustando così la posizione di Kimmich, mentre la Lazio non ha avuto la lucidità di fare lo stesso con i corridoi laterali e le ripartenze in campo aperto. Del resto le grandi squadre, oltre all’enorme qualità individuale, ampliano il divario anche grazie alla naturalezza con cui sanno capire i momenti di una partita.


 

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