
Nella Guida alla Premier League ci interrogavamo su quanto tempo sarebbe servito a Conte ad imporsi a livello mediatico: dopo appena una giornata, che lo ha visto esordire con i tre punti nel Monday Night contro il West Ham, possiamo dire che è già a buon punto, a giudicare dallo spazio che gli hanno riservato i media britannici. La sua smodata esultanza al gol nel finale di Costa, con tanto di abbraccio ad un tifoso e batti-cinque in serie, ma soprattutto i suoi urlacci, le sue imprecazioni e i salti a bordocampo gli sono valsi l’esaltazione della stampa inglese, con il Sun che gli ha subito trovato un soprannome per sottolineare il suo carattere: “Fire Ant”.
Conte non ha cambiato il suo personaggio di una virgola, ma soprattutto la sua squadra ha fatto vedere qualche elemento di gioco “contiano” già alla prima uscita ufficiale. Per la gara contro la formazione guidata da Slven Bilić, l’ex CT della Nazionale ha scelto di abbandonare il 4-4-2 visto durante l’estate e di schierare i suoi con un sistema di gioco a metà tra un 4-2-3-1 ed un 4-3-3, con Oscar un po’ trequartista, un po’ mezzala di fianco a Kanté e Matic.
Sfruttare le fasce per arrivare al cross
La volontà di attaccare dalle fasce è stata evidente fin da subito, con ala e terzino entrambi molto vicini alla linea laterale e il supporto dei centrocampisti che spesso creava un triangolo largo. A destra agivano Ivanović e Willian, con il supporto di Oscar, mentre sul lato opposto era Diego Costa a dare manforte a Azpilicueta ed Hazard. Una volta giunti sulla trequarti, i Blues muovevano la palla orizzontalmente da un lato all’altro del campo, cercando di trovare spazio ai lati del West Ham per liberare uno degli esterni e crossare il pallone in area.
Nell’esempio, partendo da Hazard, la palla circola orizzontalmente, passando dai piedi di Matic, Kanté e Oscar, che a quel punto ha lo spazio per verticalizzare su Willian che triangola su Ivanović, liberandolo al cross, come succedeva con Candreva in Nazionale, ma soprattutto con Lichtsteiner quando Conte allenava la Juventus.
Password: Ivanović
Ivanović è probabilmente più lento del difensore svizzero, ma ha un tempismo perfetto negli inserimenti e nelle sovrapposizioni. Una delle cose che spesso veniva rimproverata a Mourinho era proprio il limitato coinvolgimento del serbo nel gioco offensivo del Chelsea. Conte non ci ha pensato su due volte e ne ha fatto un elemento chiave della manovra, inserendolo in schemi molto simili a quelli predisposti per Lichtsteiner.
Quando al 37.esimo minuto Cahill ha effettuato un lancio in diagonale a pescare Ivanović, che di testa ha innescato la sovrapposizione interna di Willian esattamente come faceva Lichtsteiner, è stato immediato associare il serbo al giocatore svizzero, forse il più “contiano” in assoluto.
Pressare, attaccare, ripetere
Ma il calcio di Conte è fatto anche di intensità difensiva e recupero immediato del pallone, per massimizzare il numero di azioni offensive. Un esempio perfetto di questo mantra del tecnico italiano si è visto al 12.esimo minuto di gioco, quando il Chelsea ha giocato tre possessi in pochi secondi.
Un assatanato Oscar ha recuperato in scivolata la palla persa da Diego Costa, consentendo a Kanté di fare ciò che sa fare meglio, cioè rilanciare l’azione offensiva. Willian ha cercato di servire Costa, che non è riuscita a controllarla, ma il brasiliano ed Ivanović si sono gettati sulla seconda palla innescando una nuova combinazione offensiva con Oscar che stavolta ha portato il terzino alla conclusione.
Doppia punta
Come detto, Conte ha inizialmente schierato un’unica punta e non si sono viste le ormai tipiche combinazioni tra due attaccanti, fino a quando il West Ham ha riacciuffato il pareggio con Collins, e il neo-allenatore dei "Blues" ha deciso di inserire un altro attaccante, con Batshuayi che è andato a fare coppia con Diego Costa.
Il tempo scarseggiava e il Chelsea è dovuto ricorrere al lancio lungo, tentando di innescare qualche azione offensiva utilizzando uno dei due come boa e l’altro come finalizzatore, come si era visto ad Euro 2016 con Pellé ed Éder e ancora prima in Serie A con Tévez e Llorente. Quando il pareggio sembrava ormai inevitabile, la strategia scelta da Conte ha finalmente pagato: Michy ha messo a terra il lancio di Matic e ha servito Costa, che dopo essersi liberato di Collins con il fisico, ha fatto impazzire di gioia il suo allenatore infilando Adrián con un preciso diagonale da fuori area.
Pur non creando un’infinità di occasioni, il Chelsea ha dominato la partita, limitando al meglio il West Ham e mostrando diversi segnali incoraggianti. Come sottolineato da Conte la squadra ha messo in campo “la giusta intensità” ed ha mostrato di aver già assimilato alcuni concetti del calcio del suo nuovo allenatore. Il fatto di non giocare in Europa consentirà a Conte di lavorare con maggiore tranquillità durante la settimana e chissà che questo non si riveli un fattore chiave come nella stagione del suo primo scudetto in Serie A.