Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Il disastroso ritorno a casa di Frank Lampard
04 mag 2023
04 mag 2023
Raccontato da foto, parole e meme.
(di)
(articolo)
12 min
(copertina)
IMAGO / Shutterstock
(copertina) IMAGO / Shutterstock
Dark mode
(ON)

Da quando è tornato sulla panchina del Chelsea, Frank Lampard ha perso tutte e sei le partite che ha allenato. Aggiungendo anche la drammatica coda come allenatore dell’Everton, lo score per lui è di dieci sconfitte nelle ultime dieci partite, un numero tondo difficile anche solo da immaginare in uno sport che oltre alla sconfitta prevede la vittoria e il pareggio. Volendo potremmo andare ancora più indietro, dire che la sua ultima vittoria risale al 14 ottobre e che poi ci sono stati 2 pareggi e 14 sconfitte. Ma noi non vogliamo, un po’ per rispetto, un po’ perché non siamo qui a fare le pulci alle sue capacità da allenatore. Siamo qui perché il suo ritorno al Chelsea è stato un disastro, dal punto di vista comunicativo e umano prima ancora che da quello tecnico e sportivo. Lampard in poco più di un mese si è rovinato una carriera da allenatore già molto in bilico. Dopo questa esperienza, chi avrà il coraggio di richiamarlo? È anche la storia di come il romanticismo nel calcio è spesso un rischio, di come per un allenatore pensare al suo passato piuttosto che al futuro sia uno sbaglio.

Per spiegare quanto stia andando male l'esperienza di Lampard al Chelsea abbiamo scelto di affidarci alle immagini e alle parole (e qualche meme), perché non c'è niente di più esplicativo e immediato quando parliamo di disastri.

«Una scelta facile, questo è il mio club»

Nella conferenza stampa di presentazione Lampard sorride come un bambino in un negozio di caramelle. Indossa la tuta del Chelsea come se fosse la sua seconda pelle, se non avesse qualche ruga intorno agli occhi sarebbe impossibile non scambiarlo per un calciatore. Ai giornalisti stupiti che gli chiedono perché abbia accettato questo ruolo di caretaker, la versione inglese del nostro traghettatore, risponde che è stata «una scelta facile, questo è il mio club». Sono parole piene di affetto con cui Lampard si sta scavando la fossa da solo. Dal suo entusiasmo si capisce che in testa deve essersi costruito uno scenario eroico, da salvatore. Dice di conoscere il suo ruolo di allenatore a tempo, ma aggiunge anche «poi vedremo»; quando gli fanno presente che l’obiettivo Champions League è ancora in piedi, invece di portare realismo - devono affrontare il Real Madrid - assicura che «si tratta di una possibilità», ma che «non voglio pensare alla finale». Mentre lui sogna, alle sue spalle si sta decidendo il prossimo allenatore: Luis Enrique, Nagelsmann, Pochettino, Conte, tutti i nomi possibili sono nomi migliori del suo.

https://twitter.com/EnglandSimpsons/status/1643705559621726212

Non capisce Lampard che la dirigenza lo sta usando, scaricandogli addosso il peso di una stagione schizofrenica, di un mercato eccessivo e disfunzionale, di scelte societarie disgraziate. Se c’è una leggenda come lui in panchina, come fanno i tifosi a protestare? La stampa a vivisezionare le nostre nefandezze? Un piano ben congegnato, in cui Lampard è caduto con tutte le scarpe.


«Non mi aspettavo di risolvere tutto in un giorno»

La prima partita è contro il Wolverhampton, fuori casa. Lampard indossa un bel cardigan blu scuro, al polso un orologio da migliaia di euro, sembra fiducioso. Schiera la squadra con il 4-3-3, il centravanti è Kai Havertz, l’ala sinistra Joao Felix, il perno del centrocampo Enzo Fernandez. Tutto apparentemente al posto giusto. Al trentunesimo è il Wolverhampton a passare in vantaggio, con una voleè insensata di Mateus Nunes che sembra uscita da un video delle migliori giocate di Marco Van Basten. Dalle tribune i tifosi in giallo iniziano a cantargli “Verrai licenziato domani mattina”, con quella beffarda capacità degli inglesi di creare cantilene orecchiabili dal nulla. In panchina Lampard sbuffa, sbraccia, cinque minuti dopo Diego Costa potrebbe raddoppiare, sì quel Diego Costa. Nel secondo tempo il Chelsea parte forte, l’arbitro non vede un netto fallo di mano in area di rigore, ma poi si spegne e sembra accettare la sconfitta passivamente.

https://twitter.com/Exploding_Heads/status/1643743970017824768

Dopo la partita Gallagher dice che «il Chelsea non ha fatto click», ma che non può essere colpa di Lampard, che ha avuto solo due giorni per dare indicazioni su come volesse far giocare i suoi. L’allenatore messo in faccia alla realtà dice: «Non mi aspettavo di risolvere tutto in un giorno».


«Non pensavo fossero così forti»

Al Santiago Bernabeu Lampard si sente a casa. Ancora vestito di blu, al cardigan di Wolverhampton ha sostituito un giacchetto sportivo ed elegante, più adatto al clima di Madrid. Prima del fischio iniziale abbraccia Ancelotti, lo stringe come un vecchio amico, gli sorride complice come a un compagno di bevute. I due hanno diviso lo spogliatoio del Chelsea per due stagioni una vita fa (2009-2011), uno allenatore l’altro ancora fenomenale centrocampista (40 gol in quei due anni), inoltre dividono un recente passato da allenatori dell’Everton. Perché Lampard non può avere lo stesso futuro di Ancelotti?

https://twitter.com/paul_c_watson/status/1643688721768693760

Prima della partita, quando tutti gli mettevano di fronte l’impossibilità della sfida, Lampard ammoniva: «Non c'è carota migliore nel calcio che cercare di dimostrare alla gente che sbaglia». Ci credeva davvero o stava parlando da padre dei giocatori? Sta difendendo un’idea di Chelsea che non esiste più?

Il campo in ogni caso spazza via ogni velleità. Il Chelsea non gioca neanche malissimo, nel suo 3-5-2 iperrealista fatto per tornare a Stamford Bridge con ancora qualche possibilità, ma se negli ultimi anni gli scontri tra Chelsea e Real Madrid sono sempre stati molto equilibrati, questa volta le due squadre sembrano venire da due pianeti diversi. Il 2 a 0 finale appare inevitabile, non più o meno giusto per la squadra di Lampard, semplicemente l’unico risultato possibile. Fare lo scalpo al Real era l’unica possibilità rimasta ai giocatori per dimostrare di essere un gruppo vero e non una massa di acquisti troppo costosi, ma gli è scivolata tra le dita. Dopo la partita Lampard sembra sconcertato, un livello di calcio che non sembra neanche riconoscere. Ai microfoni dice una frase che sembra assurda nella sua ingenuità: «Non pensavo fossero così forti» dice, parlando di quella che passerà alla storia come una delle squadre più forti di tutti i tempi, capace di avere un rapporto speciale con la Champions League.




«Ha vinto la squadra migliore»

Per la prima a Stamford Bridge, Lampard torna alla tuta, forse alla ricerca di una simbiosi con la sua gente, un ritorno fugace al suo passato glorioso. “Bentornato a casa Super Frank” recita uno striscione dei tifosi, un gesto sentito che però serve anche a ricordare perché la dirigenza ha scelto lui e non un altro traghettatore qualunque. Quella con il Brighton di De Zerbi è una sfida diretta per l’Europa, per quanto la qualificazione in Europa League o Conference League non salverebbero comunque la stagione del Chelsea.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

Dopo tredici minuti il Chelsea passa in vantaggio con un tiro di Gallagher palesemente deviato, un segno che forse la fortuna sta girando (rimarrà invece l’unico gol ad aprile del Chelsea). Da quel momento, però, è solo Brighton: tre miracoli di Kepa non bastano, perché al quarantaduesimo arriva il gol di testa di Welbeck, sì quel Welbeck. A fine primo tempo i tiri del Brighton saranno 12, il record per un avversario a Stamford Bridges da quando questa statistica viene tenuta, a fine partita saranno 26, anche questo un record.

Appena prima del sessantesimo Lampard fa quattro cambi tutti insieme, entrano Ziyech, Joao Felix, Kovacic e Reece James. C’è un’altra squadra che può fare 4 cambi di questo livello? Quattro cambi insieme però vogliono anche dire che la formazione iniziale è stata sbagliata. Neanche dieci minuti dopo Julio Enciso segna il gol vittoria, con un destro sotto l’incrocio da trenta metri. Al fischio finale il pubblico fischia, per Lampard la luna di miele è già finita; i tifosi del Brighton cantano “possiamo giocare contro di voi ogni settimana?”.

Per Lampard è la terza sconfitta in tre partite, eppure è arrivato da neanche 10 giorni. Davanti ai microfoni non può che fare i complimenti al Brighton e a De Zerbi, una squadra che è - più o meno - tutto quello che il Chelsea vorrebbe essere e non è. «Ci mancano le cose basilari del calcio, le corse, i duelli» dice.


«La stagione del Chelsea è finita»

Nei giorni precedenti la partita di ritorno con il Real Madrid, Lampard è tutto un parlare di possibilità. «Nel calcio tutto è possibile», «Notti speciali possono succedere a Stamford Bridge», «Il bello del calcio è che si può cambiare una storia molto rapidamente». Secondo Todd Boehly il Chelsea vincerà per 3-0, un pronostico assurdo anche perché banalmente i Blues hanno segnato appena un gol (su deviazione) nelle precedenti cinque partite e ora dovrebbero farne tre in novanta minuti al Real Madrid.

Ovviamente la partita va come deve andare. La sconfitta per 2 a 0 è tutt'altro che netta, ma è comunque scontata. Una partita che serve solo per entrare negativamente nelle statistiche di Lampard come allenatore. Lui che ha fatto parte di un Chelsea capace di non perdere in casa per 86 partite consecutive, ha appena perso due partite consecutive a Stamford Bridge in pochi giorni, la quarta in fila da quando è di nuovo allenatore del Chelsea. Imbeccato da un giornalista, tra le righe, fa capire che la stagione della squadra è finita, che non c'è niente che li aspetta da domani.

Sui giornali si parla di test fallito, che se anche ci fosse stata la minima possibilità di riconferma ora è svanita. Lampard, insomma, avrebbe affidato il suo destino, la possibilità di riavere il lavoro dei suoi sogni, a una doppia sfida con il Real Madrid in Champions League…


“Solo Dio sa cosa se ne farà Mauricio Pochettino di questa triste resa”

La quinta partita di Lampard, la terza consecutiva in casa, sembra possa essere quella buona. Non c’è più l’invincibile Real Madrid della Champions, o il meraviglioso Brighton di De Zerbi, ma il Brentford. Allora perché il Chelsea sceglie di schierarsi con 4 difensori, 5 centrocampisti e Sterling unica punta? Dopo la partita Thomas Frank dirà di essere rimasto sorpreso ma contento «dal fatto che [Lampard] ci abbiamo mostrato tutto questo rispetto, ma non ho capito esattamente il perché».

Il Brentford passa in vantaggio con un autogol di Azpilicueta, poi chiude la partita nel secondo tempo Mbeumo dopo aver portato a spasso tutta la difesa del Chelsea. “We're just a bus stop in Hounslow” cantano i tifosi del Brentford sugli spalti di Stamford Bridge, a rendere ancora più chiara la distanza economica (e morale) tra le due squadre. In panchina Lampard ha già perso tutta la sua vitalità. Lo sguardo fiero da centrocampista da oltre 200 gol in carriera appare spento, la carnagione pallida come quella di un condannato a morte.

Aprile sta finendo e la sua squadra ha perso tutte e cinque le partite giocate, tre di queste in casa. In questo lasso di tempo ha segnato gli stessi gol nella porta avversaria (1), che nella propria porta. A Lampard non basta neanche evidenziare come sia un problema pregresso (il Chelsea ha segnato 30 gol in 31 partite di Premier League) o sottolineare la mancanza di un numero nove (che è vera, ma semplicemente assurda per una squadra che ha speso 600 milioni sul mercato). Il responsabile di tutto è diventato inevitabilmente lui.

[@portabletext/react] Unknown block type "imageExternal", specify a component for it in the `components.types` prop

I tifosi sono rassegnati, da più parti si chiede di mandarlo via. Se c’era una spinta romantica nella scelta di Lampard, è stata distrutta dalla realtà: il suo fallimento è riuscito a peggiorare una stagione che sembrava non poter essere peggiorata. Cosa c’è di più terribile che vedere uno dei giocatori più importanti della storia del club essere così ridicolmente in difficoltà? Intanto il suo sostituto sembra essere già stato scelto. Dopo la partitasul Mirror scrivono “Solo Dio sa cosa se ne farà Mauricio Pochettino di questa triste resa”.


«Troppo gentili per giocare contro l’Arsenal»

Frank Lampard viene da una famiglia di calciatori. Il padre è stato una leggenda del West Ham, lo zio è Harry Redknapp. È cresciuto in uno dei borough più ricchi di Londra, ha frequentato una scuola privata nell’Essex, secondo il medico del Chelsea ha un quoziente intellettivo di 150 (Albert Einstein, per intenderci, arrivava a 160). In campo ha rappresentato il perfetto ideale di calciatore, elegante e duro, carismatico e fedele. Guardatelo ora in questa foto: ingrassato all’improvviso, la tuta non più come simbolo del suo passato ma come segno di resa, se così deve essere almeno sto comodo, lo sguardo sfuggente. Il suo Chelsea ha appena perso con l’Arsenal per 3-1. La squadra di Arteta ha segnato i suoi gol in una mezzoretta scarsa, i primi due praticamente in fotocopia. Se gli fosse interessato, probabilmente ne avrebbe potuti segnare di più. Dopo il terzo gol i tifosi dell'Arsenal hanno iniziato a intonare la Super Frankie Lampard song mentre l’allenatore del Chelsea rimaneva davanti la sua area tecnica con le braccia incrociate e lo sguardo di brace.

https://twitter.com/CarefreeLewisG/status/1653487007807438850

Dopo il fischio finale Lampard dirà che i suoi giocatori «sono stati troppo gentili per giocare contro l’Arsenal», una frase che suona come un paradosso, non solo perché l’Arsenal era in crisi dopo aver perso la testa della Premier, mentre il Chelsea non aveva nulla da perdere, ma anche in un suo senso più universale, visto che l'Arsenal è riconosciuto per essere la squadra inconsistente per definizione, al contrario del Chelsea che ha costruito la sua grandezza recente intorno a un'idea di solidità e cinismo.

Cosa altro potrà accadere nelle prossime giornate? La retrocessione è distante 9 punti, anche se il Chelsea ha una partita in meno del Nottingham Forest terz'ultimo. Di questa possibilità se ne parla ovviamente in maniera ironica e non reale, nessuno pensa che il Chelsea non farà abbastanza punti da finire la stagione almeno al dodicesimo posto attuale. Lampard intanto sembra non crederci neanche più. Si è detto disposto a parlare con Pochettino nei prossimi giorni per facilitarne l'ingresso in società per la prossima stagione. L'ultimo atto di estrema fedeltà al Chelsea, o di autolesionismo, dipende dai punti di vista.

Il suo ritorno a casa non è stato come sperava, ma c'era da aspettarselo: il calcio non è un poema omerico. Lampard dal canto suo ha risposto presente, ha accettato di portare la croce per il suo Chelsea. A suo modo ha funzionato: in queste settimane si è parlato solo di lui e non dei giocatori, del presidente, del futuro nebuloso. Non sarà quello che si aspettava Lampard, ma se servirà a qualcosa è già tanto e dovremmo riconoscerglielo.




Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura