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Illustrazione di Andrea Chronopoulos
Ultimo Uomo Awards Alfredo Giacobbe 15 giugno 2017 3'

L’allenatore dell’anno: Gian Piero Gasperini

La panchina d’oro degli Ultimo Uomo Awards di quest’anno va al tecnico dell’Atalanta.

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Esiste più di una ragione per la quale Gasperini è da considerare il miglior tecnico della stagione appena conclusa. Tutte prescindono dal risultato ottenuto, nonostante la straordinaria irripetibilità dell’annata atalantina: il quarto posto assoluto è arrivato grazie ai 72 punti incamerati, 20 in più del precedente record della “Dea” in Serie A.

 

Le esperienze di Gasperini fuori da Genova sono state a dir poco deprimenti – un esonero all’Inter e due al Palermo – e hanno contribuito a costruire l’immagine negativa di un allenatore accecato dal credo dogmatico del gioco che cercava di imporre nelle sue squadre, rigido nelle sue scelte fino alle estreme conseguenze.

 

Al di là del fatto che un allenatore che creda saldamente in alcuni principi di gioco, e che li implementi attraverso una catena di sotto-principi coerenti, non è di per sé un problema, è anzi una manna per giocatori meno tecnici o meno esperti, la stagione 2016-17 ci restituisce la vera essenza dell’opera di Gian Piero Gasperini.

 

Una misura è data dalla fase difensiva dell’Atalanta, così peculiare. Gasperini chiede a ciascuno dei propri giocatori di prendere un avversario come riferimento, stante l’idea generale di lasciare un avversario libero in zone lontano dalla porta e, conseguentemente, di mantenere una superiorità numerica di uomini al centro della propria difesa.

 

In fase di non possesso, i giocatori non sono per niente legati alle posizioni del 3-4-3 caro all’allenatore piemontese, al contrario prevalgono i compiti a loro assegnati. Così le posizioni variano in virtù dello schieramento avversario: Fabio Barcellona ha fatto qui un compendio delle molteplici soluzioni che l’Atalanta ha impiegato già solo nell’affrontare il 4-3-3 implementato da squadre diverse.

 

Anche la scelta dell’uomo da lasciare libero cambia da avversario ad avversario e con essa cambia il comportamento della squadra in fase di pressing: in quali situazioni va attaccato l’uomo libero e quale giocata dev’essere forzata. L’esecuzione dei sotto-principi in fase difensiva che ho elencato dimostrano la flessibilità di Gasperini, il suo adattarsi alle contingenze tattiche che pone il particolare avversario.

 

Gasperini è un allenatore di principi, ma è anche un allenatore di campo. L’idea di gioco che propone è estremamente complessa e ha bisogno di essere allenata duramente per poter eseguita nel modo corretto. La volontà di ingaggiare duelli individuali a tutto campo e di giocare sulle linee di passaggio avversarie (l’Atalanta è la prima squadra della Serie A per numero di intercetti) impone ai giocatori una disciplina atletica e forza mentale assolute. I calciatori dell’Atalanta sono sollecitati di continuo sul piano decisionale, uno stress al quale altri calciatori di squadre che danno risposte di reparto non sono esposti. Se anche uno solo degli elementi offre una prestazione al di sotto delle attese o fuori spartito, ecco che l’intera struttura di squadra si ripiega su se stessa: ne è stato un esempio l’ultimo Inter-Atalanta, con Toloi che non è riuscito a trattare con la posizione ibrida di Banega e che ha causato una pressione sul resto dello schieramento, che è sfociata nel 5-1 del primo tempo.

 

 

Per come intende il gioco Gasperini, con i compiti che prevalgono sulle posizioni, è naturale che vengano premiati i giocatori polivalenti. O che addirittura vengano allenate le abilità che un giocatore non aveva stimolato in altri contesti. Come difensori centrali Gasperini ha anche utilizzato Raimondi e Zukanovic, in passato impiegati come terzini, perché sono più attenti alle diagonali difensive sul lato debole e anche più abituati a portar palla nella metà campo avversaria. Spinazzola, nominalmente un attaccante esterno, è stato completamente convertito nel ruolo di laterale a tutta fascia. Kurtic è stato impiegato in ruoli differenti anche all’interno della stessa partita, a seconda delle fasi o del risultato: esterno d’attacco nel tridente, incursore centrale nel cuore dell’area di rigore, mezzala di contenimento, regista offensivo.

 

Un altro degli indici della qualità del lavoro settimanale, uno tra quelli di più immediata lettura, è la capacità delle riserve di interpretare il gioco correttamente quando sono chiamati a sostituire i titolari. Nel girone di ritorno, Gasperini ha sostituito Gagliardini con Freuler e spesso Cristante e Grassi ha fatto rifiatare Kessié: la qualità complessiva del gioco atalantino non è cambiata e nel girone di ritorno la Dea ha fatto 2 punti in più rispetto al girone d’andata. Avere le riserve sullo stesso spartito dei titolari è un sintomo del tempo speso da Gasperini in allenamento in egual modo con ogni elemento della sua rosa.

 

In definitiva: non solo il percorso netto dell’Atalanta di Gasperini non durerà il tempo di una one-hit wonder estiva, ma sarà servito a riportare sui corretti binari la carriera di un allenatore che, per la sua preparazione e per la sua unicità nel panorama italiano, merita ancora una – o sarebbe meglio dire una vera? – occasione in una grande della Serie A.

 

Tags : <<<<allenatorigian piero gasperini

Alfredo Giacobbe è nato a Napoli, dove vive e lavora. Ingegnere come Manuel Pellegrini, ha dipinto l’area tecnica attorno al suo divano.

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