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La trasformazione di Coutinho
02 lug 2015
02 lug 2015
Un tempo oggetto misterioso con l'Inter, quest'anno il brasiliano è stato votato uno dei migliori centrocampisti della Premier League.
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Il ricordo lasciato da Philippe Coutinho nella nostra Serie A è ormai piuttosto sbiadito e, se pensiamo al giocatore che lasciò Milano nel gennaio del 2013, il giocatore che ci torna in mente è un’ala sinistra di piede destro, veloce con la palla, dribblomane e un po’ prevedibile. Eppure lo scorso 26 aprile è stato inserito nella lista degli undici migliori calciatori della Premier League di questa stagione.

Non senza polemiche, ad esempio qualcuno gli avrebbero preferito Cesc Fàbregas. Ma Philippe Coutinho oggi è un calciatore diverso da quello che abbiamo visto in Serie A ed è interessante chiedersi come è cambiato, a maggior ragione pensando alle voci di mercato che vedono il Liverpool interessato a Mateo Kovacic, anche se sono calciatori molto diversi tra loro. L'Inter ha sbagliato? E se non ha capito che giocatore era Coutinho, magari sta per fare lo stesso errore con Kovacic? O magari Coutinho aveva solo bisogno di un campionato diverso per esprimersi al meglio, e magari è lo stesso per Kovacic?

Cosa sono i PFA Awards

Innanzitutto liberiamo il campo da ogni dubbio: i premi della PFA (Professional Footballers’ Association, l’equivalente inglese della nostra Assocalciatori) sono una cosa seria. Ogni anno gli associati, ovvero tutti i calciatori delle 92 squadre professionistiche, vengono chiamati a esprimere delle preferenze. Ciascuno di loro deve indicare la propria Top XI ideale, chi è stato il miglior calciatore in assoluto e il miglior Under-23 del campionato nel quale loro stessi militano (se ve lo state chiedendo, non si può votare per sé stessi né per un compagno di squadra in nessuna delle tre categorie). I risultati della votazione (affidati a una società terza e indipendente) permettono di assegnare tre categorie di premi: il Calciatore dell’Anno, il Giovane Calciatore dell’Anno e la Squadra dell’Anno. Il premio è stato istituito nel 1973 ed è giunto alla quarantaduesima edizione.

Quindi, non c’è una giuria di giornalisti, né frotte di geeks che inseriscono le loro preferenze online (il Liverpool ad esempio ha dovuto annullare la votazione per il giocatore dell’anno perché i tifosi dell’Arsenal e dello United avevano votato in massa per Mario Balotelli). Quindi, i calciatori stessi eleggono il loro primus inter pares, e per questo è un premio molto ambito. Non è un premio senza macchia (ad esempio quest’anno Eden Hazard ha vinto come Calciatore dell’Anno davanti ad Harry Kane, però quest’ultimo ha preceduto lo stesso Hazard come Giovane Calciatore dell’Anno…) però è sicuramente un premio prestigioso.

Chi era Coutinho

Coutinho sbarcò a Liverpool dopo due anni e mezzo non esaltanti all’Inter. Brendan Rodgers capì subito le potenzialità del ragazzo e, dopo averlo inserito nei meccanismi della sua squadra nel suo ruolo usuale, iniziò a sperimentare per lui nuovi compiti e nuove posizioni: già nell’ultimo scorcio della prima mezza stagione Coutinho veniva provato come trequartista dietro la punta nel 4-2-3-1. Qualcosa sembrava essersi acceso nella testa del brasiliano: all’innalzarsi dei ritmi di gioco e dell’aggressività degli avversari, Coutinho aveva accorciato drasticamente i tempi tra pensiero e azione.

12 maggio 2013: sono passati solo 5 mesi ma l’Inter sembra lontana anni luce.

L’inizio della stagione successiva, quella 2013-14, è stato piuttosto travagliato per Coutinho, come per il Liverpool. A settembre “O Mágico” s’infortunò alla spalla e rimase fermo per due mesi, intanto Suárez scontava ancora sei delle dieci di giornate di squalifica guadagnate nel campionato precedente per il morso a Branislav Ivanovic. In quel lasso di tempo Rodgers ha capito due cose: che i suoi attaccanti (prima Sturridge, ma soprattutto Suárez stesso, al rientro) avevano capacità realizzative fuori dal comune e che, di conseguenza, la palla doveva arrivare loro il più velocemente possibile; e che se voleva avere una chance per vincere dei trofei, doveva avere tutti i suoi giocatori più tecnici contemporaneamente in campo (intanto era esploso Raheem Sterling, selezionato da Benítez per le giovanili dei Reds). In sintesi: il Liverpool aveva bisogno di sviluppare il suo gioco più in verticale rispetto a prima e i giocatori più tecnici dovevano adattarsi.

A metà gennaio 2014, quando Rodgers ebbe finalmente tutta la rosa a disposizione (Sturridge a fine novembre si era fermato), il Liverpool iniziò ad attaccare la vetta del campionato e il fulcro di questa rincorsa fu proprio Coutinho. La svolta della stagione dei Reds si ebbe probabilmente nella sfida all’Arsenal di Wenger ad Anfield, partita che vide per la prima volta la presenza contemporanea in campo dei quattro attaccanti di Rodgers. Coutinho fu quello che arretrò maggiormente il suo raggio d’azione, trovando posto addirittura come interno di centrocampo, alla sinistra di Jordan Henderson e qualche metro più avanti rispetto al capitano, Steven Gerrard, che faceva da pivot basso.

Un momento cruciale nella carriera di Coutinho: il brasiliano a inizio azione si allargava sulla fascia sinistra, sfruttando il movimento del terzino sinistro che portava via l’uomo alzandosi; Gerrard, che nel frattempo scendeva a prendere palla tra i centrali, poteva decidere di verticalizzare verso le punte con la sua grande capacità di calcio e con il centro del campo svuotato dal movimento degli interni; oppure poteva girare la palla sugli esterni, preferibilmente di destro servendo proprio Coutinho. Da quella posizione il brasiliano era totalmente imprevedibile: poteva servire l’assist sul movimento di una delle punte; poteva chiedere l’uno-due al terzino sulla fascia; poteva saltare l’uomo sul destro ed entrare in mezzo al campo.

Riguardando quelle partite, quello che sorprende è la sua capacità di vedere il gioco e il tempismo con il quale sceglie di servire il passaggio decisivo: i tagli di Sturridge e Suárez sono il grimaldello per aprire le difese, i filtranti in verticale di Coutinho la mano che lo aziona. Quando si trattava di difendere senza palla, come prevedibile, Coutinho mostrava qualche limite strutturale: aveva il 41% di successo nei tentativi di tackle e un mediocre 34% nei duelli aerei.

Skrtel la sblocca con due zuccate, ma Coutinho demolisce la difesa alta dell’Arsenal per il 5-1 finale.

Chi è oggi Coutinho

All’inizio dell’ultima stagione Coutinho non ha brillato, ma Rodgers lo ha assolto in ogni occasione: secondo l’allenatore i movimenti dei vari Lambert, Lallana, Sterling e Balotelli—chiamati a sostituire Suárez (partito alla volta di Barcellona) e Sturridge (martoriato dagli infortuni)—non erano eseguiti con i tempi giusti e non hanno permesso al talento brasiliano di utilizzare il suo pezzo forte, l’ultimo passaggio.

L’analisi di Rodgers era corretta, tanto è vero che Coutinho è tornato puntuale in cattedra quando la stagione del Liverpool è decollata a inizio 2015, una volta trovati gli equilibri giusti in attacco. Per di più, Coutinho è sembrato investito di una nuova responsabilità: se Gerrard era in campo, il brasiliano restava più alto e più defilato, dietro la prima linea di pressing, lavorando come playmaker offensivo. Se Rodgers aveva bisogno di un uomo più dinamico in mezzo, uno come Joe Allen, Coutinho si cimentava in una sorta di salida lavolpiana asimmetrica, scendendo cioè a sinistra, a sinistra del difensore centrale sinistro, per dare inizio all’azione.

Nella scalata che quest’anno ha riportato il Liverpool dal decimo al sesto posto, Coutinho è stato decisivo anche con due gol, che nel giro di una settimana hanno portato sei punti contro avversari di rango come il Southampton di Koeman e il Manchester City di Pellegrini.

I due gol che valgono l’ingresso nel Team of the Year.

Dal punto di vista statistico, i numeri di Coutinho nelle due mezze stagioni giocate da protagonista sono molto simili. Perché premiare il brasiliano quest’anno e non l’anno scorso? E ancora, perché premiare lui e non Fàbregas, che lo precede in quasi tutte le statistiche offensive e ha vinto il campionato con il Chelsea? Una parziale risposta è che lo scorso anno i meriti di Coutinho sono stati oscurati dall’esplosione della coppia formata da Suárez e da Sturridge: la prolificità dei due attaccanti (53 gol in due) ha fatto passare in secondo piano i meriti del compagno. E poi la scorsa stagione anche Gerrard, che sembrava potesse riportare il titolo a Liverpool dopo 24 anni, è stato inserito nel centrocampo del Team of the Year, con Yaya Touré. La votazione si è tenuta a marzo e non ha quindi tenuto conto del noto scivolone di Gerrard nello scontro decisivo contro il Chelsea.

Quest’anno l’inizio delle votazioni è coinciso con il periodo di massima forma di Coutinho e con quello meno fulgido di Fàbregas. Dopo un avvio di stagione scintillante ha avuto un calo nel 2015: dei suoi 18 assist, 13 sono stati giocati tra agosto e dicembre 2014. Il calo, peraltro, è coinciso con lo stop di Diego Costa, destinatario preferito dei passaggi del centrocampista catalano (6 assist da gol).

In generale, Coutinho è un giocatore più decisivo nell’ultimo terzo di campo almeno per due motivi: riesce a creare superiorità numerica praticamente da solo, grazie alle sue capacità nel dribbling; è un tiratore migliore dalla lunga distanza, preferisce il destro ma riesce a cavarsela anche col piede sbagliato. E ognuna di queste sue qualità può aver spinto a votarlo anche se non sono state visibili con la stessa chiarezza nel corso di tutta la stagione.

Le statistiche di Coutinho (2013-14), Coutinho (2014-15) e Fàbregas a confronto.

Centrocampista e trequartista

L’Inter sta rischiando, con Kovacic, di commettere lo stesso errore fatto con Coutinho (e se invece lo eviterà, anche sacrificando qualche altro pezzo pregiato, per esempio Shaqiri, che sembra in partenza, forse significa che avrà imparato la lezione). Il croato ha oggi la stessa anzianità di servizio alla Beneamata che aveva il brasiliano quando è stato ceduto. In due anni e mezzo, all’Inter si sono alternati tre allenatori e due proprietari: Kovacic è capitato a Milano nel periodo forse più turbolento della storia nerazzurra e ciò non può che aver pregiudicato le sue prestazioni.

Prima ancora della ribalta mediatica provocata dai PFA Awards, il Liverpool aveva fatto firmare un nuovo contratto a Coutinho, legandolo ai Reds fino al giugno 2020. Se Jordan Henderson sta raccogliendo l’eredità morale di Steven Gerrard (dalla prossima stagione la fascia di capitano del Liverpool stringerà il suo braccio), Philippe Coutinho potrebbe raccogliere quella tecnica. L’arrivo di un trequartista come Firmino magari significa che Rodgers intravede un’ulteriore trasformazione di Coutinho come playmaker, o comunque come centrocampista più all around di quello che era tempo fa.

In Nazionale, Coutinho ha avuto una rivincita almeno parziale: Dunga lo ha inserito nella lista dei ventitré per la Copa América mentre il suo predecessore, Felipão Scolari, lo aveva escluso dal Mondiale in casa. Inizialmente indietro nelle gerarchie, Coutinho ha fatto il suo esordio contro la Colombia, a partita in corso e ha conquistato la titolarità in pianta stabile con la squalifica di Neymar. Ha creato problemi sia al Venezuela che al Paraguay, col suo movimento ad abbassarsi e scambiando posizione di continuo con Willian e Robinho, però ha confermato l’impressione di Rodgers: se non ha un attaccante che si muove in profondità con i tempi giusti, Coutinho è quasi inoffensivo. In questo senso, forse, è più utile nel palleggio a centrocampo.

“O Mágico” può crescere ancora: gol contro il Manchester City a parte, non ha mai deciso le grandi sfide che ha giocato; inoltre le sue scarse statistiche difensive non hanno mostrato ancora una vera inversione di tendenza. Ha dalla sua il tempo, un’incredibile voglia di imparare e una work ethic fuori dal comune per un ragazzo di 23 anni. Dipenderà anche se l’allenatore che gli ha cambiato la carriera, costantemente messo in discussione in una delle piazze più calde del pianeta calcistico europeo, resterà sulla panchina dei Reds abbastanza a lungo da completare la sua trasformazione.

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