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La strada del Carpi
27 lug 2015
27 lug 2015
Dal fallimento alla scalata dalla Lega Pro alla Serie A. Il complicato percorso del Carpi e le difficoltà che potrebbe incontrare nella massima serie.
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Il 28 aprile 2015 è una data storica per il Carpi FC 1909, la società che ha assorbito il Carpi Calcio, a sua volta nato dal fallimento dell’AC Carpi nel 2000. Pareggiando 0-0 contro il Bari, il Carpi ha conquistato la prima promozione in Serie A della sua storia. Negli ultimi 15 anni i tifosi biancorossi hanno assistito prima a un fallimento, poi al rischio di un secondo fallimento, a una fusione con la seconda squadra della città, la Dorando Pietri, e infine a una clamorosa scalata dalla Lega Pro alla Serie A in cinque stagioni.

Arrivato al vertice del calcio italiano, la domanda adesso è: il Carpi è solo di passaggio o ha concrete possibilità di salvarsi?

Partenze e arrivi

Il cambiamento più significativo dell’estate del Carpi è stato, per ora, aver affidato il ruolo di direttore sportivo a Sean Sogliano, cercato anche dal Milan ai tempi dello scontro interno tra Barbara Berlusconi e Adriano Galliani. L’obiettivo, non facile, è quello di creare una squadra con un buon equilibrio tra esperienza e gioventù. Da un lato i pochi soldi a disposizione obbligano a puntare sui prestiti di giovani in uscita dai club di medio-alto livello, dall’altro è necessario aggiungere esperienza a una rosa in cui in molti sono al loro esordio in Serie A.

A cercare di dare esperienza sono arrivati due portieri, Francesco Benussi e Zeljko Brkic, e gli svincolati Andrea Lazzari e Nicolás Spolli, tutti giocatori con diversi anni di Serie A alle spalle. Per quanto riguarda i giovani, sono arrivati in prestito Luca Marrone dalla Juventus, Ryder Matos dalla Fiorentina, Wallace dal Chelsea e Igor Bubnjic dall’Udinese. In più è stato preso a parametro zero Kamil Wilczek, attaccante 27enne capocannoniere dell’edizione 2014/15 del massimo campionato polacco.

Dei titolari dell’anno scorso sono andati via solo il portiere, Gabriel, uno dei protagonisti della promozione, e il terzino destro, Aljaz Struna. Entrambi erano in prestito, rispettivamente da Milan e Palermo.

Il Carpi ha trattato a lungo il ritorno di Gabriel, ma alla fine il brasiliano ha scelto di andare a Napoli a fare il secondo, almeno nelle gerarchie iniziali, a Pepe Reina.

Modello Empoli?

È probabile che a fine mercato la squadra cambierà ulteriormente rispetto a quella che ha conquistato la promozione, per questo il compito di Fabrizio Castori, all’esordio da allenatore in Serie A a 61 anni, è particolarmente delicato. Parlando delle prospettive nel prossimo campionato, sia Castori che Riccardo Gagliolo, uno dei giocatori più rappresentativi, hanno indicato nell’Empoli di Maurizio Sarri il modello da seguire. In realtà Empoli e Carpi hanno poco in comune, se non il fatto di essere due squadre di provincia guidate da un allenatore che si affaccia tardi in Serie A.

Innanzitutto l’Empoli, lo scorso anno, aveva mantenuto quasi tutto l’undici titolare della promozione, cambiando solo il portiere (Luigi Sepe) e un interno di centrocampo (Matías Vecino). A essere totalmente diverso, poi, è il modello di gioco.

L’Empoli di Sarri era una squadra che difendeva alta e pressava il primo possesso degli avversari, costruita per giocare in velocità con una manovra molto organizzata, prevalentemente palla a terra, che non saltava nessun anello della catena di costruzione dell’azione. Tutti i reparti venivano coinvolti, anche il portiere, con la disposizione a rombo che facilitava la trasmissione rapida e in verticale del pallone.

Rispetto a questo sistema il Carpi di Castori si pone praticamente all’opposto, specie nella fase difensiva, il vero punto di forza dei biancorossi, che hanno chiuso lo scorso campionato con la miglior difesa (28 gol subiti in 42 partite). Per marcare la differenza in fase offensiva, invece, basta dire che il Carpi ha vinto la Serie B pur avendo il peggior dato sul possesso palla medio.

Parliamo quindi di una squadra decisamente sbilanciata, non in avanti ma all’indietro, molto forte e organizzata quando non ha il pallone, semplice al limite della banalità con il pallone tra i piedi. Non si va molto lontano dalla verità se si dice che il Carpi deve metà della promozione a Jerry Mbakogu, dominante la scorsa stagione e in grado di nascondere i limiti della sua squadra.

Una piccola da manuale

Lo scorso anno il Carpi ha giocato con un modulo flessibile, un 4-4-1-1 che poteva trasformarsi in un 4-5-1 grazie al movimento di Lorenzo Lollo, in partenza trequartista dietro l’unica punta, ma pronto a scalare a centrocampo in fase di non possesso.

L’abbassamento di Lollo una volta che gli avversari iniziavano l’azione e cercavano spazi per attaccare permetteva di coprire l’uscita dei compagni e non lasciare buchi nel mezzo.

La squadra aveva trovato il suo equilibrio seguendo una logica da manuale. Un centrale difensivo alto (Simone Romagnoli) e uno veloce (Gagliolo), due terzini (Struna e Gaetano Letizia) che si alternavano nelle discese, un centrocampista centrale di copertura (Filippo Porcari) e uno di qualità (Raffaele Bianco), un esterno di talento, rapido e forte nell’uno contro uno (Antonio Di Gaudio) e uno più completo, bravo in fase difensiva, capace sia di aiutare in impostazione che di accompagnare la manovra (Lorenzo Pasciuti). Unica eccezione, l’attacco. Mbakogu riuniva in sé i ruoli del centravanti boa e della punta mobile che si muove su tutto il fronte, ed era affiancato da un jolly come Lollo, incursore e centrocampista aggiunto.

L’efficace fase di non possesso era fondata sul controllo degli spazi e in particolare del centro del campo. Lollo era il primo giocatore a disturbare il palleggio avversario, mentre Mbakogu non aveva particolari compiti difensivi per avere la possibilità di puntare subito la porta una volta recuperata la palla. L’obiettivo era quello di indirizzare la manovra avversaria sulle fasce: lì l’uomo più vicino (solitamente un esterno) usciva in pressione mentre la squadra scivolava compatta su quel lato.

Si trattava di un pressing razionale, a coprire le linee di passaggio centrali, costringendo gli avversari a passaggi difficili e giocate forzate per guadagnare campo. Il recupero del pallone vero e proprio veniva cercato una volta che la squadra avversaria provava la verticalizzazione, nel momento, cioè, in cui si hanno più probabilità di successo. L’avversario solitamente è di spalle e può essere ingabbiato dall’uscita di un difensore e dal ripiegamento dei centrocampisti.

La colonna difensiva

In questa fase sono stati fondamentali Porcari e Gagliolo. Quest’ultimo aveva iniziato la stagione da terzino sinistro, ma una volta portato al centro della difesa si è dimostrato uno dei migliori centrali della Serie B, tanto da finire nella top 11 stagionale. Abituato a giocare sempre d’anticipo, con le sue continue uscite dalla linea difensiva permetteva di accorciare le distanze con il centrocampo, facilitando il recupero del pallone (in quanto a palle recuperate è stato il migliore del Carpi).

Anche nelle prime uscite di questo precampionato Gagliolo non ha smentito la sua vocazione a cercare sempre l’anticipo. In Serie A dovrà però imparare a leggere meglio le situazioni, per capire quando temporeggiare e quando uscire ad attaccare l’avversario.

Porcari è stato invece lo schermo ideale dell’altro centrale di difesa, Romagnoli, meno portato all’anticipo e quindi più in difficoltà a chiudere lo spazio tra le linee. L’intelligenza e la bravura di Porcari nel tagliare le linee di passaggio e intercettare palloni è stata spesso decisiva.

Se anche gli avversari riuscivano a eludere questo efficace sistema difensivo dovevano comunque superare Gabriel, il miglior portiere della scorsa Serie B, finito anche lui nella top 11. Comprensibile l’insistenza con la quale i biancorossi hanno provato a riportarlo in Emilia almeno per un’altra stagione.

L'importanza di Mbakogu

Una volta recuperata la palla, la strategia d’attacco era piuttosto semplice: verticalizzazione immediata verso Mbakogu, per il quale il recupero del pallone equivaleva al colpo di pistola dello starter per partire a tutta velocità alle spalle dei difensori. Il lancio lungo verso Mbakogu ha prodotto tanti gol la scorsa stagione, proprio per la bravura del nigeriano nel giocare da solo o quasi.

La fase di possesso si basava, quindi, sugli scatti in profondità degli attaccanti e le verticalizzazioni immediate. Due degli schemi più frequenti erano l’appoggio sulla fascia e da lì il lancio lungo a servire il taglio di un attaccante, oppure lo scambio esterno-centrocampista centrale, che di prima lanciava praticamente al buio l’attaccante alle spalle della difesa avversaria.

Le azioni più elaborate prevedevano il gioco a due esterno-terzino, con la sovrapposizione di quest’ultimo, o al limite il gioco a tre, con Lollo ad andare incontro. A chiudere l’azione ci pensavano il centravanti e l’esterno dal lato opposto, che entrava dentro il campo con il compito di finalizzare l’azione. Il Carpi impostava preferibilmente l’azione a destra e infatti Di Gaudio, che giocava a sinistra, è stato il secondo marcatore di squadra dopo Mbakogu (8 gol).

I centrocampisti si limitavano ad appoggiare l’azione, garantendo sempre uno scarico facile per riorganizzare l’attacco. Bianco era più portato di Porcari, che restava molto spesso in posizione come schermo dei centrali di difesa. La priorità era sempre quella di restare coperti in caso di perdita del pallone e successivo contropiede avversario.

L’inserimento dei nuovi

Con il mercato che sta cambiando molto la rosa a sua disposizione, è da vedere se Castori manterrà questo impianto di gioco o deciderà di cambiare. Il portiere, di certo, sarà nuovo: Brkic probabilmente parte più avanti rispetto a Benussi.

In difesa, il fatto di aver perso Struna costringe Castori a ridisegnare la sua linea titolare. È arrivato Wallace, ma il brasiliano ha forse caratteristiche troppo offensive per poter giocare largo a destra in un sistema con caratteristiche così spiccatamente difensive, quindi potrebbe trovare spazio come esterno di centrocampo. A quel punto la soluzione potrebbe essere spostare Letizia a destra e utilizzare come terzino sinistro uno tra Gagliolo e Bubnjic. In mezzo è invece molto probabile che Spolli prenda il posto di Romagnoli.

A centrocampo, Lazzari potrebbe tornare utile soprattutto in caso di una mediana a tre, che peraltro è già stata provata in questo precampionato. Se si dovesse invece mantenere lo schieramento a 4 l’ipotesi più facile è che Marrone vada a sostituire Bianco come centrocampista di qualità, in grado di verticalizzare con precisione verso le punte.

In attacco, Matos ha più possibilità di giocare di Wilczek, potendo agire sia da seconda punta che da esterno in un tridente. Tutto dipenderà, ovviamente, non solo dal sistema che sceglierà Castori, ma dalla possibile cessione di Mbakogu.

Particolarmente belli i gol al Pescara (minuto 1:42) e al Brescia (minuto 4:12).

Le prospettive

La permanenza o meno di Mbakogu dirà molto sul futuro del Carpi. Determinante l’anno scorso, sarebbe molto difficile da sostituire, nonostante i tanti milioni (per una società come il Carpi) che entrerebbero da una sua eventuale cessione (l’hanno seguito molte squadre, adesso quella più interessata sembra sia il Napoli). Il suo sostituto dovrà essere bravo come lui a fare reparto da solo, a scattare continuamente alle spalle dei difensori, a inventarsi giocate essendo spesso in inferiorità numerica.

Un attaccante con questo profilo è una rarità e Sogliano dovrà dimostrarsi un fuoriclasse per trovarne uno simile con le risorse messe a disposizione dal Carpi. Con il possibile addio di Mbakogu, Castori sarebbe costretto a reinventarsi la squadra: senza il nigeriano e Gabriel, perderebbe in un colpo solo i due giocatori probabilmente più importanti per la promozione.

A quel punto le incognite sarebbero davvero tante. È normale pensare che il Carpi passerà molto più tempo senza piuttosto che con il pallone. Castori dovrà innanzitutto organizzare una fase difensiva efficace con interpreti quasi del tutto nuovi, magari puntando a recuperare il pallone in zone un po’ più alte. L’organizzazione mostrata l’anno scorso è un buon punto di partenza, ma dovrà essere adattata a un contesto di livello superiore come la Serie A. Con la perdita di Mbakogu, poi, si ritroverebbe senza il giocatore che ha reso micidiali le transizioni offensive del suo Carpi e sarebbe costretto a organizzare una manovra più elaborata, che non preveda solo la verticalizzazione verso il nigeriano.

La tendenza generale in Serie A, negli ultimi tempi, è che il coraggio viene premiato. Empoli, Sassuolo, Chievo e Palermo, pur con le proprie caratteristiche, sono degli esempi in tal senso. Aggredire e non aspettare, essere organizzati ed efficaci quando si riconquista la palla. Sono queste le basi su cui il Carpi dovrà costruire la propria salvezza.

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