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La squadra più strana di Spagna
01 dic 2016
01 dic 2016
Dopo essere stata la squadra rivelazione della scorsa Liga, quest’anno il Celta di Berizzo sembra aver deciso di essere la più indecifrabile.
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Dopo essere stata la squadra più sorprendente della scorsa Liga, quest’anno il Celta sembra aver deciso di essere la più indecifrabile. Dopo un inizio complicato (0 punti nelle prime tre, compreso lo 0-4 con l’Atletico), la squadra di Berizzo ha fatto 10 punti nelle successive 4, riuscendo a battere persino il Barcellona. Da quel momento il campionato dei celesti ha assunto toni schizofrenici, tra goleade (fatte e subite) e partite rocambolesche.

La partenza di Nolito (un giocatore insostituibile, per questa squadra) ha costretto Berizzo a cambiare il proprio gioco, restringendo lo spettro di soluzioni per aumentare l’efficacia. In tal senso, i due sostituti dello spagnolo, Bongonda e Pione Sisto, sono quasi una dichiarazione programmatica: il Celta di questa stagione è una squadra che ha completamente abbandonato la riflessione per diventare ancora più aggressiva, verticale, elettrica.

Una squadra poco “spagnola”

Come lo scorso anno, i galiziani stanno alternando 4-3-3 e 4-2-3-1, a seconda dell'avversario e dei giocatori messi in campo. I due moduli hanno trovato la sintesi esatta grazie all’ibridazione di Wass come mezzala destra/trequartista. A seconda delle fasi di gioco il danese si affianca alla punta Iago Aspas (costruendo una linea offensiva di quattro) o arretra al fianco di Hernandez e Radoja, ricomponendo la mediana a tre.

Questo ruolo è, di fatto, la cristallizzazione dei movimenti dello scorso anno, quando il danese si inseriva sugli spazi lasciati aperti dalla posizione ampia di Orellana. La presenza fissa di un altro giocatore sulla linea offensiva permette ai giocatori del Celta di cercare con più continuità la verticalizzazione, incentivata dal movimento ad allargarsi dei centrocampisti.

Con Cabral in possesso, Radoja scappa verso l'esterno, attirando un avversario: si apre lo spazio per la verticalizzazione verso Iago Aspas, che viene incontro.

Quando la verticalizzazione centrale non è possibile, i galiziani cercano di avanzare sulle fasce laterali, sfruttando le catene tra terzino, centrocampista ed esterno. Anche in questo caso la ricerca immediata è verso il centro, dove Iago Aspas e Wass possono avvicinarsi per scambiare nel breve o inserirsi alle spalle della difesa.

Una grossa parte della proposta offensiva si basa sull’acume tattico di Aspas, che, oltre ad essere il principale riferimento offensivo, dà i tempi della manovra, scegliendo se coprire la palla, smistarla sulle fasce o tentare l’iniziativa personale.

Sugli esterni, Pione Sisto e Orellana sono i grimaldelli con cui sbloccare le situazioni più complicate: con (rispettivamente) 10.4 e 9.1 dribbling tentati a partita sono la principale arma di superiorità del Celta, sia sulla trequarti che in fase di uscita (dove possono sfruttare le loro qualità in accelerazione).

In fase di attacco posizionale i due sono sempre molto larghi, per aprire spazio agli inserimenti e (soprattutto) creare isolamenti col terzino avversario, per tagliare dentro o cercare il cross dal fondo. Queste situazioni sono molto cercate dai celesti, che dilatano i tempi di possesso con le continue sovrapposizioni dei due terzini, in modo da abbassare la linea difensiva e aumentare le possibilità creative delle due ali.

Palla sulla destra, si sovrappone Hugo Mallo; palla a sinistra, arriva Roncaglia.

Pur avendo giocatori molto bravi negli scambi brevi, la squadra di Berizzo dà il meglio di sé quando può attaccare in corsa, a campo aperto: nelle transizioni positive la presenza di giocatori così rapidi e così tecnici è un vantaggio spesso irresistibile. La qualità dei giocatori è la chiave della riuscita offensiva, ma è la pressione della squadra a creare il contesto: nel 4-3 sul Barça di Pione Sisto arriva dopo un laser pass splendido di Iago Aspas, ma prima c'è un recupero altissimo del pallone grazie alla marcatura avanzata sui catalani.

Pur aumentando la rapidità di esecuzione, la squadra di Berizzo non è riuscita a mascherare del tutto l’assenza di Nolito, che era un catalizzatore del gioco offensivo: 2.9 tiri e 2.1 passaggi chiave a partita lo scorso anno. L’abilità di Nolito nel portare il pallone e puntare in dribbling gli avversari sulla fascia sinistra liberava spazio per i compagni nelle altre zone del campo, che infatti hanno abbassato il loro rendimento complessivo. Iago Aspas è passato da 2.5 a 2 tiri a partita, Orellana da 2.4 a 1.4.

Per affrontare questo momento di transizione, Berizzo sta cercando di sfruttare al massimo i suoi giocatori offensivi più affidabili, Iago Aspas e Orellana. Il primo si sta imponendo come uno dei migliori centravanti della Liga, guadagnandosi la chiamata di Lopetegui, l’esterno cileno – nonostante l’infortunio – ha avuto un inizio di stagione strepitoso, con 3 gol nelle prime otto presenze (uno ogni 140’), dopo i 7 della stagione scorsa (uno ogni 477’).

L’evoluzione dei due sta dando una grossa mano alla squadra, ma per mantenere questi livelli (e non perdere imprevedibilità) sarà necessario variare le fonti di gioco. In tal senso, la crescita di Bongonda e Pione Sisto (due classe ’95) sarà fondamentale, così come il rendimento di alternative tecniche come Rossi e Guidetti. Dal loro coinvolgimento, più che da quello di Iago Aspas e Orellana, si segnerà la differenza tra una stagione positiva o no.

Bielsismo senza palla

Se la fase di possesso si articola su scariche elettriche, quella di non possesso è un flusso continuo, costante e avvolgente. In perfetta tradizione bielsista, la squadra di Berizzo cerca di soffocare la manovra avversaria sin dalla prima fase di possesso, attuando una pressione molto aggressiva sin dalla rimessa del portiere.

Per garantire una pressione intelligente, e che non lasci troppo campo alle spalle né linee di passaggio in verticale, il Celta imposta una marcatura a uomo molto dinamica. A parte rari casi, i galiziani non hanno marcature fisse, ma cercano di interpretare la giocata a seconda della posizione del pallone. Il Celta si posiziona con due linee da quattro e Wass al fianco di Aspas, in modo da avere i due esterni sui terzini avversari, e due giocatori in posizione centrale, così da mettere pressione al trio composto da mediano e centrali.

Se la palla torna indietro verso il portiere, la morsa si stringe: i giocatori centrali mettono pressione a difensori e portieri, i due mediani (P. Hernández e Radoja) alzano la posizione. Allo stesso modo, i terzini accorciano i giocatori lasciati dagli esterni, e così via: la catena di pressione del Celta si muove costantemente, costringendo gli avversari a giocare di spalle o lanciare lungo.

Il sistema di pressione del Celta è rischioso, ma funzionale: quando gli avversari indietreggiano i giocatori possono riposizionarsi, se viene cercato il lancio lungo la palla è spesso preda dei galiziani, che giocano con una linea difensiva composta da giocatori dinamici e bravi nell’anticipo. Cabral e Sergi Gomez, i centrali titolari, fanno 5.9 anticipi a partita, una media simile a quella di terzini Roncaglia (5.7) e Hugo Mallo (6.2)

I limiti delle risorse

Un atteggiamento del genere presuppone un lavoro (mentale, prima che fisico) molto intenso, e dunque fragile: ogni uscita in ritardo (ogni anticipo sbagliato, ogni duello fallito) significa compromettere la catena, esponendo la difesa in modo spesso irrimediabile.

A questo problema si affiancano altri difetti strutturali, soprattutto nella fase di transizione. Per sfruttare al meglio le proprie caratteristiche, la squadra di Berizzo deve attaccare in verticale nel modo più rapido possibile e questo porta i giocatori ad avanzare troppo frettolosamente, spezzando in due la squadra e costringendo i portatori a scelte affrettate. Gran parte dei 20 gol subiti sono arrivati su palloni persi in impostazione e contropiedi concessi più o meno ingenuamente, con la difesa lasciata sola e il resto della squadra ad inseguire.

Un altro problema che la squadra si porta dietro dallo scorso anno è la copertura del lato debole: in fase difensiva il Celta è molto esposto ai lati del campo, e se la pressione sul pallone non è rapida gli avversari hanno la possibilità di aggirare la difesa sfruttando gli spazi sull’esterno. Una situazione esasperata nella gara con l’Atletico, persa 4-0 subendo tre gol identici (cross dalla fascia e inserimento sul secondo palo).

Dare un giudizio di questo Celta, in questa fase del campionato, è quasi impossibile: Berizzo sta ristrutturando una squadra che ha perso una delle sue armi migliori puntando (ancora una volta) sulla forza delle proprie idee, accettandone difetti in vista dei potenziali sviluppi.

La coerenza del Celta è la sua forza, e la sua debolezza. Per non perdere se stessa, la squadra galiziana non ha alternativa che esserlo fino in fondo: questo significa attaccare sempre, con la palla e senza, per difendersi e per fare gol. Più il suo gioco si avvicinerà alla perfezione, più aumenterà la competitività della squadra (che, nonostante tutto, è a soli 2 punti dalla zona EL). Nelle vittorie con Barcellona (4-3) e Deportivo (4-1) c'è lo stesso Celta che ha preso 9 gol tra Atletico e Villarreal. Ancora non è chiaro se alla fine nei risultati peserà di più il lato oscuro o quello luminoso dei galiziani.

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