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La sorpresa
11 lug 2014
11 lug 2014
Il ritratto del diciannovenne australiano Nick Kyrgios, l'autore dell'incredibile tweener agli ottavi di Wimbledon contro Nadal che sogna di diventare numero uno del mondo.
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Può sembrare una stupidaggine, ma per parlare di Nick Kyrgios bisogna partire da quel formidabile colpo sotto le gambe che tutti avrete visto.
Non è un colpo tra le gambe comune, ha una bellezza particolare, che ha relativamente a che fare col fatto che a eseguirlo è stato un diciannovenne agli ottavi di Wimbledon, contro Rafael Nadal.
Il colpo tra le gambe, sebbene in pochi riescano a eseguirlo con successo, fa ormai parte della grammatica del tennis, gli americani lo chiamano “tweener”. Il miglior tweener mai realizzato probabilmente è questo, da alcuni definito “il colpo del secolo”

https://www.youtube.com/watch?v=s91erUAji-I

 

È la semifinale di Flushing Meadows, Federer è in vantaggio 0-30 sul servizio di Djokovic e se fa punto va al match point. Va in recupero su un pallonetto lezioso del serbo, apre le gambe e tira. La palla passa Nole sulla destra a una velocità inspiegabile a livello aerodinamico. Federer vince la partita sul punto successivo e va a giocare la finale con dietro una striscia di cinque vittorie consecutive del torneo.
Quel colpo ha rappresentato il momento in cui il suo strapotere tecnico è apparso al mondo come più sovrannaturale, intoccabile. Lo si capisce anche dall’esultanza di Roger: mai stata così enfatica, quasi arrogante.
Perderà in finale con Juan Martín Del Potro (che poi non riuscirà mai più a ripetersi) e sarà il primo momento in cui la carriera di Federer inizia a vivere una fase discendente.
Per tanti in questi giorni il tweener è stato il punto d’incontro ideale tra Federer e Kyrgios: il segno di un passaggio di testimone molto giornalistico e poco reale.
I due colpi, del resto, sono molto diversi: la bellezza di quello di Federer sta nella precisione tecnica con cui è stato

; la bellezza del colpo di Kyrgios sta nell’estro e la velocità con cui è stato

.
È tremendamente difficile correre in recupero su un pallonetto dalla rete, divaricare le gambe e colpire la palla appena prima che tocchi il suolo, con la testa della racchetta ribaltata: rimandarla a un’altezza tale da superare la rete e a una velocità sufficiente per non farla rigiocare all’avversario. Però, in fondo, è una cosa logica da fare. Nel momento in cui Djokovic fa partire il pallonetto, Federer ha almeno un paio di secondi per organizzare mentalmente il colpo, un tempo lungo per il tennis. Poi solo Federer può tirarlo in quel modo.
Kyrgios tutto quel tempo non ce l’ha avuto. Come molte cose belle di questa vita, il suo colpo nasce dalla pigrizia: è uscito troppo lentamente dal servizio, Nadal se ne è accorto e gli ha tirato un dritto incrociato carico di spin tra i piedi, in controtempo. Kyrgios divarica le gambe e mette il piatto corde.

http://www.youtube.com/watch?v=FmLaMsugcEI

 

Il colpo si trasforma in un vincente grazie a un po’ di fortuna, ma è il segno che Nick Kyrgios ha un talento fuori dal comune. Per organizzare mentalmente quel colpo devi vedere il campo in modo diverso dagli altri, devi avere un’intuizione dello spazio speciale. Non mi vengono in mente vincenti simili, con quel colpo Kyrgios ha incrementato il

nel tennis.

 


A fine partita Kyrgios ha dichiarato che colpi del genere possono arrivare solo giocando una partita solida. E così ha fatto: il tweener è stato un guizzo di pura bellezza sullo sfondo di una partita di potenza, fisica e mentale.
Che sono poi le due componenti indispensabili per sopravvivere nel tennis contemporaneo. La potenza è sufficiente per diventare professionista, ma per arrivare tra i migliori occorre la fibra mentale per saper dosare la propria concentrazione, distribuirla in quantità variabili a seconda dell’importanza del punto.
Nel tennis non tutti i quindici sono uguali e la partita vive di equilibri psicologici invisibili ma determinanti.
Saper gestire la pressione, tenere il braccio fermo quando c’è da chiudere il colpo, annullare a ripetizione le palle break dell’avversario e sfruttare al volo le proprie: tutte abilità che Nadal ha elevato fino a far provare all’avversario quello che immagino essere uno strano, assoluto senso di impotenza.

 

Quando Nadal ha vinto il secondo set contro Kyrgios l’equilibrio dell’universo sembrava essere tornato a posto. Non era semplicemente la vittoria del set ma la riaffermazione della propria presenza mentale sulla partita. Il messaggio di Nadal era più o meno questo: “ora abbiamo altri due set davanti e tu te la devi ri-giocare da zero. Quello che hai fatto prima non conta più niente”. Solo che Kyrgios non ha battuto ciglio e ha vinto gli altri due set – con in mezzo tutta la sfrontatezza di quel ricamo estetico.
Del resto già nel turno precedente Kyrgios aveva dato un saggio della propria tempra psicologica, annullando nove match point a Richard Gasquet. Nove. Dopo essere stato sotto per due set a zero.

 

La partita con Gasquet è stata uno strano cortocircuito storico, con il francese che—con quel fisico così “normale” e il rovescio a una mano—sembrava essere arrivato sul campo da un’epoca passata mentre Kyrgios sembrava essere in anticipo di qualche anno sui tempi naturali della sintassi storica.
Ai quarti di finale, appena due giorni dopo, Kyrgios ha perso malamente con Milos Raonic—altro giocatore in grande ascesa ma che ha già cinque anni più dell’australiano. Ha perso in quattro set—due ore e mezza velocizzate dal numero di servizi vincenti di entrambi i giocatori dimostrando di non reggere ancora mentalmente due partite di livello consecutive.

 


Ci sono diversi segnali per poter considerare la vittoria di Kyrgios contro Nadal come uno spartiacque storico. Tre dati intanto:
a) Non accadeva dal 1992 – da quando Jim Courier perse da uno sconosciuto Andrei Ol'chovskij – che a Wimbledon il numero 1 del mondo non perdesse da un giocatore oltre i primi cento.
b)Kyrgios è il primo u-20 a battere il numero uno in uno slam dal 2005. Da quando cioè Rafa Nadal batté Roger Federer al Roland Garros.
c) Nadal non aveva mai perso contro un giocatore nato dopo il 1990.
Quest’ultimo dato parla in parte dello strapotere di Rafa, ma parla soprattutto del fatto che, negli ultimi anni, di giocatori nuovi di talento – di cosiddette

– se ne sono visti pochi.
Nadal, Djokovic, Murray e Del Potro sono tutti nati tra l’'86 e l’'88. I due giocatori più interessanti in ascesa sono Raonic e Dimitrov, rispettivamente ’90 e ’91, ed entrambi si sono rivelati del tutto impotenti (o quasi) di fronte ai primissimi, anche nell’ultima edizione di Wimbledon.
Nick Kyrgios è nato il 27 aprile del 1995 e ha quattro anni in meno di Dimitrov. Appartiene già a una generazione differente e lo si capisce da tante cose, prima fra tutte la sua provenienza ibrida e autenticamente globale. Ha padre greco, mamma malese ed è nato in Australia, a Canberra, dove la maggior parte delle persone gioca a rugby.
Il disegno della rasatura sul lato della testa, più che un semplice vezzo, in un ambiente ultra conservatore come quello del tennis, sancisce la sua diversità, se non altro anagrafica.
A Wimbledon, sul braccio destro, aveva applicato un

muscolare a fantasia maori che in molti hanno scambiato per un tatuaggio.
Fino a cinque anni fa Kyrgios pensava ancora di poter diventare un giocatore NBA: aveva la fissa per i Boston Celtics e giocava discretamente. Dopo i ripetuti infortuni patiti sul parquet, la mamma lo ha convinto a dedicarsi esclusivamente al tennis, dove lui stesso ha ammesso di avere più potenzialità già all’epoca.

 

A vederlo oggi con la racchetta in mano si intravedono ancora delle movenze da cestista. La leggerezza con la quale porta a spasso sul campo i suoi quasi due metri, la naturalezza nella ricerca degli appoggi.
Per certi versi Kyrgios sembra circondato dallo stesso alone di giocatore 2.0 che vediamo addosso a Paul Pogba: entrambi sembrano dei prototipi di giocatori NBA accidentalmente capitati a praticare altri sport. Laddove per giocatore NBA si intende un atleta molto alto, molto agile e dotato di una certa noncuranza nel far

la propria dominanza fisica all’avversario.
Come Paul Pogba, anche Kyrgios non sembra dubitare delle proprie capacità, di poter diventare il migliore, e pochi giorni fa ha dichiarato che il suo obiettivo è – ovviamente – diventare numero 1 del mondo.
Kyrgios ha ancora parecchi limiti fisici: è lento in uscita dal servizio (contro Raonic è stato a tratti imbarazzante il modo in cui non riusciva a togliersi dai piedi le risposte) e non si muove benissimo negli spostamenti laterali. Kyrgios compensa questa lentezza con un tennis ultra moderno, giocato su degli

a velocità spaventose. In tal senso ricorda un po’ Tsonga, ma sembra avere una maggiore varietà di soluzioni.

http://youtu.be/Q9qLGqZoDpI?t=30m7s

In quella situazione di punteggio, con la palla lenta a metà campo sul dritto, qualsiasi giocatore moderno - che tende a pensare in modo schematico – avrebbe tirato un colpo forte di chiusura (o al massimo avrebbe scelto una palla corta). Kyrgios invece tira un approccio in chop profondo che sorprende Nadal.


 

http://www.youtube.com/watch?v=sa9fOmMo2sM

Il secondo dritto del video, quello in recupero, è giocato con una chiusura ruotata intorno alla testa quasi à la Nadal, ma nel resto dei colpi è piuttosto composto e, soprattutto, molto sciolto.


 

A differenza di molti giocatori nel tennis attuale, sa giocare senza retrocedere troppo dalla riga di fondo, con un buon senso dell’anticipo. A tratti quasi in contro balzo.
E ha una mano niente male:

http://www.youtube.com/watch?v=IHHHY3IKCFM

Kyrgios ha un modo così rilassato di tirare colpi incredibili che alcuni fan parlano dell’arrivo dello swag tennis.


 

Non è quindi solo per una questione di potenza che Nick Kyrgios a Wimbledon ha tirato una quantità di vincenti senza senso. Stando ad

Kyrgios è il tennista di questo Wimbledon col miglior saldo vincenti/errori non forzati: +29 (+6 da Federer; addirittura +28 da un Djokovic sottotono). Nella partita contro Nadal ha tirato 70 colpi vincenti contro i 44 dell’avversario.
Nel complesso del torneo Kyrgios è il giocatore che ha tirato il maggior numero di dritti vincenti, più del doppio di Federer (105 a 44), trenta più di Nadal (105 a 85). Ma anche il rovescio non è che giri proprio malissimo: solo Nole ha tirato più rovesci vincenti (49 contro 47).
Il mio colpo preferito all’interno del repertorio di Kyrgios è proprio il rovescio: ha un’apertura breve, veloce, che gli consente di rispondere con un’efficacia paragonabile solo a quella di Djokovic.
Molti di questi colpi vincenti sono generati dal servizio, su cui Kyrgios – come ogni altro giocatore moderno – tende a impostare il proprio gioco. Contro Nadal, nel primo set, è arrivato alla percentuale perfetta del 100% di punti vinti con la prima palla; nel resto della partita non è sceso sotto all’80%.

https://www.youtube.com/watch?v=akcpuZk3xw0

 

Kyrgios tira mediamente la prima di servizio oltre i 190 km/h ed è, dopo Raonic, il giocatore col maggior numero di ace a Wimbledon 2014.
Nonostante serva con una buona varietà di soluzioni, il lancio palla e il movimento del corpo rimangono sempre gli stessi; come ha dichiarato Nadal dopo la sconfitta: “Non ero capace di leggere il suo servizio. Non ero capace di mettere abbastanza risposte in campo”.
Il servizio sembra essere, per Kyrgios, la premessa non solo per costruire il proprio gioco, ma anche la propria carriera: la media di 27 ace a partita tenuta in questo torneo rende i suoi turni di servizio abbastanza ingiocabili.
Nel complesso Nick Kyrgios ha molti punti di forza dei

del tennis contemporaneo, ma ha meno punti deboli: le sue aperture dei colpi sono meno ampie e quindi più adattabili nei cambi di superficie, non ha un colpo strutturalmente

più debole degli altri, ha molti margini di miglioramento nel gioco a rete e, soprattutto, come detto all’inizio di quest’articolo, sembra vedere il campo meglio degli altri.
Forse è ancora presto per dirlo, ma Kyrgios sembra la sublimazione tecnica del tennis ultra fisico che ci stiamo abituando a guardare.

 


Qualche tempo fa un telecronista di

– mi scuso ma non ricordo chi – sosteneva la tesi secondo cui l’età dell’oro che stiamo vivendo nel tennis contemporaneo rappresenta un

, qualcosa di irripetibile. Secondo lui non si darà mai più il caso nella storia di tre/quattro tennisti così dotati da spartirsi reciprocamente tutti i più grandi tornei, su ogni superficie. Dovremmo allora abbandonare la smania di ricercare il giocatore che possa prendere il posto di Roger Federer o Rafa Nadal.
Sebbene quest’articolo sembri un altro di quegli esercizi di incoronamento enfatico della nuova

, in realtà mi trovo abbastanza d’accordo con quella tesi.
La premessa di tutti questi discorsi è che la parabola che assumerà la carriera di un giocatore di diciannove anni alla sua prima prova importante in un grande Slam è quasi del tutto impredicibile. Del resto nel 2011 si scrivevano righe simili su Bernard Tomic, altro australiano arrivato ai quarti di Wimbledon a 19 anni e che ora gioca già con l’aria dell’ex-tennista.
Ci sono però una serie di elementi che lasciano pensare che Nick Kyrgios sia più dotato degli altri. Oltre le sue capacità tecniche, fisiche e mentali, ci sono elementi più imperscrutabili. Circostanze che, incastrandosi perfettamente tra loro, fanno pensare alla sua vittoria contro Nadal, alla naturalezza con cui è maturata, come qualcosa di potenzialmente memorabile; che ricorda la vittoria di Federer contro Sampras a Wimbledon 2001, o quella di Nadal contro lo stesso Federer al Roland Garros 2005.
Sono tutti molto sicuri delle sue potenzialità e la cosa potrebbe finire per non fargli del tutto bene.
McEnroe, durante la telecronaca alla

, lo ha già paragonato a Boris Becker ed Andy Murray lo aveva pronosticato come “prossima stella australiana” già prima dell’inizio di Wimbledon. Si stanno costruendo insomma le premesse perché la stagione americana sul cemento diventi un incubo: giocare ogni punto con la pressione di chi deve essere adeguato all’orizzonte di aspettative che gli hanno disegnato attorno.
Prima della partita con Nadal la mamma aveva detto “Nick non ha chance, è troppo forte per lui”, dopo la vittoria le ha risposto semplicemente con uno smile sorridente.
Ad ascoltare le sue interviste, l’idea che uno si fa di Nick Kyrgios è di un ragazzo normale che ha passato i suoi primi diciannove anni di vita a praticare sport. Ma sa che la cosa gli riesce molto bene. Probabilmente da questo deriva il suo modo particolare di essere a suo agio con sé stesso, con il suo talento, con la pressione che ha addosso.

https://www.youtube.com/watch?v=K2g2_b_akC4

In questa intervista post-partita Kyrgios non dice cose particolarmente interessanti, ma ha una presenza incredibilmente rilassata per uno che a diciannove anni ha appena battuto una leggenda vivente.


 

Non so se sarà davvero così, ma Nick Kyrgios, per certi versi, ha l’aria del

hip hop, cioè di qualcuno che dà il meglio di sé quando gli altri ne aspettano la caduta, il fallimento. Dopo aver tirato quell’incredibile tweener ha allargato le braccia per un paio di secondi, ha fatto un giro su se stesso ed è tornato in posizione di risposta; lì, mentre proseguivano gli applausi, gli è scappato un sorriso: ma sembrava più stupito dalla sorpresa altrui che da se stesso.

 

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