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La sfida tra le prime della classe
20 dic 2019
20 dic 2019
Bucks e Lakers si sono affrontate per la prima volta in stagione, e il responso del campo è stato chiaro.
(articolo)
8 min
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Non era mai successo che due squadre arrivassero quasi a fine anno con così poche sconfitte subite e con un record identico in cima alle due Conference. La partita di ieri notte tra Milwaukee Bucks e Los Angeles Lakers ha rappresentato quindi una possibile preview delle Finals tra le due migliori squadre di questo primo terzo di stagione, con in ballo anche un eventuale fattore campo per i playoff. Ma soprattutto è stata la sfida tra i due migliori giocatori in NBA in questo momento, con buona pace di James Harden.

Bucks contro Lakers significa Giannis Antetokounmpo contro LeBron James. L’MVP in carica e candidato principale alla rielezione contro il giocatore simbolo del decennio che ci accingiamo a chiudere. Una lotta per la supremazia su chi dovrà indossare la corona nel 2020, se il vecchio Re o il giovane sfidante.

Una sfida non così tanto metaforica come si potrebbe pensare, tanto che lo stesso Giannis - dopo aver segnato la quinta tripla della sua partita - tornando trionfante verso la panchina per il timeout si è auto-incornato con le dita come fece Carlo Magno la notte di Natale di qualche anno fa.

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Pensavamo che l’immagine più terrificante fosse Giannis nei pressi del ferro: ci sbagliavamo.

Antetokounmpo ha chiuso con 34 punti, 11 rimbalzi e 7 assist nonostante sia rimasto in campo solo 31 minuti a causa di problemi di falli. George Hill ha confermato di essere un lusso dalla panchina, segnando 21 punti con tre triple in 27 minuti. La panchina di Milwaukee ha surclassato quella di Los Angeles 34 a 4 ed è servita a poco una prestazione leonina di Anthony Davis da 36 punti e 10 rimbalzi, nonostante la caviglia dolorante. LeBron ha chiuso in tripla doppia, ma per la prima volta in stagione ha dato l’impressione di accusare la stanchezza ed ha dovuto cedere, anche fosse solo per una notte, lo scettro al fuoriclasse greco.

Giannis il cecchino

La straordinaria performance balistica di Antetokounmpo è stata forse la chiave che ha girato la partita a favore dei padroni di casa, ma non è certo un evento così casuale come gli strilli esterrefatti di Reggie Miller in telecronaca potevano lasciar credere. I Bucks sono la terza squadra per triple tentate (quasi 40 a partita) e segnate (14.2), quindi i Lakers sapevano che avrebbero dovuto limitare le conclusioni da dietro l’arco della squadra di Coach Bud, ma forse non si aspettavano una prestazione simile dell’MVP.

Giannis non è più il freak atletico da imbottigliare nel pitturato e lasciar tirare da fuori. O almeno: è ancora da lasciar tirare da fuori perché è il miglior giocatore di sempre al ferro in questo inizio di stagione, ma ha dimostrato di essere sempre più a suo agio nel prendersi le conclusioni che la difesa gli lascia. In queste 29 gare ha già preso 152 triple, mettendone a segno 50, quasi due a partita con il 33%. Sarebbe il quarto miglior attacco a metà campo dell’NBA se usasse solo questa soluzione balistica, ma visto che i Bucks sono il miglior attacco a metà campo (100.2 PPP) le difese avversarie scelgono ancora la morte più lenta.

Se ti avvicini troppo per marcarlo, Antetokounmpo ti scavalca con le sue gambe lunghissime; se provi a contestarlo, ti tira sopra la testa con le sue braccia infinite; se gli lasci metri di spazio, ora non ha nessun problema ad affidarsi al suo tiro da fuori. Marcare Giannis è sempre un’impresa impossibile, ma in partite nelle quali spara da distanze care a Curry o Harden provare a fermarlo diventa davvero inutile.

Così, quando ha trotterellato oltre la metà campo, Davis per l’ennesima volta ha preferito lasciargli metri di spazio per entrare comodamente nella sua meccanica di tiro e segnare la quinta tripla della sua partita, ricacciando i Lakers oltre la doppia cifra di svantaggio. A fine partita i giornalisti hanno chiesto a James come si possa fermare Giannis quando tira 5 su 8 da tre, e il Re non ha usato parole: ha semplicemente mimato il gesto di togliersi il cappello, senza aggiungere altro. Forse è proprio lo stesso copricapo invisibile che Giannis si è messo in testa mentre celebrava con i suoi compagni.

L’importanza della panchina

L’entusiasmo della squadra dei confronti di Giannis è direttamente proporzionale a quello di Giannis nei confronti dei suoi compagni. La partita di questa notte ha confermato la qualità del roster nelle mani di Budenholzer, che ha trovato due pedine fondamentali in George Hill e Wesley Matthews per rimpiazzare Brogdon, e allo stesso tempo ha fatto emergere i punti interrogativi sul supporting cast dei Lakers. La panchina gialloviola ha segnato solo 4 punti in tutta la partita ma soprattutto si è presa solo 10 tiri dal campo, lasciando a LeBron e Davis l’ingrato compito di trascinare la carretta.

Danny Green e Kentavious Caldwell-Pope ad intermittenza hanno provato a supportare le due stelle, ma i Lakers non sono stati in grado di sostenere i parziali durante i quali uno dei due era costretto a sedersi per rifiatare. Nei cinque minuti ad inizio secondo quarto con Anthony Davis in panchina e Giannis in campo, i Lakers hanno preso un parziale di -13 che ha di fatto segnato la partita. Dato che l’ex Pelicans è l’unico giocatore in maglia gialloviola in grado di marcare Antetokounmpo, forse Vogel avrebbe dovuto specchiare i riposi per le due superstar - ma è pur sempre regular season, e certi cambi di rotazione così drastici di solito si riservano per i playoff.

Quando invece LeBron siede i Lakers non hanno nessuno che possa creare dei vantaggi o sfruttarli usando più di tre o quattro palleggi. Green, KCP, Bradley e Caruso sono a loro agio se possono chiudere l’azione con un tiro da fuori o con un taglio verso il ferro, ma non sono in grado di manipolare una difesa di alto livello come quella dei Bucks e costruire tiri aperti per loro stessi o per i compagni. Lo stesso Davis è devastante come terminale offensivo, ma fa ancora fatica ad essere al centro di un attacco, come testimonia anche il 36% in isolamento in stagione.

I Lakers inoltre hanno confermato un trend negativo di questo tour ad Est con 18 palle perse (5 solamente di Rajon Rondo in 18 minuti), dettate dalla poca lucidità nell’attaccare la foresta di braccia di Milwaukee.

Il secondo quarto in a nutshell: Davis cammina, Green non esce velocemente dietro l'arco, Rondo non direziona il lob e DiVincenzo ruotando dal lato debole riesce a togliere il pallone a Davis anticipando la giocata sullo Spain p'n'r.

I Bucks invece ormai giocano a memoria e valorizzano al massimo ogni pezzo del loro organico. Donte DiVincenzo si è calato perfettamente nel vuoto lasciato da Bledsoe con meno aggressività ma più letture, mentre Middleton silenziosamente ha recuperato l’efficienza in attacco che aveva smarrito nelle prime partite, tornando ad essere mortale dalla media distanza.

Come stanno LeBron e AD?

Anthony Davis non è sceso in campo nella sconfitta ad Indiana di un paio di giorni fa per un problema alla caviglia, e fino a pochi minuti prima della palla a due nessuno sapeva se sarebbe stato disponibile. Alla fine ha giocato 43 minuti. LeBron, alla quinta partita in trasferta in otto giorni, è rimasto in campo per 37 minuti, finendo per essere poco lucido ed esplosivo nei possessi decisivi. Marcato a turno da Giannis e Matthews, James ha faticato non poco nel trovare soluzioni comode per segnare subendo la fisicità della difesa di Milwaukee (solo 4/12 da due punti) e perdendo quattro palloni sanguinosi.

I due possessi consecutivi di LeBron che costeranno ai Lakers la gara. Nel primo si fa condizionare dalle braccia di Brook Lopez, nel secondo Matthews corona la sua ottima prestazione con la rubata decisiva.

Davis nel secondo tempo ha guidato la rimonta gialloviola dimostrando di essere terrificante quando innescato nel pitturato e bravissimo a lucrare tiri liberi. La sua aggressività ha messo in difficoltà tutta la difesa di Milwaukee, costringendola a spendere falli a ripetizione pur di fermarlo quando puntava il ferro. Ha segnato nove delle tredici conclusioni prese nei pressi del canestro nel secondo tempo, esibendosi in contorsionismi acrobatici per finire sopra le braccia estese dei Bucks e guadagnandosi preziosissimi giochi da tre punti. Davis è forse uno dei pochi esseri umani del pianeta a poter rivaleggiare in atletismo con Antetokounmpo e, se la caviglia non lo avesse rallentato nel primo tempo, forse la partita avrebbe avuto uno sviluppo molto diverso.

Ma in una stagione lunga e faticosa gli acciacchi sono sempre dietro l’angolo e Davis durante la sua carriera ha dovuto spesso giocare sul dolore per evitare di perdere troppe gare. Anche LeBron, per quanto abbia dichiarato più volte di essere contrario al “load management”, dovrà prima o poi fermarsi o diminuire il minutaggio. L’anno scorso gli fu fatale proprio la partita di Natale, e non a caso dopo un ottimo inizio i Lakers si persero per strada.

Ma questi Lakers non possono che dipendere dalle loro due superstar. Per vincere contro le migliori squadre della lega c’è bisogno che sia James che Davis giochino al massimo delle loro straordinarie possibilità e, soprattutto, che la squadra li segua. Il cast assemblato in fretta e furia quest’estate è stata una sorpresa positiva in questo inizio di stagione, ma è ancora da capire se sapranno confermarsi anche contro le altre superpotenze. I Lakers finora hanno regolato ogni squadra sotto il 50% di vittorie, ma sono solo 6-5 con le altre: questo potrebbe far suonare qualche campanello d’allarme ora che è iniziato ufficiosamente il “mercato di riparazione”. Sarà però difficile muovere questo roster senza sacrificare i pochi asset rimasti (Kyle Kuzma su tutti) o perdendo ulteriori scelte.

I Bucks hanno invece confermato per l’ennesima volta di essere la squadra più continua e dominante della lega quest’anno e che per fermare Giannis ormai non basta neanche invitarlo gentilmente a tirare da fuori. Sono un rullo compressore che non accenna a fermarsi e che difficilmente non avrà il fattore campo in ogni turno dei playoff. Hanno la migliore difesa, il secondo miglior attacco ed ovviamente il miglior differenziale con +12.3, a quattro lunghezze di distanza dal secondo. Dopo la cocente delusione dello scorso anno contro Toronto, Giannis Antetokounmpo è più in missione che mai e il suo gioco sembra perfezionarsi giorno dopo giorno. Ieri notte avrà pur raccolto una corona d’aria dal parquet del Fiserv Forum, ma sta solo facendo le prove generali per quella tempestata di diamanti.

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