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La Serie A del mondo parallelo vol. 6
20 apr 2020
Clamoroso cambio in testa, e clamoroso esonero.
(articolo)
17 min
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La Serie A è ferma ma noi non ci arrendiamo e da ormai un mese la mandiamo avanti su FIFA, come fosse un mondo parallelo in cui l’emergenza del Coronavirus è passata e possiamo tornare a concentrarci sulla nostra passione per l’onestà da terzino di Murru e per quella da portiere di Berisha.

Nella Serie A del mondo parallelo Juve e Lazio continuano a contendersi lo Scudetto e manca davvero poco alla resa dei conti, ovvero lo scontro diretto della settimana prossima. Se vi steste chiedendo se l’Inter è riuscita finalmente a vincere, la risposta è sempre NO: su Twitter continua a circolare l’hashtag #Conteout e l’esonero del tecnico per la prima volta comincia a diventare un pensiero concreto. Il margine con le squadre che le stanno dietro si assottiglia, con la Roma che recupera punti - mentre l’Atalanta è in una crisi di gioco che non sembra avere fondo.

La lotta salvezza ha cominciato a prendere una forma sempre più definita: disperata per il Genoa e luminosa per il Lecce, 4 punti avanti la diretta rivale.

Ma va bene adesso andiamo a vedere cosa è successo nella nuova giornata. Prima vi ricordo però le regole della casa: abbiamo simulato condizioni meteo e orari di gioco (secondo una calendarizzazione fatta da noi ma che prova a seguire i normali criteri della Serie A). Abbiamo settato due tempi da 6 minuti e tenuto “campione” come difficoltà. Abbiamo però abbassato leggermente la capacità dei portieri e alzato la precisione dei tiri degli attaccanti (il realismo di FIFA ha finito infatti per far diventare il gioco più noioso della realtà e ci è voluta una spintarella per non far finire tutte le partite zero a zero, in un delirio utopico uscito dalla testa di Brera). Per quanto riguarda le formazioni, purtroppo, non abbiamo potuto fare scelte: se lasci che sia il computer a giocare vuole il diritto a scegliersi la sua formazione, e mi pare giusto.

Sempre un caro saluto a Matteo Barzaghi, interpellato da Pierluigi Pardo solo per sapere quanto manca alla fine: un professionista ridotto a orologio vivente.

Sabato alle 15: Torino Genoa 1-1

Fino a qualche settimana fa questa sarebbe potuta essere una partita decisiva per la salvezza, se non fosse che il Torino ha fatto 5 punti nelle ultime tre partite, in cui ci si aspettava ne facesse zero, contro Lazio, Juventus e Inter.

Allora Moreno Longo poteva affrontare questa partita con l’animo più leggero, e per questo forse ha scelto un modulo, il 3-4-3, descritto come “sbilanciato” e “finalizzato allo spettacolo” da Pardo.

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Belotti intanto ha sistemato i suoi problemi alla schiena durante la pandemia. Siamo sollevati.

La difesa del Genoa ha continuato ad avere un aspetto indecente, ed è solo grazie a Perin che il risultato è rimasto sullo zero a zero fino al gol di Pandev, propiziato dal nulla da un geniale passaggio di Tony Sanabria (chi lo ha preso al Fantacalcio nell’asta di riparazione post-pandemia starà godendo).

Il Genoa ha mantenuto una linea alta e coraggiosa, giocando in modo aggressivo sulle ricezioni delle punte.

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La difesa alta del Genoa di Thiago Motta.

Bisogna ammettere che il Torino ha giocato benissimo, con triangoli sempre esatti per tempi ed esecuzioni sulle catene laterali. Azioni dell’aspetto rugbistico, ricerche sofisticate del terzo uomo. Conclusioni, però, sempre non all’altezza, fino al gol di Berenguer, una piccola liberazione per i tifosi granata.

Forse il Torino in effetti avrebbe meritato la vittoria, ma sarebbe stato troppo crudele per il Genoa uscire senza punti. Questo pareggio getta comunque una luce troppo fioca sulla loro classifica. La situazione sembra ancora compromessa.




Sabato alle 18: Bologna-Napoli 0-0

«Senza sacrifici non si va da nessuna parte. Nessuno ti regala niente» ha dichiarato Stefano Nava prima dell’inizio della partita. Per qualcuno una frecciata a Orsolini, pizzicato nel casinò di Montecarlo in settimana insieme a Sansone e a “Mimmo” Maietta.

Forse la settimana poco serena si è rispecchiato nell’atteggiamento nervoso e incerto della squadra nell’approccio alla partita.

Il Napoli, invece, è partita come vuole il suo allenatore: col veleno. E ovviamente con i cross di Insigne per Callejon, che per poco non trovavano il gol al 20’.

Poi, pian piano, tutto si è spento. Tolti i primi 25’, in cui il Napoli ha attaccato in modo brillanti, è stata una partita di merda, ricca di angoscia esistenziale riassunta dalle corse centrali di Soriano senza palla, puntualmente non servito; dalla fatica in marcatura di Mario Rui; dall’inutilità dell’ingresso di Lobotka; dalla gestione difensiva tutto sommato serena di Danilo, un uomo che si regge in campo con lo scotch.

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Estetica della partita riassunta dalla camminata a braccia larghe di Mario Rui.




Sabato alle 20,45: Milan-Parma 1-1

Atmosfera incandescente a San Siro per quello che era il big match di una giornata senza big match. La posta in palio era alta: appaiate al settimo posto, a 43 punti, Milan e Parma si giocavano (incredibilmente, alla luce delle ambizioni di inizio stagione) un’ultima disperata possibilità di tentare l’assalto a un posto in Champions League.

Eppure, nonostante tutto questo, i telecronisti erano in qualche modo preoccupati che ci stessimo stufando di questo spettacolo. «Rimanete con noi per seguire l’emozione del match», ha detto poco prima del fischio d’inizio Pierluigi Pardo, come se potessimo andarcene.

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Kjaer che cerca di caricare il suo pubblico, già particolarmente carico.

La squadra di D’Aversa è sembrata inizialmente accusare l’atmosfera o forse le ambizioni da grande squadra. Fatto sta che per quasi tutto il primo tempo ha schiacciato troppo il baricentro dentro l’area, permettendo al Milan un facile 1-0 su cui pesa come un macigno la distrazione fatale di Darmian.

A San Siro sembrava essere tornata l’aria di festa delle grandi notti di Champions. Pardo, però, continuava ad essere inspiegabilmente malinconico, nostalgico di un passato glorioso che forse non tornerà mai davvero: «La fine dell’era Berlusconi ha lasciato un vuoto enorme».

Come spesso accade, Pardo sentiva qualcosa. Nel secondo tempo l’inerzia della partita si è lentamente ribaltata, lo stadio ha iniziato ad ammutolirsi, l’atmosfera a spegnersi. Fino alla proverbiale doccia fredda: un grande gol di Cornelius che ha prima beffato Romagnoli con un controllo a seguire felino e poi ha battuto Donnarumma con un tiro secco sul primo palo.

La partita si è spenta così, con questo 1-1, senza esaltazione né depressione, né vette né voragini. Solo un cupo grigiore che ha lasciato le due squadre esattamente dove stavano.

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La decadenza della Serie A va avanti così, in dissolvenza su due tifosi hipster del Parma che esultano per un gol che dimenticheranno in fretta.

Se li guardate bene, non sembrano affatto felici.




Domenica alle 12,30: Lecce-Fiorentina 1-1

Lecce sapeva benissimo che questa partita era decisiva e lo stadio Presidente G.Lopes era infatti vestito a festa. Le squadre di Liverani e Iachini erano incredibilmente a pari punti al quartultimo posto: perdere significava scendere all’inferno.

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C’è da dire che i Viola avevano preparato bene la partita, con una prima mezz’ora di Iachini ball che aveva gettato acqua sugli entusiasmi del pubblico salentino. Poi, però, il battito d’ali di farfalla che ha cambiato l’ordine delle cose, in questo caso un’incornata di Deiola degna di Dario Hubner che ha messo la palla sotto al sette dopo aver anticipato Pezzella.

Il gol di Deiola ha provocato un’onda d’urto emotiva che da tanto tempo non si vedeva in una squadra che sta lottando per non retrocedere, simboleggiata da Liverani in panchina che getta via la giacca all’Allegri rimboccandosi le maniche della camicia. La Fiorentina nel secondo tempo ha fatto fatica a reggere l’assalto del Lecce, i cui giocatori erano talmente carichi che Gabriel per dare un calcio al palo dopo una grande parata è finito per cadere per il rinculo rischiando di farsi male.

Quando ormai la condanna a morte della Fiorentina sembrava firmata, però, ecco l’inaspettata grazia: un tap-in da dentro l’area di Benassi dopo una grande discesa sulla fascia di Dalbert, lasciato inspiegabilmente libero dal Lecce.

La situazione, in casa Viola, rimane però cupa: proprio nel momento della speranza, infatti, Iachini, in aperta polemica con il presidente Commisso dopo le sue parole della scorsa settimana, ha eseguito il suo suicidio rituale, togliendo Benassi immediatamente dopo il suo gol.

A fine partita ha rassegnato le sue dimissioni in diretta TV, senza nemmeno attendere l’esonero: «Ero pazzo quando ero pazzo o quando non ero pazzo?», ha dichiarato in maniera criptica. Non avendo capito la domanda, la Fiorentina ha pre-allertato Montella per il clamoroso ritorno in panchina.




Domenica alle 15,00: Roma-Verona 3-0

Dopo l’arrivo allo Spallanzani di Anthony Fauci, l’ex consigliere di Trump per il coronavirus licenziato dalla Casa Bianca, all’Olimpico si respirava un’aria di orgoglio cittadino che a Roma non si sentiva da tempo. Fuori dallo stadio la prima sperimentazione nazionale di massa con i test seriologici sembrava certificare quello che i romani non avevano mai avuto l’ardore di pensare: la capitale morale e quella reale del Paese da oggi sono la stessa città.

La squadra di Fonseca, a partire dal suo capitano, era chiamata a materializzare sul campo questo nuovo sentimento. Ancor di più dopo il documentario pubblicato da Sky Sport su Dzeko, con tanto di foto del bomber bosniaco da piccolo con sciarpe e bandiere della squadra giallorossa.

La Roma non ha tradito le attese, con una prestazione autoritaria che ha schiantato la squadra di Juric, sempre più in crisi. 14 tiri, di cui 9 in porta, 57% di possesso palla, 91% di precisione di passaggio: il gioco di Fonseca sta iniziando a portare frutti abbondanti.

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Sugli scudi proprio il capitano, Edin Dzeko, con una tripletta che è un inno alla sua completezza tecnica.

Di destro, di testa, di sinistra: l’attaccante bosniaco sa segnare in tutti i modi. E adesso si gode il suo regno, salutando il pubblico come un imperatore romano.


Sassuolo-Piemonte Calcio alle 15: 1-0

Per i più maligni, Agnelli è stato accontentato: dopo mesi il Piemonte Calcio aveva la possibilità di giocare prima della Lazio e metterle pressione in questo duello improbabile fino a inizio anno.

Il Sassuolo di De Zerbi è una squadra imprevedibile: lo era prima che scoppiasse la pandemia, lo è ora. Alterna partite magistrali, con meccanismi di possesso palla tra i più brillanti in Europa, ad altre in cui la squadra non sembra avere né capo né coda.

All’andata era stata la versione migliore del Sassuolo, con un pareggio 2-2 condizionato dal classico gol in cui Boga cala sul binario di sinistra e calcia sul secondo palo: il modo che ha trovato per bucare il matrix.

Intanto bisogna dire due parole sull’oscurità calata su Reggio Emilia alle 15. Gli astronomi hanno parlato di un fenomeno di aurora boreale geolocalizzato in un'unica città "raro ma plausibile".

Alla fine del primo tempo Stefano Nava ha criticato la prestazione di Caputo: l’altra faccia della medaglia delle sue grandi prestazioni è che si sono portate dietro grandi aspettative.

I numeri a fine primo tempo fotografano il dominio sterile dei bianconeri: 63% di possesso palla, 9 tiri, di cui 7 in porta. Nessun gol.

La palla non vuole entrare. Al 60’ Higuain coglie la traversa; sull’azione dopo il Sassuolo riesce ad affondare con la corsa da levriero di Kyriakopoulos sulla fascia sinistra. C’è un cross basso per Caputo che fa un movimento furbo a togliersi dal marcatore e riesce a tirare. Bonucci lo mura e sul rimpallo è difficile concludere in porta perché Caputo deve calciare andando all’indietro, con uno specchio di porta esiguo com il fatturato del Piemonte Calcio post-covid. Ma è proprio quello che riesce a fare Caputo, eseguendo una sorta di mezza rovesciata a pochi centrimetri da terra, con un movimento da break-dance.

Come lo ricorderemo questo gol, che ha regalato una sorprendente vittoria al Sassuolo?

Come il gol di Calori nell’acquitrino del Renato Curi, quello che diede lo Scudetto del 2000 alla Lazio?

E come ricorderemo la prestazione impressionante di Consigli?

Come quella di Storari che tolse lo Scudetto alla Roma nel 2010?

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Se i tifosi del Piemonte Calcio vogliono un capro espiatorio.

Alle 17.30 l’aurora boreale ha davvero inondato Reggio Emilia di una luce verde smeraldo. Il tempo della beata vergine di ghiara, illuminato a giorno nell’oscurità, sembra appartenere a un’altra dimensione. Uno scenario di Tekken.

L’astrologo Robertetti, noto tifoso laziale, ha fatto notare che anche per lo Scudetto del 1974 della Lazio si era verificato lo stesso insolito fenomeno dell’aurora boreale, quella volta a Tivoli.




Atalanta-Brescia alle 15: 1-2

Era uno dei derby più attesi della stagione calcistica, ma l’emergenza del coronavirus ne ha trasfigurato il senso, rendendolo meno aspro.

Il senso della partita, invece, aveva una dialettica ben precisa: l’Atalanta aveva assoluto bisogno di vincere per non lasciarsi scappare la Roma e la qualificazione in Champions. Per il Brescia, triste e solitario in fondo alla classifica, fare uno sgambetto ai rivali era di fatto uno dei pochi obiettivi stagionali rimasti.

C’è stato un momento in cui è stato semplicemente ridicolo che Duvan Zapata non sia riuscito a fare gol. Era il 38’ e il suo tiro di testa dopo un pasticcio del Brescia aveva un valore xG di 0,67; poco dopo Zapata è riuscito a segnare il gol del vantaggio: «Si sono dimostrati nettamente superiori» ha chiosato Nava. A fine primo tempo i tentativi dell’Atalanta sono stati 12: prima del gol qualcuno agitava lo spettro della partita contro l’Empoli della scorsa stagione, quando la squadra di Gasperini ruppe il calcolo degli xG.

L’Atalanta, poi, ha abbassato la guardia; il Brescia, inaspettatamente, lentamente, ha costruito le sue occasioni. Ha messo Torregrossa davanti alla porta, ma quello ha sparacchiato un tiro banale e centrale; poi lo stesso Torregrossa aveva di fatto segnato, se Palomino, con notevoli doti di preveggenza, non si frapponesse fra lui e il gol spazzando sulla linea di porta il pallone del potenziale 1-1.

La squadra di Gasperini è sempre troppo fragile. Dopo l’ora di gioco il Brescia ha infilato la difesa alta e sbadata dei nerazzurri; un geniale passaggio di Romulo per un estemporaneo inserimento di Mateju che, arrivato al limite dell’area, si è ricordato di non essere un attaccante. Ha appoggiato al Vichingo Bjarnason, che ha segnato facilmente. L’Atalanta è scoppiata.

Cinque minuti dopo il Dani Alves di Centocelle, Stefano Sabelli, appena entrato in area, ha tirato un mig sotto l’incrocio dei pali.

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Se ve lo steste chiedendo, la gioia ha questa faccia qua.

La curva del Brescia è in delirio e rompe il clima diplomatico dedicando un paio di cori goliardici a Gasperini, che a fine partita si è rifiutato di stringere la mano a Eugenio Corini. Si è scusato adducendo questioni sanitarie.




Domenica alle 15: Sampdoria-Cagliari 2-1

A Genova c’era una giornata che avrebbe fatto ricredere anche i negazionisti del cambiamento climatico più incalliti. Un caldo opprimente che ha rallentato il ritmo e allentato le attenzioni difensive.

Il Cagliari, in particolare, è sembrato accusare la mancanza di stimoli forse dettata da una classifica ormai acquisita, che potrebbe addirittura far pensare a una qualificazione in Europa. La squadra di Walter Zenga ha dovuto subire un doppio schiaffo per entrare davvero in campo: due gol di Thorsby e di Quagliarella praticamente identici, nati dalla pigrizia difensiva di Pisacane e Pellegrini.

Due ciliegine su quella prelibata torta che è stato il primo tempo della Sampdoria, che hanno fatto esclamare a uno Stefano Nava quasi in estasi: «Ah che delizia, che raffinatezza!».

La partita sembrava dovesse scivolare via in una letargica domenica post-prandiale, tra le fatiche della nostra digestione ma, si sa, la Serie A significa in primo luogo imprevedibilità e spettacolo.

Il Cagliari ha riaperto la partita con l’ennesima grande incursione in area di Rog, in vero stato di grazia, e da quel momento lo spartito è completamente cambiato. Un palo per parte, un incredibile salvataggio sulla linea su calcio d’angolo della Sampdoria, intensità, spettacolo.

Alla fine, però, il risultato non si è mosso. «Mia moglie mi dice spesso che non ho più l’età per fare questo lavoro», ha detto Ranieri a fine partita ridendo. «Solo oggi ho realizzato che forse potrebbe avere ragione».




SPAL - Inter alle 18: 0-0

«C’è una squadra, l’Inter, che fino all’anno scorso rischiava di perdere la qualificazione in Champions all’ultima giornata. C’è una squadra, l’Inter, che non aveva abbastanza prestigio internazionale per attirare i grandi campioni. C’è una squadra, l’Inter, che aveva smesso di far sognare i suoi tifosi».

La conferenza pre-partita di Conte è diventato un delirio destinato a entrare nei manuali di psicanalisi, ma c’era da aspettarselo: l’allenatore è in discussione, dopo un inizio di stagione entusiasmante e un suo finale preoccupante. La Roma, con due partite in più, era a soli 3 punti: impensabile per una squadra che pensava di poter vincere il campionato a un certo punto dell’anno.

La SPAL, stanca e quasi retrocessa, sembrava però la squadra perfetta per immaginare una piccola rinascita. Alla mezz’ora, però, Petagna ha praticamente fatto gol, e solo la garra disperata di Godin ha impedito che la SPAL andasse in vantaggio, facendo mentalmente precipitare l’Inter. Il canovaccio tattico, però, con la SPAL dominante e in controllo di spazio e pallone, la dice lunga sulle condizioni della squadra di Conte.

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Paracarro.

Al 55’ Conte, come al solito, ha mandato in campo Sanchez. Dieci minuti dopo Missiroli ha preso il palo con un inserimento e un tiro alla Frank Lampard. Lukaku ha risposto con un tiro di destra così improvviso da sembrare casuale. Berisha ha parato con grande senso plastico. L’Inter, in ogni caso, è nel pallone.

Le condizioni dell’Inter riassunte da questa sbilenca punizione di Brozovic.

Al fischio finale Conte ha raccattato la sua giacchetta e si è infilato nel tunnel impassibile. Un’ora dopo è arrivata la notizia del suo esonero ufficiale. Colto dalle telecamere all’uscita dallo stadio, a bordo della sua auto privata, Conte si è accostato sorridente e si è lasciato andare a un sereno «Forza Juve».

Al suo posto dovrebbe arrivare Stefano Vecchi come traghettatore. Pare che l’Inter abbia già un accordo con Guardiola e Messi per la prossima stagione.




Domenica alle 20,45: Udinese-Lazio 3-6

È ufficialmente iniziata la fase 2 del campionato italiano. Allo Stadion Neder di Udine è trionfo biancoceleste e il sorpasso sul Piemonte Calcio è servito. A nulla è servita la bella tripletta di Kevin Lasagna, arrivata quando la partita era già sui binari che portavano a Formello.

Una prestazione spaventosa, quella della squadra di Inzaghi, testimonianza di una forza e di una fiducia straripante. Ben riassunta dalla faccia sconsolata di Stryger-Larsen - simbolo dell’impotenza della squadra di Gotti.

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La Lazio era sullo 0-3 già al 16esimo del primo tempo e Stefano Nava si chiedeva addirittura «se a questo punto abbasseranno il ritmo per risparmiare le forze». Una considerazione acuta, come tutte quelle del noto telecronista, perché alla prossima giornata, come tutti sanno, ci sarà lo scontro diretto che potrebbe dare la svolta definitiva al campionato.

Per adesso, però, la Lazio si gode la festa. «Per il nostro scudetto non ci sarà vaccino», ha scritto tronfio su Twitter il noto virologo Roberto Burioni, taggando l’account ufficiale della Roma. Al ritorno a Fiumicino la squadra è stata accolta da 5mila tifosi in festa, tutti però rigorosamente a un metro di distanza e con le mascherine come previsto dalle norme del governo per la vera fase 2.

Cori anche per il presidente Lotito, che aveva raggiunto la squadra sul pullman scoperto fuori dall’aeroporto, festeggiando con la cravatta legata sulla fronte.




Gli awards della giornata

La parata più bella: Skorupski su Callejon dopo classico cross di Insigne, in Bologna-Napoli

Il miglior giocatore: Edin Dzeko

La miglior frase della telecronaca: «Ehi Pier cosa ti devo dire io vado a prendermi un caffè hai detto tutto te», Stefano Nava ha rosicato con Pardo nella presentazione della partita.

Il miglior portiere: Andrea Consigli

Il miglior gol: Ciccio Caputo in mezza rovesciata quasi a terra contro la Juventus




Classifica aggiornata

Lazio 78

Piemonte Calcio 75

Inter 59

Roma 56

Atalanta 50

Napoli 46

Milan 44

Parma 44

Cagliari 42

Bologna 42

Sassuolo 42

Verona 41

Udinese 37

Sampdoria 37

Torino 35

Fiorentina 33

Lecce 33

Genoa 29

SPAL 25

Brescia 22




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