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La Serie A del mondo parallelo vol. 4
06 apr 2020
La Serie A prosegue su FIFA, con la solita lotta in cima.
(articolo)
16 min
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La Serie A è ferma ma noi non ci arrendiamo e da ormai un mese la mandiamo avanti su FIFA 20, come fosse un mondo parallelo in cui l’emergenza del Coronavirus è passata e possiamo tornare a concentrarci sulla nostra passione per la scucchia di Belotti e le discese sulla fascia di Sabelli.

Nel nostro multiverso quella scorsa è stata una giornata importante. Innanzitutto perché la capolista Juventus si è fatta raggiungere in classifica dalla Lazio. I bianconeri hanno perso il derby contro il Torino dopo secoli, in una partita definita dagli addetti ai lavori (solo noi, come avrete capito) “Il Red wedding della Serie A 2019/20”.

La Lazio ha fatto invece quello che fa dall’inizio: resiste e vincere le partite negli ultimi minuti, dove sembra sempre più lucida degli altri. Sergej Milinkovic-Savic, contro il Milan, ha troneggiato nella zona tra centrocampo e attacco come solo Pogba è riuscito a fare negli ultimi anni.

La sconfitta del Milan ha riabbracciato le tenebre dopo un mese di vittorie, e l’ambiente è sembrato scosso anche dall’annuncio dell’addio al calcio di Ibrahimovic, che ha dichiarato che andrà a vivere in Alaska “per almeno sei mesi” come Alexander Supertramp. Pare voglia ritrovare sé stesso; è questo l’effetto del Milan sui suoi giocatori?

In coda incoraggiante vittoria del Brescia, con un magnifico Balotelli, autore della tripletta che ha dedicato a Conway the Machine in onore del suo ultimo disco.

In zona Champions la Roma non sa più vincere, Petrachi ha confermato la fiducia a Fonseca ma ormai l’addio del portoghese a fine stagione sembra praticamente certo. Spalletti, intercettato ai microfoni da Wired mentre dava il ramato alla vigna, ha dichiarato «Se c’è da toglierli dalla merda, si andrà a toglierli dalla merda». Pronto quindi uno Spalletti III.

Ma va bene adesso andiamo a vedere cosa è successo nella nuova giornata. Prima vi ricordo però le regole della casa: abbiamo simulato condizioni meteo e orari di gioco (secondo una calendarizzazione fatta da noi ma che prova a seguire i normali criteri della Serie A). Abbiamo settato due tempi da 6 minuti e tenuto “campione” come difficoltà. Abbiamo però abbassato leggermente la capacità dei portieri e alzato la precisione dei tiri degli attaccanti. Il realismo di FIFA ha finito infatti per far diventare il gioco più noioso della realtà e ci è voluta una spintarella per non far finire tutte le partite zero a zero, in un delirio utopico uscito dalla testa di Brera. Per quanto riguarda le formazioni, purtroppo, non abbiamo potuto fare scelte: se lasci che sia il computer a giocare vuole il diritto a scegliersi la sua formazione, e mi pare giusto.

Sempre un caro saluto a Matteo Barzaghi, interpellato da Pierluigi Pardo solo per sapere quanto manca alla fine: un professionista ridotto a orologio vivente.

Sabato alle 15: Torino-Brescia 1-0

Dopo la storica impresa all’Allianz Arena la scorsa settimana, per il Torino quella con il Brescia rappresentava l’opportunità definitiva per non rimanere invischiato nella lotta per non retrocedere. La squadra di Longo arrivava alla sfida sulle ali dell’entusiasmo e poteva contare su un Belotti che sembrava splendere di luce propria.

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Davanti però si ritrovava un Brescia che guardava a questa partita in maniera ancora più disperata: con una vittoria, infatti, la squadra dei “tre tenori” (Grosso-Corini-Lopez, sempre tutti insieme in panchina) avrebbe clamorosamente riaperto la sfida per non retrocedere. Sul campo, però, “le rondinelle” sembravano tutto tranne una squadra disperata, mettendo in mostra un gioco razionale e associativo. Nonostante un buon primo tempo, per il Brescia alla fine è però arrivata la doccia fredda sotto forma di fucilata sotto il sette di Berenguer da appena fuori l’area.

Nel secondo tempo il Brescia ha accusato il colpo e il suo gioco di possesso è andato in crisi, mentre il Torino dimostrava spirito da grande squadra aspettando il momento per il colpo decisivo. Che la squadra lombarda stesse perdendo la testa lo si è capito prima da un’incredibile disattenzione di Joronen, che ha parato un tiro centrale di gomito, e poi da un vergognoso siparietto dei tre tenori in panchina, in disaccordo su chi fare entrare al posto di Bisoli a fine partita. Grosso e Lopez sono arrivati quasi alle mani e dopo la partita Cellino ha deciso di esonerarli entrambi. Come ama dire spesso Pierluigi Pardo: per il Brescia adesso è «Game Over».




Sabato alle 18: Fiorentina-Cagliari 1-1

La partita d’andata era stato il trionfo del calcio maranista: un 5-2 con Nainggolan in forma cruyffiana. Ve lo ricordate l’assist in cui ha manovrato i suoi compagni a gesti come avesse un joypad in mano?

Un girone dopo per il Cagliari il mondo si è capovolto: Maran non siede più sulla panchina dei sardi e nessuno, neanche il più ottimista, può parlare più di qualificazione in Champions League. Pur sempre meglio però della situazione della Fiorentina, per cui la retrocessione è diventata una possibilità davvero concreta.

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La sciarpata dei tifosi viola ci ricorda però cos’è l’amore: stare vicini nella buona e nella cattiva sorte.

La squadra di Iachini, parliamoci chiaro, gioca anche bene. Ma gli errori individuali che riesce a sommare vicino alle porte, quella propria e quella avversaria, rendono impossibile ottenere i risultati.

Il Cagliari, invece, è cinico e dopo mezz’ora è passato in vantaggio con un gol dove le cose da segnalare sono due: l’intuizione nell’ultimo passaggio di Joao Pedro, e il fuorigioco di Nandez, non segnalato neanche dal controllo del var, dalle proiezioni ortogonali, dalla prospettiva di Leon Battista Alberti, dal tracciamento delle righe.

In ogni caso, dopo il gol la Fiorentina è uscita dal campo, e deve ringraziare Dragowski e i legni se è rimasta in partita. E poi, l’imponderabile. Perché il calcio è strano. Pensi sia tutto finito. Prima che tutto non è mai finito. Morto. Ci vuole fame, grinta. Fiuto. Cattiveria. Tutte cose che potete vedere tranquillamente nel gol di Badelj a fine partita, e nella cavalcata selvaggia, cattiva, affamata, di Chiesa a fine partita.

Commisso ai microfoni ha detto, tra il serio e il faceto, “Chi scava la fossa ci cade dentro”, riferendosi all’arbitraggio di Leonardo San Milano. A onor del vero uno dei nostri fischietti più pregiati. “Minacce inaccettabili”, ha tuonato l’AIA. Un’altra giornata di ordinaria follia per il calcio italiano.




Sabato alle 20.45: Verona-Inter 2-1

“Non è possibile pensare di vincere lo scudetto se ti presenti con i server del sito dell’INPS”, ha detto Conte davanti ai microfoni a fine partita e poi se n’è andato furente. L’Inter è in una crisi che sembra non poter avere fine, se persino il Verona (che veniva da tre sconfitte di fila, con Sassuolo, Parma e Brescia) è sembrato poter banchettare con semplicità sulle sue macerie. Tante gli aspetti umilianti di questa sconfitta, questa è una lista non esaustiva:

  • L’unico tiro, nemmeno in porta, realizzato alla fine del primo tempo;

  • La beffa del primo e inutile gol in campionato di Eriksen;

  • Il dominio tecnico e fisico di Amrabat sul centrocampo nerazzurro;

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  • La facilità dell’1-0 di Di Carmine, che ha bucato Handanovic in uno contro uno;

  • Il rimorso di Borini di non essersi potuto unire alla festa del Verona, con una girata di testa sul secondo palo di nuca incredibile che avrebbe fatto sotterrare definitivamente i tifosi dell’Inter;

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  • Godin che ormai sembra un lontano parente non solo di quello dell’Atletico, ma anche di quello pre-quarantena;




Domenica alle 12:30: Lecce-Lazio 0-1

La peggior difesa del campionato contro la migliore, la prima in classifica contro la sedicesima, quella con uno dei migliori rapporti tra gol e xG e una delle peggiori. All’estadio Presidente Lopes non erano molti i tifosi del Lecce a credere all’impresa.

D’altronde, la realtà non li aiutava a pensare diversamente. Dopo mezz’ora la Lazio è andata in vantaggio dopo una discesa di Jony a cui ci siamo abituati da quando siamo tornati alla normalità dopo la pandemia: ristoranti falliti, cinema falliti, le discese di Jony sulla fascia sinistra.

La consapevolezza acquisita dalla squadra di Simone Inzaghi nel gestire i momenti e la voglia feroce nel prendersi i tre punti è ormai quasi spaventosa. Nonostante un buon secondo tempo del Lecce, che è andata diverse volte vicina al pareggio tirando in porta per tre volte, la Lazio abbassato il suo baricentro in un 5-4-1 arroccatissimo che alla fine ha spento le triangolazioni e la densità centrale del rombo di Liverani.

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La Lazio è sempre più lanciata verso lo Scudetto e adesso viene da chiedersi se il Piemonte Calcio riuscirà a reggere questa corsa. La differenza sembra stare, paradossalmente, nella convinzione nei propri mezzi. Come si leggeva su uno striscione esposto dal settore ospiti a pochi minuti dalla fine: “1915, 2020: quello che ci volevano togliere ce lo prendiamo coi denti”.




Domenica alle 15: Genoa-Napoli 1-4

Arkadiusz Milik ha segnato uno dei più bei gol da quando veste la maglia del Napoli e i partenopei sbloccano una partita che finiranno per vincere con la sigaretta in bocca . Ne aveva fatti altri belli, ma mai col destro, un piede con cui di solito sbaglia anche gli appoggi più elementari.

Al 22’ dobbiamo per forza segnalare il calcio d’angolo più ridicolo della storia del calcio.

Al 26’ invece una parata di Perin fantascientifica.

Al 29’ però neanche Perin si è potuto opporre al tiro da tre metri dalla porta di Fabian Ruiz. “Lo avresti fatto anche tu, Pier” dice Nava a Pardo. Cosa succede alla un tempo solida difesa del Genoa?

Al 40’ Fabian Ruiz segna la sua tripletta. Di nuovo un inserimento centrale. Di nuovo la difesa del Genoa ferma a guardare il Napoli fare quello che gli pare.

Al 66’ Dries Mertens, entrato al posto di un Milik sempre più importante per Ancelotti, ha segnato il gol del 4-0. E ha del tenero il modo in cui la difesa del Genoa si è suicidata.

Al 76’ c’è un rigore chiaro per il Genoa. L’arbitro fa cenno di proseguire; i difensori imbruttiscono a Sanabria; Luca Marelli dice che per il nuovo regolamento giusto non concedere il rigore.

Al 79’ Iago Falque segna il suo primo gol con la maglia del Genoa dal suo ritorno. Sorride, è felice, ma perché?

All’81’ Sanabria sbaglia un gol facile. Era fuorigioco, ma vabbè: non segnerebbe manco con le mani.

All’83’ Gattuso prende per il collo Callejon per aver provato un colpo di tacco inutile e aver perso palla.

A fine partita le tifoserie rimangono fredde. Il gemellaggio è finito. Il Napoli prende tre punti importanti per la corsa all’Europa, quale sia di preciso ancora nessuno lo sa. Il Genoa invece perde ancora e il prossimo cambio d’allenatore è alle porte. Delio Rossi e il ritorno di Andreazzoli sono le ipotesi più accreditate al momento.




Domenica alle 15: Roma-Parma 3-2

Nonostante settimane di risultati deludenti e crisi nera, lo Stadio Olimpico non aveva ancora voglia di rimproverare la squadra di Fonseca. Anzi, era vestito a festa, complice principalmente il ricordo di Piero Gratton, scomparso solo pochi giorni fa: a lui era dedicata la splendida coreografia ghiacciolo, che ricordava la sua maglia della stagione 1979-80.

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Tutto profuma di romanismo in questa vittoria della Roma: Dzeko che fa l’aeroplanino alla Montella dopo l’1-0; Kolarov che si esibisce in un grazioso cucchiaio per portare la Roma sul 2-1; lo psicodramma sull’autogol di Veretout, che a guardarlo bene sembra proprio una citazione di Paolo Negro. Basterà questa iniezione di nostalgia a salvare la panchina di Fonseca?

Solo un giallo a sporcare il grande pomeriggio giallorosso: come mai Bruno Alves dopo l’1-1 ha esultato con il pugno chiuso sotto la tribuna Monte Mario?

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Era un gesto marxista di lotta di classe? E se sì, rivolto a chi? Al mondo del calcio per aver fatto i tamponi ai calciatori da asintomatici mentre la gente moriva in casa? Allo stato italiano per lo stato delle carceri o per la mancata regolarizzazione dei migranti? O era semplicemente un gesto di sfida senza troppe sovrastrutture? Le teorie stanno impazzando sul web, vi terremo aggiornati se dovesse uscire qualcosa di più concreto.


Domenica alle 15: Bologna-Sassuolo 0-0

Bologna e Sassuolo non era solo uno dei tanti derby dell’Emilia. Le due squadre erano separate da un solo punto, quasi esattamente a metà classifica. Partite con progetti molto differenti, ma quasi in contemporanea, sono anni che Bologna e Sassuolo sgomitano per entrare ufficialmente nella classe media del calcio italiano.

Questa partita arrivava in un momento abbastanza favorevole per entrambe. Dopo due vittorie spettacolari, il Sassuolo nell'ultima settimana ha subito una brutta sconfitta casalinga contro il Lecce e la sua voglia di riscattarsi si legge nell’approccio autoritario di inizio partita. Un momento di pressione offensiva culminato col palo di Manuel Locatelli (di gran lunga il miglior centrocampista del campionato). Il Bologna, però, è stato furbo. Conoscendo l’abilità del Sassuolo nel mettere in scacco la pressione avversaria, si è sistemato su un blocco medio-basso che costringeva i neroverdi a infilarsi nell’imbuto sulle fasce.

A fine primo tempo le statistiche più grezze bastavano a dire tutto: 62% possesso palla del Sassuolo, 5 tiri a zero.

La furia del Sassuolo, però, nel secondo tempo si è spenta, un fuoco bruciato troppo in fretta. Il Bologna, con pazienza, ha guadagnato campo, provando le solite combinazioni centrali fra Palacio e Soriano, senza però creare pericoli significativi.

In una partita che finisce zero a zero hanno dominato i difensori, in particolare quelli del Bologna, con le chiusure disperate in area di rigore di Danilo e Denswil, finalmente convincente. Il video di highlights, contenente giusto un paio di tiri, vi dirà tutto su questa partita.




Domenica alle 15: SPAL-Udinese 1-2

È difficile parlare di calcio dopo quello che è successo al Crown Lane di Ferrara. Tutto sembrava andare come previsto: la SPAL che concedeva facilmente due gol agli avversari dopo appena 10 minuti, l’Udinese che gestiva sapientemente la partita sotto gli ordini di Mister Gotti, Petagna che non riusciva a rendersi pericoloso. Poi, però, il fattaccio. A fine primo tempo, quando il tempo di recupero è già scaduto, la squadra di Di Biagio recupera palla sulla trequarti con un uomo dell’Udinese a terra, forse per via di di un colpo proibito, e segna il gol dell’1-2 con Di Francesco.

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Nello stadio si scatena il finimondo: sotto i fischi incessanti, Gotti perde la sua tradizionale aplomb per andare faccia a faccia con Di Biagio, con una mano letteralmente tra i denti. In campo si scatena una rissa furibonda, il cui evento più riprovevole è un accenno di testata di Lasagna a Tomovic. Le forze dell’ordine, nel frattempo, fanno fatica a contenere il pubblico di casa.

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Nel secondo tempo la partita si spegne, soffocata dal clima funereo che cala sullo stadio. Gotti per spegnere gli animi è persino costretto a cambiare Lasagna, sommerso dai fischi ogni volta che tocca palla, facendo entrare Nestorovski già con la fascia da capitano al braccio. Uno strappo regolamentare tollerato dagli arbitri per provare a calmare la situazione. La mossa riesce ma per il calcio italiano sarà comunque difficile voltare questa pagina nera della sua storia.


Domenica alle 18: Atalanta-Sampdoria 1-2

Da quando è ricominciato il campionato, l’Atalanta doveva ancora vincere una partita e veniva dalla sonora sconfitta per 3-0 contro il Cagliari, dopo la quale i quotidiani titolavano “Si è rotto il giocattolo”.

L’Atalanta, insomma, doveva svegliarsi, e dopo 4 minuti ha affidato la propria rinascita ai suoi due tenori: Gomez ha portato palla sulla sinistra seminando il panico nella difesa, poi ha messo in mezzo un pallone che Ilicic poteva spingere in porta anche con due di pressione.

Il problema, di questi tempi, è la fase difensiva, che apre voragini preoccupanti appena salta una marcatura. Quagliarella ha pareggiato calciando così solo e indisturbato in area di rigore che avrebbe potuto leggere tutto Fratelli d'Italia di Arbasino prima di tirare. Poi Gabbiadini ha preso un palo con un’azione praticamente identica. Poi Quagliarella ha segnato il gol del vantaggio e il mondo della “Dea” è crollato insieme al suo sistema di marcature a uomo.

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L’Atalanta perde palla e la Samp di ritrova in una superiorità numerica schiacciante. Il cambio di gioco verso il lato debole poi è fuori misura

È stato il tripudio delle cose semplici e ben eseguite. La squadra di Ranieri ha dato la solita prova di solidità e cinismo, ben sintetizzata dalla prova di Quagliarella, fatta di pochi tocchi e due gol; ma anche da quella di Audero, venuto fuori nel momento decisivo con due parate non scontate. Non sarà un caso che uno dei migliori in campo è stato il norvegese Thorsby: 2 passaggi chiave e 4 palloni intercettati. Un giocatore di certo brutto e poco appariscente, ma estremamente efficace.

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Sex symbol.

In casa Atalanta si discute soprattutto della scelta del Gasp di togliere il “Papu” Gomez dopo 50’, uno dei migliori in campo fino a quel momento. Che il giocattolo si sia davvero rotto?




Domenica alle 20:45: Milan-Piemonte Calcio 0-1

La partita è stata anticipata dalle solite, inevitabili polemiche. «Poi bisognerebbe parlare del perché la Lazio giochi sempre prima di noi» ha detto con noncuranza ai microfoni mentre stava parlando della proposta di una Superlega europea. «Agnelli lo conosciamo: gli piace usare una doppia morale» ha risposto Diaconale, il responsabile della comunicazione della Lazio.

Proprio la Lazio era stata l’ultimo avversario del Milan, che ne aveva mostrato tutte le fragilità difensive; il Piemonte Calcio di Sarri, dall’altra parte, era chiamata a rispondere alla tremenda sconfitta arrivata nel derby.

Sarri ha scelto ancora il rombo, ancora con Dybala dietro Higuain e Ronaldo: «Il classico Tiqui-taka di matrice barcellonista» lo ha definito Pardo in presentazione.

Se il Piemonte Calcio non ha segnato tre gol nei primi 7 minuti il Milan deve ringraziare, come sempre, “Gigio” Donnarumma, il calciatore più buggato del mondo. A fine partita saranno 7 i tentativi del Piemonte Calcio, con 5 parate di Donnarumma.

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Hanno fatto discutere le condizioni del prato di San Siro che secondo alcuni (Sarri) avrebbe svantaggiato il gioco tecnico del Piemonte Calcio. Questa immagine in effetti desta più di una preoccupazione, con le zolle che sembrano piccoli batuffoli di coronavirus.

Come sempre il Piemonte Calcio si è intestardita negli attacchi centrali, che diventano facili da controllare se gli attaccanti non sono in grande forma. Cuadrado non dava ampiezza neanche con richiesta bollata e dopo 70’ Sarri ha inserito Danilo. E proprio in una delle rare volte in cui la Juventus ha allargato il gioco, nel caso per un inserimento profondo di Alex Sandro, ha trovato il gol di un fin lì sciapo CR7, che poi ha gridato a favor di telecamera tutta la tensione di una lotta scudetto serratissima.




Gli awards della giornata

La partita più bella: Donnarumma su Cristiano Ronaldo, in Milan-Piemonte Calcio

Il miglior giocatore: Fabio Quagliarella

La miglior frase della telecronaca: «Vogliono il gol del -1»

Il miglior portiere: Gianluigi Donnarumma

Il miglior gol: Aleksandr Kolarov vs Parma con il cucchiaino su rigore.




Classifica

Piemonte Calcio 72

Lazio 72

Inter 58

Atalanta 50

Roma 50

Napoli 44

Milan 42

Parma 42

Cagliari 42

Bologna 40

Sassuolo 39

Verona 38

Udinese 36

Torino 33

Sampdoria 33

Fiorentina 32

Lecce 29

Genoa 28

SPAL 21

Brescia 19




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