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Flavio Fusi
La Roma ha rischiato l'impresa
19 ott 2017
19 ott 2017
Di Francesco torna da Londra con più certezze e qualche rimpianto, è Conte invece ad avere qualcosa da rimproverarsi.
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Flavio Fusi
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Lo 0-0 in Azerbaigian tra Qarabag e Atlético Madrid ha concesso alla Roma l’eventuale possibilità di mantenere il proprio vantaggio sugli spagnoli anche se avesse pareggiato con il Chelsea ma,

da Di Francesco, «non si prepara una partita per pareggiare, la si prepara per vincere». Alla fine, pareggio è stato, ma non si può certo dire che i giallorossi o i “Blues” si siano accontentati, offrendo una partita emozionante e dal risultato sempre in bilico.

 

Rispetto alla sconfitta col Crystal Palace, Conte ha cambiato sistema di gioco, abbandonando il 3-4-3 e tornando al più familiare 3-5-2. David Luiz è stato spostato in mezzo al campo per sopperire agli infortuni di Kanté e Drinkwater.

 

Anche la Roma ha cambiato sistema di gioco, passando dal 4-2-3-1 visto con il Napoli al 4-3-3 abituale di Di Francesco, anche se la scelta degli uomini è stata poco scontata: Gonalons è stato preferito a De Rossi davanti la difesa, e soprattutto insieme a Dzeko e a Perotti ha giocato Gerson, largo a destra e pronto a tagliare verso il centro. Il brasiliano non aveva ancora giocato titolare quest’anno e la scelta di schierarlo dal primo minuto, in un ruolo teoricamente non suo (che per ora sembra essere quello di mezzala), ha ricordato la scelta di Spalletti di inserirlo nello stesso ruolo - con pessimi risultati - nella sfida allo Juventus Stadium lo scorso anno.

 



 


Come al solito, la fase difensiva del Chelsea si è fondata su un’ultima linea a cinque, con Zappacosta ed Alonso allineati ai tre centrali a difendere tutta l’ampiezza del campo. Una buona strategia per cercare di cogliere impreparata questa difesa è di costringerla a scivolare lateralmente da un lato all’altro del campo, tentando di aprire un varco e allo stesso tempo di mantenere una certa fluidità nelle posizioni dei giocatori in campo per toglierle sicurezza, visto che il principale punto di riferimento è l’uomo.

 

Questa era all’incirca la strategia che aveva in mente Di Francesco, e con questa la Roma è riuscita ad iniziare la gara con una certa autorevolezza, costringendo il Chelsea relativamente basso da subito. Anche il pressing ha contribuito al buon inizio degli ospiti, con i tre attaccanti che pressavano i tre centrali e Strootman e Nainggolan ad alternarsi in pressione su David Luiz.

 

Inizialmente la Roma ha fatto fatica a trovare spazio a centrocampo, dov’era in parità numerica e il Chelsea esercitava la massima pressione, soprattutto con un David Luiz molto aggressivo (7 contrasti vinti e 4 falli commessi nei 56 minuti in cui è rimasto in campo). I giallorossi erano quindi obbligati a cercare spazio sugli esterni quando arrivavano sulla trequarti, dove cercavano di guadagnare campo tramite le combinazioni rapide tra terzino, mezzala ed esterno, favorite dalla creazione dei triangoli tipici del 4-3-3 di Di Francesco. A fine partita, il 75% delle azioni degli ospiti avrà avuto origine sulle fasce.

 

La Roma, però, ha costruito soprattutto a sinistra, dove con Kolarov, Strootman e Perotti c’era maggiore fluidità e le rotazioni erano frequenti. Perotti in particolare ha svolto un ruolo da facilitatore, mantenendosi costantemente in movimento nel tentativo di offrire sempre una linea di passaggio ai compagni. A volte il suo movimento era tale da spingersi fino alla stessa fascia di Gerson al fine di creare superiorità numerica, o a centrocampo per facilitare la costruzione bassa con la sua qualità.

 

Quando il lato sinistro del campo era intasato, la Roma cercava sbocchi sulla destra, dove Bruno Peres è stato spesso il bersaglio di cambi di gioco, non sempre andati a buon fine. La squadra di Di Francesco ha anche cercato di girare velocemente il pallone in orizzontale ma anche questa soluzione inizialmente si è rivelata inefficace per via proprio dell’aggressività dei centrocampisti del Chelsea.

 

La pressione della squadra di Conte nel primo tempo ha costretto la Roma a perdere molti palloni in impostazione, anche in zone di campo pericolose. Con Strootman e Nainggolan spesso larghi e distanti tra loro per favorire la costruzione dei triangoli in fascia, poi, la Roma era spesso fragile in transizione negativa, una debolezza amplificata dai molti palloni persi nella zona centrale del campo (statisticamente la più pericolosa).

 

Il Chelsea, d’altra parte, fa delle transizioni uno dei suoi punti di forza e infatti, dopo essere passata in vantaggio con il tiro dalla distanza di David Luiz, è riuscita a raddoppiare proprio in contropiede con Hazard, dopo essersi resa pericolosa alcune volte in precedenza, in situazioni di gioco simili. Bruno Peres ha controllato con troppa leggerezza un pallone verso l’interno del campo, sul due contro due che è seguito Morata è stato fortunato a trovare la deviazione di Fazio, che ha trasformato il suo tiro in un assist per Eden Hazard sul secondo palo, dietro Juan Jesus. La Roma però è sembrata lenta nel ripiegamento, anche con Kolarov che non ha offerto copertura sul lato debole.

 


Il Chelsea dopo il passaggio al 3-4-3, deciso da Conte con il cambio David Luiz-Pedro.


 


Dopo dieci minuti della ripresa, con il punteggio sul 2-1, Conte ha deciso di richiamare David Luiz in panchina e inserire Pedro, passando dal 3-5-2 al 3-4-3. Il tecnico del Chelsea ha dichiarato di aver operato il cambio perché la sua squadra non riusciva ad essere in controllo della partita, ma forse c’è stata anche un’intenzione difensiva, perché Bruno Peres e Kolarov (che aveva accorciato le distanze con un’iniziativa personale poco prima della fine del primo tempo) erano spesso alti, spostando Hazard sulla sinistra e aggiungendo Pedro sulla stessa linea, a destra, proprio per costringere i terzini giallorossi a rimanere bloccati.

 

Il cambio di Conte, in realtà, ha avuto più effetti negativi che positivi, sconvolgendo l’equilibrio tattico che aveva portato al vantaggio del Chelsea. Innanzitutto, un centrocampista centrale in meno ha concesso alla Roma superiorità numerica in mezzo al campo (tre contro due), rendendo relativamente più semplice la sua circolazione della palla (ulteriormente agevolata dal fatto che Perotti, come detto, si abbassava sulla mediana per favorire la circolazione bassa) e riducendo quindi anche i suoi errori nella gestione del possesso.

 


Anche se il loro compito principale era schermare il centrocampo, con il 3-5-2/5-3-2, Morata ed Hazard portavano alternativamente pressione sul centrale con la palla (in questo caso Juan Jesus), mentre l'altro attaccante marcava Gonalons.


 

Ma è stato anche il cambiamento nello schema di pressing del Chelsea ad essere determinante. Con il 5-3-2, Hazard e Morata cercavano di schermare la trasmissione della palla dai difensori al centrocampo e alternativamente potevano portare pressione su Fazio e Juan Jesus, a patto che l’altro attaccante marcasse Gonalons.

 


Con il passaggio al 3-4-3/5-4-1, Morata è rimasto solo in avanti e ha abbandonato il pressing sui centrali concentrandosi solo sul marcare Gonalons.


 

Con il 3-4-3, invece, Morata è rimasto solo in avanti, smettendo di portare pressione sui centrali della Roma e concentrandosi sulla marcatura a uomo del solo Gonalons. Così, sia Jesus che Fazio, soprattutto, avevano maggiore libertà e spazio in costruzione. Un esempio lampante di quanto i giallorossi abbiano beneficiato di questo è il gol del pareggio di Dzeko, in occasione del quale Fazio ha avuto tutto il tempo di decidere e calibrare il proprio lancio per l’attaccante bosniaco, mentre Morata, a pochi metri di distanza, rimaneva in marcatura su Gonalons.

 



 

Sulle ali dell’entusiasmo la Roma è andata addirittura in vantaggio 2-3, ancora con Dzeko servito da Kolarov su calcio piazzato. Per qualche ragione, probabilmente per non esporsi alle transizioni e alla velocità del tridente del Chelsea, anziché insistere a giocare come stava facendo, la Roma si è concessa un breve periodo di pausa (a venti minuti dalla fine), sufficiente a far trovare il gol del definitivo 3-3 alla squadra di Conte. Nello specifico, il giro palla del Chelsea ha trovato sfogo in fascia, dove la superiorità creata dal difensore laterale destro (Azpilicueta) e l’esterno (Zappacosta) si è trasmessa in avanti fino a Pedro, che ha trovato Hazard libero di colpire di testa in area di rigore. E con così tanta libertà non serve uno specialista.

 

Nel

Conte ha lucidamente ammesso il proprio errore di lettura, assumendosi tutte le responsabilità per la rimonta subita e ammettendo che i suoi, dopo il cambio di assetto, erano “improvvisati”. Nonostante tutto, il gol di Hazard ad un quarto d’ora dalla fine ha vanificato la rimonta della Roma e salvato il primato in classifica del Chelsea.

 

La Roma è uscita da Stamford Bridge a testa alta, con una prestazione di alto livello contro una squadra che forse non sta vivendo un grandissimo momento, ma che è comunque tra le più temibili ed organizzate in Europa. Nonostante siano stati costretti alla rimonta, i giallorossi hanno meritato in pieno il risultato ed anzi dovrebbero essere delusi dal fatto di non aver portato a casa tutta la posta, al netto delle opportunità sprecate da Nainggolan e Perotti durante la prima frazione di gioco e di quel calo di ritmo nel proprio momento migliore.

 

Con cinque punti in tre partite, e due gare in trasferta già giocate, la Roma adesso ha una buona classifica da massimizzare. Se al momento dei sorteggi sembrava un’impresa quasi impossibile qualificarsi, oggi sta a Di Francesco e a suoi non sprecare quanto di buono fatto finora, confermando le proprie qualità nella seconda parte del girone.

 

 

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