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Foto di Pier Marco Tacca / Getty Images
Calcio Francesco Lisanti 9 dicembre 2016 4'

La prima di Pinamonti

Ha esordito ieri sera e ha giocato poco più di un’ora, lasciando la speranza di rivederlo.

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Inter-Sparta Praga è stata per lo più vissuta come una lunga proiezione di diapositive che fortunatamente non rivedremo mai più: forse il 3-4-3, probabilmente Andreolli capitano, sicuramente la linea di mediana Melo-Ansaldi. L’unico motivo di interesse che ha spinto i 14.856 spettatori paganti fuori di casa, dato più basso da Inter-Trapani del 2013, sedicesimo di Coppa Italia, è stato chiaro fin dalla lettura delle formazioni iniziali.

 

Il diciassettenne Andrea Pinamonti, il quarto più giovane di sempre ad esordire con la maglia dell’Inter, compariva da solo al centro dell’attacco, maglia numero 99. La lunga proiezione si è poi conclusa con una doppietta di Éder, un rigore parato da Carrizo e una vittoria dell’Inter, ed è tutto necessariamente passato in secondo piano rispetto alla speranza di un futuro migliore, rappresentata dalla linea verde.

 

Rivedremo Pinamonti?

 

 

«Sono contento per il ragazzo, perché se lo merita. Lo conosco da poco ma ho trovato subito un ragazzo pieno di qualità tecniche, fisiche, e soprattutto morali. E credetemi che non è facile, ai giorni nostri, trovare ragazzi giovani con ancora l’umiltà giusta, la serietà, la testa sulle spalle. Andrea ha tutto questo, e mi auguro che da questa base lui possa costruirsi un futuro importante».

 

Ventitré tocchi ovviamente sono pochi per valutare la consistenza di una giovane promessa, ma non c’è motivo di diffidare della sincerità paterna che traspare tra le rughe di Pioli quando si esprime su Pinamonti.

 

Non conosciamo abbastanza Pinamonti per valutarlo, ma lo conosciamo abbastanza per affezionarci a lui. È il ragazzo che fa regali da prima comunione, e ha conservato la calligrafia della prima comunione, che immortala il suo esordio dai professionisti con una citazione di Certe Notti, una canzone pubblicata quattro anni prima della sua nascita. Un po’ fuori dallo spirito del tempo, e non è facile, ai giorni nostri.

 

tocchi-pina1
La posizione di quei 23 tocchi, in compenso, è confortante. Attaccante di movimento!

 

Negli 80 minuti che ha speso in campo, Pinamonti ha provato un solo tiro verso la porta, mentre Éder ne ha provati 7, che è un buon indicatore delle gerarchie in campo, oltre che dell’applicazione mentale con cui Pinamonti ha affrontato la partita. Fare le cose per bene, mettersi al servizio della squadra, emergere per sottrazione. Pinamonti è stato generosissimo, un po’ goffo, ma molto utile (notevole lo sforzo fisico con cui ha mandato Ansaldi al tiro).

 

Nell’azione del suo unico tiro, taglia davanti alla difesa, non è rapidissimo ed è troppo orizzontale per pensare di poter tirare bene, ma è abbastanza immediato da sorprendere i difensori dello Sparta Praga. Il passaggio di Felipe Melo gli arriva sul piede con poca inerzia, e il massimo che si può dire è che Pinamonti si gira bene: conta i passi, aggiusta il corpo, poi si avvita troppo e il difensore ha recuperato. Ne esce una conclusione molto lontana dallo specchio che serve più a Pinamonti per rompere il ghiaccio che altro.

 

Ma il passaggio con cui manda in porta Éder nell’azione del primo gol, dopo un triplo palleggio in area, è un piccolo saggio delle sue qualità e dell’ambizione di chi vuole cogliere l’attimo a tutti i costi. Il primo controllo è un po’ sporco ma efficace, da tradizione un controllo di questo tipo è il tratto distintivo del centravanti italiano, il segno rivelatore, il dono che Vieri ha trasmesso a Toni, che Toni ha trasmesso a Belotti: l’inelegante torsione del corpo che in qualche modo addomestica il pallone. Come un colpo di briglia che ammansisce un cavallo selvatico.

 

A questo punto Pinamonti ha creato separazione con il difensore alle spalle e ha visto l’inserimento di Éder di fronte a lui. Impeccabile la disinvoltura con cui gestisce gli istanti successivi, considerando anche che in quel secondo palleggio si può leggere l’idea di una rovesciata pazzissima, che Pinamonti riesce a trasformare in una distrazione con cui permettere a Éder di fare quel passo in più per mettersi in linea di passaggio; poi con la scivolata recupera l’equilibrio che il secondo palleggio gli aveva fatto perdere e lascia la palla al compagno posizionato meglio. La tecnica nel breve di Éder corona la giocata con il gol del vantaggio.

 

Pinamonti può scrivere nel proprio diario di aver compiuto anche 20 passaggi, due dei quali successivi al calcio di inizio, più una serie di retropassaggi sulla trequarti, dove ha agito da sponda per tutta la partita. Se la sua partita non ci dice se potrà mai segnare dieci, quindici o venti gol in Serie A, quanto meno sembra dirci che Pinamonti ha un’idea precisa del tipo di contributo che potrebbe offrire all’Inter in questo momento della sua carriera. Ha collezionato più passaggi-chiave (2) e più falli (2) che tiri in porta, e in questo senso potrebbe non essere da sottovalutare una sua possibile compatibilità con Icardi. Potrebbe giocargli a fianco nei finali di partita, per tenere su la squadra e spezzare il fiato agli avversari.

 

Del resto, Pinamonti è abituato a giocare al fianco di un altro attaccante nella Primavera dell’Inter, in un 4-4-2, o più recentemente in un 3-4-1-2, e per questo Pioli ha blindato le fasce con due esterni di grande corsa come Miangue e Biabiany, per affiancargli un attaccante associativo come Éder o Palacio a seconda del lato di sviluppo dell’azione.

 

Certo, la disponibilità al sacrificio potrebbe essere incanalata meglio. L’onestissimo Kadlec, con invidiabile bonarietà, è riuscito a mandarlo fuori equilibrio cinque volte nell’arco della stessa azione prima di prendersi il fallo.

 

Pinamonti è ancora un attaccante in potenza, ma ha mostrato un istinto a rivolgersi ai compagni prima ancora che alla porta avversaria, che lascia intravedere un possibile futuro ad alto livello. Perché sapersi relazionare non è da tutti. Pinamonti ha mostrato un talento non banale, anche nelle giocate che non gli sono riuscite. Ha anche mostrato difetti, nell’uso del corpo e nella coordinazione, su cui sarà necessario un miglioramento, ma tutto è possibile se lo spirito di sacrificio mostrato ieri sera farà da base al suo prossimo sviluppo.

 

Insomma, la presenza in campo di Pinamonti ha contribuito a dare un senso alla partita contro lo Sparta Praga molto più di quanto la partita contro lo Sparta Praga abbia contribuito a capire chi è Pinamonti. Ha giocato soltanto ottanta minuti tra i professionisti, e sono troppo pochi per esaltarsi. Ma sono troppo pochi anche per soffocare un genuino entusiasmo e correre per il villaggio a dare notizia del suo esordio. Accorrete! Accorrete!

 

 

Tags : europa leagueFC Interpinamonti

Francesco Lisanti è nato a Matera nel 1994, a Torino si è laureato ingegnere, a Milano ha iniziato a lavorare. Deve tutto al blog di Wannabe Radio. Al momento si divide tra la passione per il calcio e la pianificazione della produzione.

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