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Nicholas Gineprini
La nuova via della seta
22 mar 2017
22 mar 2017
Come funziona il modello con cui la Cina è diventata la principale potenza economica nel calcio.
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Nicholas Gineprini
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Di calcio cinese si parla solamente nei mesi di gennaio e luglio, durante le due finestre del calciomercato. I club della Chinese Super League sono arrivati a spendere cifre così esorbitanti che nella sessione invernale della scorsa stagione hanno superato quelli della Premier League per la prima volta nella storia. Anche nel 2017 il mercato si è aperto in maniera sfavillante, con l’approdo di Oscar allo Shanghai Sipg per 60 milioni di euro, un nuovo record asiatico, che era stato fissato solo qualche mese prima dalle stesse Metal Eagles di Shanghai prendendo Hulk a 55 milioni.

 

Oltre all’ex Chelsea, in questi ultimi due mesi sono approdati in Cina nomi altisonanti come Tevez (Shanghai Shenhua), Pato e Witsel (entrambi al Tianjn Quanjian). Questo vortice di spese ha coinvolto anche i prezzi dei cartellini dei calciatori cinesi, tanto che l’Hebei Fortune ha pagato Zhang Chengdong dal Beijing Guoan ben 20.4 milioni di euro. Una cifra altissima se pensiamo al fatto che rimane comunque un giocatore di livello minore rispetto ad altri cinesi, come Wu Lei o Cao Yunding (rispettivamente Shanghai Sipg e Shanghai Shenhua).

 

L’attenzione mediatica si focalizza prevalentemente sui giocatori che dall’Europa approdano in Cina, e ci si interroga se la Chinese Super League in futuro assumerà una posizione di centralità. Le spese sono destinate a diminuire dopo una crescita assolutamente deregolamentata, e anche per il calcio cinese, così come per l’economia del paese, si parlerà di un processo di stabilizzazione definito come New Normal. Nonostante la separazione fra l’organismo statale della General Sports Administration e la Chinese Football Association, il governo ha scavalcato la federazione e imposto delle restrizioni sugli stranieri, ma sopratutto, a partire dalla prossima estate, una tassazione extra per quegli acquisti che superano i 30 milioni di euro, che verranno devoluti allo sviluppo del calcio giovanile.

 

Forse, con meno stranieri in campo, l’appeal del calcio cinese subirà un rallentamento, ma non è solo dai fatti di campo che si può intuire la grandezza del movimento voluto dal presidente Xi Jinping. Il calcio giocato e il calciomercato sono solamente la punta dell’iceberg di un progetto che va oltre il campo e arriva alla diplomazia e al cosiddetto

.

 

 



 

https://www.youtube.com/watch?v=sIaquAdMP3Q

 

Sin dai tempi dell’antica Roma, la via della Seta ha messo in contatto la “Capitale del Mondo” con il grande Impero Celeste. Un reticolo commerciale che si estendeva per 8.000 km con percorsi terrestri, fluviali e marittimi, che partivano da Xi’an per poi diramarsi verso l’Asia Minore, il Giappone e la Corea e il Mediterraneo attraversando il Medio Oriente.

 

Nel XXI Secolo la Via della Seta è tornata a giocare un ruolo fondamentale e pone la Cina come fulcro dell’economia mondiale per una crescita collettiva per l’area asiatica, europea ed africana. L’iniziativa è stata annunciata nel settembre 2013 dal presidente Xi Jinping e porta il nome di “One Belt One Road”, la quale comprende la direttrice terrestre della ”zona economica della via della seta” e la “via della seta marittima del XXI secolo”. Un’operazione in grande stile che ha lo scopo di rilanciare l’interscambio Cina-Mondo, che nel 2015 ha subito un calo dell’8% fra import ed export.

 



 

Il progetto ha l’obiettivo di avviare una cooperazione con i paesi che la via attraversa, connettendo mercati attraverso opere infrastrutturali e zone di libero scambio, che interessano in particolar modo il settore energetico. Alla Nuova Via della Seta si affianca anche la Banca asiatica d’investimento per le infrastrutture (AIIB) per lo sviluppo dell’area asiatica, della quale la Cina è il socio principale, a cui si aggiungono tutte le grandi potenze mondiali, fatta eccezione per gli Stati Uniti.

 

Secondo il prof. Simon Chadwick dell’Università di Salford, l’espansione calcistica cinese verso l’Europa ha a che fare proprio con il grande disegno della “One Belt One Road”, e in un suo articolo apparso sul

, ha riportato gli esempi dello Slavia Praga e del City Football Group. La squadra ceca è di proprietà della Cefc Energy Company, una compagnia statale nel settore energetico, una delle tante che stanno delocalizzando le proprie attività nel territorio della Repubblica Ceca, e più in generale nell’est Europa. Lo Slavia Praga è stato il mezzo con cui la Cina ha rafforzato i rapporti diplomatici con la Repubblica Ceca, amplificati anche da un accordo siglato dalle federazioni dei due paesi, a cui seguirà una partnership fra lo Slavia e il Tianjin Quanjian di Cannavaro per lo sviluppo dei settori giovanili.

 


Pavel Nedved, ambasciatore della Chinese Super League dal 2015.




 

Più cospicuo invece l’investimento nel City Football Group da parte della China Media Capital, che si è concretizzato in 400 milioni di euro per circa il 13% della società. CMC è un consorzio di varie società cinesi, del quale fanno parte la Dalian Wanda di Wang Jianlin, l’uomo più ricco della Cina e proprietario di Infront e di circa il 20% dell’Atletico Madrid; la Fosun, che in tempi recenti ha stretto una partnership con Jorge Mendes e rilevato il Wolverhampton; e anche la Citic Group, proprietaria al 35% della squadra di Pechino, il Beijing Guoan. Entrando nel City Football Group, si sono rafforzati i rapporti fra Cina e Emirati Arabi Uniti (anche in questo caso poi è seguito un accordo governativo), al fine di introdurre il paese arabo nella “One Belt One Road” e trattare così sulle sue ricchissime riserve energetiche.

 

Rimanendo sempre nell’area mediorientale, nel 2016 Xi Jinping si è recato in Iran e ha incontrato il presidente Hassan Rohani per firmare un accordo di interscambio commerciale per il valore di 600 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. La Cina oggi rappresenta il più grande cliente dell’Iran, con il 36% dell’export iraniano diretto verso la Repubblica Popolare. Simon Chadwick suppone che la Cina possa in futuro possa acquistare club iraniani, o addirittura uzbeki, dato che i due paesi sono tappe fondamentali della Via della Seta. Ma oltre alle squadre di calcio, la Cina potrà essere interessata anche alla costruzione di infrastrutture sportive. Non a caso si parla già di Diplomazia degli Stadi.

 

 



 

Uno dei territori strategici per la Via della Seta è il continente africano, soprattutto per il commercio via mare. Non a caso la Cina ci investe da anni e forse possiamo dire che l’Africa in un certo senso è già cinese, almeno da un punto di vista dell’influenza economica e diplomatica. Ma la strategia cinese non si basa solo su motivazioni geopolitiche. Il costo del lavoro in Cina sta aumentando vertiginosamente e nella parte est del paese ha raggiunto cifre già non più sostenibili. Per questo gli investimenti del governo si stanno concentrando soprattutto nell’ovest, con la campagna “GoWest”, atta a rafforzare le province meno sviluppate, che presentano un grandissimo potenziale.

 

Al di fuori dei confini nazionali, invece, le industrie cinesi si stanno delocalizzando soprattutto nell’est Europa e, per l’appunto, in Africa, attratte da un costo del lavoro molto basso e da una grande ricchezza di risorse primarie. In cambio di queste, già a partire dagli anni ’70 la Cina si è impegnata nella costruzione di infrastrutture che stanno contribuendo in maniera sostanziale alla crescita del continente africano. È una visione che esula il semplice ritorno economico: un’Africa stabile non crea immigrazione, e in questo modo anche l’Europa diventerà maggiormente stabile e potrà riprendere a crescere e investire.

 


Xi Jinping con Ali Bongo.




 

Le infrastrutture cinesi in Africa riguardano anche l’ambito sportivo. Nel luglio del 2015 il governo gabonese e la China State Construction Enginnering (CSCEC) hanno siglato un accordo per la costruzione di uno stadio a Port Gentil

la capitale commerciale del Gabon, per lo svolgimento dell’ultima Coppa d’Africa. L’impianto ha una capienza di 20.000 posti ed è stato costruito in 18 mesi. Il “Dragone”, d’altra parte, aveva già costruito due stadi in Gabon nel 2012, quando il paese africano ha ospitato la Coppa d’Africa insieme alla Guinea Equatoriale.

 

Uno di questi è lo Stadie de L’amitè, cioè lo Stadio dell’amicizia, a Libreville, che sottolinea l’ottimo rapporto che si è instaurato tra i due paesi, e tra i presidenti Xi Jinping e Ali Bongo Ondimba. La Cina è il cliente numero uno del Gabon per quanto riguarda il petrolio e fra pochi anni potrebbe diventarlo anche del Camerun (attualmente è la Spagna), dato che proprio nel paese dei “Leoni indomabili” si terrà la Coppa d’Africa 2019 e le aziende cinesi costruiranno impianti sportivi e stadi anche per questa manifestazione.

 



 

Altra tappa fondamentale per la diplomazia degli stadi è il Qatar. Per il mondiale che si terrà a Doha nel 2022, i due paesi hanno raggiunto un importante accordo per la costruzione di uno stadio che coinvolge la China Railway Construction Corporation Limited. L’impianto sarà costruito a Lusail, una piccola cittadina a 12 chilometri a nord di Doha.

 

Nonostante la tragica situazione legata al rispetto dei diritti umani degli operai coinvolti nella costruzione degli stadi, il Qatar è ormai sul punto di entrare a far parte della Via della Seta, con la recente visita dell’ambasciatore cinese Li Chen nel paese arabo e l’accordo di costituire partnership strategiche e investimenti reciproci. L’incontro è avvenuto durante l’evento Qatar-China Cultural Year ed è la premessa per rafforzare enormemente la presenza della Cina in Medio Oriente, passando per Kazakistan, Tirjikistan e Kirghizistan, dove ha già pesantemente investito.

 

 



 



 

Tra Europa e Oceania ci sono 21 squadre di proprietà totale o parziale cinese. Dall’Atletico Madrid alla Serie D spagnola con il Real Oviedo, fino ad arrivare al campionato regionale di Setubal con gli Oriental Dragons. Nel giro di pochissimo potrebbero pure essere 25, con il tanto ambito closing del Milan, gli acquisti portoghesi e belgi del Suning Commerce Group (rispettivamente

) e infine percentuali del Southampton in Premier League, con la China’s Lander Sports che ha comunicato alla borsa di Shenzhen il raggiungimento di un accordo economico che si attesta intorno alle 200 milioni di sterline.

 

Il Southampton sarà dunque la sesta società inglese in mani cinesi. L’Inghilterra è il paese con più squadre compartecipate o di proprietà di aziende provenienti dalla Cina, un fenomeno a cui sono stati dati molti nomi, tra cui Post Brexit Diplomacy.
Proprio la Brexit ha preoccupato il Partito Comunista Cinese, che ha visto un’ombra minacciosa allungarsi sul suo grande disegno di una crescita collettiva ed armonica. Per tenere ben saldi i rapporti tra Cina e Inghilterra per Pechino è fondamentale la diplomazia del calcio. Poco dopo il fatidico referendum, le aziende cinesi hanno deciso di investire nel Birmingham, nel WBA, nell’Hull City e, per l’appunto, nel Southampton.

 

I rapporti calcistici fra Cina e Inghilterra si saldano nel 2015 con l’istituzione del primo China-UK Football Development Forum. Alla prima edizione dalla parte cinese hanno partecipato Cai Zhenhua (presidente CFA), Xu Jiayin (presidente Guangzhou Evergrande), Wang Jianlin (presidente Dalian Wanda), mentre per gli inglesi Martin Glen (chief executive della FA) e il presidente federale Richard Scudamore. Per l’occasione è stato istituito un nuovo piano chiamato “China-UK youth football future star” per la promozione del calcio cinese attraverso la cooperazione con diversi club inglesi. Il programma vuole ricalcare la stessa procedura che la Dalian Wanda ha già effettuato con successo in Spagna con Valencia, Villareal e Atletico Madrid, che negli ultimi anni hanno accolto giocatori e allenatori cinesi nelle proprie strutture.

 

L’evento si è tenuto un mese prima della visita del presidente Xi Jinping in Inghilterra e al centro sportivo del Manchester City, dove è stato immortalato nel celebre selfie di Aguero con il primo ministro James Cameron.

 

Anche in questo caso, gli investimenti nei club calcistici vanno di pari passo agli investimenti infrastrutturali. Le aziende cinesi saranno al centro di grosse operazioni immobiliari e infrastrutturali, come il restauro del centro di Sheffield e la costruzione della catena di alberghi di lusso a Manchester di Gary Neville. Si parla con insistenza anche della H2S Rail, la rete ferroviaria ad alta velocità che andrà a collegare Londra a Birmingham, Sheffield e Manchester. Un progetto nel quale potrebbe avere un ruolo fondamentale il conglomerato Fosun di Guo Guangchang, proprietario del Wolverhampton Wanders (e del 20% della Gestifute di Jorge Mendes). Allo stesso modo diversi conglomerati cinesi si occuperanno anche delle operazioni immobiliari per la riqualificazione delle aree attraversate dalla H2S. In prima linea si pongono Lai Yuniy, proprietario del WBA, e la Renhe Commercial Group, proprietaria dell’Hull City.

 

 



 

Se ci vorrà ancora molto tempo per vedere dei risultati tangibili in campo, già oggi si può affermare che l’industria del calcio è già sinocentrica. Oltre alla ventina di squadre sparse per l’Europa la Cina, tramite la Dalian Wanda detiene la proprietà di Infront ed è main sponsor della FIFA, una mossa strategica questa, per il conferimento del Mondiale in data 2030. Per quanto riguarda il mercato televisivo, tra l’atro, il broadcaster pechinese Baofeng, assieme al fondo immobiliare Everbright Securities, detiene il 65% di MP&Silva, un’altra importante agenzia sportiva che si occupa di diritti televisivi. Allo stesso tempo dobbiamo monitorare anche l’espansione capillare di Alibaba, che con il distaccamento AliSport sta investendo per lo sviluppo dell’industria sportiva dentro e fuori i confini cinesi, stringendo importanti partnership con i maggiori club europei nell’ambito dell’e-commerce (su tutti Juventus e Bayern Monaco). Recentemente, inoltre, a margine del World Economic Forum di Davon, Jack Ma, fondatore e presidente di Ali Baba,

anche un contratto di sponsorizzazione con il Comitato Olimpico Internazionale.

 

La Cina in questo modo si è aggiunta alle altre potenze emergenti che stanno cercando di scalfire l’egemonia europea in ambito calcistico. L’industria cinese ha però un approccio meno spettacolare e più politicamente orientato degli Abramovich, o degli sceicchi di Manchester City e PSG. Raramente gli imprenditori cinesi si svenano per la compravendita di calciatori, fatta eccezione per la Suning, e più che altro vedono il calcio come un mezzo per aprirsi nuove opportunità di business. La loro attività è poi inserita nel quadro governativo della diplomazia e del soft power. In cui la strategia della Via della Seta ha un’importanza centrale.

 

 

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