La nona meraviglia è Istanbul
Le Final Four 2017 di Eurolega sono state l’ennesimo capolavoro di Zelimir Obradovic.
Ore 20:30: Fenerbahce Istanbul 84 – 75 Real Madrid
15 Maggio 2015: il Real Madrid padrone di casa delle Final 4 e al culmine del proprio ciclo affronta nella semifinale serale il Fenerbahce alla sua prima storica apparizione alle Final Four di Eurolega. Il Fenerbahce ha l’MVP della stagione, Nemanja Bjelica, e la Rising Star, Bogdan Bogdanovic. Il Real vince quasi senza patemi, conquistando poi il titolo; il Fenerbahce gioca la peggior partita della sua stagione.
19 Maggio 2017: il Fenerbahce Istanbul padrone di casa delle Final 4 e al culmine del proprio ciclo affronta nella semifinale serale il Real Madrid, tornato alle Final Four dopo un anno di “pausa”. Il Real Madrid ha l’MVP della stagione, Sergio Llull, e la Rising Star, Luka Doncic. Il Fenerbahce vince quasi senza patemi, conquistando poi il titolo; il Real gioca la peggior partita della sua stagione.
Interessante come a volte la Storia, oltre che a “ripetersi in farsa” come diceva il buon Marx, si contorca su se stessa ribaltandosi completamente, quasi a specchio, presentando le stesse condizioni solo sotto una nuova luce. Ci è sembrato essere il caso calzante di questa seconda semifinale, ben più a senso unico di quanto il risultato dica, considerato che il Real Madrid non ha mai raggiunto uno svantaggio inferiore agli 8 punti nel secondo tempo.
Troppa l’intensità, l’energia e la solidità dei ragazzi di coach Zelimir Obradovic – così come nel 2015 “troppo” erano stati i ragazzi di coach Pablo Laso -, sorretti da quasi 15.000 tifosi sui 16.000 totali del Sinan Erdem Dome quasi completamente giallo, per consentire al Real di giocarsela alla pari. Soprattutto troppo solo Llull, clamoroso con un primo tempo da 19 punti, ma abbandonato dagli altri protagonisti di una splendida stagione madrilena che meritava una conclusione differente, perlomeno più combattuta.
La squadra di coach Laso si trova da subito esclusa dai propri ritmi abituali, concedendo 21 punti in un primo quarto dove riesce a segnarne solo 13, di cui 11 da Llull. “Mago Zelimiro”, come suo solito, ha scovato rapidamente la chiave per fermare il temuto attacco spagnolo: ritmi controllati, scientifiche transizioni difensive per impedire i contropiedi, “battesimi” su giocatori diversi dal neo-MVP e area intasata. A farne le spese prima di tutti è il 18enne Luka Doncic, partito in quintetto e presto frustrato dalla difesa del Fener, cinica nel concedergli spazio sul perimetro, sfidandolo esplicitamente (0/3 dall’arco e un’improvvisa insicurezza che poche volte quest’anno l’enfant prodige aveva mostrato).
Costretto a panchinare la propria giovane seconda fonte di gioco in crisi d’identità, Laso non trova alternative. Sotto canestro giganteggiano un immenso Ekpe Udoh e Jan Vesely – tanto che Gustavo Ayon e Anthony Randolph segneranno un solo canestro a testa nei primi 20 minuti – e tra gli esterni Rudy Fernandez non riesce a battere il proprio uomo, Taylor è inadeguato al livello e Maciulis è l’ombra di se stesso. Al contrario Bogdanovic, decisamente maturato rispetto all’altalenante semifinale del 2015, domina in lungo e in largo insieme all’amico fraterno Vesely, potendo contare sugli spazi aperti dalle triple dello scudiero Nikola Kalinic e di Bobby Dixon.
Nella parte centrale della gara il Fenerbahce non riesce a scappare solo per l’ondivaga precisione al tiro e alcuni momenti di pausa mentale – tipici in tutta la stagione – che fanno ammattire coach Obradovic. Il Real è troppo slegato e inconsistente per approfittarne: ancora troppo Llull-dipendente, non riesce ad esprimere un gioco fluido o che proponga un qualcosa di meno intermittente di una “staffetta” tra Llull e il tiratore Jaycee Carroll, l’unico altro dei blancos che ha un impatto positivo sulla partita. Le loro triple servono solo ad arginare l’emorragia, ma il Fenerbahce, ripresosi dal calo di concentrazione, torna a produrre con fiducia spinto dalle accelerazioni di Kostas Sloukas, trovando con la tripla del nostro Gigi Datome la miglior azione della partita e il massimo vantaggio: 68-52 all’inizio del quarto periodo.
Iniziato con grandi aspettative, il match non troverà mai un momento di vera tensione sportiva, complice un supporting cast madrileno non all’altezza (Llull e Carroll segneranno 49 dei 75 punti totali) e un’impressionante prova di forza – sia fisica in difesa che collettiva in attacco – del Fenerbahce. Obradovic, spremendo i suoi tre uomini indispensabili con Udoh e Kalinic sopra i 38 minuti e Bogdanovic attorno ai 31, conquista la decima finale in carriera della coppa più prestigiosa: ne ha già vinte otto, nessuno sa meglio di lui come prepararle e a pochi minuti dal termine della semifinale per le strade di Istanbul, in fibrillazione come mai prima, non si trova nessuno che dubiti del risultato di domenica sera.
Finisce con qualche delusione invece la stagione del Real Madrid (seppur lo shock sia inferiore a quello del povero Cska), incapace di elevare il proprio livello di fronte al muro giallonero: i blancos sembrano destinati a un processo di “svecchiamento” del roster se vorranno ambire a tornare a vincere partite come questa. Ripartendo dall’immenso Llull e da Doncic che, come ha dimostrato Bogdanovic a distanza di due anni, dovrà imparare da questa salutare “sculacciata” per ritornare più pronto, deciso e maturo ad appuntamenti simili.
Chiudiamo infine con l’unanime MVP della gara, dentro e fuori dal campo: Ekpe Udoh, tentacolare in difesa e decisivo anche in attacco, il giorno prima del suo compleanno è quasi riuscito a raggiungere una rarissima tripla doppia (18 punti, 12 rimbalzi e 8 assist) regalando però la sua performance migliore durante l’intervista di metà partita, quando alzata la testa al tabellone si è accorto di quanti punti avesse fatto Sergio Llull nel solo primo tempo: “Nineteen?! Jesus Christ!”. Fenomenale Ekpe, e non è finita.