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Calcio Daniele V. Morrone 11 aprile 2017 3'

La minaccia di Neymar

I 5 principali pericoli portati dal giocatore più in forma del Barcellona.

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La brutta partita contro il Málaga, terminata con una espulsione che gli costerà il clásico, non può minimamente intaccare il 2017 che sta giocando Neymar. Nell’annata in cui si è preso lo spazio che il suo talento merita, scrivendo anche la storia negli ultimi, esaltanti 10 minuti contro il PSG, Neymar non è più una preoccupazione subordinata a Messi per i rivali. In vista dello scontro con la Juventus ho selezionato quindi 5 azioni per spiegare meglio l’ultima versione del talento brasiliano.

 

 

L’intesa con Messi

 

 

La prima cosa che salta agli occhi di questa versione di Neymar è la sua vicinanza con Messi (che ora parte dalla trequarti e non dalla fascia opposta). L’intesa con l’argentino a distanza di pochi metri è ormai quasi telepatica e comporta un vero mal di testa per tutto il sistema difensivo avversario, che deve preoccuparsi sia di cosa possa fare il 10 con la palla, che dei movimenti per ricevere di Neymar, che alterna tagli esterno-interno e viceversa per attirare il centrale e poi bruciarlo nello scatto. Se Neymar riceve in area con spazio poi non c’è scampo.

 

 

La libertà creativa

 

 

In fase di attacco posizionale Neymar è solito ricevere molto largo così da dare sia l’ampiezza che manca alla squadra con la difesa a 3 sia per lasciare spazio in mezzo al campo a Messi sulla trequarti e alla mezzala sinistra. Il brasiliano però gode di totale libertà creativa quando riceve e se la squadra avversaria si chiude, può anche scegliere di accentrarsi per scompigliare il sistema avversario e liberare a quel punto spazio in area. I compagni si fidano talmente tanto della sua capacità di saltare l’uomo da allontanarsi per creargli lo spazio per muoversi. Qui Iniesta ne capisce le intenzioni e fa proprio questo, permettendo a Neymar di cercare un filtrante per Suárez in area dopo avergli portato via il marcatore.

 

 

La conduzione

 

 

Ora che i meccanismi si sono modificati e finiscono per farlo ricevere più lontano dalla porta, in transizione offensiva il suo compito principale rimane comunque la conduzione palla al piede e la creazione di superiorità numerica attraverso il dribbling. Ricevendo da Iniesta o direttamente dal centrale, appena riceve palla punta l’avversario diretto fiondandosi in area e accelerando improvvisamente tutta la manovra. La velocità di conduzione è tale da costringere l’avversario a ripiegare per contenere i danni invece di essere aggressivo.

 

 

Il playmaking

 

 

Ora non basta più raddoppiarlo per togliergli il centro e il fondo e portarlo a provare il dribbling perché il suo raggio d’azione non è più la trequarti, ma tutta la metà campo, dove se non c’è Iniesta finisce per sostituirsi anche alla mezzala sinistra in fase di creazione della giocata. Con le maggiori responsabilità con la palla è venuta fuori la capacità di pensare anche oltre l’avversario diretto. Neymar è ormai un playmaker a tutto tondo, che ha una padronanza dei propri mezzi tale da essere in grado anche di servire un assist filtrante di 40 metri per il gol di Suárez contro lo Sporting Gijón.

 

 

Attenzione nel gioco senza palla

 

 

Neymar è pienamente consapevole della sua importanza nell’equilibrio tattico del sistema di Luis Enrique e oltre a essere molto diligente nella posizione da assumere in fase difensiva, non si risparmia neanche nei recuperi. Anche quando è lui stesso a sbagliare il passaggio china la testa non per lamentarsi dell’errore, ma per rincorrere immediatamente l’avversario in possesso e aiutare la squadra a recuperare la sfera. Una volta assicuratosi il recupero poi si rimette immediatamente in posizione invece di rimanere in zona palla e intasarla.

 

 

Tags : Barcellonaneymar

Daniele V. Morrone, nato a Roma nel 1987. Laureando in economia, amante del "calcio di posizione" di Cruijff e Guardiola, segue con attenzione l'evoluzione del calcio asiatico.

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