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Valerio Coletta
La leggenda di Hitler tifoso dello Schalke 04
12 ott 2018
12 ott 2018
Secondo il Times Adolf Hitler era tifoso dello Schalke 04, ma è davvero così?
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Valerio Coletta
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Sei un ragazzo di Gelsenkirchen, ti svegli la mattina e ancora prima di alzarti leggi le notifiche sul cellulare. Un tuo amico ti ha scritto che sul Times

che elenca quali squadre tifavano i più deplorevoli personaggi storici e contemporanei. Chissenefrega, pensi. Ti informa però che c’è anche il vostro Schalke 04, la squadra per cui perdete la voce ogni domenica e per cui perdete il sonno e per cui tifava tuo padre e per cui tifano tutti i tuoi amici e per cui ti batte il cuore da quando sei venuto al mondo. Adesso la cosa diventa più delicata. Scorri il link e cominci a leggere: Osama Bin Laden = Arsenal,  Kim Jong-un = Manchester United, Mu’ammar Gheddafi = Liverpool, Radovan Karadzic = Inter, Iosif Stalin = Dinamo Mosca, qui ti sale un brivido sul collo, continui: Benito Mussolini = Bologna, ed eccolo lì, Adolf Hitler = Schalke 04.

 

Qui inizia la parte Librogame perché il ventaglio di reazioni a questa notizia è ampio e diversificato e ognuno di noi si può immedesimare selezionando la propria. C’è la reazione più diretta, fredda e concreta che ti fa dire ancora: chissenefrega. È roba di un secolo fa, di un altro mondo, non mi tange, non mi rappresenta, punto. C’è la reazione più sensibile e riflessiva invece che ti manda in depressione. Ma come? La mia squadra è anche fatta di una storia, di una tradizione, di tanti pezzi che compongono la mia identità di tifoso. Questo è uno squarcio, è un incubo, è peggio di qualsiasi finale persa. C’è poi la reazione fatalista e vagamente nichilista che ti porta ad accettarlo passivamente. Non puoi avere il controllo su quello che ti circonda, d’altronde il calcio si intreccia profondamente con la società, poteva capitare a qualsiasi squadra tedesca ed è capitato a te, ti porterai il fardello in giro per l’Europa e per il mondo, verrai additato nelle discussioni e così sia, c’è di peggio nella vita. C’è la reazione entusiasta che non approfondisco. C’è la reazione utilitaristica che vede la notizia come puro picco di attenzione e di marketing che si risolverà nell’acquisto di un giocatore in più durante l’estate. Infine c’è la reazione critica e curiosa che si declina in alcune domande: come lo sapete che Hitler era un tifoso dello Schalke 04? Dove lo ha detto o lo ha scritto? Qualcuno è stato testimone di questo avvenimento? Proviamo a farci un’idea.

 




 



Prima dell’Anschluss, ovvero dell’annessione dell’Austria alla Germania nel 1938, fu organizzata un’amichevole tra le due nazionali, a Vienna. Alla selezione tedesca venne suggerito di giocare un calcio bello e gentile, per comunicare agli spettatori di casa lealtà e amicizia tra i due popoli. L’Austria, che peraltro era una squadra molto forte, vinse 2 a 0. L’evento si aggiunse a una strategia di accerchiamento propagandistico e militare che piano piano soffocava il paese, il quale ebbe anche l’illusione di poter scegliere il proprio destino attraverso una votazione. Il 99% degli austriaci diede il suo assenso per l’annessione al Reich.

potrete rendervi conto di quanto quel referendum fosse privo di influenze esterne. Quasi. Questo per dire che il calcio era tenuto in forte considerazione dal partito nazista e che veniva utilizzato a piacimento come arma di propaganda. Joseph Goebbels scrisse nel suo diario che per il popolo vincere una partita è molto più importante della conquista di una città da qualche parte ad est.

 

Il primo allenamento della Nazionale tedesca dopo l’annessione dell’Austria fu teso e inedito. Anche le selezioni dei due paesi erano state fuse, o meglio, i migliori giocatori austriaci erano stati portati nella squadra del Reich. Si ritrovarono tutti insieme al campo, tutti tranne Matthias Sindelar, considerato ancora oggi il più forte giocatore austriaco di sempre, che si rifiutò di abbracciare il nazismo e che morì in circostanze poco chiare l’anno successivo. Quelli che c’erano indossarono la stessa divisa ma si tennero a distanza tra loro, spaccandosi in due gruppi. Si racconta che Josef Stroh, centrocampista dell’Austria Vienna, cominciò a palleggiare con varie parti del corpo dando spettacolo e prova di enorme raffinatezza tecnica di fronte ai volti gelidi dei tedeschi, accompagnato dagli applausi dei pochi connazionali. La risposta arrivò immediata da Fritz Szepan, mezzapunta dello Schalke 04, che ripeté gli stessi palleggi scagliandogli poi il pallone contro e prendendolo a male parole. Insomma non era semplice creare un gruppo in quelle condizioni, ma intanto abbiamo notato che lo Schalke aveva un certo peso e una certa personalità in quella squadra.

 

Perché? Szepan e Ernst Kuzorra erano i due giocatori da Gelsenkirchen convocati per giocare il Mondiale del 1938. La loro presenza era naturale e logica perché negli ultimi anni avevano vinto tutto, dominando il calcio tedesco con il loro club (se mi è permesso di chiamarlo all’inglese) e soprattutto erano i cervelli di un gioco rivoluzionario basato su passaggi corti e rapidi che avvolgeva gli avversari e che stregava le folle. Il contesto ora appare un pochino più chiaro ma la domanda rimane: Hitler tifava Schalke 04?

 



 



Fin dalla sua ascesa nel 1933, il partito nazista mise in atto un processo di controllo e di allineamento totale della nazione. Tra i vari aspetti che andò a modificare ci furono anche le varie leghe calcistiche del paese, riorganizzate seguendo la nuova suddivisione amministrativa del territorio. Ma l’esplosione dello Schalke era iniziata ben prima. Nel 1925 cominciò una scalata verso le serie maggiori, nel 1928 per contenere il numero sempre più cospicuo di tifosi costruì il nuovo stadio Glückauf-Kampfbahn e l’anno dopo si aggiudicò la vittoria della sua lega. Nel 1932 arrivò in semifinale di Verbandsliga (il primo campionato tedesco strutturato come un torneo tra le vincitrici dei vari campionati interregionali) e nel 1933 perse in finale contro il Fortuna Düsseldorf. Dal 1934 al 1942 vinse 6 campionati tedeschi, alternandosi con il Norimberga, l’Hannover e il Rapid Vienna (che dopo l’Anschluss giocava nel campionato tedesco).

 

È possibile che Hitler si fosse innamorato della forza di questa squadra? Quello che sappiamo è che lo Schalke di Szepan e di Kuzorra venne indicato dal partito come l’esempio di una nuova Germania efficiente e dominatrice, soprattutto dopo il triennio di imbattibilità in campionato che durò dal 1935 al 1939, compreso di 924 gol fatti. Tutto sembra rientrare nella possibilità che il Führer avesse preso sotto la sua ala questa squadra. In realtà diversi fattori sporcano questo quadro. Per esempio il fatto che i due giocatori convocati in Nazionale poi vennero utilizzati pochissimo a causa di forti contrasti con l’allenatore (non godevano di particolari protezioni quindi) e soprattutto che gran parte dei calciatori dello Schalke avesse origini polacche. Mi sembra più realistico dire quindi che la macchina della propaganda nazista usasse i successi di questa grande squadra per i suoi scopi e che in generale ci tenesse a far funzionare il calcio nazionale (anche durante la guerra) come forma di influenza sulle masse.

 




 



Non avendo ancora trovato una risposta alla mia domanda faccio un ulteriore passo indietro: ma a Hitler piaceva il calcio? Quello che sappiamo è che le sue passioni toccassero il pugilato e le gare di motociclette. Ci ricordiamo poi la presenza alle Olimpiadi di Berlino del ‘36 con la partecipazione istituzionale e spettacolare allo svolgersi di molte discipline, dall’atletica all’hockey su prato. Solo un evento pare abbia profondamente infastidito il cancelliere del Reich: il 7 agosto 1936 la Germania si gioca i quarti di finale contro la Norvegia. Lo sport è il calcio. Questa è la prima e ultima partita di pallone alla quale abbia mai assistito Hitler. Al suo fianco c’erano Goebbels, Göring e Hess.

 

All’ottavo minuto la Norvegia segna il primo gol e il Führer comincia a spazientirsi, caricandosi di tensione fino al raddoppio scandinavo al minuto 83, dove sbotta, rosso in viso, e lascia lo stadio. Il racconto della partita e del suo contorno lo trovate in

del

, il quale spiega anche che era inaccettabile la sconfitta sotto i colpi di un calciatore dal “Jewish-sounding name” come Isaaksen, ma soprattutto un’eliminazione così importante alla prima presenza da “tifoso” di Hitler, in piena costruzione del culto della sua personalità. Durante quelle Olimpiadi la Germania sbancò il medagliere, non entrando sul podio solo in tre discipline: il polo, il basket e il calcio.

 




 

A questo punto credo che si possa azzardare una risposta: Hitler non era un tifoso dello Schalke 04. Questa “leggenda” è fondata su una semplice associazione di idee che collega le numerose vittorie della squadra al periodo storico in cui sono state effettuate. Come ha risposto il responsabile della comunicazione del club

al giornale inglese, è come dire che Margaret Thatcher fosse tifosa del Liverpool, eppure nella lista non appare. Detto questo, il nome di un solo tifoso avrebbe potuto rovinare la passione di migliaia di persone? L’eventuale scelta di un’unica personalità, seppure con fini strumentali, avrebbe potuto macchiare un club per sempre? Come ha detto qualcuno: “È la logica: le esigenze di molti contano più di quelle dei pochi, o di uno”.

 

 

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