
Tra i molti compiti dati ad Allegri a inizio anno uno dei più importanti era quello di curare l’ipotetico “mal d’Europa” dei bianconeri, andando il più avanti possibile in Champions League. Ma Allegri è andato oltre e adesso si trova a giocare per diventare campione d’Europa. Ci è riuscito con una fase a eliminazione diretta in cui ha allenato secondo i canoni tipici della scuola italiana, caratterizzata, tra le altre cose, per la flessibilità delle tattiche da adottare nelle diverse partite e all’interno della stessa.
Partendo sempre dalle caratteristiche dei propri calciatori, Allegri ha cercato di trovare una soluzione particolare alle sfide tattiche proposte dalle specifiche partite. È esemplificativo l’utilizzo di Sturaro nella gara di andata contro il Real Madrid, tenendo in panchina sia Pereyra che Barzagli: questa capacità di giocare secondo diversi registri tattici è un’arma preziosa per affrontare il talento dei catalani.
Sturaro è stato mandato in campo contro il Real Madrid per giocare nella zona di James Rodríguez. Non si può dire che Sturaro non abbia preso il compito alla lettera…
Gli undici titolari per la sfida contro il Barça sembrano già decisi: l’infortunio di Barzagli rende quasi certo, anche in caso di recupero in extremis del difensore bianconero, l’utilizzo della difesa a 4; in mezzo al campo Pirlo, Marchisio, Pogba e il trequartista tattico Vidal; davanti Tévez e Morata.
Per immaginare quali potrebbero essere le mosse di Allegri conviene andare a guardare in casa Barça, alla ricerca dei punti forti e di quelli deboli della squadra di Luis Enrique.
Come perdere palla e come ripartire
Ormai è risaputo: il Barcellona di Luis Enrique è cosa diversa dalla squadra lasciata tre stagioni fa da Pep Guardiola. I responsabili del cambiamento sono in egual misura il tecnico asturiano e gli arrivi di Neymar, all’inizio della passata stagione, e di Luis Suárez in questa. Il meraviglioso gioco di posizione di Guardiola, il controllo totale del pallone, il rifiuto sistematico del contropiede per ordinare la squadra, lo spazio come centravanti, sono concetti pragmaticamente abbandonati da Luis Enrique per sfruttare a pieno l’enorme quantità di talento concentrato nel reparto d’attacco.
Il Barça di oggi è una squadra che dà il meglio di sé nelle rapide transizioni offensive, che ama gli spazi più del pallone, che non ha la necessità di dominare la partita e che non disdegna di considerare il centrocampo non più il cuore del proprio gioco, ma come un mezzo, peraltro non sempre necessario, per far giungere il pallone prima possibile dalle parti del tridente MSN.
Nell’azione del gol di Suárez, dopo un minuto di gioco, non c’è un passaggio in orizzontale e nessun interesse a ordinare le posizioni. È un contropiede meraviglioso.
La prima preoccupazione tattica di Allegri potrebbe essere proprio quella di negare al Barcellona lo spazio. Il che può significare parecchie cose: innanzitutto limitare al massimo le palle perse, specie nella propria metà campo e specie quando la squadra non è ordinata. Il Barcellona ha mantenuto la capacità di portare con efficacia un pressing ultraoffensivo e la Juventus non è sempre precisa nelle uscite manovrate dal basso. Per questo, non sarebbe sorprendente vedere una costruzione del gioco più verticale e diretta verso le punte, per attaccare velocemente il Barça o comunque effettuare il possesso palla in posizione più avanzata.
In quest’ottica saranno fondamentali le prestazioni di Tévez e Morata. Dei due terzini blaugrana è Jordi Alba quello che con più continuità gioca in proiezione offensiva, attaccando gli spazi liberati da Neymar. Dall’altro lato, invece, l’ampiezza è presa spesso dalla mezzala Rakitic. Considerando, quindi, le avanzate del terzino sinistro, il fatto che Busquets si orienti maggiormente nella zona di centro destra per equilibrare i movimenti di Rakitic, e le caratteristiche di Javier Mascherano come centrale difensivo, Allegri potrebbe scegliere di posizionare Alvaro Morata nella zona di destra, in fase di transizione offensiva, per sfruttare gli ipotetici spazi liberi e un teorico predominio atletico sia nel corpo a corpo che in campo aperto su Mascherano.
Contro il gegenpressing di Klopp nella gara di andata la Juve ha optato per una costruzione di gioco dal basso verticale e diretta verso Tévez e Morata. Ha funzionato.
Come difendere
In fase di non possesso palla sembra prevedibile che per non concedere spazi al Barcellona la Juve si schieri con un blocco ad altezza intermedia costituito da due linee compatte orizzontalmente e verticalmente di quattro giocatori, con Vidal al fianco di Pirlo. La presenza di Suárez ha regalato ai catalani quella profondità diventata necessaria una volta disinnescato il meccanismo del falso nueve.
Con i suoi tagli profondi e i duelli fisici con i centrali avversari, anche quando non riceve palla Suárez libera spazio vitale per Neymar e, soprattutto, Messi. Sarà fondamentale per la Juve non lasciarsi allungare troppo dall’uruguaiano e rimanere compatti, specie in zona Messi.

Il 4-4-2 della Juventus schierato contro il Real Madrid. Vidal si abbassa al fianco di Pirlo dopo che il possesso palla avversario è consolidato.
Si arriva, così, alla domanda più importante: come si marca, se davvero è possibile farlo, Lionel Messi? Si può supporre che Allegri opti per una soluzione che preveda principalmente di marcare gli appoggi, chiudendo il più possibile le giocate al fuoriclasse argentino. Quindi l'attenzione massima va data ai tagli di Suárez e Neymar, creando una zona di giocatori attorno a Messi che metta in ombra il più possibile i potenziali ricevitori avanzati e che eviti un eccesso di aggressività, per non farsi saltare ed aprire il campo e la visuale al numero 10 del Barcellona.
In questo compito saranno coinvolti Evra, la mezzala di zona e uno dei due interni. È probabile che Vidal abbassandosi possa andare a gravitare proprio nel zona di centro-sinistra e sarà interessante vedere se Allegri manterrà Pogba a sinistra e Marchisio a destra, o se invece invertirà le posizioni classiche delle due mezzali: la presenza del rigore tattico e dell’intelligenza di Marchisio nella zona di Messi potrebbe essere la soluzione ideale nella costruzione della gabbia per il giocatore argentino.
Oggi valutiamo opzioni diverse. Tempo fa la domanda sarebbe stata una sola: chi segue Messi anche quando va in bagno?
Come attaccare
Un ulteriore vantaggio nell’inversione delle mezzali potrebbe essere quello di poter attaccare con Pogba nella zona di sinistra della difesa culè, che proprio da quel lato manca di centimetri e forza con Jordi Alba, Mascherano e Iniesta. Dall'altra parte, però, un possibile problema potrebbe diventare la difesa del lato debole: con Lichtsteiner che dovrà necessariamente stare vicino a Bonucci e gestire i tagli di Neymar, gli inserimenti di Jordi Alba e le sue ricezioni profonde sulle giocate di Messi dovranno essere gestiti dalla mezzala destra, e nel caso in cui Allegri invertisse davvero Marchisio con Pogba rischierebbe la mancanza di puntualità e continuità del francese in questo compito.
Se la scelta principale cadrà essenzialmente su una difesa costituita da due linee di quattro giocatori, non sarebbe neanche improbabile veder giocare la Juventus fasi selezionate di pressing alto, alternando così una difesa posizionale a momenti più aggressivi. Il meccanismo di circolazione palla del Barcellona a partire dal basso non è perfetto (sembra quasi una bestemmia parlando dei catalani) e la squadra di Luis Enrique soffre fasi di pressing offensivo delle squadre avversarie. E se il pressing offensivo non potrà essere la strategia difensiva prioritaria della Juventus, per il rischio di giocare la partita in fase di non possesso in un campo troppo ampio, potrebbe quanto meno essere un’arma puntuale per recuperare il pallone in posizione vantaggiosa, e per difendersi continuativamente contro il Barcellona.
Per rendersi pericolosa la squadra di Allegri punterà presumibilmente su rapide transizioni offensive e, negate queste, su un possesso palla ragionato, sicuro e paziente, alla ricerca di varchi liberi da attaccare, che la fase difensiva non impeccabile del Barcellona concede. Aspettiamoci di vedere ampiezza, ricezioni tra le linee di Tévez, movimenti interno-esterno di Morata per muovere dal centro della difesa Piqué e Mascherano e creare spazi centrali da attaccare con i centrocampisti, in particolare Pogba e Vidal.

Il Barcellona viene preso in ampiezza dal Villarreal. Sul cross dalla propria destra ci sono due uomini liberi al centro dell’area e un terzo uomo alle spalle di Jordi Alba. Proprio l’uomo più largo, Jonathan dos Santos realizzerà il gol. La zona difesa da Mascherano e Jordi Alba non è mai troppo sicura sui palloni alti.
Alla squadra di Allegri non mancheranno di certo la concentrazione, la forza fisica, la cura dei particolari e soprattutto delle palle inattive a favore, cercando di trarre vantaggi dalla debolezza dei catalani nella difesa dei calci d’angolo e dei calci di punizione avversari.
Leggere la partita
Queste sono alcune delle possibili mosse tattiche che potranno essere messe in campo nella finale di Berlino, che potrebbero fare da scenario alle esibizioni individuali dei giocatori. Ci sono Messi, Suárez, Neymar, Iniesta in maglia bluagrana; Tévez, Pogba, Morata, Pirlo in maglia bianconera. E ancora più che nelle versioni precedenti delle due squadre le giocate dei fuoriclasse potranno essere decisive. Perché per certi versi il Barcellona e la Juventus hanno effettuato un percorso piuttosto simile, ponendo al centro del loro gioco i calciatori e adeguando il loro sistema di gioco su di loro.
Nella Juventus, ancora più radicale rispetto al passaggio dal 3-5-2 al 4-3-1-2, è stata la scelta di Allegri di allentare la rigidità degli schemi di gioco che c'era durante la gestione di Antonio Conte. Libertà a Tévez di cercarsi la posizione migliore, trame offensive orientate più alla lettura delle situazioni che alla ricerca di giocate prestabilite, continui richiami alla tecnica come faro del gioco invece che alla tattica. La Juve non vuole più controllare ogni partita e ogni singolo minuto delle partite, ma le vuole interpretare. E interpretando, se necessario, non ha alcun problema a giocare di puro contropiede sfruttando le caratteristiche di alcuni suoi giocatori (Pereyra e Morata), a difendere con continuità, o, in alternativa, a dominare la partita occupando gli spazi e sequestrando il pallone.
Detto della conversione del Barcellona di Luis Enrique da squadra orizzontale a squadra verticale, non può non saltare agli occhi come il tecnico asturiano abbia mutato la natura profonda dei blaugrana utilizzando le qualità dei propri giocatori: avendo a disposizione un centravanti puro come Luis Suárez e un centrocampista dal gioco piuttosto diretto come Rakitic. Siamo forse agli antipodi dell’affaire Guardiola-Ibra, che, oltre a uno scontro caratteriale, rimandava al conflitto tra sistema di gioco e caratteristiche dei calciatori. Luis Enrique ha scelto di rinunciare ai 15 passaggi necessari per completare in maniera ordinata la transizione da fase difensiva a fase offensiva e di perdere qualcosa nel controllo del match e nell’ordine della sua squadra per creare le condizioni ottimali per far rendere al meglio i propri calciatori.
Sono in finale due squadre che in questa stagione hanno cambiato in maniera profonda i principi del loro gioco: entrambe facevano dell’ordine e del controllo un dogma assoluto a cui hanno rinunciato per un gioco maggiormente centrato sui calciatori e le loro interpretazioni. Saranno principalmente loro che decideranno con le loro prestazioni e le loro giocate la finale di Champions League 2014-15.