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Flavio Fusi
La forza paziente del Napoli
12 feb 2018
12 feb 2018
La squadra di Sarri è stata messa in difficoltà dalla Lazio nel primo tempo ma ha saputo reagire tatticamente e mentalmente nel secondo.
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Flavio Fusi
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Giocando dopo la Juventus per nove volte consecutive, il Napoli si è trovato a dover rispondere colpo su colpo alle vittorie dei bianconeri: il 2-0 di Firenze aveva segnato l’ennesimo sorpasso ai danni degli azzurri, che contro la Lazio dovevano di fatto recuperare il primato in classifica. Dovevano battere un avversario temibile ma che arrivava al San Paolo nel momento più delicato della sua stagione: la squadra di Inzaghi, infatti, dopo aver subito solo tre sconfitte in tutto il campionato, ha perso per due volte consecutive nell’arco di una settimana, contro Milan e Genoa.

 

Sarri, che doveva già fare a meno di Albiol (in panchina ma non al meglio), Ghoulam e Milik, all’ultimo momento ha perso anche Chiriches e si è visto così costretto a schierare Tonelli, titolare dopo 385 giorni dall'ultima volta, accanto a Koulibaly. Hysaj a destra e Mario Rui a sinistra hanno completato il reparto difensivo schierato di fronte a Reina, mentre dal centrocampo in su si sono visti tutti i titolari: Allan, Jorginho e Hamsik in mezzo e Callejón, Mertens e Insigne nel tridente.

 


Inzaghi aveva invece tutti a disposizione, a parte Di Gennaro e Felipe Anderson, escluso dai convocati dopo il litigio avvenuto nella partita precedente. Rispetto alla gara dell’andata si sono visti solo due avvicendamenti: Wallace ha rimpiazzato Bastos nella difesa a tre con De Vrij e Radu, mentre Marusic ha vinto il ballottaggio con Basta per il ruolo di esterno destro, con Lulic sulla fascia opposta.

 

La squadra biancoceleste ha iniziato la gara

, cercando di limitare la manovra del Napoli alzando l’intensità.

, però, in cui Inzaghi aveva proposto un blocco basso con marcature individuali, stavolta la Lazio ha giocato con un baricentro medio, con la difesa che lasciava più spazio alle proprie spalle, anche dopo l’immediato vantaggio trovato con De Vrij. Se all’andata erano Immobile e Luis Alberto a schermare Jorginho, al San Paolo è stato Milinkovic-Savic a portarsi sistematicamente sul regista del Napoli, mentre Immobile e Luis Alberto si portavano sui centrali avversari.

 


Dopo un passaggio laterale, Immobile va a chiudere su Koulibaly, indirizzandolo verso Rui, su cui esce in pressione Parolo. Sul lato opposto, Lucas si è alzato per controllare Allan, mentre lo stesso Lulic può mantenersi più alto in modo da non consentire a Hysaj di ricevere un eventuale cambio di gioco.




 

Quando la manovra si sviluppava dal lato di Allan era Lulic a dover uscire aggressivo sul brasiliano, avanzando centralmente. Se invece il Napoli costruiva sul lato opposto, il bosniaco rimaneva più basso per controllare le avanzate di Hysaj o i tagli alle spalle della difesa di Callejón, compito che lo ha visto impegnato già al quarto minuto, quando Hamsik ha cercato lo spagnolo con un lancio in diagonale. In quell’occasione Lulic ha chiuso bene, ma non è stato altrettanto attento quando se lo è lasciato sfilare davanti nell’azione dell’1-1, dopo che anche Milinkovic-Savic e Luis Alberto avevano ingenuamente lasciato a Jorginho lo spazio necessario per lanciare dopo una punizione battuta corta appena superata la metà campo.

 

Lo scopo della strategia difensiva di Inzaghi era quella di bloccare l’accesso al centro del campo agli uomini di Sarri in maniera ancor più decisa di quanto fatto all’andata, con Luis Alberto e Immobile portare pressione ai centrali nel tentativo di forzare la giocata larga verso uno dei terzini. Quando invece la Lazio difendeva la propria area di rigore anche Luis Alberto si abbassava per aiutare i compagni e evitare che il Napoli riuscisse a liberare un uomo. In questo modo lo spagnolo consentiva, se necessario, a Milinkovic-Savic di restare in posizione, mentre Marusic e Lulic restavano allineati formando una linea difensiva a cinque, in cui Wallace e Radu uscivano con aggressività su Insigne e Callejón, mentre De Vrij e Lucas si coordinavano nel gestire la posizione di Mertens.

 

La Lazio non è stata sempre perfetta nell’interpretare le istruzioni di Inzaghi e i primi problemi sono emersi specialmente quando è stata persa una marcatura (Milinkovic-Savic è stato ripreso più volte dal suo allenatore per aver lasciato libero Jorginho o non essere tornato in posizione in zone più basse) ma nel primo tempo i padroni di casa hanno avuto molte difficoltà nel guadagnare campo e costruire nella metà-campo avversaria come fa di solito.

 



Sarri ha quindi cambiato strategia, cercando di attaccare la profondità con maggiore aggressività, dato che per gli esterni (e per Insigne in particolare vista l’aggressività di Wallace) era molto difficile ricevere la palla sui piedi in zone centrali di campo. La difesa della Lazio ha iniziato a scricchiolare, prima di concedere il gol del pareggio e vanificare così il vantaggio iniziale proprio in chiusura di tempo.

 

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Inizialmente, la Lazio sembrava aver trovato anche il modo di disinnescare il pressing del Napoli passando dal centro-sinistra, dove poteva contare sull’abilità in uscita di Radu e Lulic (Marusic era cercato più con i cambi di gioco), oppure affidandosi al gioco lungo su un Milinkovic-Savic incontenibile nella prima frazione, capace di addomesticare qualunque pallone alto o giocare nello stretto con la stessa sensibilità tecnica.

 

In transizione, o in situazioni di palla scoperta la pista più battuta era quella del pallone verticale per Immobile, che gravitava sempre largo, nello spazio a cavallo tra Hysaj e Tonelli, con lo scopo di ricevere palla vicino alla linea laterale e poi convergere verso l’area di rigore. I palloni verso il capocannoniere del campionato erano giocati il più velocemente possibile (a volte troppo) da Luis Alberto e Milinkovic-Savic, per anticipare lo scivolamento della difesa avversaria e coglierla di sorpresa.

 


Transizione della Lazio in situazione di palla scoperta che costringe la difesa del Napoli a scappare all’indietro. Immobile si è preventivamente portato largo per ricevere palla a lato di Hysaj e guidare il contropiede della sua squadra.




 

Il Napoli ha trovato il pareggio nel momento migliore possibile e ha definitivamente ribaltato l’inerzia della gara nel secondo tempo, ripresentandosi con Zielinski al posto di Hamsik (uscito per problemi alla schiena), che si è rivelato essere più utile del capitano azzurro per via della sua abilità nel dribbling e negli smarcamenti.

 


Nel secondo tempo la Lazio non è riuscita a mantenere la linea altrettanto alta, schiacciandosi già attorno al 50.esimo, ed è stata più distratta anche nelle marcature, con Jorginho molto più libero nel ricevere. La forza del Napoli sta proprio nella capacità di tenere costantemente gli avversari sotto pressione, anche dal punto di vista psicologico: l’episodio dell’autogol di Wallace, messo continuamente sotto stress dai tagli di Insigne, è forse l’esempio più lampante di quanto la ricchezza della fase offensiva del Napoli possa mettere in difficoltà i difensori (anche se l'errore resta ingiustificabile in una partita di così alto livello).

 

È bastato che la Lazio si abbassasse di pochi metri perché non riuscisse più a ripartire, con gli esterni troppo lontani dalla porta avversarie e vulnerabili alla riaggressione del Napoli, come nel caso del pallone recuperato da Callejón e Allan, su Lulic, pochi istanti prima dell’autogol. Nel secondo tempo, oltretutto, Insigne ha ricevuto in zone di campo dove non poteva essere seguito dal suo marcatore diretto, creando di conseguenza delle rotazioni molto interessanti con Zielinski e Rui, che hanno mandato definitivamente in crisi Wallace.

 

Nemmeno due minuti dopo il 2-1, durante una transizione difensiva, la Lazio si è nuovamente abbassata repentinamente sulla linea dei 16 metri, con anche Parolo schiacciato sui difensori. È bastato un cambio di gioco su Mario Rui per sorprendere la difesa biancoceleste e nessuno è uscito sul terzino portoghese, nonostante solo Zielinski e Insigne potessero minacciare l’attacco della profondità. Il terzino del Napoli ha trovato lo spazio per calciare e, grazie alla deviazione di Zielinski, ha spiazzato Strakosha per il 3-1.

 


La Lazio è bassa con anche Parolo schiacciato sui difensori. Nessuno esce in pressione su Mario Rui (e sembra proprio quello che Marusic stia chiedendo di fare a Wallace), che calcia e trova il primo gol in carriera in Serie A.




 

Dopo circa 20 minuti dal fischio d’inizio del secondo tempo, Inzaghi ha inserito Caicedo per Luis Alberto e Nani per Lucas Leiva, riorganizzando la sua squadra con un 4-4-2 (che però rimaneva un 5-3-2 in fase difensiva, con Caicedo su Jorginho) nel tentativo di rientrare in partita. Ma i biancocelesti non avevano più la stessa intensità del primo tempo e ai portatori di palla del Napoli, che avevano già dalla loro la sicurezza del doppio vantaggio, veniva concesso molto più tempo per decidere.

 

La qualità del possesso del Napoli è, così, venuta ancora di più fuori e la Lazio non è più riuscita a recuperare palla né a ripartire come aveva fatto fino al pareggio: emblematico come nel secondo tempo Immobile abbia ricevuto solo 8 passaggi contro i 19 del primo e il possesso palla azzurro sia salito dal 58,5% al 75,8% della seconda frazione di gioco.

 

In uno scenario così favorevole e contro un avversario stanco e senza più intensità, la formazione di Sarri ha offerto una delle migliori prestazioni della stagione, producendosi in un palleggio di qualità elevatissima, sublimato dal gol del 4-1, cominciato con un triangolo con colpo di tacco di Jorginho e chiuso da un delicatissimo tocco di Mertens con la punta esterna del piede.

 

Sia nel risultato finale che nello svolgimento, la partita del San Paolo ha ricordato la gara dell’andata, terminata con lo stesso punteggio e con marcatori simili. Stavolta però, non ci si sono messi di mezzo gli infortuni, che avevano “smontato” pezzo per pezzo la strategia di Inzaghi: il merito è tutto del Napoli, che ha trovato con pazienza e ingegno un modo per mettere in crisi la difesa avversaria, rimontando per la settima volta in questo campionato da una situazione di svantaggio e conquistando una vittoria fondamentale per mantenersi di fronte alla Juventus.

 

Nell’era dei tre punti, solo l’Inter del 2006/2007 aveva raccolto più punti di azzurri e bianconeri dopo 24 giornate (66), dato che sottolinea una volta di più quanto le due squadre si stiano esaltando l’un l’altra in questo entusiasmante testa a testa. Alla luce delle vittorie di Inter e Roma, la terza sconfitta consecutiva della Lazio ha visto invece i biancocelesti scivolare dal terzo al quinto posto.

 

La Champions League rimane alla portata, ma Inzaghi, che ha definito il secondo tempo “

”, dovrà gestire al meglio la sua rosa nel fitto calendario di queste settimane, con lo scopo di recuperare la brillantezza fisica perduta. Come sottolineato con saggezza da Parolo, questa sconfitta deve essere “un punto di ripartenza”.

 

 

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