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Alex Belinger
La Fenice
09 gen 2016
09 gen 2016
Era dato per spacciato, ma l'Empoli di Giampaolo ha saputo rinascere dalle ceneri di Sarri.
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Alex Belinger
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L’Empoli di Maurizio Sarri è stata una delle sorprese più grandi della scorsa stagione. Considerata tra le maggiori candidate alla retrocessione a inizio anno, la squadra si è garantita la salvezza addirittura con cinque giornate di anticipo. Ma non è tanto il risultato, quanto il modo in cui è stato raggiunto ad aver impressionato: l’Empoli, invece di confermare il luogo comune secondo cui le salvezze si conquistano soprattutto attraverso doti morali (coraggio, sacrificio, umiltà), ha giocato ogni partita in maniera coraggiosa e offensiva, non rinunciando mai alla propria identità di gioco, indipendentemente dall’avversario. Il tutto con una rosa di giocatori quasi sconosciuti e un allenatore all’esordio nella massima serie.

 

Dopo una stagione di questo livello era chiaro che la società non avrebbe potuto trattenere tutti i giocatori. Luigi Sepe, Daniele Rugani, Elseid Hysaj, Mirko Valdifiori e Matías Vecino: hanno tutti lasciato l’Empoli per squadre con maggiori ambizioni. Ancor più grave sembrava la partenza di Maurizio Sarri, che dopo tre anni ha lasciato la Toscana per allenare la squadra della città in cui è nato, il Napoli.

 

Per una società come l’Empoli era davvero una grande sfida ricostruire da capo squadra e staff tecnico. Perciò le aspettative erano di nuovo basse: si temeva che con la partenza di Sarri e l’arrivo di un nuovo allenatore, anche il bel gioco della passata stagione sarebbe stato solo un ricordo. Invece, dopo un inizio mediocre, l’Empoli si ritrova addirittura ottavo in classifica. Ha vinto quattro partite di fila, il record di vittorie consecutive in Serie A per i toscani, prima di perdere contro l'Inter. Al momento l’Empoli ha 9 punti in classifica in più rispetto alla squadra dello scorso anno.

 

Per arrivare a questo punto, l’Empoli ha dovuto compiere una scelta in qualche modo radicale e sorprendente: ripartire da Marco Giampaolo, l’anno scorso alla guida della Cremonese in Lega Pro e reduce da una serie di stagioni negative che lo facevano apparire nella fase discendente della propria carriera.

 



Giampaolo ha rifondato la squadra, ma a partire dalle solide radici sarriane: innanzitutto il modulo è sempre il 4-3-1-2. Il suo undici ideale, quello del record di vittorie, presenta un interessante mix di giocatori giovani ed esperti.

 

In porta c’è Skorupski, in prestito dalla Roma; la linea difensiva è formata da Mário Rui, Costa, Tonelli e Laurini. Nel rombo di centrocampo ci sono tre volti nuovi: Paredes adesso è il nuovo regista, Zielinski ha il ruolo di Croce dell’anno scorso e Büchel quello di Vecino, con la sola differenza che Büchel gioca a sinistra e Zielinski a destra. In attacco, Maccarone e Pucciarelli sono i due riferimenti più solidi.

 

Tra i titolari, quindi, ben 4 volti nuovi (Skorupski, Costa, Büchel e Paredes), oltre a Zielinski e Laurini, due giocatori che non avevano trovato molto spazio con Sarri. Tutto è cambiato per rimanere com’era: l’idea di gioco è rimasta la stessa degli scorsi anni, così come i principi tattici. In sintesi: difesa alta, pressing, molto possesso palla con combinazioni ravvicinate e rapide.

 

La circolazione della palla è probabilmente il punto di forza della squadra e inizia dal portiere Skorupski anche in caso di forte pressione dell’avversario. In seguito, il rombo di centrocampo permette già in partenza diversi triangoli che finiscono per determinare il gioco dell’Empoli, aiutando la fluidità della fase di possesso.

 


Il rombo dell’Empoli: Giampaolo ha trovato il ruolo giusto per Paredes, quello di regista.



 

Nella propria trequarti i terzini rimangono bassi, quasi in linea con i difensori centrali: solo successivamente uno dei due avanza. Questo permette alla squadra una sicura circolazione del pallone in difesa.

 

A seguire, il pallone viene affidato al rombo del centrocampo, con Paredes come prima opzione in ricezione. Sotto pressione, l’interno vicino si allarga per creare spazio, mentre l’interno dal lato opposto si abbassa per ricevere la palla e avanzare. Questi movimenti armonici devono comunque sottostare alla regola della compattezza: il rombo deve rimanere sempre stretto per fornire facili opzioni di passaggio.

 

Lo stilema più evidente nella costruzione del gioco dei toscani è la verticalità dei passaggi. I difensori centrali cercano sempre di verticalizzare verso il punto più lontano possibile. L’idea è di tagliare le linee difensive dell’avversario e metterlo così in difficoltà. La struttura geometrica del rombo facilita il compito: l’Empoli ha sempre molte linee di passaggio, più delle linee difensive dell’avversario.

 

Le difficoltà di un gioco così verticale non risiedono solo nella necessaria qualità di chi effettua il passaggio, ma anche nella posizione e nella visione di gioco di chi la riceve. Perciò a un passaggio verticale segue di solito un passaggio all’indietro per un giocatore con lo sguardo rivolto alla porta avversaria, che può sfruttare i triangoli. I difensori centrali spesso giocano un passaggio lungo, ma basso, per gli attaccanti, che poi passano di prima intenzione indietro a Büchel, Zielinski o Saponara. Come in un mambo, la squadra fa due o tre passi avanti e poi uno indietro.

 

La verticalità era uno degli elementi fondamentali dell’Empoli di Sarri ed è evidente che i giocatori conoscono questo gioco quasi a memoria, con i difensori centrali che conoscono alla perfezione i movimenti dei centrocampisti e degli attaccanti.

 

Notevole è anche la capacità dei difensori centrali di dribblare con la palla. Naturalmente non vanno uno contro uno con gli avversari, ma conducono il gioco palla a piede, una qualità spesso sottovalutata, ma fondamentale per questo tipo di calcio. Come Sarri con Koulibaly a Napoli, Giampaolo ha migliorato molto l’abilità di uscita palla al piede del nuovo arrivo Andrea Costa.

 

https://vimeo.com/150075327

Un paio di esempi dal primo tempo contro la Juventus. Nelle prime due situazioni si vede come il dribbling attiri un avversario, in modo da creare spazio per un compagno di squadra. Inoltre Costa disorienta l’avversario con lo sguardo verso Mário Rui, creando più spazio per Maiello. A 0:30 il dribbling di Tonelli forse sembra un po’ rischioso, ma il centrale sa esattamente cosa faranno i suoi compagni. Tonelli è sicuro che Pucciarelli si abbasserà per ricevere la palla, per poi giocare il passaggio per Zielinski (ancora, due passi avanti, uno indietro).



 

Gli attaccanti si abbassano spesso per essere in grado di ricevere la palla dai difensori centrali o dai centrocampisti. Ma più spesso si allargano, per dare ampiezza: in questo modo cercano di allargare la difesa e creare spazio in mezzo al campo per il trequartista Saponara, che corre al centro dell’attacco.

 


Il movimento ad allargarsi delle due punte (qui Livaja e Maccarone): in questo modo la squadra non solo ha una buona occupazione del centro del campo, la zona strategica più importante, ma riesce ad attaccare anche in ampiezza.



 


Maccarone è molto largo a destra mentre la squadra cerca di combinare sul centro-sinistra. Tutto il rombo si muove per creare triangoli e mantenere distanze ottimali per i passaggi. Qualche volta le distanze sono persino troppo corte, ma l’Empoli ha dei giocatori tecnici, che possono giocare anche in spazi così stretti. Mário Rui, Zielinski, Paredes e Saponara (e Livaja, se gioca) sono in grado di resistere alla pressione dell’avversario e spesso cercano di saltare l’uomo.



 

I dribbling sono uno strumento importante per la squadra di Giampaolo: l’Empoli ha la miglior percentuale di dribbling riusciti (72%) in Serie A e solo la Juventus ne ha realizzati di più (ma con un possesso palla molto più alto).

 



Le caratteristiche di gioco dell’Empoli rendono quasi naturale la frequente perdita del pallone. In questo sistema, però, perdere la palla non è un problema: si creano difficoltà solo se l’organizzazione offensiva è errata e non garantisce abbastanza protezione.

 


L’Empoli ha perso la palla, ma si trova in una posizione in cui può difendere subito. Sei giocatori empolesi sono molto vicini: un esempio perfetto di come la struttura nella fase offensiva influenzi la transizione difensiva. La squadra mantiene un’occupazione ideale del centro, la Fiorentina non può ripartire e deve tornare indietro dal portiere.



 

La squadra crea già nel possesso palla una compattezza utile per la transizione difensiva. Il rombo si muove sempre come un’unità: un terzino avanza mentre l’altro resta vicino ai difensori centrali, formando una difesa a tre che copre il centro. L’avversario è guidato verso le fasce.

 

Eppure c’è del potenziale per fare di più. La transizione negativa è buona così com’è: la squadra vuole solo rallentare il contropiede, però con questi triangoli e le distanze corte si ha la struttura ideale per un ottimo gegenpressing. Purtroppo i giocatori non sfruttano questa possibilità, vanno poco in pressione sul pallone e sono troppo passivi: si riconquista la palla immediatamente solo in poche occasioni.

 

Il gegenpressing sarebbe un miglioramento significativo e anche logico, dato il gioco rischioso e verticale proposto dall’Empoli. Nonostante i piccoli errori, la squadra sarebbe in grado di rimanere in possesso del pallone e non dovrebbe guidare l’avversario verso le fasce per rallentare il contropiede.

 

Proprio l’accompagnamento dell’avversario verso le fasce è la strategia più importante in fase difensiva. La squadra di Giampaolo difende di principio con il 4-3-1-2, formando quattro linee difensive.

 

L’idea fondamentale è di difendere il più alto possibile, tenendo il pallone lontano dalla propria porta. Nel pressing alto la formazione varia tra il 4-3-1-2 e un 4-3-3, normalmente in relazione alla formazione dell’avversario.

 



 


L’Empoli pressa con un 4-3-1-2: Saponara marca a uomo il regista dell’Udinese. Successivamente si muove verso il difensore centrale per portare direttamente pressione sulla palla. Lo fa in modo perfetto, pressando il difensore mentre blocca anche la linea di passaggio verso il regista.



 

Un concetto cardine della fase difensiva empolese è che il centro deve essere sempre occupato: i tre centrocampisti stanno stretti, gli attaccanti si orientano verso i difensori centrali e lasciano aperta la linea di passaggio ai terzini. Giocato quel passaggio, il terzino avversario è subito attaccato dal centrocampista più vicino, mentre uno degli attaccanti blocca la linea di passaggio all’indietro verso il difensore centrale. Il resto della squadra si muove seguendo quest’ordine: in accordo con la palla, poi in base alla zona, poi ai compagni e solo in ultima ipotesi all’avversario. Saponara è l’unico giocatore che spesso marca a uomo.

 



 

L’accuratezza dei movimenti senza palla è impressionante. Tutta la squadra si muove con grande organizzazione e mantiene distanze ideali tra i reparti e tra i giocatori, con movimenti studiati nel dettaglio in allenamento per essere eseguiti con precisione, ma senza intensità. Di conseguenza, qualche volta l’Empoli ha superiorità vicino alla palla, però non esercita abbastanza pressione per riconquistarla. Effettuato in tal modo, il pressing non ha davvero l’obiettivo di riottenere il possesso, ma ha più lo scopo di complicare la costruzione del gioco avversario, costretto con regolarità a giocare passaggi lunghi, spesso con poco controllo.

 


La Fiorentina è riuscita a uscire dal pressing alto sulla fascia destra. Il terzino sinistro e i difensori centrali sono rientrati immediatamente, mentre il terzino destro è più avanzato. Borja Valero deve giocare il passaggio sulla fascia destra, che viene intercettato da Mário Rui.



 

L’Empoli difende alto, ma non in modo rischioso. La squadra dà sempre molta attenzione alla stabilità. Superato il primo pressing, infatti, la difesa si abbassa velocemente. Forse troppo presto per vincere la palla in zone alte di campo, ma così garantisce maggior solidità difensiva. Come nel possesso palla, anche nel pressing almeno tre difensori stanno sulla linea di metà campo e danno protezione alla squadra.

 

Dato che l’Empoli manca qualche volta di intensità e si abbassa molto rapidamente, viene spesso respinto verso la propria metà campo.

 



 

Anche in questa zona di campo l’Empoli si difende con il 4-3-1-2, dimostrando sempre grande compattezza, sia verticale che orizzontale. I tre giocatori del centrocampo restano stretti, anche di più rispetto all’anno scorso, quando spesso c’era troppo spazio tra il regista e l’interno. Gli attaccanti tornano molto indietro, così ci sono solo pochi metri tra difesa e attacco e quindi meno spazio per l’avversario. Gli spazi vuoti vengono regolarmente riempiti da Saponara, che mostra grande disponibilità nello svolgere questi compiti difensivi.

 

Guardare l’Empoli spostarsi in relazione alla posizione della palla è davvero impressionante. La difesa si muove come un’unità in cui ognuno sa sempre cosa fare: quando bisogna abbassarsi, o avanzare, o muoversi due metri verso sinistra o destra. L’intesa della difesa a quattro è straordinaria. Notevole è anche la riduzione dello spazio tra linea di difesa e di centrocampo nelle zone basse. Ovviamente, data la necessità di essere molto compatta nella zona del pallone, la squadra è potenzialmente vulnerabile a rapidi cambi di gioco, se non c’è abbastanza pressione da evitarli.

 



Molte delle caratteristiche di gioco descritte erano già presenti nell’Empoli della passata stagione. Quali sono quindi le differenze tra il gioco di Sarri e Giampaolo?

 

In fase difensiva non sembrano esserci stati grandi cambiamenti, ma alcuni movimenti sono stati decisamente perfezionati, soprattutto a centrocampo. Il gioco in fase di possesso somiglia molto a quello dell’anno scorso, ma presenta delle differenze.

 

In primo luogo, la squadra sembra peggiorata nella gestione dei calci piazzati, grande pallino invece di Sarri. La squadra dà meno importanza alla transizione positiva e non è legata a una verticalizzazione improvvisa.

 

Nella scorsa stagione l’Empoli ha avuto un circolazione della palla a volte eccessiva tra difesa e centrocampo. L’avversario era attirato oltre la propria metà campo, per avere più spazio per attaccarlo all’improvviso con un lancio in profondità. I cambi di ritmo di Valdifiori e i suoi passaggi lunghi erano di altissima qualità, ma i movimenti degli attaccanti ad allargarsi li spingevano in una zona strategicamente non ideale, isolati dai compagni e pressati dai difensori avversari. Per l’Empoli di Sarri non era così facile segnare e infatti finì la stagione con il quindicesimo attacco della Serie A per numero di gol.

 

Adesso con Giampaolo e dopo la partenza di Valdifiori il pallone va avanti continuamente e non con accelerazioni improvvise. A centrocampo Paredes, Büchel e Zielinski sanno quando è necessario un retropassaggio e quando invece possono girarsi verso la porta avversaria. Date le loro qualità, soprattutto Paredes e Zielinski spesso si possono girare con la palla anche sotto pressione.

 

https://vimeo.com/150075328

 

Attirare l’avversario è ancora un mezzo tattico, usato soprattutto nei dribbling dei difensori centrali. Però adesso con Paredes la squadra si sposta in avanti come un corpo solo: i giocatori del reparto offensivo si trovano meno di frequente in situazioni di isolamento e staticità contro la difesa avversaria.

 

Inoltre la squadra attacca di più attraverso il centro e meno attraverso le fasce come invece faceva con Sarri: nel campionato italiano solo il gioco offensivo della Fiorentina di Paulo Sousa concentra di più le sue azioni nella zona centrale del campo (34% vs 33%). Inoltre, l’Empoli concentra molto il gioco sul lato sinistro, dove c’è Mário Rui, molto più offensivo rispetto a Laurini sull’altra fascia. Il portoghese si posiziona spesso nell’interno del campo, mentre Maccarone o uno dei centrocampisti dà più ampiezza a sinistra. Mário Rui sa accompagnare il gioco e ha anche ottima visione (in media 0.8 passaggi chiave a partita), oltre alla facilità nel dribbling. L’importanza tattica del terzino sinistro portoghese risiede nel suo gioco in diagonale: per una squadra che attacca molto in zona centrale è importante non muoversi solo in verticale. Mário Rui attacca bene lo spazio e sa uscire in dribbling in diagonale; inoltre con i suoi passaggi aiuta in modo significativo la squadra a giocare attraverso il centro.

 

La differenza più grande tra l’Empoli attuale e quello dell’anno scorso è in regia: al posto di Valdifiori adesso c’è Leandro Paredes. Marco Giampaolo ha sperimentato molto per trovare il regista migliore. Prima ha fatto giocare il giovane senegalese Assane Dioussé, che nonostante l’inesperienza (ha solo 18 anni) si è reso protagonista di buone prestazioni. Pure il 24enne Raffaele Maiello, in prestito dal Napoli, ha giocato in quella posizione e anche lui ha dimostrato di essere una buona soluzione. Poi contro la Fiorentina Giampaolo ha deciso di schierare Paredes, originariamente un enganche stile argentino, come regista. Con Paredes in questo ruolo l’Empoli ha pareggiato all’Artemio Franchi di Firenze e poi conquistato quattro vittorie di fila: le prime tre senza concedere una rete.

 

Il 21enne argentino si è da subito calato nel ruolo come se fosse la sua posizione naturale. Ha i ritmi giusti (concede anche qualche pausa “sudamericana” alla squadra) e per le sue caratteristiche è il regista ideale per la squadra. Con la sua abilità tecnica può giocare anche in spazi stretti, sa uscire dalla pressione degli avversari e può risolvere situazioni difficili e rischiose con facilità.

 

Per l’idea di gioco dell’Empoli la qualità dei suoi passaggi è di importanza enorme, considerando che il regista necessita di una grande precisione per passare attraverso le linee difensive dell’avversario. Leandro Paredes non ha solo una buona visione del gioco, ma soprattutto una precisione di calcio straordinaria. Spesso gioca passaggi verticali con un tocco di prima, che arrivano esattamente ai piedi del compagno di squadra, ma anche con una pulizia che facilita notevolmente il controllo di palla. Oltre a queste qualità offensive, ha anche statistiche difensive impressionanti: il migliore in squadra per numero di tackle a partita (circa 3), la stessa media di un ruba palloni come Allan del Napoli.

 

https://vimeo.com/149552004

 

Nonostante le partenze dell’estate, la rosa ha ancora molta qualità. Lorenzo Tonelli è forse uno dei migliori difensori centrali della Serie A, Riccardo Saponara uno dei migliori trequartisti. Piotr Zielinski sta giocando una grande stagione come anche il solito Massimo Maccarone, in grande forma e autore di ben sette reti.

 

Anche giocatori che al momento ricevono meno opportunità come Daniele Croce, Raffaele Maiello e Assane Dioussé hanno già dimostrato le proprie qualità. L’Empoli sembra avere un buono scouting, ma questi giocatori possono brillare perché sono usati nel ruolo giusto in un sistema funzionale (non a caso Saponara ha fallito al Milan per poi tornare a splendere ancora a Empoli). Inoltre tutti hanno imparato molto grazie ai loro allenatori, sia da Sarri che da Giampaolo.

 

L’ottavo posto è il frutto di un grande lavoro: la squadra gioca un bel calcio, moderno in tutte le fasi del gioco, e mostra delle combinazioni veloci con pochi tocchi e dribbling mai inutili. È sempre ben posizionata e ha persino potenziale per migliorare nel dominio della partita. Giampaolo merita rispetto per aver continuato con intelligenza il lavoro di Sarri, senza molti dei giocatori più importanti dell’anno scorso, integrando i nuovi arrivi nella squadra. Così come il presidente e la dirigenza meritano un elogio per il lavoro compiuto durante l’estate, con la difficile scelta di Giampaolo e dei nuovi acquisti. In Italia molti dei cambi degli allenatori non sono ben ponderati e spesso si modifica l’idea di gioco in tempi brevi. Al contrario l’Empoli ha deciso con sapienza e per questo ha trovato in Marco Giampaolo il successore ideale di Maurizio Sarri.

 
 

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