Il Sudamerica ha un problema col calcio femminile: se il livello delle nazionali maschili sudamericane è paragonabile a quello delle nazionali europee, per il calcio femminile il Sudamerica non è neanche tra i 3 più rilevanti continenti. Mentre Europa e Nordamerica sono forti della loro tradizione, le nazioni asiatiche stanno promuovendo e investendo molto nel calcio femminile, lasciando indietro due potenziali giganteschi serbatoi come Africa e, appunto, Sudamerica.
L’albo d’oro dei tornei under non è necessariamente un buon indicatore del calcio che verrà, ma ampliando lo sguardo al podio di queste competizioni invece che badare solo alle vincenti si può capire che aria tirerà nel calcio dei prossimi anni. Dai risultati dei mondiali under più recenti in campo femminile è chiaro come l’Asia stia avanzando a grandi passi e si prepari a vincere ancora con le nazionali “A”, dopo il successo del Giappone nel 2011: in 5 edizioni del torneo under-17 le finaliste asiatiche sono state 7, mentre dal 2004 c’è sempre stata almeno una squadra asiatica tra le prime quattro del mondiale under-20. Europa e USA si sono divise quasi tutte le altre posizioni, con l’Africa che ha raccolto due secondi posti con la Nigeria ed un terzo col Ghana. Il grande assente, fino al 2014, era stato il Sudamerica.
I problemi del calcio femminile sudamericano sono sia culturali che strutturali: nonostante la grandissima tradizione generale calcistica è uno sport considerato non adatto alle donne. Non ci sono incentivi, mancano investimenti, alcuni grandi club multisportivi hanno chiuso le loro sezioni di calcio femminile per mancanza di fondi, nonostante peraltro pochissime squadre sudamericane guadagnino davvero dal calcio maschile.
La CONMEBOL ha approfittato della riforma dei tornei continentali per provare a dare una mano, rendendo obbligatoria una sezione femminile per tutte le squadre che disputeranno le coppe dal 2019 in poi. Neppure il successo planetario della brasiliana Marta è riuscito a migliorare la situazione, ed è troppo presto per capire se in Brasile la recente Olimpiade può aver cambiato qualcosa. Marta non potrà giocare per sempre in ogni caso, e senza esempi da seguire le ragazze sudamericane avranno sempre meno stimoli per provare a giocare a calcio.
La soluzione?
Il problema del Sudamerica sembra avere un’origine economico-sociale, considerato che in Europa e Asia, anche laddove le calciatrici non sono professioniste, il tenore di vita è comunque abbastanza alto da permettere lo sviluppo degli sport che ricevono minore attenzione. Questo ovviamente tralasciando la Corea del Nord, che nonostante sia poverissima consegue dei risultati di grande rilievo (la promozione degli sport nelle dittature avrebbe bisogno di un discorso a parte).
Per questo motivo è una sorpresa che a risollevare le sorti del Sudamerica nel 2014 sia stato un paese in grave difficoltà economica e con una Nazionale dalla cultura calcistica non così forte (il baseball è lo sport più seguito): e cioè Venezuela under-17, la Nazionale spinta da Gabriela Garcia e, soprattutto, da Deyna Castellanos.
Castellanos nasce nell’aprile del 1999 a Maracay, la stessa città che ha dato i natali a Juan Arango, il giocatore venezuelano, per chi non lo conosce, col record sia di presenze che di gol in nazionale, e probabilmente quello più conosciuto nel mondo. Deyna ha una storia comune per le ragazze calciatrici: segue il fratello agli allenamenti, scende in campo in mezzo ai maschi, si accorge che può addirittura batterli. A 14 anni passa proprio dalla Escuela Juan Arango, dove rimane nei tre anni successivi.
Se si escludono i giochi bolivariani e i piccoli tornei caraibici, il Venezuela femminile prima di Castellanos non aveva mai vinto niente. La Nazionale maggiore non si è mai qualificata ad un mondiale, mentre nella Copa America vanta un terzo posto nel 1991. La rappresentativa under-20 ha raccolto un secondo posto continentale nel 2015, ma niente prima di allora. L’under-17, addirittura, non è mai giunta oltre il terzo posto.
La prima volta
Nel 2013 la “Vinotinto” porta al Sudamericano U-17 una buona squadra con due grandi talenti: la più “anziana” ha 16 anni, ed è Gabriela Garcia. Insieme a lei in attacco per tutte le partite del torneo c’è la quattordicenne Castellanos.
Garcia brilla più della compagna, anche in virtù dei due anni di differenza, ma Castellanos riesce a segnare due gol, uno dei quali decisivo per il pareggio contro il Brasile che sistema la qualificazione alla seconda fase in favore delle venezuelane. Nelle tre partite del girone finale non riesce a segnare, ma il Venezuela porta a casa il primo trofeo di un certo rilievo in campo femminile, contemporaneamente qualificandosi al mondiale di categoria da disputare l’anno successivo. Non si può ancora dire che sia nata una stella, ma giocare 7 partite su 7 nella squadra che vince il torneo a quell’età doveva essere un segnale per tutti gli addetti ai lavori.
L’anno successivo, ancor prima di compiere 15 anni, Castellanos è ovviamente convocata per il mondiale under-17 in Costa Rica, e il Venezuela riporta il Sudamerica in alto nel calcio femminile terminando quarto. Castellanos segna sei gol in altrettante partite e vince la scarpa d’oro del torneo ex aequo con la compagna d’attacco Garcia, diventando la più giovane di sempre a farlo e mettendo in mostra le sue abilità da pura attaccante d’area.
Se su quel primo controllo non avete pensato “Carlos Bacca”, non avete visto abbastanza Carlos Bacca.
Contro la Costa Rica fallisce un’occasione sullo zero a zero e segna poi due gol. Sulla prima chance a disposizione, il suo controllo orientato di destro le fa battere la difendente, pur colpevolmente lontana, senza appello. La scelta di quello stop che la mette in condizione di tirare è fatta all’ultimo istante, quando capisce che l’avversaria mancherà l’intervento e sarà in ritardo se lei si orientasse subito verso la porta. In quell’occasione, allunga la palla di poco e il portiere le esce sui piedi. Ma quando nel secondo tempo viene pescata nuovamente in area dalle compagne, ricalibra i tempi della giocata, controlla più vicina al corpo e calcia la palla prima che rimbalzi: il portiere esce alla disperata, ma non fa in tempo a chiuderle lo specchio.
Il secondo gol invece è un misto di pigrizia e genialità: il primo stop non è fantastico, forse perché non si aspetta la deviazione che le porta la sfera. Il difensore la attacca pensando che lei proteggerà la palla in area, Castellanos invece la scopre e le fa un tunnel sul tentativo di contrasto, per poi battere a rete.
In tre occasioni, se pur contro una difesa molto larga, c’è il repertorio base del numero nove che aspetta in area: la rapidità di scelta, la freddezza e la consapevolezza della posizione di avversarie e porta. Ma nel suo bagaglio ci sono anche i movimenti in verticale contro le difese alte: a volte anche in favore delle compagne, più spesso per riceverne il passaggio.
Se ne accorgono anche le calciatrici italiane, che affrontano il Venezuela nella terza partita del girone e se la lasciano scappare sulla trequarti sbagliando il fuorigioco. Castellanos si trova davanti al portiere con la palla che rimbalza. Chiaramente è una grande occasione, ma ci sono molti modi di sbagliare. Deyna colpisce la palla sotto e supera l’estremo difensore con un pallonetto, il suo tocco di destro al volo come parte integrante della falcata. La sua struttura fisica, già ben plasmata per l’età, certamente l’aiuta nel risultare naturale nel compiere questi gesti, ma è la scelta più che il gesto a fare la differenza. Il pallonetto è un tocco tecnicamente complicato che traduce il concetto più semplice possibile per battere un portiere fuori dai pali, e per lei è immediato come lo sarebbe per un attaccante che ha visto centinaia di occasioni del genere.
La palla non è ancora al suo picco e lei ha già sterzato per esultare
Dalla lettera ai Filippesi
Castellanos è quel tipo di attaccante che non guarda la palla entrare perché sa già dove finirà nel momento in cui l’ha calciata. In molti dei suoi gol l’ultimo istante in cui vede la porta è prima ancora del tiro. Se le compilation su Youtube non ci mostrano le reazioni agli errori che sicuramente le sono capitati sotto porta, vale la pena notare come le sue esultanze inizino spesso prima che la palla superi la linea. Questa sicurezza nella finalizzazione la induce a volte in piccoli eccessi di pigrizia nella fase preparatoria, come quello stop imperfetto prima del tunnel con la Costa Rica. In quel caso, sapere di poter risolvere qualsiasi situazione si presenterà dopo il controllo le fa sbagliare proprio il primo tocco. La sua bio su Twitter cita un passaggio dalla lettera ai Filippesi: “Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica”.
Come detto, il Venezuela conclude sorprendentemente quarto, e Castellanos, intervistata da FIFAtv, già sembra avere le idee chiare sul suo futuro. Può essere facile dimenticarlo mentre si legge: qui non ha ancora 15 anni. Parla di studiare all’estero, spera di ottenere una borsa di studio. Germania o USA le destinazioni preferite. Anche in questo caso come per i suoi gol, sembra già sapere come andrà a finire.
Nella seconda parte del 2014, e questa volta i 15 anni sono compiuti, Castellanos viene convocata per la Copa America in Nazionale maggiore, nonostante non abbia neanche una presenza nell’under-20. Gioca tutte e quattro le partite del girone, senza segnare, e la “Vinotinto” è eliminata subito come previsto. Ma per lei è un importante assaggio di quello che la aspetta, oltre che un’esperienza relativamente negativa che la può aiutare nella crescita personale.
Sognando l’America
Nel 2015 non ci sono rilevanti competizioni internazionali, ma il 2016 offre due grandi occasioni a Deyna per mettersi in mostra: la prima è il Sudamericano under-17 che si disputa proprio a casa sua, in Venezuela. L’ex compagna Garcia ha ovviamente superato il limite di età per giocare il torneo, mentre Castellanos compirà i 17 anni appena un mese dopo la finale, e per questo motivo diventa la trascinatrice principale della squadra. Spinta anche dal pubblico, la squadra di casa golea prima l’Argentina (3-0) e poi il Perù (8-0) e batte successivamente Cile e Paraguay per superare il primo turno a punteggio pieno.
Nel girone finale a quattro squadre, l’ultima giornata metterà di fronte Brasile e Venezuela in quanto vincitrici della fase precedente. Queste ci arrivano entrambe a 6 punti: il Venezuela ha sommerso di gol sia la Colombia che il Paraguay, mentre il Brasile ha vinto con risultati più stretti. Le padrone di casa perciò hanno due risultati a favore, ma la partita è la più equilibrata del torneo. Al minuto 55, controllata da due avversarie al limite dell’area, Castellanos riceve una palla a mezza altezza ed è spalle alla porta. Senza pensarci molto, dopo il rimbalzo tocca di prima per fare un sombrero a se stessa e alla sua marcatrice, la supera così e conclude in porta. 1-0. L’Estadio Metropolitano de Cabudare è tutto esaurito e in quel momento elegge la propria nuova eroina.
45000 persone a vedere un torneo femminile giovanile. Il Venezuela abbatte tutti i preconcetti.
Il Venezuela conferma il titolo continentale e Castellanos conclude il torneo con 12 gol in 7 partite, compreso quello cruciale nell’ultima gara, e la chiamata da lei tanto attesa arriva puntuale: l’Università statale della Florida le offre una borsa di studio, e lei a 17 anni si trasferisce negli States per studiare e poter beneficiare delle migliori strutture di allenamento e di competizioni più stimolanti.