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Foto di Franck Fife / Getty Images
Fondamentali Flavio Fusi 28 settembre 2017 5'

La débâcle di Ancelotti

Il 3-0 contro il PSG che è costato la panchina a Carlo Ancelotti ha riassunto tutti i problemi del suo Bayern Monaco.

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Nell’immediato post-partita di Paris Saint-Germain – Bayern Monaco, in un clima depresso la tv pubblica ZDF ha chiesto a Robben se la squadra era ancora dalla parte di Ancelotti: «non risponderò a questa domanda» ha glissato l’olandese, lasciando intendere molto sulla posizione di Carlo Ancelotti nello spogliatoio bavarese, soprattutto dopo un risultato del genere, a cui i tifosi e i giocatori del Bayern non sono certo abituati. Anche il solitamente equilibrato Rumenigge ha dichiarato che il Bayern di ieri «Non è la squadra che conosciamo». Mentre scrivo è diventato ufficiale: Carlo Ancelotti è stato esonerato e la panchina del Bayern Monaco è stata affidata a Willy Sagnol.

 

La partita di ieri non è stata una semplice sconfitta: il Bayern non è mai sembrato in controllo della partita, e aveva l’aria di una squadra sfiduciata, senza princìpi, esaurita. Ancelotti nelle dichiarazioni post-partita è sembrato riflettere il poco controllo che la sua squadra ha espresso in campo: «Pensavo fosse il giusto schieramento per una partita del genere, ma non abbiamo avuto equilibrio. So che riceveremo molte critiche, ma è giusto così». Prima della partita erano sembrate discutibili le scelte di lasciare fuori dall’undici titolare Mats Hummels e Ribéry, ma per il resto aveva confermato la formazione tipo di questa stagione. Nel 4-2-3-1 Thiago Alcantara doveva fare raccordo tra i reparti, tanto che pur giocando da trequartista si è trovato più di una volta ad essere anche il centrocampista posizionato più basso. Con Hummels in panchina, Kimmich, Martinez, Sule ed Alaba hanno formato, da destra a sinistra, la difesa davanti alla porta di Ulreich. Tolisso e Vidal hanno giocato insieme a centrocampo, con Thiago trequartista e Müller e James a completare il fluido trio di trequartisti alle spalle di Lewandowski.

 

Emery ha risposto schierando il PSG con il 4-3-3. Areola in porta e una difesa a quattro formata da Dani Alves, Marquinhos, Thiago Silva e Kurzawa. A centrocampo Thiago Motta ha preso posto in mezzo a Rabiot e Verratti, mentre in avanti il tecnico spagnolo si è potuto permettere il lusso di lasciare Draxler e Di Maria in panchina, con Mbappé, Cavani e Neymar a giocare insieme nel tridente offensivo.

 

L’idea (naufragata) di attaccare il lato debole del PSG

Per il Bayern le cose si sono messe subito male, visto che dopo nemmeno un minuto e mezzo è passato in svantaggio. Neymar ha attratto su di sé praticamente tutti i difensori bavaresi, talmente attratti dal brasiliano e dal pallone da dimenticarsi del tutto di Daniel Alves, che si è potuto inserire in area dal lato cieco, infilando poi Ulreich sul primo palo.

 

Tutto sommato il gol immediato non ha cambiato più di tanto i piani del Bayern, ma ha messo il PSG nella migliore posizione possibile: quella di una squadra che può attendere l’occasione per ripartire in campo aperto con Neymar, Cavani e Mbappé che, oltre ad essere il tridente più costoso della storia del calcio, sono anche i peggiori avversari che un difensore può trovarsi ad affrontare in contropiede.

 

Con il PSG retrocesso nella propria metà-campo, Il Bayern ha assunto una particolare struttura in fase di costruzione. Kimmich e Alaba erano sempre molto avanzati, mentre era uno tra i centrocampisti ad allargarsi in una posizione tra l’interno e la fascia per (in teoria) facilitare lo sviluppo del gioco.

 

Il PSG di Emery, esattamente come il suo Siviglia, difende a zona creando densità sul lato-palla. Di conseguenza il lato debole è spesso esposto e vulnerabile ai cambi di gioco. Probabilmente Ancelotti ha tenuto i suoi terzini così alti per far leva su questo potenziale punto debole del PSG, ma l’idea non ha funzionato come avrebbe dovuto.

 

Se è vero che i bavaresi erano potenzialmente organizzati per colpire con Kimmich ed Alaba, allo stesso tempo la posizione dei centrocampisti ha peggiorato le connessioni tra i reparti. Inoltre Vidal e Tolisso non sono esattamente i migliori facilitatori d’Europa quando si tratta di far progredire il gioco – e il francese ha lasciato il posto a Rudy all’inizio della ripresa.

 

La costruzione degli ospiti è stata lenta e prevedibile e la trasmissione della palla verso la trequarti è stata decisamente complicata. I movimenti dei giocatori offensivi sono apparsi poco coordinati e dettati unicamente dall’iniziativa individuale.

 

Del Bayern, è stata peggio la fase offensiva o difensiva del Bayern

Ma è difficile attribuire al PSG tutti i meriti delle difficoltà del Bayern. I francesi sono stati spesso lenti, per non dire pigri, nello scivolare da un lato all’altro del campo e non sono mancate le occasioni in cui sono parsi vulnerabili centralmente. Eppure, nonostante i limiti della squadra di Emery, il Bayern non è riuscito a creare i presupposti per ribaltare il risultato o, per lo meno, a segnare. Nonostante 16 tiri complessivi, il Bayern Monaco ha accumulato appena 0,9 xG.

 

2 (2)

 

La squadra di Ancelotti si è concentrata in maniera ossessiva sulle corsie, soprattutto quella di destra, dove Neymar era costantemente in ritardo su Kimmich. Gli ospiti hanno chiuso la gara con ben 53 cross (il PSG ne ha tentati appena 5), con il terzino destro che, da solo, ne ha provati addirittura 20.

 

Se possibile però, la fase difensiva del Bayern è stata persino peggiore di quella offensiva. L’obiettivo era di pressare il PSG in modo da recuperare il pallone più in alto possibile, ma i risultati sono stati decisamente lontani da quelli sperati. Come già successo in altre partite di questo inizio di stagione, la squadra tedesca è apparsa estremamente vulnerabile ogni volta che il PSG riusciva a superare la prima linea di pressione.

 

Il pressing del Bayern è stato incoerente: la prima ondata, a cui partecipavano anche i centrocampisti, era sempre aggressiva, ma non riceveva un seguito dalle altre linee di pressione, che di fatto erano solo presunte. I difensori, spesso non accompagnati dai terzini rimasti alti, erano costretti ad indietreggiare di fronte alle avanzate a tutta velocità di Neymar e Mbappé, che hanno sistematicamente avuto porzioni di campo da divorare in progressione.I gol del PSG sarebbero potuti essere be più di tre.

 

 

Vedere una squadra di questo livello, e in più con quella tradizione storica, essere completamente in balia dell’avversario è tanto sconcertante quanto raro. Il gol in apertura ha ovviamente complicato le cose e costretto i bavaresi a sbilanciarsi, ma in ogni caso la strategia di Ancelotti è stato un inedito mix tra spregiudicatezza e inadeguatezza.

 

Non è esagerato definire, tanto nelle proporzioni quanto nei modi, quella del Parco dei Principi non una semplice sconfitta ma una vera e propria disfatta. La partita ha dimostrato indirettamente che Ancelotti aveva veramente perso il supporto dei giocatori, come Robben ha più o meno confermato nel post-partita, e il tecnico stesso sembrava comunque meno ispirato che mai. Al Bayern tirava brutta aria da un po’, ma in pochi si sarebbero immaginati che gli eventi sarebbero precipitati così in fretta.

 

 

Tags : ancelottibayern monacochampions league 2017/18emerypsg

Flavio Fusi è nato nel 1993 e vive ad Arezzo. Laureato in Management, lavora per una startup tech e collabora anche con il sito di analytics StatsBomb.

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