Esclusive per gli abbonati
Newsletters
About
UU è una rivista di sport fondata a luglio del 2013, da ottobre 2022 è indipendente e si sostiene grazie agli abbonamenti dei suoi lettori
Segui UltimoUomo
Cookie policy
Preferenze
→ UU Srls - Via Parigi 11 00185 Roma - P. IVA 14451341003 - ISSN 2974-5217.
Menu
Articolo
(di)
Christopher Robert Holter
La crisi senza fine del calcio olandese
30 ott 2017
30 ott 2017
Dopo la mancata qualificazione agli Europei di Francia, gli "orange" mancheranno anche i Mondiali di Russia.
(di)
Christopher Robert Holter
(foto)
Dark mode
(ON)

L’assenza dell’Olanda ai prossimi Mondiali di Russia inizia a suonare tristemente familiare. Sembrava che la mancata qualificazione a Euro 2016 dovesse essere solo una grigia parentesi, e invece gli “oranje” non parteciperanno al secondo grande torneo consecutivo. Non sono bastati 19 punti, i 21 gol fatti e i 12 subiti; non è bastata l’ultima vittoria in casa contro la Svezia: l’Olanda è rimasta schiacciata da un girone che conteneva Francia, superiore per qualità, e Svezia, superiore per solidità.

 

Nonostante faccia impressione, specie se abbiamo negli occhi la squadra arrivata alla finale dei Mondiali nel 2010, l’Olanda ha da tradizione alternato sontuosi exploit a flop clamorosi. Nei 2000, ad esempio, gli “oranje” sono stati semifinalisti agli Europei sia nel 2000 che nel 2004, ma nel mezzo avevano fallito la qualificazione ai Mondiali di Korea e Giappone del 2002. Negli anni ottanta la Nazionale arancione ha attraversato un'altra crisi, ancor più pesante, arrivata alla fine dell'era dell’"Arancia Meccanica”. In quell'occasione le mancate qualificazioni consecutive a grandi tornei sono state addirittura tre (1982, 1984, 1986). Alla prima partecipazione dopo quel buco durato 8 lunghi anni, sotto la guida di Rinus Michels, l'Olanda si laureò Campione d'Europa, con un il goal di Marco van Basten segnato all'Olympiastadion di Monaco di Baviera all'Unione Sovietica destinato ad entrare nella storia del calcio.

 


Via UEFA.


 

Ma anche restando agli anni più recenti, questa mancata qualificazione non arriva certo dal nulla e la federazione avrebbe dovuto cogliere da tempo i segnali della crisi. Primo fra tutti, la terribile performance all'Europeo 2012, concluso con tre sconfitte contro Danimarca, Portogallo e Germania e conseguente ultimo posto nel girone. Un’uscita inaccettabile nelle proporzioni, per una Nazionale che due anni prima aveva sfiorato la vittoria ai Mondiali. Nella blanda reazione della KNVB a quella debacle si possono trovare parte delle motivazioni della mancata qualificazione attuale.

 

Alla rivoluzione si è preferita la conservazione, affidandosi all’usato sicuro per paura di guardare al futuro. Nel tentativo di nascondere la polvere sotto al tappeto, la federazione ha riaffidato a Louis van Gaal il ruolo di selezionatore, sperando nel canto del cigno della generazione d’oro, quella di Sneijder, Robben, Kuyt e van Persie. L’Olanda ha snaturato parte della propria filosofia calcistica, affidandosi più agli acuti dei suoi tenori che a un’idea collettiva più grande. Il terzo posto ai Mondiali del 2014, arrivato con 3-5-2 che è stato forse il canto del cigno di van Gaal da allenatore, la sua ultima invenzione tattica, non ha fatto altro che ritardare la necessità di un cambio radicale.

 



Prendendo Hiddink al posto di van Gaal la federazione ha fatto una scelta fondamentalmente di continuità, basato sulla fiducia dell’undici arrivato terzo nel 2014 - che però faceva largo affidamento su dei trentenni - l’Olanda ha giocato un girone di qualificazione a Euro 2016 disastroso. Su 10 partite metà sono state perse. Ancora una volta, però, alla terapia d’urto la federazione ha preferito una scelta morbida, quella di Danny Blind, già assistente di Hiddink, messo alla guida della Nazionale a dispetto di un curriculum decisamente scarno. Il suo nome è stato fortemente voluto da Bert van Oostveen, Direttore della KNVB, già dal Novembre del 2014. All’epoca, quando si attendeva solo l’ufficialità della nomina di Ronald Koeman come successore di Louis van Gaal, van Oostven quasi di punto in bianco ha deciso di assumere Guus Hiddink, relegando Koeman al ruolo di assistente. Di fronte al rifiuto di Rambo, non intenzionato a sottostare alle scelte di qualche figura più ingombrante, la scelta è ricaduta poi su Danny Blind, al quale fu promesso di diventare commissario tecnico nel giro di 2 anni.

 

Il periodo di apprendistato fu ben più breve e, pur senza patente, Blind fu messo alla guida di un’automobile difficile da gestire, avendo come unica esperienza da allenatore un anno e mezzo sulla panchina dell’Ajax tra il 2005 e il 2006, con risultati tutt’altro che indimenticabili. Il primo anno, subentrando a Ronald Koeman (che nel frattempo aveva firmato per il Benfica), ha guidato l’Ajax al secondo posto, mentre la stagione successiva il club di Amsterdam, pur vincendo Coppa e Supercoppa d’Olanda, ha chiuso l’Eredivisie al quarto posto, ottenendo il peggior piazzamento in classifica degli ajacidi dal 2000 ad oggi.

 

Provando ad allargare la prospettiva, Blind era stato individuato dalla KNVB come lo

che non avrebbe interferito con la politica delle amicizie che sembra imperare nella federazione. Il girone di qualificazione non era semplice, ma di certo il secondo posto davanti alla Svezia era un obiettivo quanto meno realistico, e con questo in testa l’Olanda ha cominciato la strada che l’avrebbe dovuta portare in Russia.

 

Il modo in cui l’Olanda è riuscita a perdere il confronto diretto con la Svezia vale la pena di essere ripercorso, perché Col senno di poi molto si è deciso nell’esordio in casa della Svezia, dove gli “oranje” hanno letteralmente buttato via una possibile vittoria, trovandosi costretti a recuperare il goal di Berg, subito dopo un clamoroso errore di Strootman. A dispetto di una buona partita, l’Olanda non è riuscita ad andare oltre il pareggio, ottenuto grazie al goal di Wesley Sneijder. A questa partita sono seguiti due successi risicati, considerato il valore di Bielorussia e Lussemburgo, e una sconfitta di misura contro la Francia tra le mura amiche. Anche in questo caso, il risultato è stato frutto di un errore individuale, quello del portiere Stekelenburg.

 

Lo scorso 25 marzo si è giocata la quinta giornata delle Qualificazioni al Mondiale. Nel gruppo A, guidato dalla Francia a 10 punti, Olanda e Svezia, a 7 punti, si sono subito trovate a inseguire, una accanto all’altra. Mentre la Svezia ha regolato la Bielorussia con la doppietta di Forsberg, poche ore dopo l’Olanda è inciampata in Bulgaria in una partita drammatica, decisa nei primi 20 minuti dalla doppietta di Spas Borislavov Delev, attaccante del MKS Pogon Szczecin, squadra che frequenta le zone medio-basse della classifica dell'Ekstraklasa polacca.

 

La partita è costata il posto a Blind, la KNVB dichiara in una nota ufficiale che «I risultati sportivi deludenti e le difficoltà incontrate nella qualificazione ai Mondiali di Russia ci costringono a separarci da Blind». I risultati dell'Olanda - Sconfitta contro la Francia

Incapace di uscire da una crisi di risultati e di idee nell’estate del 2016 il castello di carte costruito dalla Federazione olandese inizia a crollare. Con numerosi progetti di riforma del sistema calcistico appena aperti, il Direttore van Oostven e numerosi commissari della KNVB si dimettono, lasciando la KNVB senza una guida e rallentando terribilmente il processo di scelta del nuovo allenatore. Al termine del “conclave”, il nome scelto per risollevare le sorti della Nazionale e cercare di guidarla ai Mondiali dopo la bocciatura di Blind è quello di Dick Advocaat, alla sua terza esperienza alla guida dell’Olanda. Un’altra scelta conservativa, in un contesto troppo caotico perché qualcuno si prenda la responsabilità di fare scelte radicali. Il 

 (“piccolo generale”) era reduce dal tutoraggio a Gio van Bronckhorst sulla panchina del Feyenoord e ha sempre posseduto l’aura di chi riesce a rammendare anche i tessuti più rovinati.

 

Col declino ormai evidente dell’ultima generazione d’oro del calcio olandese è apparso evidente l’impoverimento generale della rosa. Il tabellino dell'Olanda, con Advocaat in panchina, racconta di 4 vittorie in 5 partite, con 13 goal fatti e 6 subiti. Niente di negativo, se la situazione non fosse stata già ampiamente compromessa: gli “oranje” avrebbero dovuto fare di più per non trovarsi alla fine delle qualificazioni così indietro rispetto alla Svezia nella differenza reti. Il 4-0 subito contro la Francia ha messo in luce tutta l'inadeguatezza della squadra olandese e la differenza di livello, impressionante in prospettiva storica, con una delle migliori rose al mondo.

 

Il declino della Nazionale olandese corre parallelo a quello della Eredivisie. L'Eredivisie è scivolata all'undicesimo posto, dietro ai campionati di Belgio, Ucraina e Turchia. Le apparizioni delle squadre olandesi sono sempre più timide e sbiadite, tanto da far gridare al miracolo nell’unica eccezione degli ultimi anni, l’Ajax targato Bosz che è riuscito ad arrivare in finale nella scorsa Europa League. 

Dopo la sconfitta di Parigi del 31 agosto, l'Olanda ha vinto ogni gara giocata, compresa quella contro la Svezia. I nove punti conquistati, però, non sono stati sufficienti per riaprire i giochi nel gruppo A, visto che dopo la goleada svedese in Lussemburgo, ogni speranza si è dissolta. "Het is over", è finita, ha chiosato Arjen Robben ai microfoni della stampa olandese, prima di annunciare il suo ritiro dalla Nazionale. “Possiamo parlarne quanto vogliamo e, anche se la matematica non ci ha ancora condannato, ci tocca essere realisti” ha aggiunto il 33enne di Bedum, un paese della Groninga che conta poco più di diecimila abitanti. Una grande metafora della fine dell’ultima grande generazione olandese, un campanello d’allarme fortissimo per il ricambio generazionale.

 

L'ala del Bayern Monaco, in lacrime durante l'inno cantato prima della gara contro la Svezia, ha salutato il pubblico arancione con una doppietta, confermandosi come uno dei calciatori olandesi più forti degli ultimi 20 anni. Con lui in campo, l'Olanda ha avuto ragione di avversari come Francia, Italia, Spagna e Brasile, ottenendo tre semifinali tra Europei e Mondiali. Un risultato secondo solo a quello ottenuto dall'Olanda tra il '74 e '78, vale a dire quella che ha cambiato il mondo del calcio.

 


Il simbolo più forte della fine di un’era. Foto di Emmanuel Dunand / Getty.


 

La panchina di Advocaat è sempre stata poco solida e il gioco espresso dalla squadra da lui allenata non ha mai stupito per la brillantezza o per idee particolarmente rivoluzionarie. 
Messo alle strette dalla stampa, che gli chiedeva perché non giocare con due punte e mirare almeno a sfiorare l’impresa contro la Svezia, Advocaat

che «Cambiare modulo sarebbe totalmente illogico. A questo punto potremmo sostituire il portiere con un attaccante e cercare di segnare più goal.». A mancare, oltre che una buona dose di fortuna, sono state principalmente il carattere dei giocatori e il rispetto per il Commissario Tecnico. Prima della trasferta in Bielorussia Bas Dost si è permesso di

per lo scarso minutaggio concessogli: «Non sta certo a me dire chi deve essere il titolare tra me e Vincent (Janssen,

), ma avrei almeno voluto giocarmi le mie carte».

 

Sia Blind che Advocaat gli hanno quasi sempre preferito Vincent Janssen, nonostante la differenza estrema di rendimento nei club, con Janssen in panchina al Tottenham e Bas Dost allo Sporting Lisbona in lista per la scorsa Scarpa d’Oro, autore di 37 reti e 7 assist in 43 partite giocate nella stagione 2016/17. 


I problemi del calcio olandese nascono però dalla sua testa. Michael van Praag, presidente della KNVB, ha sempre appoggiato in maniera incondizionata Michel Platini. Ad esempio ne ha rispettato pedissequamente le rigide normative legate al Fair Play finanziario, imponendole ai club olandesi, che nel frattempo faticano a ottenere risultati a livello europeo. Accanto a questo ci sono diversi errori progettuali, come la caotica regolamentazione sulla possibilità di adottare manti d'erba sintetica in Eredivisie.
Oggi, con più di una dozzina di squadre tra Eredivisie e Eerstedivisie che hanno preferito avere campi in erba artificiale, a dispetto delle forti critiche portate avanti da chi allena e gioca in Olanda, ma anche di calciatori olandesi che giocano all’estero, non esiste una normativa prevista dalla Federazione. Tra chi vuole proseguire su questa strada e chi chiede un divieto ufficiale per equipararsi alle altre leghe europee, la sensazione è che sia sempre più necessario un Gruppo di Lavoro, previsto per il prossimo dicembre e che coinvolga tutte le parti in causa. Il nocciolo della riunione sarà lo stabilire l’entità del contributo che verrà versato al club che potrebbe dover essere costretto a sostituire il manto d’erba sintetica con uno naturale o ibrido.

 

La KNVB, sostanzialmente inerme in questa diatriba, negli ultimi anni ha continuato con decisioni radicali che non hanno migliorato la competitività. Ad esempio l’inserimento delle squadre U-21 di Ajax, PSV e Utrecht nella seconda serie, oppure la scelta di salvare a più riprese il Twente, stroncato da problemi finanziari.

 

Dietro queste scelte c’è anche stato un discorso di convenienza politica. van Praag era convinto di agganciarsi alla scalata di potere di Platini: se “Le roi” fosse diventato presidente della FIFA van Praag avrebbe puntato credibilmente a quella del UEFA, che invece ora è rimasto in carica come un monarca senza sudditi. Nel corso dell’elezione del 2016, quella che ha certificato la vittoria e l’inizio del suo terzo (e ultimo) mandato, van Praag ha vinto con 36 voti a favore e solo uno contrario. A far rumore, però, sono state le astensioni di 21 dei 24 tra club professionistici e amatoriali. Un palese segnale di protesta per lo scarso interesse per l’intero movimento olandese dimostrato negli ultimi anni da quello che oggi è l’attuale vice-Presidente della UEFA.

 



Sulla lista delle cose da fare, una delle priorità della KNVB è quella di dover trovare un nuovo commissario tecnico. Serve un uomo a cui affidare un progetto di crescita a lungo termine, non un nome di facciata. Ronald Koeman, Philip Cocu e Giovanni van Bronckhorst, vale a dire gli esponenti più famosi della nuova generazione di allenatori olandesi, hanno tutti già rifiutato l'incarico, non volendo rischiare di bruciarsi mettendosi alla guida di un parco giocatori giovane e sfiduciato. Persino Frank de Boer, al momento senza contratto dopo le due brevi e deludenti esperienze alla guida di Inter e Crystal Palace,

la propria disponibilità, preferendo cercare un nuovo club con cui fare esperienza.

 

Una sorta di autocandidatura

da Erik ten Hag, allenatore dell'Utrecht ed ex collaboratore di Pep Guardiola ai tempi del Bayern Monaco: «Allenare la Nazionale è quello a cui ogni allenatore olandese dovrebbe ambire». Parole che suonano come un monito ai colleghi poco inclini ad assumersi responsabilità così grandi e strutturali.
ten Hag nel suo club ha costruito una squadra che gioca un calcio interessante sconfessando il 4-3-3 e scegliendo per la propria squadra un più pratico e accorto 4-3-1-2. Difficilmente però la KNVB possa scegliere un nome con così poco appeal, e per lanciare un messaggio di forte rottura potrebbe anche puntare su un allenatore straniero. Così facendo spezzerebbero una tradizione che dura dal 1978, anno in cui Jan Zwartkruis sostituì l’austriaco Ernst Happel.

 

Per aspirare a tornare a grandi livelli, il movimento calcistico olandese deve uscire dal vortice di negatività in cui sembra essere piombato. I talenti non mancano, ma non hanno il tempo di maturare perché lasciano l'Olanda dopo una o massimo due stagioni, salvo dimostrare all'estero di non essere ancora pronti ad affrontare le sfide di livello successivo. Emblema di questa dinamica è Memphis Depay, acclamato come il miglior talento d'Olanda con la maglia del PSV e che poi ha faticato, e sta faticando ancora, a mettersi in luce con le maglie di Manchester United e Lione.

 

Per rilanciare il movimento, in attesa della scelta del nuovo Commissario Tecnico, occorre affrontare le singole cause della debacle e ripartire da zero, guardando a movimenti già più sviluppati, come quello della vicina Germania (dove si sono fatti passi da gigante nelle strutture giovanili e sono state scelte figure tecniche e manageriali di tutto rispetto) o in grande crescita, come quello dell'Islanda, che ha centrato una storica doppia qualificazione ad Europeo e Mondiale, pur potendo contare su una popolazione risicatissima.

 


Foto di Dean Mouhtaropoulos / Getty Images.


 

Con la KNVB in bambola, poco lungimirante e sempre meno in grado di gestire la situazione, serve anche un allenatore che venga ascoltato e abbia il rispetto dello spogliatoio. 
I nomi da cui ripartire sono quelli di Stefan de Vrij, Virgil van Dijk e Jasper Cillessen, un altro che fatica ad imporsi a Barcellona, dove è la riserva di ter Stegen. Il prossimo commissario tecnico dovrà recuperare Kevin Strootman e Georginio Wijnaldum, due giocatori chiave venuti meno negli ultimi anni, durante i quali hanno inanellato una serie di brutte prestazioni e sono sembrati una copia sbiadita dei calciatori visti con le maglie di Roma e Liverpool. Lenti, timidi e spesso quasi fuori dal contesto di gioco. Per fare loro spazio sono stati lasciati in panchina giocatori meno forti sulla carta ma più in forma e adatti, come Davy Pröpper, centrocampista del Brighton, tra i migliori quando ha avuto modo di giocare, o del duo del Feyenoord composto da Jens Toornstra e Steven Berghuis, le cui recenti esclusioni da parte di Advocaat sono quanto meno discutibili.

 

Ronald de Boer, ex colonna della Nazionale e ora opinionista, dopo aver preannunciato i fallimenti di Hiddink, Blind e Advocaat, ha detto che il reale obiettivo dell'Olanda deve essere il Mondiale in Qatar. Nel 2022, tra cinque anni, i talentuosi ragazzi che oggi sono parte delle selezioni giovanili o che hanno già esordito nella Nazionale maggiore, dovrebbero essere pronti. Sarà la Nazionale di Rick Karsdorp, Tonny Vilhena, Donny Van de Beek, Timothy Fosu-Mensah, Steven Bergwijn e Frenkie de Jong, solo per citarne alcuni. Il famoso ricambio generazionale, di cui tanto si parla, passa anche da questa lunga attesa.

 

 

Attiva modalità lettura
Attiva modalità lettura