Quando aveva 15 anni, Youri Tielemans era già stato promosso nell’Under-17 dell’Anderlecht, eletto capitano della squadra e incaricato di battere tutte le punizioni, tutti i calci d’angolo e tutti i rigori, facendo arrabbiare i genitori dei compagni di squadra. Una delle rare occasioni in cui non avrebbe messo tutti d’accordo.
Tielemans è il vanto del settore giovanile delle Mauves, il ragazzo che «ha scelto di restare», come sottolinea il direttore Jean Kindermans, a differenza di altri prodotti del vivaio (Kindermans cita Januzaj e Charly Musonda) che hanno ceduto alle lusinghe dei grandi club prima di potersi affermare in prima squadra.
All’età di 16 anni, Tielemans ha firmato il suo primo contratto da professionista, e in quell’occasione il general manager Van Holsbeeck lo ha definito «il nostro primo grande investimento a lungo termine». Due mesi dopo ha debuttato con la maglia della prima squadra, nella prima partita del campionato 2013-14. Due anni dopo ha firmato l’estensione contrattuale che in via teorica lo lega al club bianco-malva fino al 2020.
Tuttavia, com’è abbastanza naturale immaginare, nessuno all’Anderlecht crede che Tielemans potrà mai diventare una bandiera della squadra, e questa è praticamente l’unica aspettativa che non hanno riposto su di lui. Ouahbi, allenatore delle selezioni giovanili, ricorda: «A chiunque mi chiedesse chi dei miei ragazzi avrebbe fatto strada, facevo immediatamente il suo nome».
Un investimento di successo
La cessione di Tielemans si concretizzerà con ogni probabilità quest’estate, e in questo momento il Monaco sembra avere un vantaggio considerevole sulle avversarie, ovvero tutte le grandi squadre d’Europa (per quel che valgono le speculazioni di mercato, il motore di ricerca di Google contiene il nome “Tielemans” associato a qualunque società potesse permettersi i 25/30 milioni di valutazione del cartellino).
«Alcuni club stabiliscono un programma individuale per guidare i migliori talenti verso la prima squadra», racconta Landry Dimata, ex-compagno e amico di Youri. «A partire da quando ha compiuto 16 anni, all’Anderlecht hanno deciso molto in fretta che cosa avrebbero fatto di lui». Un programma che in gran sintesi si può riassumere con: trattenerlo il più a lungo possibile e capitalizzare il massimo dalla cessione.
Al termine della migliore stagione sul piano realizzativo (che lo ha visto segnare 18 gol in tutte le competizioni di club), con il potere contrattuale dettato dall’estensione appena firmata, sembra che per l’Anderlecht non possa esserci momento più propizio per lasciarlo partire. Anche se questo significherà rinunciare alla bellezza di un controllo al volo e un assist no-look al novantesimo minuto.
La crescita di Tielemans è stata monitorata dal dipartimento Purple Talents, un progetto che nasce una decina d’anni fa dall’esigenza di creare un ambiente più familiare per i giovani dell’accademia, specialmente quelli di madrelingua francese, che in una comunità a prevalenza fiamminga incontravano un ambiente ostile. Eden Hazard, ad esempio, viveva a pochi chilometri dal centro di formazione di Neerpede, e nonostante il forte interesse dell’Anderlecht ha scelto di emigrare in direzione opposta, verso il nord della Francia.
La possibilità di proseguire il percorso educativo in un contesto sufficientemente protetto e altrettanto stimolante ha convinto la famiglia ad affidare il piccolo Youri alle cure dell’Anderlecht sin dall’età di 5 anni. La madre non gli permetteva di giocare nel weekend successivo a una brutta pagella, ricorda sempre Ouahbi. Una linea di principio pienamente condivisa dalla società: nelle parole di Youri, «la filosofia dell’Anderlecht è la tecnica prima di tutto, e poi avere una buona mentalità e una buona educazione».
Dei suoi genitori, l’agente Henrotay dice che «hanno più a cuore il diploma del figlio che il suo portafoglio», ma anche, in un’altra occasione, che «Youri ha attraversato momenti difficili, (…) fin da giovanissimo ha avuto un’agenda fitta di impegni e responsabilità da adulto, ma ha dovuto continuare con gli studi perché era importante per la famiglia». Negli anni dell’adolescenza, Tielemans non si è praticamente mai dovuto muovere da Neerpede, ha frequentato un istituto superiore poco distante, e dopo gli allenamenti un insegnante privato lo raggiungeva sul posto perché mantenesse il passo con le lezioni.
Nel giugno 2015, appena diciottenne, ha conseguito il diploma di maturità in scienze umanistiche, l’equivalente del nostro diploma di liceo classico. Durante la cerimonia di proclamazione gli ricordano le presenze in Champions League e nella Nazionale maggiore, lui poi commenta che ha dovuto studiare per gli esami proprio durante la convocazione con la Nazionale, che non ha avuto riposo ma che ne è valsa la pena. Pochi mesi dopo è diventato il volto di una campagna per la lotta all’assenteismo scolastico, che prevedeva incontrasse alcuni studenti in difficoltà.
«Non sono particolarmente maturo per la mia età», dice di sé stesso, perché ne fa una questione di interessi e attività quotidiane, e in questo si vede del tutto simile ai suoi coetanei. Nel tempo libero preferisce stare con gli amici, giocare alla playstation, guardare partite di calcio. «Niente di straordinario», commenta, come se nel tempo libero potesse anche salvare il mondo.
In realtà il suo curriculum contiene alcuni record che rasentano lo straordinario. È il terzo giocatore più giovane ad aver esordito in Champions League (quando aveva poco più di 16 anni), il giocatore più giovane ad aver raggiunto le 100 presenze con l’Anderlecht (quando ne aveva appena compiuti 19), ed è destinato a strappare a Mitrovic la palma di trasferimento più costoso della storia del campionato belga («sarà molto di più dei 17 milioni pagati per Ndidi, molto di più! Ho una cifra in mente, ma non starò qui a dirvela», ha confessato Van Holsbeeck alla stampa, gongolando come Zio Paperone).
La maturità, soprattutto, è negli occhi degli altri. Kindermans si è detto convinto che la sua forza principale sia la dedizione al lavoro: «È sempre assiduo negli allenamenti, con la volontà di migliorarsi. Quando un talento eccezionale è disposto a lavorare così duramente, si può parlare di una gemma rara». I suoi compagni di squadra, come Bastien che adesso gioca nel Chievo, ne ricordano le eccezionali doti carismatiche: «Non parlava molto, ma quando aveva qualcosa da dire, tutti lo ascoltavano».
Il coraggio con cui è stato lanciato tra i titolari in età precocissima gli ha trasmesso il coraggio di rischiare giocate ambiziose. Ha appena compiuto diciott’anni quando guida l’Anderlecht attraverso un difficilissimo girone di Europa League. Si mette in luce in una trasferta a Montecarlo, vinta 0-2, con giocate del genere: legge il rimbalzo del pallone, sfila alle spalle di El Shaarawy, detta il passaggio al compagno, scavalca Coentrão con un sombrero e ritorna in possesso, con la testa alta.
Per i ragazzi delle scuole medie di Molenbeek, con cui Youri ha firmato autografi e dispensato sorrisi, «è strano incontrarlo di persona, è come incontrare Cristiano Ronaldo». Mentre i ragazzi lo circondano e gli dettano le dediche, Youri sembra effettivamente a suo agio, molto attento, molto professionale, un veterano tra le nuove leve. La stessa percezione che trapela quando può muoversi in un ambiente a lui decisamente più familiare, come il centrocampo.
Come se l’adolescenza gli scivolasse addosso, in questi anni Tielemans non ha tradito nessuna promessa: è stato uno studente modello, è la stella nascente del calcio belga, è un simbolo per l’Anderlecht e i suoi dirigenti, è un idolo per i giovanissimi, e da poco è anche papà.
Il 5 marzo di quest’anno è nata Melina, la primogenita di Youri e Mendy, la sua compagna. Tielemans ha detto di non temere di essere travolto dalla paternità: «Ho sempre avuto una vita stabile, anche quando vivevo ancora con i miei genitori. Adesso la mia vita sarà più stabile. Sento che le responsabilità supplementari che avrò in casa mi aiuteranno anche a crescere in campo». Ha poi aggiunto, dopo una pausa: «Spero che questo sia chiaro una volta per tutte, ora torniamo a concentrarci sul calcio».