Kylian Mbappé è sul mercato. Il PSG ha comunicato che è disposto a cederlo, nel caso arrivasse un'offerta all'altezza. I 300 milioni dell'Al Hilal a quanto pare erano stati accettati dalla società ma non dal giocatore, e a un anno dalla scadenza del suo contratto è lecito immaginare ogni scenario. La situazione sembra pazza, ed ecco quindi quattro scenari più o meno pazzi che coinvolgono il futuro Pallone d'Oro.
Mbappé al Milan
Mbappé è sempre stato molto riservato riguardo ai suoi desideri e sogni. Troppo importante ogni sua parola per rischiare incidenti diplomatici. L’unica cosa che però ripete spesso, e della quale esistono anche foto come prova, è il suo amore per il Milan. «Il mio legame col Milan è speciale», raccontava qualche anno fa, «da piccolo avevo una baby sitter italiana e passavo molto tempo con la sua famiglia, tutti tifosi del Milan. Così grazie a loro anch’io tifavo rossonero e guardavo un sacco di partite del Milan». Pochi mesi fa, a un tifoso che lo interpellava, ha risposto che: «Se vengo in Italia, è solo per il Milan».
Sono dichiarazioni che Mbappé ha fatto in libertà, sicuro di non star scherzando col fuoco, perché il Milan non era davvero un’opzione per questioni economiche. Ora, però, nella condizione in cui si trova, c’è la possibilità di superare questo piccolo scoglio del vil denaro. Se c’è un momento in cui il suo desiderio e quello del Milan possono incontrarsi è proprio questo. Anche solo per un anno, anche come parcheggio. Ma come sarebbe l’incastro di Mbappé con la squadra di Pioli e con il sempre conservativo calcio italiano?
Visto che questa comunque è una fantasia, faremo finta che il PSG non pretenda Leao in cambio, che i due possano giocare insieme. Come sarebbe la loro convivenza? Indubbiamente negli anni Mbappé si è adattato al ruolo di centravanti, ma ha più volte lasciato intendere che nella vita vorrebbe fare l’esterno sinistro. Se si è sacrificato per Neymar e Messi, lo farebbe per Leao? Inoltre fare il centravanti in Serie A è un mestiere usurante, contro difese chiuse, difensori pronti a fermarti ancora prima che ricevi palla. Nel sistema di Pioli, poi, il numero 9 gioca di spalle, fa la guerra in cielo, si sacrifica. In una parola è Olivier Giroud, che guarda caso giocando insieme a Mbappé ha vinto un Mondiale ed è arrivato in finale in un altro.
Come risolvere questa cosa? Mettendo in panchina Leao? Difficile. Spostandolo a destra? Tragico. Ovviamente Pioli proverebbe a convincere il francese a giocare da nove: meno lanci sul centravanti, più risalite palla a terra; meno pressing, più gioco associativo. Basterà? E soprattutto: gli conviene? L’influenza che Mbappé potrebbe avere partendo da sinistra in Serie A sarebbe obiettivamente ridicola. Pensate a quello che ha fatto Kvaratskhelia (o lo stesso Leao due anni fa) e moltiplicatelo almeno per 3.
Magari Mbappé e il Milan possono venirsi incontro: in campionato si fa un po’ e un po’, ogni tanto il francese gioca a sinistra, ogni tanto riposa, ogni tanto - magari, quando serve - gioca centravanti. L’obiettivo, però, a quel punto sarebbe provare a vincere la Champions, per lui per il Milan, un club che ha dimostrato di avere una dimensione europea quasi innata e che con i nuovi innesti può diventare una di quelle squadre a trazione anteriore che fanno paura per intensità e soluzioni offensive. Lì Mbappé potrebbe giocare punta alla sua maniera, associarsi con Leao, creare un caos spettacolare, incendiare San Siro. È solo un sogno, lo so, il sogno dei tifosi del Milan, ma avrebbe anche un carattere consolatorio per il calcio italiano: Mbappé che viene da noi non per denaro, ma perché attratto da quel fascino storico del nostro calcio, l'unica cosa a cui possiamo appigliarci in questo momento.
Mbappé all’Inter
Ok, Marcus Thuram sembra davvero un buon acquisto, ma Kylian Mbappé è la sua versione Cyborg. La versione buggata su PES. Un Marcus Thuram a cui abbiamo messo tutti 99 per far diventare il gioco uno scherzo. È difficile immaginare i rapporti tra Simone Inzaghi e Kylian Mbappé. Cioè tra un allenatore così essenzialmente italiano e uno che chattava con Marcron su Whatsapp. È difficile però dire di non voler vedere questo clash culturale, che sarebbe anche tattico.
Mbappé in carriera ha giocato in squadre troppo ricche per giocare col 3-5-2, eppure sarebbe bello vederlo nel nostro modulo-brand. Ci starebbe molto bene, francamente. Mbappé che parte dal centro e poi torna indietro per prendere il pallone, o che si defila sulla fascia, o che sostanzialmente fa quello che gli pare. Mbappé e Lautaro Martinez, Inter campione d’Europa.
Certo, andare all’Inter dopo aver detto di essere milanista sarebbe davvero molto strano. Però ci stiamo abituando a questo calciomercato del paradosso, dove per qualche strana legge ciò che è improbabile diventa più probabile che succeda.
Mbappé all’Al Hilal
Comprare molti giocatori non significa prendersi il calcio, comprare il miglior giocatore al mondo però forse sì. Con Ronaldo e Messi emigrati e già trasformati nelle icone di loro stessi, Mbappé è oggi l’ambasciatore del calcio europeo, la semplificazione individuale più brutale alla domanda chi è il calcio oggi. La sua dimensione va molto oltre il calcio; è una persona che ha letteralmente una chat su whatsapp con Macron.
Per questo quando è uscita la notizia che avrebbe rifiutato l’offerta dell’Al Hilal in Europa in tanti hanno tirato un profondo sospiro di sollievo. Il calcio europeo ha ancora una sua importanza, una sua centralità. Sulla permanenza di Mbappé si gioca la nostra Battaglia di Lepanto.
Proprio per questo sarebbe in fondo bello vederlo all’Al Hilal. Immaginarlo nella casa senza arredamento in mezzo al deserto, climatizzata a 10 gradi perpetui. Mbappé dentro una cella frigorifera, che esce fuori solo per i 90 minuti della partita di campionato dell’Al Hilal, e nel frattempo preserva tutte le proprie energie per il prossimo anno, quando potrà finalmente sposarsi al Real Madrid. Sarebbe un bell’esempio del caos in cui è precipitato il calcio mondiale, di quanto poco hanno finito per corrispondersi i valori percepiti e quelli reali, dentro questa sfrenata finanziarizzazione. Giocatori come Mbappé hanno raggiunto un valore teorico talmente alto che solo dei fondi statali possono acquistarli. Al contempo però Mbappé preferirebbe andare in un club prestigioso come il Real Madrid, a cui è rimasta la storia ma non i soldi. Stiamo qui a goderci questo paradosso.
Mbappé al Real Madrid
Mbappé è virtualmente un giocatore del Real Madrid da almeno un anno. Il suo passaggio la scorsa estate è stato scongiurato proprio all’ultimo momento, e grazie a un’offerta di rinnovo scandalosa da parte del Qatar. Forse non c’è umiliazione più grande per la proprietà del PSG: il fatto che il miglior giocatore al mondo pensa di essere più grande del loro club, e per trattenerlo gli hanno dovuto cedere dei pezzi, far intercedere il Presidente della Repubblica. Il Real Madrid sembra stare da solo in questa lotta del vecchio blasone del calcio Europeo contro i nuovi ricchi del golfo, ma almeno su Mbappé sembra poter vincere la battaglia.
Mbappé e il Real Madrid si appartengono con la stessa perfezione della reginetta della scuola e il quarterback della squadra. Il miglior giocatore al mondo e la miglior squadra al mondo.
Senza Benzema sembra essersi aperto un vuoto piuttosto grande che Kylian potrebbe riempire nell’attacco della Casa Blanca. Solo che il club non pare voglia accelerare la trattativa, aspettando la naturale scadenza del contratto, con la pazienza dei forti, di quelle squadre NBA che pensano i propri cicli su anni e non si riducono all’ansia del pensiero di stagione in stagione.
C’è un aspetto di cui si parla poco, però, in relazione al passaggio di Mbappé al Real Madrid. Come si assocerebbe con Vinicius Jr.? Il brasiliano non ha uno statuto a lui inferiore in generale, figuriamoci nella squadra a cui ha già fatto vincere la Champions League. Sono giocatori diversi, ma calpestano zone molto simili di campo. Mbappé è più finalizzatore, sta più spesso in zone centrali, ma entrambi amano partire da sinistra e toccare tanti, tantissimi palloni. Mbappé non può ridursi certo al gioco minimale di sponde e appoggi sapienti di Karim Benzema. Si dice spesso che i giocatori forti trovano sempre il modo di giocare insieme, e non c’è esempio migliore del Real Madrid per confermarci questa teoria. Vedremo se la magia riuscirà anche in questo caso.