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Daniele Manusia
Il gol che dice tutto su Kvaratskhelia
12 mar 2023
12 mar 2023
Lo strepitoso gol all'Atalanta ci dice molte cose.
(di)
Daniele Manusia
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La bellezza di questo Napoli sfugge alla nostra comprensione. Prende forme diverse e si manifesta in giocatori diversi. Allora diventiamo fanatici, ricorriamo all’idolatria. Ci aggrappiamo come fedeli all’icona di turno: ieri era Osimhen, oggi è Kvaratskhelia, domani sarà Lobotka, o Kim, o Anguissa. Oggi, appunto, è Kvaratskhelia, ritratto in posa mentre è circondato da sette avversari, prima di sbattere la palla in rete con la veemenza di una schiacciata, i difensori dell’Atalanta posterizzati, ridicolizzati, rotti come quei giocattoli che i fotografi di guerra fotografano, o addirittura piazzano, sulle rovine di qualche esplosione per sottolinearne la drammaticità. ___STEADY_PAYWALL___ Ecco quello che è successo. Ecco quanto poco basta al Napoli per far collassare le difese avversarie, per sgonfiarle come un polmone raggiunto da una pallottola. Anguissa contrasta Ederson a centrocampo e la palla arriva sulla corsa di Osimhen. Questo. È sufficiente questo. Osimhen allontana Demiral con un braccio e si gira verso l’interno del campo, poi la passa in orizzontale a Kvara. È a cinque metri dal limite dell’area di rigore avversaria con davanti Toloi e il resto della difesa in recupero: Demiral, quindi, e poi in ordine di lontananza Scalvini e De Roon. Ancora più da dietro arrivano Ederson e Mahele. Questi sono i sette. In porta, ovviamente, c’è Musso. Osimhen, giusto per completare la descrizione, è fuori dal quadro, si è fermato a guardare. Il che significa che Kvara non ha alternative all’entrare e fare tutto da solo, se non vuole tornare indietro. Ma non ci pensa neanche: tocca tre volte la palla con l’esterno destro, per fintare il tiro, sterza con l’interno verso sinistra, poi di nuovo usa l’esterno con due tocchi ravvicinati prima di tirare. Sono sette tocchi compreso quello con cui manda la palla sotto la traversa. Uno per giocatore avversario. La rete si gonfia come la vela di una barca disegnata, dando soddisfazione allo sguardo, riempiendolo di una bellezza autosufficiente. È un gol che non dice quasi niente sul perché questo Napoli viaggi con cinque o sei vittorie di vantaggio sulla seconda in classifica, con il miglior attacco e la miglior difesa del campionato, con la quasi certezza di vincerlo e più di qualche speranza di giocare i quarti di finale di Champions League. Al tempo stesso è un gol che sembra dire tutto. Non serve altro: stampate quell’immagine e appendetela sul muro sopra al letto di tutti i bambini che amano il calcio, che vanno a letto col pallone sporco come Holly, che soffiano le candeline su torte a forma di pallone, o con sopra le foto dei propri idoli, di Kvaratskhelia. Adesso, non per fare il guastahype, devo aggiungere una cosa. Se in generale non bisogna fidarsi degli screenshots, va detto che quel fermo immagine di Kvara che sterza sul destro con sette giocatori intorno e tre davanti, di cui uno sdraiato su un immaginario asciugamano su una spiaggia immaginaria, uno trasformato in una statua di cemento da Medusa e l'altro in spaccata, dice più di quanto ha difeso male l'Atalanta quella situazione che della sua bravura.

Dice, cioè, del panico che si è impossessato di Scalvini, il più lontano di quelli che ha davanti, scivolato sulla prima finta di Kvara come se avesse già visto il proprio salvataggio sulla riga. Dice dell’irrazionalità che spinge Demiral dietro a Toloi, ad eseguire movimenti a specchio come fossero una coppia di ballerine e Kvara il loro coreografo: adesso andate a sinistra! ferme, a destra! adesso di nuovo a sinistra! adesso ancora a destra! Dice dell’ansia che blocca le gambe a De Roon, che appena entrato in area rallenta, come se avesse paura ad avvicinarsi, come se Kvaratskhelia fosse un animale velenoso. E poi timidissimo allunga la gamba, molto fuori dalla visuale della porta di Kvaratskhelia, più inutile di Ederson che quantomeno ci prova, ma arriva in ritardo. Dice di quanto sia parziale ogni loro tentativo di difendere, come la leggera deviazione di testa di Scalvini, che serve forse a sfumargli i capelli sulla tempia ma non cambia la destinazione della palla.

Di questo gol abbiamo parlato anche nel nostro podcast riservato a voi.

Ecco, mettendo insieme le cose possiamo dire che uno dei talenti più grandi di Kvara è che fa difendere male gli avversari. Che hanno così paura di lui che lo difendono a cinque, dieci, quindi metri di distanza. Che sono rapiti dai suoi movimenti come fosse il serpente incantatore del Libro Della Jungla. Che perdono ogni coordinazione tra loro, si sentono improvvisamente soli, su una zattera in mezzo alla tempesta. Che cadono in ogni finta perché Kvaratskhelia calcia/crossa/dribbla indifferentemente col destro e col sinistro. Che il loro inferno è una serie infinite di Kvara, che sterza con l’esterno, poi con l’interno, poi ancora con l’esterno, fintando ogni volta il tiro, il cross, il dribbling, senza mai tirare, crossare, dribblare, spingendoli sempre più giù, sempre più vicini alla propria porta che però, la tartaruga di Achille, non arriva mai. Kvara, in realtà, fa solo due finte e poi sceglie la soluzione che, in partenza, era quella più prevedibile: il tiro di destro. Prendere quella foto e farne un simulacro è un po' come quello che è successo alla foto di Maradona col Belgio, in cui pare sia solo contro tutti, in fila, e invece era al lato della barriera quando gli hanno passato la palla. Meno, certo, perché in quel caso è una falsificazione scenografica bella e buona, sarebbe stato uguale se avessero chiesto ai difensori del Belgio di mettersi in fila appositamente per la foto. Eppure, entrambe le foto, ci dicono qualcosa di come li percepiamo.Maradona che trasforma gli avversari in birilli, Kvaratskhelia che con le sue finte fa tremare la terra sotto ai piedi dei difensori. Che poi, adesso che ci penso, il fatto che questo fermo-immagini ricordi anche solo vagamente quello di Maradona, è proprio una bella coincidenza.

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