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Marco D'Ottavi
Cosa non sta funzionando tra Kulusevski e la Juventus
16 mar 2021
16 mar 2021
Una riflessioni sui problemi di inserimento del talento svedese.
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Marco D'Ottavi
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Foto di Marco Alpozzi/LaPresse
(foto) Foto di Marco Alpozzi/LaPresse
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Il 2 gennaio 2020 la Juventus annuncia l’acquisto di Dejan Kulusevski con la fretta di chi ha paura di perdere un tesoro. Passato quasi direttamente dalla Primavera dell’Atalanta al Parma, lo svedese è senza dubbio la rivelazione del campionato. La facilità con cui è diventato il fulcro di una squadra di Serie A ad appena 19 anni ha incantato tutti. In 17 partite ha segnato 4 gol e effettuato 7 assist, ma il suo dominio va oltre i numeri. È il secondo giocatore della Serie A per chilometri percorsi e con ogni palla che tocca sembra poter creare qualcosa con un bagaglio di dinamismo, forza e tecnica che sembra metterlo al livello dei migliori giovani d’Europa. Dopo le visite mediche di rito dice «Mi sento un trequartista ma decide Sarri». Nel Parma parte come esterno sinistro, ma il suo apporto alla manovra è molto più completo; D’Aversa gli dà la libertà di fare tutto: accentrarsi tra le linee per far salire la manovra, ricevere sull’esterno e entrare dentro al campo per rifinire l’azione o tirare. In quel momento la Juventus di Sarri è divisa tra il 4-3-1-2, con cui la squadra ha mostrato gli sprazzi più sarristi della stagione, ma per cui manca un interprete affidabile dietro le punte, e il 4-3-3, dove all’anarchia di Ronaldo a sinistra corrisponde una complicata costruzione del gioco sulla destra. Il profilo di Kulusevski sembra così perfetto che Paratici prova a portarlo a Torino fin da subito, nonostante l’accordo con il Parma preveda la sua partenza solo a fine stagione. I ducali non mollano e la Juventus è costretta a finire la stagione con il fantasma di Bernardeschi alto a destra, rimpiangendo forse il ritardo nel mettere le mani su un giocatore come lo svedese. Quando Kulusevski finalmente arriva a Torino però, sulla panchina della Juventus non c’è Sarri, bensì Pirlo. Se l’inserimento negli schemi dell’allenatore che (molto probabilmente) ne aveva avallato l’acquisto poteva sembrare naturale, con il nuovo allenatore è tutto da vedere. Tuttavia Pirlo arriva con lo spirito di chi vuole ribaltare i pesanti dogmi che guidano l’universo Juve. In questa narrativa Kulusevski sembra inserirsi perfettamente: giovane calciatore polivalente in grado di giocare un calcio spensierato ed efficace, già pronto a prendere il posto dei vecchi senatori. La realtà però si è rivelata essere più ambigua. Nel 3-2-5 con cui la Juventus gestisce il possesso all’esordio contro la Sampdoria, Kulusevski viene schierato formalmente come punta accanto a Ronaldo. Lo svedese gioca bene, più che da punta agisce come trequartista sul lato destro del campo, mostrando grande vivacità nel doppio compito di muoversi tra la linee della Sampdoria per offrire una linea di passaggio ai compagni e di forzare il recupero non appena perso il possesso difendendo in avanti. Segna anche il primo gol della stagione della Juventus, mettendo in mostra una delle specialità della casa, un piatto sinistro a giro radente e preciso che entra nell’angolo basso come un colpo di biliardo. Il suo impiego in quel ruolo sembra però una soluzione temporanea: Dybala è assente per infortunio e soprattutto la Juventus sta cercando in maniera risoluta un centravanti sul mercato per fare da spalla al portoghese.

Alla seconda giornata, contro la Roma, Kulusevski viene confermato titolare, ma la sua posizione cambia completamente. Accanto a Ronaldo gioca Morata, appena arrivato dall’Atlético, e lo svedese viene dirottato sulla fascia destra. Con Ronaldo, Morata e Ramsey a fare densità al centro, a Kulusevski viene chiesto giocare con i piedi sulla fascia e creare ampiezza. Un compito che però non gli viene naturale, perché mancino ma anche perché non aveva mai svolto quei compiti in carriera. La Juventus giocherà una delle partite più confusionarie della sua stagione (trovando paradossalmente una migliore disposizione in campo dopo essere rimasta in 10) e Kulusevski fa la figura del pesce fuor d’acqua trovandosi spesso a inseguire Spinazzola fino a dentro la propria area di rigore, incapace invece di creare pericoli con le sue ricezioni. [gallery columns="6" ids="67041,67040,67039"]

Sul palleggio dal basso, lo svedese è prima addirittura fuori dall’inquadratura, poi quando si abbassa è costretto a ricevere spalle alla porta sul sinistro, chiuso dall’avversario. Tutto quello che potrà fare è tornare indietro. Si vede anche la posizione sbagliata di Cuadrado, schierato esterno dall’altra parte, forse ancora meno a suo agio.

Le intenzioni di Pirlo con Kulusevski sono chiare solo su carta. «È una seconda punta-trequarti» dice, ma non si capisce bene se la sua squadra ne avrà una, vista la volontà di affiancare un centravanti a Ronaldo. Nel frattempo, nell’ultimo giorno di mercato, arriva dalla Fiorentina Federico Chiesa, a ridurre ulteriormente lo spazio nell’attacco della Juventus. Viene ipotizzata un’utopia di Pirlo con 5 punte tutte insieme, ma l’equilibrio su cui Pirlo sta costruendo la Juventus si scopre molto diverso. Per qualche partita Kulusevski oscilla come un pendolo, usato da Pirlo come jolly per sopperire ritardi di condizioni e assenze. Spalla di Morata a Crotone con Chiesa a sinistra (con i tre che insieme confezionano il gol dello spagnolo, con un’azione che sembrava predire il futuro e che invece non si è quasi più vista); subentrato come esterno sinistro contro il Verona e autore del gol del pareggio con una bella progressione; esterno/mezzala contro la Lazio, in una squadra più bassa del solito.Come la Juventus anche Kulusevski nelle prime partite alterna momenti di grande brillantezza a lunghe fasi in cui sembra sparire. A prima vista può sembrare lo scotto del salto estivo: rendersi determinante nella Juventus è più difficile che esserlo nel Parma. Eppure la sensazione è che ci sia un problema nel rapporto tra compiti richiesti e caratteristiche di Kulusevski. Quando per esempio viene schierato a destra con Dybala punta contro il Barcellona, i due finiscono spesso per calpestare le stesse zone di campo. Con l’argentino che si allarga naturalmente per ricevere a sinistra e lo svedese che fa lo stesso movimento.

Le difficoltà di Kulusevski a sinistra vengono esposte dalla partita di andata contro il Barcellona.

Tra novembre e dicembre, su 12 partite, Kulusevski parte titolare 4 volte. Non entra contro il Barcellona al ritorno, nella miglior prestazione della Juventus prima della sosta, né pochi giorni dopo in una sfida difficile contro l’Atalanta. Come esterno Chiesa si dimostra subito più pronto. Se i due hanno numeri simili sui dribbling riusciti per 90’, Chiesa è più incisivo quando si tratta di saltare l’uomo da fermo, creare occasioni e occupare meglio gli spazi in relazione ai compagni (Chiesa viene schierato anche a destra, sia in assenza di Ronaldo che accanto al portoghese). La sensazione è che le qualità che rendono intrigante Kulusevski - per pochi altri giocatori ventenni si sarebbero fatte tante storie per le panchine - siano anche quelle meno congeniali alla posizione che Pirlo gli vorrebbe ritagliare. Lo svedese, per esempio, è un giocatore formidabile in progressione, quando ha tanto campo davanti partendo da destra verso sinistra. La Juventus è invece una squadra che ama recuperare il pallone in alto e, quando si abbassa, preferisce poi ripartire con una costruzione più ragionata, che gli permetta di occupare la metà campo avversaria scombinando la posizione difensiva avversaria e non calando all’improvviso come un falco in picchiata.

Nella prima grande partita di Kulusevski in Serie A: dopo 90’ minuti ha la forza di correre lungo tutto il campo e poi la lucidità di muoversi perfettamente in relazione con Gervinho e servirgli una palla da spingere in rete. Sono azioni che raramente possono capitargli con la Juve.

Scalzato da Chiesa, diventato sempre più imprescindibile, nella seconda parte di stagione Kulusevski si è alternato tra il ruolo di riserva da far entrare a partita in corsa per sfruttare il proprio atletismo contro squadre stanche (e con spazi più larghi) e, a causa delle assenze di Dybala e Morata, di nuovo come spalla di Ronaldo. Come subentrante, è riuscito a incidere nella partita con il Milan, trovando l’assist per il 3-1 per McKennie dopo una insistita azione personale, mentre come spalla del portoghese Kulusevski ha alternato buoni momenti, come contro il Sassuolo e l’Inter in Coppa Italia, in cui il suo dinamismo ha aiutato la manovra della Juventus e soprattutto la fase di pressing, ad altri in cui è sembrato schiacciato in un ruolo non suo. Troppo simile a Ronaldo come interpretazione, ovvero nella preferenza a venire incontro e ricevere sui piedi piuttosto che cercare la profondità, non è riuscito a incidere soprattutto nelle partite più importanti. Dovendo sopperire ai movimenti del compagno, si è trovato spesso anche a essere il riferimento avanzato, un ruolo che semplicemente non gli si addice.

All’andata con il Porto, con Ronaldo che si allarga, lo svedese è l’unico appoggio per McKennie in mezzo alla difesa avversaria. I due finiranno per non intendersi e la Juventus perderà palla.

A oggi Kulusevski ha segnato 5 gol e servito 4 assist, ma 2 gol e 2 assist sono arrivati nelle partite contro Genoa e SPAL in Coppa Italia. Al momento le prestazioni dello svedese si possono considerare deludenti solo se non consideriamo che ha appena vent'anni. Eppure era stato lui a illuderci che l’età è solo un numero. Più è andata avanti la stagione, più Kulusevski è sembrato perdere certezze, sbagliare controlli e passaggi che sembravano semplici per un giocatore con la sua tecnica. In questo momento è il bianconero che perde più palloni ogni 90’ minuti, 3.4. Se questo numero andava bene con il Parma, quando i rischi che si prendeva erano insiti nel gioco della squadra e inferiori ai vantaggi che portava, nella fase offensiva della Juventus deve migliorare le scelte che prende, qualunque sia il ruolo in cui viene impiegato, oggi e in futuro. [gallery columns="7" ids="67046,67047,67045"]

Sempre ricevendo da esterno, qui riesce a liberarsi della prima pressione e poi saltare un avversario. Quando però ha il campo aperto prende una decisione sbagliata, servendo Morata a destra invece di aprire per Chiesa libero a sinistra.

Tuttavia non si può negare che cambiare dall’oggi al domani il proprio modo di giocare richieda un periodo di assestamento. In una squadra spesso vittima della sua confusione, Kulusevski è forse il giocatore che più di tutti si è trovato a dover interpretare compiti diversi rispetto alle proprie caratteristiche (c’è da dire anche a causa di molte assenze, e forse l’integrità dello svedese è uno degli aspetti più confortanti per la Juventus). Preso per fare l’esterno nel tridente, diventato poi trequartista-seconda punta accanto a un centravanti come Morata o a uno completamente diverso come Ronaldo; spostato come esterno a tutta fascia prima e poi come esterno che deve entrare dentro al campo e fare spazio a Cuadrado; tornato poi punta. In ognuno di questi ruoli Kulusevski è costretto a fare qualcosa in cui non eccelle. Quando è punta dare la profondità e giocare spalle alla porta, quando esterno giocare in spazi stretti e andare sul fondo col piede debole. Tra le cose che gli si può imputare è che usa troppo poco il destro: spesso quando Cuadrado riesce a servire i suoi tagli - una giocata che spesso lo porta a ricevere dentro l'area di rigore - è costretto a girarsi, facendo perdere tempo all’azione. Una delle poche volte che lo ha usato, ha procurato l’autogol di Ibanez.Nella conferenza stampa prima dell’ultima partita contro il Cagliari, Pirlo aveva aperto a un nuovo ruolo per Kulusevski, più “da centrocampista”: «Lo proveremo in una posizione più centrale a centrocampo, ha il fisico per farlo». A quanto pare è il “progetto De Bruyne”. A inizio stagione sembrava che, una volta entrata a pieno regime la squadra, Kulusevski avrebbe potuto alternarsi con Ramsey nel ruolo di mezzala-incursore. Poi però era stato McKennie a emergere in quel ruolo, grazie a caratteristiche diverse rispetto a quelle dello svedese, ovvero naturalezza nel difendere in avanti e soprattutto negli inserimenti senza palla in area di rigore, cosa che Kulusevski non fa troppo volentieri.

Anche la mappa delle posizioni di Transfermarkt lascia intendere che la collocazione di Kulusevski non è immediata.

In campo col Cagliari poi Kulusevski aveva agito in una posizione ibrida, entrando dentro al campo quando saliva Cuadrado, ma comunque rimanendo largo quando la Juve ripartiva più velocemente. È facile ipotizzare un futuro da mezzala per Kulusevski per la capacità di corsa, i controlli orientati e la fisicità, oltretutto è un ruolo che ha fatto nella primavera dell’Atalanta con ottimi risultati, anche se era così superiore al contesto che è difficile considerarla una prova a favore. Eppure nella Juventus di Pirlo, oggi, ai centrocampisti è chiesto o di consolidare il possesso, far risalire la manovra, o di occupare l’area di rigore. Kulusevski non è questo tipo di giocatore.Finora abbiamo parlato dei problemi di Kulusevski, ma va detto che alcuni numeri ci dicono che fin qui la sua stagione non è stata così male. Per 90’, per esempio, ha praticamente gli stessi xA della scorsa serie A. Anche gli Xg, tolti i rigori, sono molto simili. La differenza è che i tiri e gli assist che faceva con il Parma erano in spazi più larghi. Sempre per 90’, è secondo solo a Ramsey e Dybala per azioni che hanno portato a un tiro. Insomma, da una parte si può pensare che questo suo primo anno in una grande squadra non stia andando bene, guardando il bicchiere mezzo vuoto; dall’altra si può dire che, nonostante sia giovanissimo (è più piccolo di Frabotta e appena più grande di Fagioli), è riuscito a ritagliarsi il suo spazio, eseguendo compiti che non aveva mai eseguito prima con applicazione (è il secondo della Juventus per pressioni portate, dopo McKennie) e impegno. Anche nelle partite più complicate, il talento di Kulusevski è evidente. Nei pochi minuti contro il Porto, per esempio, pur sbagliando quasi tutto, è sembrato l’unico a dare una sensazione di pericolosità. Il suo calcio è fatto di azzardi, controlli improbabili e sterzate con cui ingannare le difese, passaggi difficili da immaginare. Più sono gli azzardi, però, più sono gli errori. Kulusevski deve imparare a bilanciare le due cose. In che ruolo è difficile dirlo, anche se allontanarlo dalla porta mi sembra sbagliato. Tuttavia più che di posizione, per Kulusevski è una questione di compiti, di quello che gli si chiede. Non è facile leggere nel futuro della Juventus, nel pieno di una complicata rivoluzione tecnica e tattica, ma più vicini si andrà a chiedergli quello che sa fare meglio e più rapidamente Kulusevksi diventerà indispensabile.

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