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28 ott 2016
28 ott 2016
Abbiamo scelto per voi i migliori talenti under 11.
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Foto di Jasper Juinen/Getty Images
(copertina) Foto di Jasper Juinen/Getty Images
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Ancora una volta Pep Guardiola è più avanti di tutti. Mentre noi perdevamo tempo con i diciottenni di belle speranze, al massimo possiamo andare fuori di testa per qualche sedicenne precocemente benedetto tipo Donnarumma, lui è già passato oltre. I calciatori li sceglie rigorosamente under 11.

È notizia recente la telefonata che il Manchester City ha fatto a Joanna Radcliffe, per mettere sotto contratto il figlio Jaxon Lal - tre anni tre - dopo averne visto un video su Facebook.

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Nel video postato sulla bacheca della madre si vede Jaxon Lal - con indosso la maglia di Messi – toccare scalzo un pallone più grande di lui. Non ci sono dribbling, ne confronti con pari età, tanto meno gol. Solo tocchi di suola. Nonostante ciò, il Manchester City ha visto qualcosa in lui, come quegli esperti d'arte che riconoscono una tela di valore con un semplice sguardo e fanno affari nei mercatini delle pulci.

Pensateci, è così improbabile l'idea di un Guardiola che stacca dai suoi compiti quotidiani e si mette su internet a cercare ragazzini di talento da inserire nelle sue future elucubrazioni tattiche? Un lavoro neanche troppo difficile: internet è pieno zeppo di testimonianze video di bambini pieni di talento, video in cui genitori troppo convinti montano dribbling dei figli come fossero filmini delle vacanze, sfumano i loro gol con musica di tendenza, chiamano i propri pargoli wonder kid,crack,best 5 year soccer player o the next *nome di giocatore fortissimo* come se fossero categorie davvero esistenti.

In questo mare magnum di precocità è difficile tracciare una linea - aiuta forse avere l'occhio di Guardiola - tra giusto e sbagliato, tra possibile ed impossibile, tra talento e voyeurismo; dopo tutto parliamo di ragazzini preadolescenti e non è per nulla facile prenderli sul serio. Questi calciatori in erba si trovano a metà strada tra i ragazzini veri – tipo vostro figlio, vostro cugino, voi da piccoli - che giocano a pallone senza regole, si buttano sull'erba, fanno casino, fanno i bambini e i giocatori professionisti, con tutte le caratteristiche che li rendono unici.

Doffy ha 4 anni. Eppure il suo taglio di capelli è già da calciatore, gli scarpini di marca, il modo di calciare già costruito. A 4 anni Doffy è già più vicino a Cristiano Ronaldo di quanto io lo sia mai stato.

Io quella linea ho provato a tracciarla, con l'idea che i bambini che giocano a pallone sono sempre una cosa bellissima, che anche davanti ad hype dannosi e genitori fomentati sono molto più onesti dei bambini che ballano come gli adulti, quello sì il male assoluto.

Ho scelto i 10 migliori talenti sotto gli undici anni, perché così non se li prende tutti Guardiola, li ho scelti per poter riaprire questo articolo tra quindici anni e valutare le mie capacità divinatorie, l'ho scritto perché è arrivato il momento di venire a patti con questa distorsione della realtà anche per voi che siete sicuri nelle vostre tiepide case.

Denim Nnamudi (9 anni)

Non sono completamente convinto da Denim Nnamudi, dopotutto a 8 anni ancora non ha dimostrato nulla.

Forse la sua famiglia non sa che basta un cellulare per condividere con il mondo il talento del figlio, forse lo custodiscono gelosamente come un diamante. Fatto sta che tutto quello che abbiamo è il suo approdo al Chelsea, che ne garantisce il potenziale esplosivo, e questo video in cui la cosa più mirabile sono sicuramente i capelli.

Denim Nnamudi dimostra sì di essere sveglio, dotato e reattivo, ma lo fa muovendosi come una trottola impazzita che sa controllare una sfera in mezzo a dei cinesini. Ad oggi sembra uno di quei talenti freak in grado di risolvere il cubo di Rubik bendati e con le mani legate in pochi secondi, una abilità sicuramente spendibile in un bar la sera, ma poco pratica nella vita reale. Nella seconda parte del video lo si vede fare un torello con dei ragazzi più grandi, finendo per fare un tunnel ad uno di loro. Anche questa è una abilità fringe, non ti aiuta necessariamente su di un campo da calcio, per questo Denim al momento si trova in quel confine sottile tra l'essere uno dei migliori under 10 del mondo ed essere uno dei miglior artisti di strada che vanno guadagnando qualche euro facendo tunnel ai turisti sulla Rambla.

Almedin Brkic (6 anni)

Almedin Brkic è quello con il nome più da calciatore professionista. È facile immaginarselo segnare caterve di gol ne La Masia del Barcellona per poi fallire il passaggio in prima squadra chiuso da Santiago Alvarez e da Xavi Quentin Simon, finendo in prestito con diritto di recompra in qualche club italiano di prima fascia dove fallirà ancora più forte, fino a trovare la sua dimensione in qualche squadra della provincia inglese.

Brkic fa del baricentro basso il suo punto di forza, e se questo è un grande vantaggio tra gli adulti non è detto che lo è per un bambino di 6 anni. La pubertà infatti può essere una fregatura e se Messi e Maradona hanno fatto dell'essere bassi un valore, se Brkic dovesse crescere molto si troverebbe a dover cambiare totalmente il suo modo di giocare. Oggi infatti Almedin è sempre il più piccolo tra i piccoli, non dribbla, ma sguscia via col pallone. Il tiro poi è condizionato dal fatto che il pallone gli arriva più o meno a mezzo stinco e ovviamente non lo aiuta. Quello che più impressiona è che Brkic è sempre in moto. Non lo vedi mai fermo con le mani sui fianchi e il suo minuscolo torace deve avere dei polmoni enormi. Per questo, personalmente, più che cadere nel cliché del “nuovo Messi” (tutti questi piccoli fenomeni sono paragonati a Messi. Credo sia una scelta leggermente razzista: sono tutti Messi perché sono tutti bassi e fortissimi) perché nessuno pensa a lui come il “nuovo Radovanovic”?

Bobby (7 anni)

Bobby è un cazzo di eroe. Scegliere di fare il portiere a sette anni equivale a scegliere di andare a combattere l'ISIS in Siria per una persona normale, comunque vada ottieni la stima della società. Quello che non sa Bobby è che anche se non sfondasse, un portiere con la voglia di fare il portiere come lui cade sempre in piedi. Avrà sempre degli amici perché non lo scarichi mai uno che ti viene a giocare in porta nei tornei di calciotto, avrà sempre le donne perché comunque i portiere sono tutti un po' pazzi e alle donne piacciono i pazzi.

Bobby ha proprio voglia di fare il portiere. Gioca con una maglia con scritto hit me che è una cosa incredibilmente buffa per un portiere di sette anni, si butta quando c'è bisogno di buttarsi, cerca sempre di agire come un portiere, anche se si vede che gli costa molta fatica. A 0:44 para un tiro molto forte, a 0:49 respinge in uscita bassa col ginocchio da vero campione, a 2:27 para alzando d'istinto il braccio dopo essere già andato a terra e fa tutto questo sempre con il sorriso. I problemi di Bobby, ahime, sono due: per un portiere l'altezza è una discriminante troppo importante e lui non sembra promettere di diventare alto; molto spesso le storie di grandi portieri cominciano tutte da centrocampisti spostati in porta perché tutti i portieri erano indisponibili.

Io però a Bobby gli voglio bene quasi fosse figlio mio quindi vi metto pure un secondo video e spero davvero di rivederlo in futuro.

I bambini che parano sono i nuovi gattini per quanto mi riguarda.

Dino Bontis (9 anni)

La triste verità è che Bobby non sfonderà mai, ma lo farà Dino Bontis, che oltre ad avere il nome perfetto per un vecchio videogioco di calcio arcade, è anche un ottimo portiere di 9 anni. Dino, a differenza di Bobby, non è per niente naturale: quando para non sembra divertirsi, ma svolgere un lavoro importante e complicato, sicuramente sarà stato costretto in porta dal padre o da qualche allenatore particolarmente sadico. Più di tutti i bambini qui presenti mi sembra già adulto: si allena coi piedi perché ha studiato a fondo la scuola dei sweeper keeper, lo fa in una palestra insieme a tutti altri bambini portieri che sembrano lì solo per allenare lui, come se fosse una macchina. Ogni scelta che prende è la scelta giusta, ogni movimento è quello più adatto per un portiere. Dino Bontis sembra il manuale Comprendere la poesia di Johnathan Evans Prichard, professore emerito, come narrato in una celebre scena di L’Attimo Fuggente.

Il padre ha creato un canale dal nome NickBontisMedia nel quale uploda tutti i successi di famiglia. Oltre alle gesta di Dino, troviamo quelle del figlio più grande, Charlie - grande promessa del Toronto FC - ma anche giocatore di hockey e atleta campestre. Scopriamo anche che i suoi figli fanno pubblicità, ha anche una figlia femmina, e che in mezzo a questi video sono mischiati i suoi discorsi in cui spiega come sopravvivere in un mondo sempre più tecnologico, che comunque vi consiglio.

Qui sotto Dino e Charlie rappano sulla scuola Montessori.

Per Dino possiamo aspettarci principalmente due cose: o di trovarlo a difendere la porta del Canada alle Olimpiadi di Roma 2024, oppure di vederlo scappare di casa, unirsi a qualche gruppo di estrema sinistra e doversi dare alla latitanza dopo un attentato ad un ufficio postale.

Rayane Bounida (10 anni)

Altro talento di nazionalità belga, squadra nettamente favorita ai prossimi mondiali U11 che spero non esistano.

Rayane Bounida è il più nuovo Messi tra tutti i nuovi Messi. Come l'argentino sta crescendo in un'ottima scuola, quell'Anderlecht dove è passato anche Pietro Tomaselli; come il numero 10 del Barcellona dimostra di essere più forte degli altri perché si muove prima degli altri. Ha quel talento etereo di riuscire ad essere sempre un attimo in anticipo rispetto ai difensori, riuscendo così a giocare su un diverso piano della realtà. Infine, come Messi, è prodigo di sombreri e pallonetti. Il problema di Rayane è che a otto anni gli avversari non ti menano, accettano ogni umiliazione e poi al massimo vanno dalla mamma a piangere, ma prima o poi gli stessi avversari compiranno 14, 15, 16 anni e lì saranno dolori, lì Rayane dovrà dimostrare di essere il nuovo Messi anche nella spregiudicatezza con la quale cerca i calci e non un ragazzino particolarmente talentuoso, ma conservativo.

Vincent (circa 10 anni)

Vincent, di cui non sappiamo ne cognome ne nazionalità, è forse meno talentuoso di altri, ma molto più impostato per il gioco del calcio. Il grosso problema di Vincent, oltre al nome che esiste oramai solo nei film di Tarantino, è il padre o qualunque figura ci sia dietro di lui. Nei suoi video caricati sul canale youtube ELJOVI si capisce che chiunque si occupi della sua crescita sportiva – e se ne occupa sicuramente il padre – ha molto tempo libero e molta voglia che il figlio diventi un calciatore professionista.

La didascalia del video di Vincent

Secondo i miei calcoli Vincent ora dovrebbe avere 10 anni e un fratello più grande, Elias, che ha già attraversato tutta la fase “più grande talento della sua generazione” probabilmente fallendo considerando che il padre non ne parla quasi più. Vincent ha quindi tutto questo peso sulle spalle, ma la sua faccia seria mi fa supporre non sia un problema. Si capisce, guardando i vari video, che è un ragazzino molto maturo, più degli altri talenti che si trovano in questa classifica e che non si fa beffe con la sua superiorità, ma la usi solamente in maniera positiva, per aiutare la squadra.

C'è tutta una sottocultura di padri di bambini talentuosi che si fanno i complimenti a vicenda su youtube.

A differenza di tutti gli altri bambini molto dotati per cui è difficile individuare un ruolo, Vincent sembra già pronto per diventare un centrocampista box to box. Nei video montati dal padre infatti quello che ci impressiona maggiormente, più dei gol comunque numerosi, è la potenza del tiro, la progressione superiore ai compagni, la qualità nei passaggi e il dinamismo, tutte le caratteristiche che deve avere un buon centrocampista. Io per dire lo vedo bene come interno nel 3-5-2 della Juventus di Allegri del 2030 insieme a Pavel Nedved (che è il figlio di Pavel Nedved) e con Davide Marchisio davanti alla difesa. Sicuramente la serie A sarebbe il campionato migliore per lui per crescere prima di andare a giocare in Cina (il futuro non deve essere per forza un bel posto).

Jonathan Thunder Bedard (10 anni)

Jonathan “Thunder” Bedard è il miglior difensore del mondo tra quelli che non hanno ancora compiuto 11 anni. Jonathan infatti ha capito prima degli altri ragazzini di talento che nel calcio qualcuno deve pur difendere e anche se fai più gol di tutti a 9 anni non è detto che questa tendenza continui nel futuro.

Thunder – il fulmine – ha preso i suoi centimetri e i suoi chili, è molto alto e grosso per la sua età, e li ha messi ha disposizione della difesa rinunciando a segnare caterve di gol per un progetto più a lungo termine. Le sue abilità difensive sono già molto sviluppate: grazie a due gambe molto lunghe per l'età riesce a coprire lo spazio alle sue spalle molto meglio dei suoi piccoli avversari riuscendo sempre a recuperare. A 10 anni poi riesce già a dosare bene l'intervento in scivolata, che diventa non un modo per buttarsi per terra e divertirsi, ma un mezzo da usare solo in caso di necessità e sempre con molta precisione.

Ma il vero motivo per cui Thunder (e dal soprannome Thunder viene la scelta della colonna sonora del video qui sopra: Thunderstruck degli AC/DC: We love you Canada) farà strada come difensore centrale è per come calcia il pallone. Jonathan sembra aver imparato la lezione di Bonucci già a 9 anni: col pallone tra i piedi è sempre tranquillo, non la butta mai, e soprattutto ha una facilità di calcio incredibile che gli permette, oltre a segnare spesso da lontano viste le dimensioni ridotte del campo, di lanciare nello spazio con precisione assoluta e di eseguire laser pass impensabili per quell'età. Voglio rendervi così partecipi di questa sua abilità che ho recensito i migliori tre che ho trovato:

- 0:54 In posizione centrale riceve un retropassaggio da destra e di prima apre per il compagno sull'esterno sinistro del campo con un lancio pieno di effetto che impedisce l'intervento dell'avversario.

- 4:30 Riceve un pallone un po' sporco dal portiere, lo controlla con l'interno sinistro, se lo porta avanti con l'esterno del destro mentre alza la testa e poi con un laser pass trova l'uomo tra le linee tagliando fuori la prima linea del pressing avversario e avviando l'azione da gol.

- 1:58 In fase difensiva Thunder tiene sempre una posizione arretrata e centrale, da libero, esattamente come Bonucci nella difesa a tre. Questo gli consente di provare spesso giocate rapide dopo il recupero del pallone, come questa in cui raccoglie un pallone vagante e di prima serve l'attaccante in profondità con un lancio secco e preciso. Mi piace molto il modo in cui colpisce il pallone, dandogli questo giro particolare che rallenta il pallone dopo il primo rimbalzo.

La sua abilità nel lancio lungo non è però casuale. Jonathan ha uno scheletro nell'armadio: oltre a fare il difensore, è un ottimo kicker di football americano. Il kicker è proprio colui che ha il compito di calciare il pallone il più lontano e preciso possibile. Su internet si trovano anche video che raccontano le sue abilità nel football, come questo in cui si racconta l'evoluzione del suo calcio nel corso del tempo, fino ad arrivare alle 45 yard. Thunder dovrà prima o poi decidere quale sarà il suo futuro, ma sei io fossi Antonio Conte una telefonata gliela farei.

Isaiah Izaguirre (7 anni)

Se fossi Isaiah, oltre ad essere incredibilmente felice di avere solo 7 anni, sarei molto ansioso perché di fatto ho in mano il futuro del soccer. Negli Stati Uniti le persone come Isaiah piacciono un sacco e la loro narrazione sportiva è pieno di G.O.A.T., di the choosen one, di the great one. Il movimento calcistico USA manca di questo campione assoluto formato in casa, ma è solo questione di tempo.

Izaguirre, che gioca nei Gazelle J.R, è la perfetta storia di immigrazione ed integrazione: associa la fantasia del calcio sudamericano al pragmatismo nordamericano. Isaiah è un soldatino che palleggia scalzo davanti agli amici del padre, fa esercizi tra i birilli tutto vestito Nike e li conclude di rabona, nel video qui sopra si vede uno snapchat di lui che si allena e la scritta No days off. In più Isaiah ha un controllo di suola da argentino, una facilità nel saltare gli avversari imbarazzante e fa le buste (a 1:04 fa quello che è il sogno bagnato di tutti i giocatori di calciotto del mondo: un tunnel con la rabona).

Un bambino di 6 anni che fa le buste ha già capito tutto dalla vita e infatti – come dice il video – lui è il ragazzino di 6 anni più forte degli Stati Uniti. Che poi, oh, gli Stati Uniti sono grandi.

Ps: Io ho questa teoria, ma tenetevela per voi, che Isaiah sia in realtà figlio di Cristiano Ronaldo. Pensateci, tutta la storia intorno a Cristiano Ronaldo Jr. è ammanta di mistero: di lui si sa solo che la madre era americana. E se in realtà avesse avuto due gemelli? E se a quel punto CR7 avesse deciso di fare una esperimento sociologico/calcistico per scoprire se è più facile diventare un campione crescendo nel lusso europeo oppure nella piccola borghesia suburbana di immigrati sudamericani? Tutto tornerebbe, no?

Pietro Tomaselli (11 anni)

Pietro Tomaselli è il perfetto prototipo del bambino di talento degli anni 10'. Nato in Belgio da immigrati di seconda generazione (i nonni sono di Trapani), probabilmente si troverà a dover scegliere tra la nazionale dei Diavoli rossi e gli azzurri e la speranza è che in futuro si possa fare un po' e un po', perché la vedo dura altrimenti visto l'incredibile hype che il vivaio belga continua ad avere. Pietro infatti è davvero davvero forte e il suo futuro approdo in una qualunque nazionale mi sembra solo questione di tempo (come si legge in questo articolo di Fabrizio Gabrielli, secondo Renzo Castagnini, ex talent scout della Juventus e attualmente collaboratore dei londinesi del Tottenham, Pietro ha «il 90% di possibilità di sfondare, addirittura il 70% di diventare più forte di Messi»).

È così forte da essere stato già comprato da un grande club, la Roma, dopo essere stato vicino a Real Madrid e Barcellona; così forte da avere già un contratto con la Nike valido 10 anni (anche se un adolescente a Roma sponsorizzato dalla Nike è incontenibile, io ve lo dico prima).

Se non frequenti le sale biliardo a Roma non sei nessuno.

Per Pietro non sarà tanto scomodo il paragone con Messi, perché è chiaro che c'è un solo uomo a cui Pietro deve guardare, con ammirazione e paura: Francesco Totti. Pietro gioca col fantasma del capitano della Roma sulle spalle. Solo Christian Totti ha un fantasma più grande del suo, ma a differenza di Pietro – ad oggi – non dimostra lo stesso talento.

A 0:54 fa un tunnel ad un avversario che è la più grande dimostrazione di superiorità che abbia mai visto dall'incidente Bale/Bartra. Il bambino avversario subito dopo china la testa in un gesto pieno di depressione. Il giorno dopo ha lasciato il calcio per la chitarra.

Il suo, infatti, è un talento veramente superiore. Dal video qui sopra, che riprende alcune giocate della sua prima stagione agonistica con la Roma, possiamo intuire che Pietro ha già iniziato a sviluppare una visione associativa del gioco: passa il pallone con i tempi giusti, i suoi movimenti hanno un senso più ampio all'interno del contesto di gioco; la sua superiorità è un mezzo, mai un fine. Il futuro di Pietro Tomaselli non è scritto nelle stelle, come non lo era scritto quello di Totti prima di lui ed ovviamente una questione di applicazione e anche fortuna. Ma se volete un indicazione su chi chiamare Capitan futuro futuro futuro futuro, io direi che il nome di Pietro Tomaselli è il più spendibile.

Santiago Alvarez (6 anni)

Non ho mai creduto tanto in un ragazzino di sei anni quanto credo in Santiago. Ci credo più di quanto credessi in me stesso alla sua età, per dire. La sua storia contiene in sé tutte le storie dei migliori talenti sudamericani: ci sono i campi terrosi, le partitelle in cui le magliette somigliano più a stracci, c'è la gioia incontenibile del futbol di strada e l'ultimo passo mancante verso la gloria è la carta oleata di una pizzeria di Bogotà sulla quale i genitori firmeranno il contratto per un importante squadra europea.

Santiago ha iniziato a stupire il mondo a 4 anni palleggiando scalzo come Maradona tanti anni prima e iniziando a segnare gol a raffica con la maglia numero sette della sua squadra. Rispetto ai suoi pari età di talento, Santiago è meno fissato coi numeri da circo scuola pubblicità della Nike, il suo modo di giocare a calcio è incredibilmente naturale come si può vedere in questa partita in cui segna da solo otto gol, senza mai dare un'idea di artificiosità.

Santiago non fa elastici, doppi passi e tocchi inutili: ogni suo dribbling è funzionale al gioco e l'unico vezzo che possiamo trovargli sono i calzettoni sopra al ginocchio che sembrano chiosare Neymar. Nonostante la giovane età sembra in grado di leggere le partite, muoversi nello spazio come fosse un bambino di almeno 12-13 anni e il suo modo di calciare è evidentemente di gran lunga superiore alle possibilità che immaginiamo per un bambino - potente e preciso - tanto che riesce a segnare quasi ogni punizione che tira.

La cosa più incredibile di Santiago – oltre all'ovvio fatto che è evidentemente un glitch nel sistema come tutti i bambini che verranno in questa classifica – è che ha avuto la maturità di pulire il suo gioco circa quindici anni prima della media dei calciatori di talento. A sei anni prende scelte migliori di quelle di Bernardeschi (per dirne uno a caso) e se crescendo non inizierà ad innamorarsi di se stesso, o ad innamorasi e basta, la Colombia avrà trovato la sua stella più luminosa.

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