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Kanté è una palla demolitrice
01 feb 2017
01 feb 2017
Ieri sera il francese ha ridotto in briciole il centrocampo del Liverpool.
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L’analogia che Michael Ballack ha utilizzato per descrivere la prestazione di N’Golo Kanté ieri sera sulla tv inglese BT Sport, paragonandolo a una «mosca fastidiosa», per quanto azzeccata non è il capolavoro di connotazioni semantiche che sarebbe potuta essere. Avrebbe potuto spingersi oltre, ad esempio avrebbe potuto azzardare un «mosca fastidiosa particolarmente grossa all’interno di una stanza senza finestre nella quale ti ha rinchiuso un aguzzino coi riscaldamenti accesi per spingerti a confessare un qualche tipo di segreto di cui però non sei in possesso». O magari paragonarlo a qualcosa che renda maggiormente onore alla sua capacità distruttiva, tipo una palla demolitrice.

 

Nella sfida di Anfield, il Liverpool era chiamato a dimostrare la possibilità di smontare in qualche modo, minandone gli ingranaggi, la macchina quasi perfetta che è il Chelsea di Conte in questo sprazzo di stagione. Se la squadra di Klopp non ci è riuscita, buona parte dei meriti è del centrocampo di Conte, nel quale Kanté ha disputato una perfomance davvero mostruosa. Anche per gli standard di Kanté.

 

Insomma, il mediano francese ieri sera ha distrutto ogni statistica relativa ai tackle, perfezionando una specialità che lo vede già tra i best performer di Premier League e che ieri ha raggiunto livelli di sofisticatezza difficilmente replicabili.

 




 

Tanto per cominciare, Kanté è stato il primo giocatore in questa stagione ad aver effettuato più di 10 tackle all’interno della stessa partita (ed ha abbondantemente sfondato il tetto dei 50 contrasti stagionali). Sono stati 16 in totale, 14 dei quali riusciti: e per rendere l’idea della dimensione titanica del dato basta pensare che Kanté ha effettuato tanti tackle quanti l’intera squadra avversaria.

 

Ha toccato 70 volte il pallone, praticamente in ogni zona del campo, e a rendere ancora più sconvolgente e surreale la prestazione nella sua interezza ci dovremmo focalizzare sul fatto che ha cominciato a ergersi sugli scudi praticamente dopo un’ora di gioco: si è acceso, cioè, nella sua propulsione più distruttiva a partire dal 60’, vale a dire poco dopo il gol del momentaneo pareggio di Wijnaldum.

 

Già per tutto il primo tempo aveva rincorso gli avversari, schermato la linea difensiva e parso essere praticamente ovunque, ma nel secondo tempo Kanté ha triplicato il suo sforzo, andando al contrasto 12 volte rispetto ai 4 del primo (di cui solo 2 riusciti). Prima dell’ora di gioco i tackle tentati/riusciti erano 5/7, a testimonianza di un ulteriore incremento nell’ultima mezz’ora, in cui ha vinto tutti gli 8 tackle effettuati.

 


 

Una delle chiavi di volta della stagione del Chelsea è stata il passaggio al 3-4-3: da quando Conte ha abbracciato questo schema il Chelsea ha vinto 14 partite, perdendone soltanto una, segnando 35 gol e concedendo agli avversari la miseria di 6 reti. Non si può arrivare a dire che il cambio di modulo sia stato dettato esclusivamente dalla volontà di mettere più a suo agio N’Golo Kanté, ma di certo questo è uno degli effetti ottenuti mettendo il francese in una coppia ci centrocampo anziché lasciarlo da solo davanti alla difesa (come era nel precedente 4-1-4-1).

 

La giustezza di questa intuizione poggia per buona parte sulle caratteristiche intrinseche del gioco di N’Golo Kanté, specie quando viene affiancato a Nemanja Matic. Come

ha giustamente sottolineato, non è tanto la conformazione di un centrocampo a due a risultare decisiva, quanto quello che si tratti di quei due, perché Kanté, con la sua onnipresenza, con la sua sdoppiabilità tattica, è capace di dare l’impressione, e creare la suggestione, che si tratti comunque di un centrocampo a tre.

 




 

Kanté, se volessimo limitarci a una visione riduzionista, è essenzialmente un distruttore di manovra: ma nella tenacia con cui distrugge a ogni altezza di campo, e a ogni livello delle fasi di transizione avversarie, finisce per diventare un potenziale creatore di manovra. A un livello così alto di gioco, distruzione e creazione coincidono.

 

Nel computo delle ultime tre stagioni di Premier League, Kanté primeggia per numero di tackle totali. Ne ha interpretati, con diversi livelli di efficacia, 253, solo 1 in più del suo compagno di reparto Matic, ma è riuscito a raggiungere questi numeri con il 40% in meno di partite giocate (59 contro 91).

 

E se ancora non avessimo ben chiara la portata che ogni affondo difensivo di Kanté ha negli sviluppi del gioco delle sue squadre (Leicester la passata stagione, Chelsea quest’anno), e quanti benefici apporti, dovremmo forse concentrarci sui risultati raggiunti dalle due squadre con e senza la presenza del francese in campo: con Kanté in campo 59 partite hanno fruttato un bottino di 133 punti, in confronto a 72 punti che hanno prodotto 63 partite senza Kanté.

 

Nella sua carriera in Premier League, Kanté è uscito sconfitto sul campo solo contro Liverpool e Arsenal. Sabato, nel derby londinese contro i Gunners, se dovesse seguire un’altra performance devastante come quella di ieri sera potrebbe dimostrare che i record, e le statistiche, sono la cosa che gli riesce meglio di rompere. Oltre alle manovre avversarie, ça va sans dire.

 

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