Cosa c’è di più italiano del fatto che in una partita con sei gol - sei gol! - il gesto tecnico più bello sia stato l’intervento di un difensore? Oppure quanto sono io italiano che in una partita con sei gol - sei gol! - trovo più interessante scrivere del gesto tecnico di un difensore?
Al ventisettesimo minuto di gioco è già successo di tutto in Milan-Udinese. La squadra campione d’Italia è andata sotto nel punteggio, ha pareggiato su rigore ed è andata in vantaggio con una splendida azione corale. Poi però, al ventisettesimo, il Milan si fa trovare sbilanciato, con otto uomini proiettati in attacco e i due centrali in parità numerica con gli attaccanti dell’Udinese. Krunic prova un filtrante per un taglio di Rebic verso l’esterno sinistro che Becao intercetta. La palla arriva a Soppy che, giusto il tempo di controllarla, lancia nella metà campo opposta per Deulofeu. Un bel passaggio di interno, che gira intorno a Tomori tagliandolo fuori. Tomori prova a intercettare la palla, perdendo cinque metri di campo poi impossibili da recuperare.
Allora Deulofeu si ritrova in campo aperto in un’esercitazione due contro uno. Success, il suo compagno, corre parallelo al lui allargandosi leggermente a sinistra, per portare fuori Kalulu o crearsi lo spazio per ricevere un passaggio. In questi casi un difensore che può fare? Se va sul giocatore in conduzione lascia la traccia per passarla a quello libero alle sue spalle; se resta in marcatura l’avversario con la palla va al tiro tranquillo tranquillo. Sapete cosa può fare un difensore in un caso di questo tipo?
Può aspettare.
E Kalulu aspetta. Corre all’indietro, alla stessa velocità di Deulofeu, con falcate lunghe e leggere. I primi passi li fa in diagonale, seguendo il leggero allargarsi di Success, poi fa un altro paio di passi in verticale e quando Deulofeu è a meno di cinque metri dall’area accelera piombandogli addosso. Kalulu sembrava andare al massimo della propria velocità mentre correva dritto verso la propria area, in realtà aveva ancora il DRS da schiacciare.
Ha aspettato il momento giusto con un tempismo che ha del sovrannaturale. Deulofeu tocca la palla due volte in tutto: col primo tocco la porta in avanti, col secondo entra in area e si prepara il tiro. Possibile che sia stata la differenza, invisibile a occhio nudo, tra un tocco e l’altro a far partire Kalulu? O magari è stata la distanza dalla porta? O la distanza di Deulofeu dalla palla, la certezza cioè che se la fosse allungata leggermente troppo e che avrebbe fatto in tempo ad arrivarci?
A pensarci bene, se avessi voluto essere veramente italiano, fino in fondo italiano, non avrei dovuto cominciare a scrivere questo pezzo, derubricando il fatto a semplice errore dell’attaccante. Perché da noi si fa così, si cerca sempre l’errore, che poi si tratta di errori rispetto a una perfezione inesistente e francamente banale. Certo che Deulofeu avrebbe potuto gestire meglio questo pallone, ma era una situazione difficile in cui avrebbe avuto qualche chance in più rallentando un minimo (non troppo, altrimenti arriva Tomori) tenendo la palla più vicina al piede, magari provando a puntare Kalulu e dribblarlo.
Forse non si aspettava che Kalulu fosse in grado di accelerare in quel modo, ma in ogni caso anche se avesse provato a dribblarlo non è escluso che Kalulu gli avrebbe preso il tempo lo stesso. È il difensore a gestire lo spazio in questo caso, non l’attaccante. È Kalulu che accorcia la distanza velocemente ma senza fretta, mentre Deulofeu ha appena il tempo di caricare il tiro.
Facciamo un gioco. Questa immagine precede il secondo tocco di Deulofeu, quello con cui avrebbe potuto fare qualcosa di diverso. Cosa avrebbe dovuto fare secondo voi? Il passaggio verso Success, sia dietro che davanti a Kalulu è estremamente difficile.
Dopo aver accelerato, Kalulu accorcia i passi e prende il tempo esattamente sul tiro di Deulofeu, allungando il piede sinistro solo quando è sicuro che l’avversario stia calciando. Non scivola davanti alla palla, ma gli corre davanti usando tutto il corpo per intercettare il tiro. Non aspetta passivamente che Deulofeu prenda una decisione, piuttosto è lui a spingerlo al tiro perché è l’unica cosa che forse può fare prima di arrivare al contrasto - e no, non può farla a dire il vero.
Difendere è un po’ come nuotare in mare aperto con una manta, adattando di continuo le distanze e i movimenti del corpo al battito delle sue pinne pettorali, nuotandogli il più vicino possibile, senza mai toglierle gli occhi di dosso perché quando ti ricapita di nuotare in mare aperto con una manta. In un certo senso ti devi fingere pesce, fingere che il tuo corpo sia fatto per muoversi sott’acqua.
Difendere contro un attaccante in campo aperto porta con sé qualcosa di altrettanto innaturale, che ad alcuni difensori, anche di alto livello, può venire difficile. Possono perdere la distanza o diventare irruenti, goffi, tentare l’intervento col tempo sbagliato, perdendo di vista il pesce magnifico con cui stavano nuotando, facendoselo venire addosso perché non hanno capito le sue intenzioni.
All’esordio in campionato van Dijk ha causato un rigore in una situazione simile. Doveva difendere Mitrovic, senza neanche lo spazio verso un altro compagno da coprire, ma van Dijk è troppo passivo, si avvicina all’attaccante ma quando l’attaccante lo punta direttamente si congela e cade nella finta di tiro col destro. Per riparare al primo errore ne commette un secondo peggiore, senza equilibrio prova a intervenire sulla palla, da fermo, facendo fallo. Mitrovic se l'è giocata meglio di Deulofeu, d’accordo, ma anche Kalulu ha agito con maggiore propositività di VVD, ovvero uno dei due o tre migliori difensori al mondo.
Sono passati più di due anni e mezzo da quando Kalulu ha esordito con la maglia del Milan. Ed è da poco più di dieci partite (da Napoli-Milan 0-1 dell’inizio dello scorso marzo) che gioca stabilmente al centro della difesa in coppia con Tomori. Lo scorso anno ha prima sostituito Calabria a destra, poi Theo Hernandez a sinistra, poi nel momento di maggiore crisi per Pioli ha giocato in coppia con Gabbia. Al rientro di Romagnoli è tornato in panchina ma poi, quando Romagnoli si è fatto di nuovo male agli adduttori, si è preso il posto da titolare. E nelle undici partite finali della scorsa stagione, con Tomori e Kalulu in coppia, il Milan ha subito appena due gol.
Quanti ne ha presi sabato dall’Udinese, uno su angolo e uno sul secondo palo, situazioni in cui Kalulu ha fatto per forza di cose da spettatore. In panchina c’è Kjaer e non è detto che prima o poi, anche per ragioni di carisma, torni lui a fare il titolare. Così come non è detto che il Milan non investa su un altro difensore centrale. Ma non è detto neanche che Kalulu non resti saldamente al suo posto.
Un’altra bella lettura di Kalulu che intercetta un passaggio di Deulofeu per Makengo, scappato dietro a Bennacer. Notate come a inizio azione abbia il corpo girato verso sinistra, forse aspettandosi la palla sull’esterno, ma come si rimetta subito in orizzontale quando legge la postura e le intenzioni di Deulofeu, pronto a intervenire al momento del passaggio perché aveva già capito
In fin dei conti cambia poco, ad appena ventidue anni l’eccezionalità delle sue doti sono evidenti. Si pensava che la sua qualità più grande, o comunque quella più utile, fosse la duttilità, o la tecnica nei passaggi, ma sono le sue abilità più strettamente difensive quelle che potrebbero proiettarlo dalla sfera dei difensori interessanti a quella, totalmente diversa, dei centrali di maggior valore. Sono quei centrali in grado di giocare in uno contro uno anche in situazioni complicate, con la velocità, l’intuito e l’occhio attento per intervenire in modo pulito sulla palla.
In Serie A ne abbiamo avuti molti in questi anni e, chissà, magari è davvero una cosa italiana questa di saper riconoscere il talento difensivo. In ogni caso, dopo appena una giornata, Kalulu ci ha ricordato perché vale la pena continuare a seguire una Serie A sempre più povera rispetto agli altri campionati, che perde pezzi pregiati (e non solo, ormai perdiamo per pochi milioni anche giocatori “normali” come Freuler e giovani speranze come Theate) a ogni giro di ruota del mercato.
Finché saremo in grado di scovare giocatori come Kalulu potremo continuare ad avere speranza nel nostro calcio. Anzi, ne dovremmo trovare di più di giocatori come lui. E, soprattutto, dobbiamo farli giocare.