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Foto di Fred Lee / Getty Images
Calcio Alfredo Giacobbe 25 luglio 2019 5'

I primi passi della Juventus di Sarri

Tre caratteristiche del nuovo progetto del tecnico toscano.

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La nuova Juventus di Sarri ha mosso i suoi primi passi in amichevole. Certo, il duro allenamento al quale i giocatori sono sottoposti in questo periodo, l’insopportabile caldo-umido asiatico (l’International Champions Cup si gioca tra la Cina e Singapore) e l’esigenza di effettuare molti cambi nelle prime uscite stagionali rendono difficile comprendere il valore della prestazione dei bianconeri.

 

Nonostante questo, le due amichevoli giocate a Singapore e a Nanchino contro Tottenham e Inter hanno comunque restituito alcune impressioni sull’assetto che il nuovo allenatore dei bianconeri sta iniziando a mettere in piedi. Tra i primi vagiti di questa Juventus appena nata ho cercato di capire tre tratti già chiari dell’identità che sta cercando di trasmettere Sarri.

 

Il nuovo atteggiamento senza palla

Eravamo abituati a vedere la Juventus di Allegri accorta e coperta in fase difensiva, veloce a ripiegare all’indietro in fase di transizione, soprattutto contro avversari di rango, appena persa palla. Ora invece la Juventus sta provando a cambiare atteggiamento.

 

Adesso i bianconeri cercano immediatamente di disturbare prima impostazione dell’avversario, schierandosi inizialmente con il 4-3-3. Se la prima pressione viene superata, invece, la Juventus si risistema più in basso con il 4-4-2. È lo stesso meccanismo che Sarri aveva messo in piedi al Napoli, con Callejon che scendeva dalla linea degli attaccanti a quella dei centrocampisti. Questa volta è invece Bernardeschi tra le punte a scivolare all’indietro, sempre a destra. 

 

 

La Juventus non va però sempre sull’uomo, anzi, resta generalmente compatta, e si allunga in avanti solo in occasione di  determinati “trigger”, cioè situazioni che fanno scattare le scalate aggressive in avanti, come un retropassaggio avversario al portiere. Sia in transizione che nelle prime fasi della difesa statica, la Juventus sta facendo fatica ad attaccare in avanti, e in questo momento è difficile stabilire se c’entri l’abitudine ad un modo differente di stare in campo, o se sia colpa delle gambe rese pesanti dagli allenamenti. Su questo, però, Sarri sembra avere già le idee piuttosto chiare, per esempio quando in conferenza stampa dopo Juventus-Tottenham ha dichiarato: «[Ai giocatori, ndr] gli si sta chiedendo di cambiare il modo di pensare. […] E nel calcio quando pensi, sei sempre in ritardo. Quindi c’è da trasformare il nuovo modo di pensare in nuovi automatismi. Oggi vedo i giocatori che sono sempre nell’incertezza se andare in avanti o andare all’indietro». È per questa incertezza che la Juve in questo momento è fragilissima quando perde palla.

 

Nella partita contro l’Inter, ad esempio, con gli esterni molto aperti per dare ampiezza, la Juventus è andata in difficoltà. Specialmente a sinistra, per la compresenza di Dalbert, Sensi e Perisic, che schierato di punta tendeva a spostarsi nei mezzi spazi, tra le linee. Sarri si è molto arrabbiato, e a più riprese, per le mancate uscite di Rabiot (schierato da mezzala destra), che secondo il suo allenatore avrebbe dovuto aggredire con più foga l’avversario posizionato largo in fascia alle spalle di Bernardeschi, attratto in avanti dal giro palla e dal terzo di difesa nerazzurro Skriniar.

 

Il compromesso Matuidi

Il sacrificio di Bernardeschi è dovuto anche alla presenza in campo del trentaquattrenne Cristiano Ronaldo, che deve essere a tutti i costi preservato da un dispendioso lavoro difensivo, per far sì che non perda in brillantezza atletica durante le fasi d’attacco. Con l’arretramento di Bernardeschi, i tre centrocampisti scivolano verso sinistra, con Matuidi che si allarga nella posizione più estrema della linea a quattro. È un movimento che il francese esegue naturalmente, e che già Allegri gli richiedeva. 

 

Matuidi, contro il Tottenham, è stato però uno dei peggiori per rendimento. Tra gli errori commessi, forse il più chiaro è stato quando ha mandato in gol Lamela con un impreciso passaggio diagonale verso i centrali difensivi. Matuidi è sembrato un pesce fuor d’acqua nel sistema di gioco pensato da Sarri, e l’allenatore toscano sarà costretto a pensare ad altre soluzioni se vorrà continuare a puntare sul centrocampista francese. 

 

Magari c’entra anche la pesantezza fisica inevitabile di questa fase di stagione, soprattutto per un giocatore che fa dell’intensità una delle sue armi principali, ma l’inadeguatezza di Matuidi crea problemi a catena che si ripercuotono su tutto il resto del centrocampo. Contro il Tottenham, ad esempio, Pjanic ad un certo punto si è trovato costretto a muoversi in avanti per provare a creare delle linee di passaggio con una maggiore componente verticale.

 

Contro l’Inter, invece, Matuidi è apparso già più brillante: seguiva la pressione degli attaccanti in avanti; offriva ampiezza con una sovrapposizione che controbilanciava i movimenti ad accentrarsi di Ronaldo e di De Sciglio; riempiva l’area di rigore quando la palla arrivava in zona-cross.

 

La sostenibilità di Matuidi nel centrocampo juventino sembra quindi strettamente legata a Cristiano Ronaldo, e alla complementarietà con i suoi movimenti a uscire. Non è detto che il francese — portato più avanti e non più costretto a ricevere il pallone di spalle e al di sotto della linea di centrocampo, fondamentale in cui ha dimostrato anche lo scorso anno di essere a disagio — non possa ancora offrire il meglio del suo repertorio.

 

Che tipo di attaccante con Ronaldo?

Sarri finora ha concesso pari opportunità a Mandzukic e a Higuain, considerati entrambi con un piede fuori dalla porta, con il secondo che è stato addirittura privato anche della maglia numero nove. I movimenti interno-esterno di Mandzukic, come già si era visto lo scorso anno, si sposano bene con quelli di segno opposto di Cristiano Ronaldo.

 

La Juventus, in ogni caso, al momento sembra avere bisogno di una seconda punta dinamica accanto a CR7. Con il solo Ronaldo come riferimento offensivo, infatti, i bianconeri hanno vitale bisogno degli inserimenti da dietro da parte delle mezze ali per non diventare prevedibili, come d’altra parte già accadeva lo scorso anno. Non è detto che questo atteggiamento cambi gradualmente, con un sistema che permetta alla Juve, magari anche con un incursore come Ramsey, di essere costantemente a ridosso dell’area, facilitando quindi gli inserimenti dei centrocampisti. Per ora, la condizione fisica e la disabitudine al gioco di Sarri non permettono alla Juventus di avere anche questa risorsa offensiva. 

 

Fig-21

Gli attaccanti della Juventus tutti vicini. Ronaldo ha appena restituito palla a Pjanic dopo essersi mosso all’indietro. Higuain, anziché puntare lo spazio liberato dal difensore in uscita su Ronaldo, arretra a sua volta tirandosi appresso il resto della difesa

 

Higuain e Ronaldo hanno provato a creare un’intesa efficace, restando vicini e dialogando nello stretto. Purtroppo entrambi si muovono verso il centrocampista per ricevere palla nei piedi. Questo movimento monodimensionale facilita il compito dei difensori avversari, che seguono gli attaccanti e comprimono così gli spazi tra le linee di centrocampo e difesa. Gli unici movimenti in profondità che effettua Higuain sono quelli immediatamente a ridosso dell’area di rigore, con lo scopo di creare un’occasione da gol per sé. Anche il supporto in ampiezza da parte di De Sciglio e Cancelo per ora è insufficiente a garantire spazio per le combinazioni veloci nel breve al centro. 

 

In questo discorso si inserisce ovviamente anche Paulo Dybala, ancora in vacanza dopo la Copa America. Ora come ora, non è chiaro cosa possa offrire di diverso l’attaccante argentino a Sarri rispetto ad esempio a Higuain. Stando alle dichiarazioni di Sarri, Dybala potrebbe giocare da falso nove oppure da trequartista dietro le due punte. L’unico nella batteria di attaccanti ad avere caratteristiche differenti dagli altri è Kean, che è giovane e non può sostenere la titolarità in una squadra come la Juventus per la durata di una stagione, e che di fronte a un’offerta giudicata congrua potrebbe anche partire.

 

A giudicare da queste prime due uscite, insomma, la Juventus sembra aver bisogno di un vero nove, per le sue caratteristiche oltre che per il numero di maglia, cioè di un attaccante che sappia muoversi con abilità alle spalle della linea difensiva avversario, per creare spazio tra le linee alle mezzali. Al momento sembra questa la priorità di Paratici sul mercato, che sembra avere già la risposta pronta.

 

 

Tags : juventusmaurizio sarri

Alfredo Giacobbe è nato a Napoli, dove vive e lavora. Ingegnere come Manuel Pellegrini, ha dipinto l’area tecnica attorno al suo divano.

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