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Dario Pergolizzi
La Juventus ha ritrovato il piacere di difendere
18 ott 2021
18 ott 2021
Con la Roma un'altra vittoria della solidità difensiva bianconera.
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Dario Pergolizzi
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Alla luce del risultato finale ma soprattutto di com'è andata la gara, si può dire che ormai il processo di ri-allegrizzazione della Juventus è evidente e procede spedito. Dopo un periodo di incubazione iniziale, Allegri sta infatti gradualmente ritrovando una coerenza d’insieme alla sua idea di calcio e disegnando una forma più nitida della sua nuova squadra. La Juventus, non senza difficoltà e inciampi, sta tornando a essere una squadra più di lotta che di governo, che è sempre più abituata a passare molto tempo senza il pallone e ad attaccare in maniera abbastanza “fisica”. In parte, è un processo dettato dalle caratteristiche e dalle potenzialità dei giocatori a disposizione, ma è in primo luogo Allegri che sembra sempre più convinto che questa sia una squadra che può dare il suo meglio “in contropiede”, o in generale, che debba abituarsi a soffrire.


 

E infatti quella contro la Roma non è stata una partita semplice, tutt'altro. La Roma di Mourinho, pur non essendo pericolosissima, ha avuto larghi momenti di dominio territoriale, e alla fine si può dire che la sua sconfitta sia stata sostanzialmente casuale. Come al solito non ci concentreremo sugli episodi arbitrali che l'hanno segnata, e ci concentreremo su alcune scelte strategiche e adattamenti di entrambe le squadre, perché potrebbero darci ulteriori piccoli indizi sul loro futuro prossimo.


 

Le scelte di pressing della Juventus e i movimenti della Roma


La Juventus ha iniziato la partita con un piglio abbastanza aggressivo. L’obiettivo in pressing era quello di andare a prendere alta la Roma durante la costruzione bassa, scalando in maniera feroce con la mezzala dal lato della palla di fianco alle due punte e con Locatelli che seguiva per dare copertura, venendo coperto a sua volta dalla mezzala dal lato opposto. L’obiettivo, insomma, era sporcare il più possibile la circolazione centrale, disturbando soprattutto i due mediani di Mourinho e provando a forzare l’errore in mezzo al campo per tagliare i rifornimenti ai quattro giocatori offensivi della Roma.


 


 

Di fatto, però, questa iniziativa di pressing si è scontrata con una buona fluidità iniziale dei giallorossi, che a loro volta cercavano di risalire dalla destra sfruttando, quando la palla era al terzino, l’abbassamento di Pellegrini alle spalle di Zaniolo e l’ulteriore supporto di Mkhitaryan e Abraham. Le rotazioni della Roma si intrecciavano con le scalate in avanti della Juventus e ciò portava a una piccola partita nella partita nella zona centrale del campo, precisamente alle spalle di Locatelli. In questo solco, la Roma è riuscita a creare buona parte dei migliori sviluppi della sua partita.


 

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Con Locatelli occupato ad andare verso Cristante – o a dare copertura a Bernardeschi – dietro di lui per Chiellini e Bonucci c’era il compito non facile di gestire il trequartista e la punta di Mourinho. Per sfuggire al controllo dei centrali, Pellegrini si portava fino in fascia nei suoi abbassamenti a “cucire” il gioco, venendo preso in consegna da De Sciglio, che così, però, doveva disinteressarsi di Zaniolo. Zaniolo partiva largo, ma poteva accentrarsi e creare un sovraccarico insieme a Mkhitaryan e Abraham, spesso prima che Bentancur potesse rientrare per assorbire l’uscita di Locatelli. La qualità di esecuzione di Pellegrini e Zaniolo ha reso giocabili anche delle uscite particolarmente complicate per via della pressione intensa della Juventus. Ma era pericolosa anche la palla lunga su Abraham, poiché Chiellini si alzava spesso direttamente su Zaniolo, con il rischio di rimanere a metà strada e creare spazi in caso di seconda palla recuperata da parte della squadra giallorossa.


 


 

Il numero 22 della Roma, sostituito da El Shaarawy per infortunio al 26’, sembrava avere un certo peso anche nelle azioni manovrate in cui la Roma riusciva a far abbassare la Juventus e si ritrovava, dunque, ad attaccare di posizione nella metà campo avversaria.


 


 

L’obiettivo della Roma in quei momenti – anche successivamente all’uscita di Zaniolo – era quello di riempire la trequarti con i due esterni dopo aver catalizzato l’attenzione del centrocampo avversario altrove, per esempio con gli abbassamenti di un mediano tra difensore centrale e terzino, in diagonale, e il contemporaneo abbassamento di Pellegrini. Una volta uscito Zaniolo però, complice anche un atteggiamento posizionale alla lunga più cauto della Juventus dopo il vantaggio, la Roma ha fatto fatica a trovare con continuità ricezioni pulite davanti all’area.


 

Il piano offensivo di Allegri


Dall’altra parte, la Juventus ha avuto una chiara strategia per l’attacco all’ampiezza sin dai primi minuti. L’obiettivo era quello di pescare Cuadrado e De Sciglio in posizione avanzata e arrivare al cross, ma prima di fare ciò Allegri chiedeva ai suoi di pazientare nel giro palla in modo da dare tempo alle due mezzali - Bernardeschi e Bentancur - di portarsi a ridosso dei compagni più avanzati.


 


 

La Juventus formava spesso una sorta di 3-1-6, con Locatelli a galleggiare tra le due punte della Roma, e le mezzali insieme agli esterni a incastrarsi nei corridoi più esterni, mantenendo così le due punte al centro dell’attacco. Un modo per cercare di sovraccaricare l'ampiezza, di fronte al 4-4-2 su blocco medio con poche uscite in pressione alta della Roma, sempre molto stretta e molto corta sul campo senza palla.


 


Avendo mediamente più tempo a disposizione col pallone, spesso erano i centrali ad allargare il gioco.


 

Una variante vedeva la mezzala dal lato della palla, quando il terzino dello stesso lato riceveva più in basso, sganciarsi subito sulla fascia davanti a lui, per dare una soluzione lungo linea o tirare via un uomo dal centro. È proprio da una situazione del genere che nasce lo sviluppo che porta all’assist di De Sciglio sul gol di Kean.


 


 

I cambi di gioco da destra verso sinistra, in maniera più o meno lunga o diretta, sono stati certamente la migliore arma offensiva della Juventus, nonché l’unica risorsa effettiva per la produzione di occasioni. Oltre al gol, Mattia De Sciglio è entrato in gioco anche per le altre due grandi occasioni della partita, un cross di sinistro per la rovesciata di Bernardeschi (e il successivo errore di Kean), e una percussione dello stesso De Sciglio dopo aver saltato Karsdorp con uno stop di petto e aver proseguito la corsa portando avanti il pallone con la testa. Una partita particolarmente notevole, dati i precedenti di De Sciglio con la Juventus.


 

Come abbiamo imparato ad aspettarci da Allegri, una volta acquisito il prezioso vantaggio la sua squadra è stata soprattutto attenta a coprire la sua metà campo anziché provare a riprendere il controllo del possesso. Il suo 5-3-2 senza palla era aggressivo soprattutto sui fianchi, tanto che si è visto a tratti anche un 4-4-2 con Cuadrado alzarsi al fianco dei centrocampisti e Bernardeschi più defilato, entrambi attenti a uscire sui terzini della Roma. Alla lunga, anche a causa dell’assedio posizionale della squadra di Mourinho, la difesa della Juventus si è retta soprattutto sull’ennesima partita stoica di Chiellini e su una partecipazione intensa e chirurgica dei due mediani, pronti a riempire buchi e portare raddoppi. La Juventus ha ritrovato un minimo di continuità nel palleggio con l’ingresso di Arthur, soprattutto nei primissimi istanti della sua partita, in cui ha giocato sul centrosinistra, ma è stata soprattutto questa rinnovata accettazione del predominio avversario ad aver portato punti al fischio finale.


 

Mourinho invece può dirsi abbastanza soddisfatto della prestazione della sua squadra, dalla qualità dei movimenti contro pressione, all’ottima gestione difensiva in campo aperto delle punte esplosive della Juventus. Una prestazione soddisfacente che però alla fine non è risultata sufficiente per rendersi pericolosi con continuità. Ovviamente su questo ha pesato molto l'infortunio di Zaniolo, ma l'allenatore portoghese dovrà trovare un modo di trasformare in occasioni da gol il dominio territoriale nelle partite in cui le difese avversarie sono più fisiche ed esperte.


 

 

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