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Dario Pergolizzi
Juventus e Roma sono simili, ma con un'efficacia diversa
31 dic 2023
31 dic 2023
Una sfida in cui la Juventus ha dimostrato una chiara superiorità.
(di)
Dario Pergolizzi
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Foto di Nicolò Campo / Imago
(foto) Foto di Nicolò Campo / Imago
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Juventus-Roma è una di quelle partite da cui sai cosa aspettarti. Chi ha visto gli ultimi scontri diretti poteva immaginare come sarebbe andata ieri, cioè una partita povera di grandi emozioni. Quelle di Allegri e Mourinho sono le due squadre più distruttive del campionato italiano, e sebbene vengano spesso accomunate il loro confronto ha comunque evidenziato delle differenze, soprattutto in termini di efficacia e nella capacità di controllare lo spazio, difensivamente e offensivamente.

Juventus e Roma hanno mantenuto per buona parte della gara un atteggiamento di pressing simile: blocco a media altezza e l’innesco di corse più aggressive solo sull’arrivo della palla sugli esterni. Entrambe le squadre portavano una mezzala in uscita sul difensore laterale (McKennie su Ndicka e Bove su Gatti). La Juventus è sembrata essere più a suo agio in questa intensità, mentre la Roma ha giocato una partita più conservativa senza palla - gravata da qualche incomprensione nella parte centrale della sua struttura. Per esempio Lukaku doveva dividersi tra l’uscita forte in avanti quando la Juventus costruiva in basso, e il mantenimento di una posizione più bassa man mano che i bianconeri risalivano, cercando così di schermare Locatelli.

L’atteggiamento speculare delle due formazioni creava una densità strutturale nella fascia centrale del campo, e così entrambe sono finite a costruire sulle catene laterali per risalire il campo, seppure in maniera diversa. La Juventus in costruzione apriva i suoi due difensori laterali Gatti e Danilo, abbassando talvolta Locatelli di fianco a Bremer, con Yildiz che tendeva ad apparire al centro, ma la rotazione più interessante avveniva sulla destra della squadra di Allegri.

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Da quel lato, McKennie e Weah scambiavano spesso la loro posizione, aiutati da Gatti, alternandosi nell’occupazione dello spazio interno e di quello esterno. Una situazione che ha creato qualche grattacapo ai giocatori della Roma, con Bove che usciva in pressione su Gatti, Zalewski che si ritrovava alle prese con McKennie e Weah e Ndicka che a quel punto doveva accorciare in avanti lasciando uno spazio attaccabile da Vlahovic in isolamento con Llorente. Se invece Bove rimaneva più basso lasciando campo a Gatti, il difensore della Juventus poteva prendere qualche metro in avanti.

I bianconeri non sono riusciti a creare grossi pericoli in rifinitura da questa dinamica, ma è stato comunque un modo efficace per alzare il proprio baricentro col pallone e giocare nella metà campo avversaria. Quando riuscivano a muovere il pallone da un lato all'altro, anche grazie a una certa fluidità di movimento, hanno esposto le difficoltà della Roma nel mantenere compatta la propria struttura difensiva per un tempo prolungato.

In questo possesso prolungato, per esempio, possiamo notare come i due esterni Weah e Kostic fossero pronti a entrare dentro con e senza palla, e a mantenersi su tracce interne, ruotando di posizione con la mezzala sul proprio lato, con i due difensori Danilo e Gatti a fungere da scarico di sicurezza. Alla fine, è stato proprio Gatti a trovare Vlahovic in isolamento contro Llorente (poiché Ndicka era uscito su Weah). Lo spagnolo, in grossa difficoltà nel gestire il duello, si è fatto aggirare, e solo un grande ripiegamento di Mancini ha evitato un gol quasi fatto. La buona reattività di raddoppiare e triplicare su Vlahovic di Mancini e compagni ha limitato i danni di un mismatch che nella maggior parte dei casi ha favorito l’attaccante serbo. Solo grazie a questi scrupoli la Roma è riuscita a mantenere la porta inviolata.

Dall’altra parte, la Roma ha provato a scavalcare l’intasamento centrale sfruttando un atteggiamento posizionale abbastanza lineare. Durante la circolazione tra i difensori, i due esterni Kristensen e Zalewski alzavano parecchio la loro posizione fissando i corrispettivi juventini in basso. Nello spazio ai lati del centrocampo bianconero si abbassavano a sinistra Bove e a destra Dybala.

È stato però sulla destra, passando da Dybala, che la Roma è riuscita a portare avanti la maggior parte delle proprie costruzioni. L’argentino è stato a tutti gli effetti il riferimento principale della sua squadra, ma la Roma si è scontrata con un’eccessiva rigidità, che non le ha consentito di creare grossi pericoli. Non basta palleggiare benino per impensierire la difesa della Juventus. I bianconeri potevano approfittare del fatto che Bove doveva uscire sul difensore per consolidare le proprie dinamiche di rotazione sull’esterno, trovando più spazi, risalendo soprattutto dal lato di Dybala, la Roma invece non poteva sfruttare l’analoga uscita di McKennie su Ndicka, con Rabiot già pronto a fare densità in basso.

Il risultato è stato che i giallorossi hanno tentato diverse volte di arrivare in area cercando la palla alta dalla trequarti, senza creare grossi pericoli. I migliori tentativi della Roma sono legati ai momenti in cui Dybala è riuscito ad associarsi internamente (come la triangolazione con Bove nel secondo tempo, sprecata da un controllo sbagliato del centrocampista) o ad arrivare al tiro a ridosso dell’area (quello di esterno sinistro uscito a fil di palo nel primo tempo, e un secondo controllato da Szczesny nel secondo tempo). Il vantaggio di avere Dybala come collegamento in costruzione è quello di riuscire ad arrivare abbastanza agilmente ad aggirare il pressing avversario; così però la Roma lo fa ricevere in zone meno pericolose, più lontano dalla porta, inaridendo tutta la creatività. La coperta è sempre troppo corta.

Cosa avrebbe potuto fare di più la Roma?

Prendiamo un'azione intorno al minuto 23. Dybala riesce a ricevere una verticalizzazione di Mancini alle spalle di Locatelli, dopo che questo era uscito su Paredes, portando poi palla fino al limite dell’area della Juventus. Nel caso specifico l'ha persa, ma sarebbe stato interessante vedere la Roma ricercare di più questa soluzione, sfruttando la capacità di Lukaku di attaccare la profondità davanti a Dybala.

Serve ben altro per mettere alla prova l'arcigna difesa della Juve della propria area. Un avversario più bravo a scombinarne le marcature attraverso cambi di ritmi nel palleggio, sovraccarichi meno lineari sul pallone, combinazioni rapide a ridosso dell’area dopo aver tirato fuori un difensore. Alla Roma tutto questo è mancato. Ha guadagnato più possessi a tratti, ed è anche riuscita a schiacciare la Juve nella propria area. Tutto questo però non si è tradotto in un dominio effettivo, e ogni volta che la Juventus ripartiva era pericolosa. Per esempio due ripartenze passate da Yildiz al 27’ e al 29’, concluse una con una rovesciata di Vlahovic e una con un tiro di sinistro del turco. Nel secondo tempo la squadra di Mourinho è sembrata ancora più in difficoltà a gestire marcature preventive e transizioni difensive.

A rendere le cose più complicate per la Roma è stato sicuramente il gol del vantaggio segnato da Rabiot dopo circa un minuto del secondo tempo. Anche se la rete arriva dal lato sinistro della Juventus, dopo aver guadagnato progressioni soprattutto a destra, si può dire che l’azione è una sintesi di diversi elementi che hanno caratterizzato la partita, rivelandosi poi decisivi.

Innanzitutto, la circolazione della Juventus che inizia dal lato opposto per poi girare verso sinistra; a questo punto, Danilo si porta in posizione molto centrale - forse per attaccarsi preventivamente a Dybala in caso di palla persa. Questo suo posizionamento crea uno spazio sulla sinistra usato da Rabiot per abbassarsi e ricevere. Cristante, dopo essere uscito in pressione sul francese, si concentra sul pallone, riuscendo a intercettarlo tra le gambe di Kostic mentre questo si accentrava (seguito da Kristensen). Il rimpallo però premia la Juventus, e un colpo geniale di Vlahovic (ancora una volta in isolamento contro Llorente) accelera l’azione quel tanto che basta da consentire a Rabiot di sfruttare i metri di spazio guadagnati a causa dell’allontanamento di Cristante. Spazio generato anche dal fatto che Mancini fosse uscito su Yildiz senza poi ripiegare, mentre anche Ndicka sembrava essere un po’ troppo distante quando la palla è finita tra i piedi di Vlahovic.

Insomma una Roma non perfetta difensivamente ha pagato la maggior capacità della Juventus di guadagnarsi lo spazio per arrivare a concludere. Una circostanza rara nella partita, ma che comunque ha dimostrato quanto la Juventus fosse una spanna sopra in termini di intese e movimenti complementari.

Allegri aveva definito la Roma "una squadra scorbutica", ma alla fine la squadra di Mourinho si è dimostrata ben poco scorbutica e molto lineare: troppo per impensierire la Juventus, che fa poche cose, ma le fa bene, con voglia e ambizione. La distanza dall'Inter è di soli due punti, ora, e i bianconeri hanno la possibilità di arrivare allo scontro diretto del 4 febbraio addirittura in testa alla classifica, visto che all'Inter verrà rinviato il match con l'Atalanta. Quanti lo avrebbero detto anche solo un paio di mesi fa?

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